Accountability

From Diwygiad

La Responsabilizzazione

La responsabilizzazione cristiana - la necessità di essere sostenuti

Nel racconto biblico della tragica vicenda di Caino ed Abele, dopo che Caino assassina suo fratello Abele, Dio lo persegue e gli chiede: “Dov’è Abele tuo fratello?” (Genesi 4:9). Al che Caino risponde: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?» (v. 10), meglio tradotto con: “Sono io forse il custode di mio fratello?” (ND). La replica in quanto tale manca, ma è implicita: “Sì tu sei il custode di tuo fratello”, evidente in: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra” (v. 10). I fratelli sono custodi l’uno dell’altro, devono sentire responsabilità l’uno per l’altro, vi deve essere responsabilizzazione, assunzione di responsabilità reciproca. Quell’omicidio non sarebbe avvenuto se in quella famiglia vi fosse stata responsabilizzazione reciproca, in primo luogo dei genitori verso i figli, dei figli verso i genitori e poi dei figli fra di loro. Se vi fosse stato fra di loro un rapporto significativo, i sentimenti di Caino sarebbero stati espressi, valutati e corretti prima che esplodessero. Mancanza di fiducia, di rispetto, di cura reciproca e di legittima subordinazione sono indubbiamente uno degli effetti della Caduta nel peccato. Quando subentra la redenzione in Cristo la responsabilizzazione reciproca viene gradualmente ripristinata e se tale dev’esserci nella famiglia naturale, molto di più deve essere stabilita nella famiglia della fede, i rapporti intercorrenti nella comunità cristiana.

La responsabilizzazione reciproca (espressa nella lingua inglese nel concetto di accountability, letteralmente “rendicontazione”) è essenziale per il funzionamento di una qualsiasi società e quella cristiana non di meno, anzi, di più! In un modo o in un altro tutti siamo tenuti alla responsabilità, a dover “rispondere” a qualcuno, a dover rendere legittimamente conto di noi stessi a vari livelli. Per esempio, nella società umana vi sono leggi da ubbidire e se manchiamo di ubbidirvi degli ufficiali ci chiederanno conto per non avervi ubbidito e.ne dobbiamo soffrire le conseguenze. L’idea è di essere responsabili delle proprie azioni e che altri verifichino la nostra adempienza ad esse e ci aiutino a farlo.

Vi sono oggi molti gruppi di accountability (assunzione di responsabilità) che si specializzano nell’assistere persone che vorrebbero superare un particolare problema che li affligge. E’ così per il problema della dipendenza da alcool, droghe o persino dal sesso. In questi gruppi chi vi partecipa ammette espressamente d’avere un problema, è disposto a discuterne e ad impegnarsi pubblicamente nel superarlo attraverso appropriate tecniche che sono proposte, e gli altri membri del gruppo “controllano” che lo faccia veramente attraverso il dovere della rendicontazione. Di fatto noi tutti troviamo appoggio, conforto e motivazione da altri che devono affrontare gli stessi nostri problemi, desideriamo imparare dalle loro esperienze e accettiamo che persone di fiducia veglino su di noi e ci aiutino. Vi sono persino gruppi cristiani di accountability, basati, cioè, su principi espressamente cristiani.

Nell’ambito cristiano, però, non si tratta soltanto di incontrarsi con persone che soffrono dello stesso problema e superarlo insieme. L’intera vita cristiana è un processo di personale trasformazione morale e spirituale per il quale non siamo lasciati a noi stessi. La vita cristiana è una “assunzione di responsabilità” verso noi stessi, verso Dio e verso gli altri. Dio, infatti, ci pone nell’ambito di una comunità cristiana per camminare insieme con fratelli e sorelle nella fede. La comunità cristiana deve essere così una “struttura di responsabilizzazione” che ci guida e ci accompagna nell’obiettivo di crescere “all'altezza della statura perfetta di Cristo”. E’ quanto afferma l’Apostolo:

“È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori,per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo” (Efesini 4:11-13).

Tutto questo sembra oggi del tutto impraticabile e persino sconosciuto. In una società individualista come la nostra molti sembrano, infatti, pensare di non dover affatto rendere conto di sé stessi a nessuno. I cristiani certo ammettono che dovremo rendere conto di noi stessi a Dio, ma hanno pressoché dimenticato che pure dobbiamo rendere conto del nostro progresso nella fede ai responsabili della comunità cristiana alla quale apparteniamo, i quali, a loro volta, hanno il dovere di seguirci in questo con pazienza ed amore, ma anche con fermezza. Che dire poi del dovere che abbiamo di "vegliare" gli uni sugli altri come fratelli e sorelle in fede?

La seguente serie di articoli ci accompagna ad esplorare, dal punto di vista biblico e cristiano, la questione dell’assunzione di responsabilità, in una parola, della responsabilizzazione.

Articoli

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

.

Personal tools