Accountability/Accountability03

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3. Perché abbiamo bisogno di strutture di responsabilizzazione?

“«Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente»” (Matteo 28:19-20).

La promozione di strutture di responsabilizzazione e di rendicontazione è essenziale nell’espletare il mandato evangelico del “fare” e diventare discepoli. Credere di poter “fare discepoli” o sviluppare vera maturità senza una qualche struttura di responsabilizzazione è come pensare di educare dei figli senza disciplina, gestire un’azienda senza regole o guidare un’armata senza un comando. Le strutture di responsabilità stanno al grande mandato come i binari per un treno.

Quali sono alcune fra le ragioni per stabilire strutture di responsabilità?

(1) Strutture di responsabilità sono parte essenziale di una società funzionale. Ancora di più, sono il prototipo di ciò che è la stessa Trinità di Dio. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono co-eterni e co-uguali, essendo ciascuno Dio vero da Dio vero. La Scrittura ci fornisce delle evidenze del senso di responsabilità che esiste nei membri della Trinità. Dal punto di vista dello Spirito Santo, questo lo si vede nella verità della processione dello Spirito che procede verso i credenti dal Padre attraverso il Figlio (vedi Giovanni 14:26; 15:26; 16:7). Lo Spirito accetta il Suo ruolo come Colui che energizza e conforta e che viene a dimorare nei credenti nell’era della chiesa. Per quanto riguarda il Figlio, Egli accetta il Suo ruolo come Salvatore sofferente assumendo dapprima vera emanità affinché possa morire per i nostri peccati e poi, come Avvocato, sedere alla destra di Dio (cfr. Filippesi 2:5ss, Ebrei 10:5-10; Romani 8:34 ss). Questa responsabilità del Figlio la si vede pure nelle affermazioni di Paolo in 1 Corinzi 3:23; 11:3; 15:24-28.

“Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti” (1 Corinzi 15:28).

Tutto questo non implica in alcun modo che il Figlio sia inferiore al Padre. Al contrario, questo mostra che quando la morte sarà sconfitta, allora ogni cosa verrà sotto l’amministrazione della divina Trinità. Questo concetto può essere illustrato con l’immagine di una società con tre proprietari di uguali diritti e capacità, ma che, in vista dell’ordinato funzionamento ed efficacia della compagnia e con il pieno accordo dei suoi partner, uno di loro viene eletto presidente della società e gli altri due servono come vice-presidenti. Ciascuno ha diversi ruoli e responsabilità con cose delle quali deve rendere conto.

(2) La responsabilizzazione contribuisce a promuovere controlli o “pesi e contrappesi”. Essa fornisce la disciplina ed il sostegno necessari per vedere persone che raggiungono gli obiettivi che Dio ci propone. Siamo tutti responsabili verso Dio, ma, come evidenziato in Romani 14:7-12, Dio ha stabilito altri livelli di rendicontazione per aiutarci nelle aree di controllo, sostegno e crescita.

Dio ha dato la Parola e lo Spirito Santo come Suoi agenti di controllo per fornirci direzione e controllo sulla nostra vita, ma la responsabilità verso altri credenti diventa un’ulteriore strumento chiave per aiutarci a realizzare auto-disciplina e controlli interiori.

(3) La responsabilizzazione è necessaria perché come pecore noi tendiamo ad andare per la nostra strada. Abbiamo tutti decisi ad andare dove ci pare meglio. Vogliamo proteggere le nostre zone di conforto ed evitare di dover trattare di problemi scomodi ed imbarazzanti e che pure sono importanti per diventare cristiani ubbidienti. Questo è uno degli obiettivi del Grande Mandato (Matteo 28_19-20). Fare discepoli significa insegnare gli altri ad ubbidire al Signore. questo, però, è difficile senza una certa qual misura di responsabilizzazione. La responsabilizzazione è parte dei mezzi di cui Dio si avvale (questo lo dimostreremo più avanti).

(4) La responsabilizzazione promuove il modello del leader-servitore in linea con il mandato pastorale di vegliare sul gregge (Efesini 4:11-15; Ebrei 13:17; 1 Pietro 5:1-4). Uno dei requisiti di base di un leader-servitore è la fedeltà nel compiere le cose che gli sono affidate (1 Corinzi 4:1-2). Così, in 2 Timoteo 2:2 Paolo dice a Timoteo di affidare ciò che ha imparato a quale tipo di persone? A uomini fedeli. Il fatto che egli dovesse selettivamente addestrare uomini fedeli suggerisce responsabilizzazione. Non è forse uno strano paradosso che noi generalmente ci attendiamo una necessaria responsabilità nella maggior parte degli aspetti della vita, ma quando si tratta del corpo di Cristo, molti resistono alla responsabilizzazione se essa comincia ad influire sulle loro zone di conforto o ciò che ci siamo determinati comunque a fare.

(5) La responsabilizzazione è protettiva sia verso i leader che verso il gregge. Il modello biblico di conduzione della chiesa è un collegio di anziani che fornisce esso stesso una struttura di responsabilizzazione.

Quando i leader condividono le responsabilità e stabiliscono fra di loro un rendicontamento reciproco, questo tiene a freno l’orgoglio, l’avidità e “i giochi di potere”. I leader umani, anche nell’ambito della chiesa, sono peccatori e realizzano solo imperfettamente la volontà di Dio. Leader multipli, un “collegio di anziani”, quindi, serve la funzione dei “pesi e contrappesi” l’uno verso l’altro e come salvaguardia contro la temdenza molto umana a giocare ad essere Dio verso le altre persone.

La leadership condivisa esige un rendicontamento reciproco, autentica collaborazione e rapporti alla pari: cosa dalla quale i pastori monocratici vogliono fuggire ad ogni costo.

Per quanto riguarda il gregge, Ebrei 13:17 afferma: “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime come chi deve renderne conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando; perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità”. Di solito si legge questo testo in modo negativo, ma vegliare non significa solo correggere i credenti quando non si comportano in modo coerente con la loro vocazione, ma aiutarli a farlo. Come vedremo più avanti, il fine della responsabilizzazione non è dominare il gregge e costringerlo ad ubbidire - cosa completamente contraria alle Scritture, ma aiutare tutti a crescere in Cristo ed imparare a considerarlo fonte e forza per tutto il corso della nostra vita.

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