Accountability/Accountability04

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4. Giustificazione biblica della responsabilizzazione

Vi sono numerosi testi del Nuovo Testamento che insegnano il concetto della responsabilizzazione del gregge verso i suoi conduttori (1 Tessalonicesi 5:12; 1 Timoteo 3:1-5; Ebrei 13:7,17; 1 Pietro 5:2-3). Gli anziani, però, hanno capacità necessariamente limitate nel promuovere la responsabilizzazione dell’intero corpo di Cristo. Il Signore Gesù stesso si focalizzava solo su relativamente poche persone, i dodici e poi i tre: i leader dovrebbero così seguire il Suo esempio. La necessità della responsabilizzazione travalica la funzione dei leader e ricade sotto il concetto neotestamentario di “l’un l’altro”.

“Sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (Efesini 5:21).

In primo luogo bisogna notare che “sottomettendovi” qui è quarto nella serie di successivi participi avverbiali. Possono essere identificati a partire dal versetto 19: “parlando... salmeggiando... ringraziando... sottomettendovi”. Questi participi possono essere intesi come il risultato dell’essere “ricolmi di Spirito” (v. 18). La sottomissione (che certamente include la rendicontazione) è così applicata all’intero corpo di Cristo come la responsabilizzazione vicendevole prodotta dallo Spirito e finalizzata a promuovere l’ubbidienza a Cristo.

“Sottomettersi” in greco è hypotasso, un termine usato dai militari che si sottomettono ai loro superiori o agli schiavi che si sottomettono ai loro padroni. Quando qui viene espresso con voce mediana esso comporta l’idea di sottomettersi o subordinarsi volontariamente. Come applicazione specifica nelle varia aree della rendicontazione, hypotasso è applicato in rapporto a Dio in 1 Corinzi 15:28; Ebrei 12:9; Giacomo 4:7; a Cristo in Efesini 5:24; alle mogli in Efesini 5:22; Colossesi 3:18; Tito 2:5; 1 Pietro 3:1; ai genitori in Luca 2:51; ai padroni in Tito 2:9, 1 Pietro 2:18; alle autorità civili in Romani 13:1 e in senso generale nella reciproca sottomissione nell’ambito del corpo di Cristo in 1 Corinzi 16:16; 1 Pietro 5:5 e qui in Efesini 5:21. Incluse nel termine “sottomissione” sono le idee di autorità e di reciproca rendicontazione. Nella Scrittura appare in contesti che descrivono servitù, umiltà, rispetto, onore, disponibilità ad apprendere e apertura, così come responsabilizzazione. Una tale sottomissione e responsabilizzazione è finalizzata - e bisogna sottolinearlo - a realizzare ubbidienza sempre più grande al Salvatore come a Colui al quale dovremo rendere conto di noi stessi.

“Così anche voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili” (1 Pietro 5:5).

In 1 Pietro 5:5 incontriamo ancora il termine hypotasso. Qui è applicato ai giovani, chiamati a sottomettersi agli anziani. Se la responsabilizzazione, però, deve funzionare, vi deve essere autentica umiltà l’uni verso l’altro (v. 5b).Inoltre, la responsabilità con l’umiltà è connessa con l’umiliarsi di fronte all’autorità di Dio - il suo fine è quello di diventare responsabili verso Dio.

“Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri, come d'altronde già fate” (1 Tessalonicesi 5:11).

Il versetto 11 fa uso di due ulteriori termini che mostrano la responsabilizzazione del sottomettersi a vicenda. “Consolatevi” (confortatevi) è il verbo greco parakaleo che significa “accostarsi a qualcuno per aiutarlo”, “esortare”, “incoraggiare”. Si tratta della forma verbale usata nella Bibbia per riferirsi al ruolo del “Consolatore” per eccellenza, vale a dire lo Spirito Santo, Colui che aiuta, incoraggia ed abilita. Il verbo, però, può anche contenere l’idea di “esortare”, “fare appello a” oppure “sfidare” a comportarsi in un certo modo in Romani 12:1; 15:30; 16:17.. “Edificare” è Oekonomeo, “costruire”, “restaurare”, “riparare”. La responsabilità reciproca ha sempre per obiettivo il ristabilimento e l’edificazione di altri in rapporto con il salvatore, perché noi tutti dovremo rendere conto di noi stessi a Lui.

“Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra di voi. Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti” (1 Tessalonicesi 5:12-14; crfr. pure Ebrei 13:7,17).

I versetti 12 e 13 indicano naturalmente una doppia rendicontazione. In primo luogo quella dei conduttori che Dio considera responsabili della cura del Suo gregge (Ebrei 13:17). C’è poi la responsabilità del gregge di sottomettersi ai loro conduttori. Questi conduttori, come pastori, sono responsabili del benessere spirituale della chiesa locale.

I versetti 14 e 15 ci portano verso l’intero corpo e indicano diversi metodi attraverso i quali possiamo aiutarci reciprocamente a rimanere responsabili verso il Signore: l’esortazione, l’ammonimento, il conforto e il sostegno, e questo a tre distinti gruppi di bisognosi: i disordinati (gli indisciplinati), gli scoraggiati, ed i deboli. Da questi versetti vediamo come, nell’andare l’uno verso l’altro, la responsabilizzazione abbia diversi aspetti. L’obiettivo ultimo, però, è sempre la responsabilizzazione verso il Signore, aiutandoci l’un l’altro a rapportare la nostra vita a Gesù Cristo per fede. Infine, quest’intero brano che tratta della responsabilizzazione, conclude con un’applicazione generale ad essere “pazienti con tutti”, seguita dall’ammonimento nel versetto 15 che include l’obiettivo di perseguire il bene l’uno dell’altro.

1 Corinzi 12:20ss insegna che i cristiani sono membra di un unico corpo, non agenti indipendenti. A questo riguardo, noi siamo responsabili l’uno dell’altro entro certi limiti. Il Signore è il capo (la testa) del corpo, ma Egli opera attraverso le varie membra del corpo tanto che la responsabilizzazione reciproca è uno dei modi attraverso i quali Egli ci considera responsabili verso di Lui.

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