Giacomo13

From Diwygiad

Indice - Dodicesima parte - Quattordicesima parte


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13. Ricchezze, pazienza e giuramenti

(Giacomo 5:1-12)

Una vecchia canzone italiana, datata 1961 e ripresa più recentemente[1], aveva per titolo: “Soldi, soldi, soldi”. Magari qualcuno di voi se la ricorda. Forse esaltando ironicamente il boom economico di quegli anni, diceva fra l’altro: "Soldi, Soldi, Soldi, tanti soldi / lodati i siano soldi / I beneamati soldi perche / Chi ha tanti soldi vive come un pascià / E a piedi caldi se ne sta ... nelle tasche ti fanno din-din-din / Soldi, Soldi, Soldi, toccasana / di questa quotidiana / battaglia della grana perche / Chi ha tanti soldi vive come un pascia / E a piedi caldi se ne sta. Non domandare da dove provengono Dindi, tanti dindi Che nelle tasche ti fanno din-din-din"[2].

Può sembrare anacronistico parlare di ricchezza quando la maggioranza della popolazione, in tempo di crisi economica, di soldi ce n’ha sempre meno. Eppure i soldi, molti soldi, ci sono, e rimpinzano le tasche di pochi, che oggi continuano a spendere e spandere senza tanti scrupoli a spese della popolazione, sfruttandola e depredandone i beni.. Ancora di più sono le grandi banche e la finanza internazionale, con le sue speculazioni, ad affamare oggi intere nazioni, sostenuta da politici compiacenti che di esse soltanto servono gli interessi, come se il bene comune dipendesse dall’assoluta libertà d’azione dei centri finanziari ed economici.

Sono forse questi “argomenti poco spirituali” per uno studio biblico? Direi proprio di no. E’ stato osservato come nella Bibbia l’uso e l’abuso del denaro e delle ricchezze materiali sia di fatto l’argomento di carattere etico e morale al quale è riservata, rispetto ad altri, la più grande attenzione. I profeti dell’Antico Testamento non si fanno alcuna remora di denunciare in termini molto espliciti, ingiustizie e sfruttamento, non solo quello che avveniva fra i pagani, ma soprattutto quello che avveniva spesso all’interno dello stesso popolo di Dio!

Il denaro è forse il fattore che esercita il maggiore effetto corruttore dell’anima, persino di coloro che servono (o dicono di servire) Dio. Il Nuovo Testamento afferma: “Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono procurati molti dolori ... “ (1 Timoteo 3:16).

Ecco così che un’esplicita condanna delle ricchezze conseguite in modo ingiusto è quella espressa dal testo dell’apostolo Giacomo che consideriamo quest’oggi. Sono parole che continuano a sorprendere non poco per la loro inconsueta durezza.

Come abbiamo notato tutt’attraverso questo studio biblico su questa epistola, l’obiettivo che si propone Giacomo è quello di presentare svariati test per verificare la presenza di autentica fede cristiana. Edificando sull’insegnamento di Gesù stesso, Giacomo dà voce qui ad una dura denuncia di coloro che professano di rendere culto a Dio ma che, di fatto, adorano il denaro. Giacomo riprende coloro che sono ricchi e che non si fanno alcuno scrupolo morale per aumentare e difendere le loro ricchezze. Giacomo lo fa sulla scia degli antichi profeti. Egli esorta quei suoi lettori che si trovano in questa condizione ad esaminare la condizione del loro cuore alla luce di quali siano i loro veri sentimenti nei confronti del denaro: o strumento da sottoporre alla signoria di Dio in Cristo, oppure esso stesso signore e padrone, quindi un idolo?

Giacomo, poi, sposta l’attenzione istruendo coloro che sono vittime degli abusi dei ricchi e potenti ad essere pazienti e a tenere le cose in prospettiva. L’ultimo versetto di oggi, tocca un’altra delle pratiche del mondo antico: i giuramenti. Questa pratica era diventata un problema per la chiesa, dato che i giuramenti erano una pratica corrente della cultura ebraica ed i credenti di origine ebraica costituivano allora un grande segmento della chiesa antica. Giacomo comanda loro di non fare giuramenti ed incoraggia i credenti in distinguersi nel dire sempre la verità senza avere bisogno di giuramenti.


Il testo

“A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze sono marcite e le vostre vesti sono tarlate. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori negli ultimi giorni. Ecco, il salario da voi frodato ai lavoratori che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di quelli che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti. Sulla terra siete vissuti sfarzosamente e nelle baldorie sfrenate; avete impinguato i vostri cuori in tempo di strage. Avete condannato, avete ucciso il giusto. Egli non vi oppone resistenza. Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l'agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell'ultima stagione. Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Fratelli, non lamentatevi gli uni degli altri, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alla porta. Prendete, fratelli, come modello di sopportazione e di pazienza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi definiamo felici quelli che hanno sofferto pazientemente. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso. Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra, né con altro giuramento; ma il vostro sì, sia sì, e il vostro no, sia no, affinché non cadiate sotto il giudizio” (Giacomo 5:1-12).

La Bibbia e il denaro

Non possiamo qui fare uno studio certo completo sulla questione del denaro e delle ricchezze nella Bibbia, ma solo farvi accenno. Il legittimo carattere strumentale del denaro è attestato sin dagli strati più antichi della rivelazione biblica. In Deuteronomio 8:18 è scritto:“Ricordati del Signore tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze”. Il movimento cristiano aveva, fin dagli inizi, una sua legittima gestione finanziaria e vi era chi lo sosteneva. In Luca 8:3 troviamo scritto: “Giovanna, moglie di Cuza, l'amministratore di Erode; Susanna e molte altre che assistevano Gesù e i dodici con i loro beni”. Gesù e i Suoi discepoli avevano una cassa comune per far fronte alle loro necessità e per aiutare gli indigenti che si rivolgevano loro. Il discepolo Giuda teneva la borsa[3] e non esitava a dare consigli su come gestire il loro bilancio. Già lì, però, si manifestavano dei problemi. Nei vangeli, infatti, troviamo questa sorprendente affermazione: “Diceva così, non perché si curasse dei poveri, ma perché era ladro, e, tenendo la borsa, ne portava via quello che vi si metteva dentro” (Giovanni 12:6). Ben nota è la condivisione dei beni che avveniva nella comunità cristiana di Gerusalemme[4], ma pure lì non senza problemi, come testimonia il caso di Anania e Saffira[5]. L’apostolo Paolo stesso organizza una grande colletta per sostenere i poveri in Palestina[6], e, nel farlo, si premura di proteggersi da accuse e sospetti che potessero sorgere contro di lui.

Il problema, tipicamente, sempre sorge quando da strumento il denaro si trasforma in padrone facendosi forte della concupiscenza umana. Gesù stesso rileva in un suo potenziale discepolo come nel suo cuore prevalesse di fatto l’amore per il denaro e lo lascia andare al suo destino[7]. Questo, però fa sorgere una discussione fra i discepoli di Gesù sul tema del denaro e delle ricchezze e Gesù rileva: “Quanto è difficile, per quelli che hanno delle ricchezze, entrare nel regno di Dio! Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio”[8]. Per quanto il denaro sia strumentalmente utile, per Gesù le vere ricchezze sono di tipo ben diverso: "Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore" (Matteo 6:19-21).

La Bibbia ha molto da dire sulla gestione delle risorse finanziarie. Essa parla di come i debiti possano rendere schiavi: “ Il ricco domina sui poveri, e chi prende in prestito è schiavo di chi presta. […] Non essere di quelli che dan la mano, che danno cauzione per debiti. Se non hai di che pagare, perché esporti a farti portare via il letto?"[9]. Parla della riprovevole pratica delle tangenti: "L’empio accetta regali di nascosto per pervertire le vie della giustizia"[10]. La smania di arricchire non rimane senza conseguenze negative: "L’uomo fedele sarà colmato di benedizioni, ma chi ha fretta di arricchire non rimarrà impunito"[11] ma la Bibbia pure condanna chi è pigro: “Va’, pigro, alla formica; considera il suo fare e diventa saggio! Essa non ha né capo, né sorvegliante, né padrone; prepara il suo nutrimento nell’estate e immagazzina il suo cibo al tempo della mietitura. Fino a quando, o pigro, te ne starai coricato? Quando ti sveglierai dal tuo sonno? Dormire un po’, sonnecchiare un po’, incrociare un po’ le mani per riposare… La tua povertà verrà come un ladro, la tua miseria, come un uomo armato"[12]. Il denaro va saggiamente amministrato: "Se dunque non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà quelle vere?”[13] perché abbiamo responsabilità da onorare: "Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un incredulo"[14]. In sé stesse le ricchezze sono futili: "Chi ama l’argento non è saziato con l’argento; e chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta. Anche questo è vanità"[15]. Dobbiamo lavorare per avere anche di cui provvedere ai poveri: "Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno"[16]

Riassumendo, dobbiamo essere saggi con i nostri soldi. Dobbiamo risparmiarli, ma non ammassarli. Dobbiamo spenderli, ma con discrezione e controllo. Dobbiamo restituire al Signore, con gioia e sacrificio. Dobbiamo usarli per aiutare gli altri, ma con discernimento e con la guida dello Spirito di Dio. Non è sbagliato essere ricchi, ma fare dei soldi un idolo da servire egoisticamente. Non è sbagliato essere poveri, ma sciupare i soldi per cose futili. Il messaggio costante della Bibbia su come gestire i soldi è di essere saggi, “Infatti l'amore del denaro è radice di ogni specie di mali”[17]

Esame del testo

In questo testo Giacomo riveste, per così dire, la funzione di profeta rilevando, con severe ammonizioni, come nessuno possa pensare di sfuggire a pesanti conseguenze negative se contravviene alla legge di Dio danneggiando gli altri per servire il proprio egoismo. Quando “gli altri” poi, sono coloro che Dio ama particolarmente, come le classi disagiate, gli emarginati, i bambini, gli anziani, i malati e i disabili, allora queste conseguenze saranno particolarmente pesanti. Nessuno deve farsi illusioni!

“A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso!” (1).

Per Giacomo “i ricchi” sono coloro che sono tali non a causa del loro onesto lavoro e previdenza, ma coloro che senza scrupolo “ci guadagnano” opprimendo, sfruttando e derubando gli altri. Giacomo non li condanna per essere ricchi, ma per i loro abusi. A differenza dei credenti benestanti dei quali ‘apostolo Paolo scrive: “Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di far del bene, d'arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l'avvenire, per ottenere la vera vita”.[18], questi sono i ricchi che pur simpatizzando e professando la fede cristiana chiesa, il loro vero dio è il denaro. Abusando nella generosità e bontà di Dio, essi possono solo attendersi il severo giudizio di Dio.

“Le vostre ricchezze sono marcite e le vostre vesti sono tarlate. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori negli ultimi giorni” (2-3).

Giacomo rileva la follia dell’accumulare denaro egoisticamente e fine a sé stesso. Acquisire inutili articoli di lusso soltanto per concupiscenza e vanagloria è futile, un inutile spreco di risorse perché si tratta di tutte cose che si corrompono, soggette al furto, all’incendio o altre forme di rapida consunzione.

Gli “ultimi giorni” - Il periodo fra la prima e la seconda venuta di Cristo, il tempo in cui testimoniare al mondo della sovranità di Dio in Cristo, il Signore, su ogni espressione della nostra esistenza. Essi “fanno i signori”, quando l’unico che possa e debba essere considerato Signore è Cristo il quale, quando tornerà, ci chiederà conto di come abbiamo vissuto la nostra vita e in funzione di che cosa: la causa del Suo regno oppure quella ...delle nostre tasche! Fra l’altro, le nostre tasche si logorano e si bucano... Da esse scivolerà inevitabilmente via, senza che ne avvediamo, ciò che vi abbiamo posto! Giacomo qui rimprovera ai cristiani benestanti (che sembrano non preoccuparsi di come hanno acquisito i loro beni) di vivere come se Cristo non dovesse tornare. Ma tornerà!

“Ecco, il salario da voi frodato ai lavoratori che hanno mietuto i vostri campi grida; e le grida di quelli che hanno mietuto sono giunte agli orecchi del Signore degli eserciti” (4).

“il salario da voi frodato” - I ricchi avevano guadagnato parte delle loro ricchezze opprimendo e defraudando i loro dipendenti - pratica strettamente proibita nell’Antico Testamento: "Non defrauderai l'operaio povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese, nelle tue città. Gli darai il suo salario ogni giorno, prima che tramonti il sole, poiché egli è povero e l'aspetta con impazienza; così egli non griderà contro di te al SIGNORE e tu non commetterai un peccato" ( 24:14-15). . Dio viene qui identificato con uno degli appellativi con i quali appare nell’Antico Testamento, come un comandante in capo:“il Signore degli eserciti” - Colui che ode le grida dei lavoratori defraudati, dice Giacomo, è il Signore, il comandante in capo delle schiere angeliche celesti che verrà personalmente in soccorso ai Suoi eletti. Gesù dice infatti: “Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti?”[19]

“Sulla terra siete vissuti sfarzosamente e nelle baldorie sfrenate; avete impinguato i vostri cuori in tempo di strage” (5).

Senza alcuno scrupolo e alla faccia del resto della popolazione, si erano arricchite immergendosi in tutti i piaceri di questo mondo, ma sono come coloro che ballavano, si divertivano e gozzovigliavano ...a bordo del Titanic! Infatti, dopo aver derubato i lavoratori del loro dovuto per accumulare ricchezze, i ricchi indulgevano in uno stile di vita stravagante senza rendersi conto che sta per avvicinarsi il “Tempo di strage”. Come buoi ingrassati pronti per il macello, i ricchi che Giacomo condanna erano stati indulgenti verso sé stessi fino all’estremo, tanto da non poter nemmeno più sostenere il loro stile di vita.

“Avete condannato, avete ucciso il giusto. Egli non vi oppone resistenza” (6).

Sono tappe dell’iniqua progressione dell’immoralità ad ogni livello. Non solo si erano arricchiti a spese di altri con ogni metodo, lecito ed illecito, ma avevano pervertito la giustizia stessa corrompendo giudici e legislatori, affinché servissero, pure essi, ai loro desideri egoistici ed aspirazioni. Non si erano infatti tirati indietro nemmeno di fronte a veri e propri “omicidi giudiziari”.

Ecco, così, che Giacomo passa a considerare le vittime. Non le esorta a fare vendetta esse stesse dei loro oppressori, né ad organizzare una rivolta armata per sovvertire la società ed instaurare ...la dittatura del proletariato. Giacomo li esorta in questo modo:

“Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l'agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell'ultima stagione. Siate pazienti anche voi; fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina” (7-8).

Così dicendo sembrerebbe che Giacomo sia connivente con gli stessi oppressori che prima aveva condannato. La “pazienza” che viene raccomandata, infatti, potrebbe essere considerata piuttosto “conveniente” per i primi. La “pazienza” qui intende prevenire soprattutto la vendetta e la giustizia privata. “C’è modo e modo”, infatti, di fare le cose, e anche la promozione della giustizia deve essere fatta “nel dovuto modo”, secondo la Parola e lo spirito di Cristo, con i mezzi e gli strumenti legittimi che pure devono essere in opera nella chiesa, cioè l’esercizio dell’ammonizione pastorale e della disciplina di chiesa. L’apostolo Paolo scrive: “Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti”[20], il tutto “secondo le regole”. Quand’anche, però, le misure regolamentari non avessero successo, le cose saranno regolare a “la venuta” , vale a dire la seconda venuta di Cristo. La realizzazione della gloria che li attende al ritorno di Cristo è quella che motiva i credenti ad attenderlo pazientemente e anche a sopportare temporaneamente i maltrattamenti.

Infatti, “verrà la pioggia”. “La pioggia della prima e dell’ultima stagione” - La “prima” pioggia cade in Israele durante ottobre e novembre e ammorbidisce la terra per piantare; la “ultima” pioggia cade in marzo ed aprile, prima del raccolto primaverile. Proprio come l’agricoltore attende pazientemente dalla prima all’ultima pioggia affinché il suo raccolto maturi, così i cristiani devono attendere pazientemente il ritorno del Signore[21].

Essi devono sfruttare questo periodo di attesa per “fortificarsi”: “Fortificate i vostri cuori” - Questo è un appello ad essere risoluti, fermi nel coraggio e nell’impegno. Questo vale nelle stesse persecuzioni che subivano allora i cristiani. Giacomo esorta coloro che stanno per cedere sotto il fardello delle persecuzioni per rafforzare lo spirito nella speranza del ritorno di Cristo, venuta che: “è vicina” , un’’imminenza del ritorno di Cristo che è un tema frequente nel Nuovo Testamento.

“Fratelli, non lamentatevi gli uni degli altri, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alla porta” (9).

Giacomo poi, prende spunto dal concetto di “pazienza” che ha or ora espresso per rilevare come essa sia una virtù da applicarsi in ogni circostanza. Giacomo rappresenta Cristo come un giudice che sta per aprire la porta del tribunale e convocare la sua corte. Consapevole che il peso delle ingiustizie e della persecuzione potrebbe portare a lamentarsi (con Dio), Giacomo mette in guardia i suoi lettori contro un tale peccato, affinché non si pregiudichino la piena ricompensa, ed aggiunge:

“Prendete, fratelli, come modello di sopportazione e di pazienza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi definiamo felici quelli che hanno sofferto pazientemente. Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso” (10-11).

“La costanza di Giobbe” è l’esempio classico di un uomo che ha pazientemente sopportato la sofferenza ed è stato, per questo, alla fine, benedetto da Dio per la sua fede perseverante. Giacomo rassicura i suoi lettori che Dio ha un proposito per la loro sofferenza, come ce l’aveva per Giobbe. Difatti Egli è “compassionevole e misericordioso” - Rammentarsi del carattere di Dio è di grande conforto nella sofferenza[22]

Giacomo, infine, il cui pensiero si svolge comer la successione degli anelli di una catena, visto che ha parlato di tribunale, mette in evidenza la questione del giuramento, cosa che si fa in tribunale. Dice così:

“Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra, né con altro giuramento; ma il vostro sì, sia sì, e il vostro no, sia no, affinché non cadiate sotto il giudizio” (12).

Come ha fatto ripetutamente nella sua epistola, Giacomo mette in rilievo come il parlare di una persona riveli la sua condizione spirituale[23]. Per un cristiano, egli dice, non è necessario “giurare” insistentemente che sta dicendo la verità, ma egli deve essere riconosciuto come una persona “trasparente” che la dice sempre ed il cui modo di parlare non è mai equivoco, ingannevole o fatto di sottintesi: “il sì sia sì e il no no”: facendo, infatti eco alle parole di Cristo, Giacomo fa appello a che i cristiani parlino chiaramente e senza sottintesi, altrimenti potrebbero attirare il giudizio di condanna da parte di Dio.

La Legge dell’Antico Testamento prescriveva che in certe circostanze si dovessero pronunciare solenni giuramenti formali[24]. Dio confermava una Sua promessa con dei giuramenti[25]. Cristo stesso aveva parlato sotto giuramento[26].

Il comando di Giacomo di non giurare non deve essere considerato una condanna universale dei giuramenti in ogni circostanza. Quel che Giacomo condanna qui sono i giuramenti fatti alla leggera, profani, quando nel comune modo di parlare si fa un uso inappropriato del giuramento. In quella cultura, gli ebrei erano soliti giurare per il “cielo”, la “terra”, “Gerusalemme” o persino per la propria testa, non per Dio. Come Gesù prima di lui, Giacomo condanna la pratica di pronunciare giuramenti falsi, evasivi, ingannevoli, per tutto eccetto che per il nome del Signore (che solo rendeva il giuramento vincolante). Gesù suggerisce che il nostro parlare sia sempre secondo verità, “come sotto giuramento”[27].

Conclusione La Bibbia non insegna che avere ricchezze sia peccaminoso di per sé stesso. Ciò che è sbagliato è l’abuso delle ricchezze, il farsene un dio e servirle, acquisirle con mezzi illeciti, sfruttando e depredando. Le ricchezze materiali promettono soddisfazioni e benedizioni, ma alla fine ci rimettiamo sempre noi, moralmente e spiritualmente. Gesù disse: “E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo e perde l'anima sua?”[28]. La ricchezza può essere una benedizione, un dono di Dio che ci dà l’opportunità di fare del bene., Questo, però, può essere vero anche per coloro che sono “ricchi di fede”[29], e “ricchi verso Dio”[30].

Se la ricchezza deve essere una fonte di benedizione e non di condanna, non deve essere accumulata senza senso, guadagnata in modo ingiusto, spesa in modo auto-indulgente, o acquisita senza scrupoli. La persona che imposta la sua vita secondo l’insegnamento di Cristo nel modo di pensare, parlare ed agire non ne sarà delusa, ma si troverà ricca di ciò che più vale e che non gli sarà mai portato via.

Domande di approfondimento

  • Quali accuse Giacomo solleva verso i ricchi? Perché è così duro nelle sue riprensioni? (Si consideri Isaia 10:1-4; Amos 4:1-3; Matteo 6:12-21).
  • Forse che Giacomo insegna che essere ricchi sia un peccato? Come giustifichi la tua risposta? (Si consideri Deuteronomio 8:18; Proverbi 10:22).
  • In che modo Giacomo consiglia ai suoi lettori di comportarsi in tempo di afflizioni? Si consideri 2 Corinzi 4:17; 1 Pietro 1:6-7; 2:21-23; 4:7).
  • Cosa dovevano imparare dalla sofferenza di Giobbe?
  • Che cosa insegna Giacomo sul ritorno di Cristo (vv. 8-9)? (Considerare Romani 13:12; Ebrei 10:25; 1 Pietro 4:7; 1 Giovanni 2:18).
  • Perché Giacomo sostiene che l’abitudine israelita ai giuramenti era da considerarsi impropria nella chiesa? (Si consideri Matteo 5:33-37; Efesini 4:25; Colossesi 3:9).
  • Che accuse leva Isaia 3:14-15; 10:1-4. contro i ricchi anziani e i principi?
  • Che cosa possiamo apprendere su Dio in questo testo di Isaia?
  • Leggere 1 Timoteo 6:10,17-19. Che cosa insegna sulla concezione appropriata ed uso del denaro?
  • Le persone reagiscono in modo diverso alle prove. Alcuni rimangono rassegnatiu, stoici e quieti. Altri tristi, disperati, e impotenti. Altri ancora arrabbiati e amareggiati. Alcuni, però, ripongono la loro speranza in Dio e conservano una gioia tangibile nonostante le circostanze. In che modo tu reagisci in simili circostanze? Spiega.
  • Perchè è sempre di conforto e saggio rammentarsi del carattere di Dio in tempi di difficoltà?
  • Alcune persone fanno promesse in modo che risultino più convincenti dicendo “Che mi possino... se io...”, “Non scherzo … fidati”. In che modo ciò che dice Giacomo si rivolge a queste esclamazioni?
  • Perché abbiamo difficoltà nel parlare chiaramente? In che modo possiamo onorare Dio parlando con integrità?

Note

  • [1] Composta dal maestro Gorni Kramer e cantata da Betty Curtis, ripresa da Ivan Cattaneo. Vedasi su You Tube a questo indirizzo..
  • [2] http://www.ladyofspain.com/Soldi.html
  • [3] “Difatti alcuni pensavano che, siccome Giuda teneva la borsa, Gesù gli avesse detto: «Compra quel che ci occorre per la festa»; ovvero che desse qualcosa ai poveri” (Giovanni 13:29).
  • [4] Atti 2:44.
  • [5] Atti 5.
  • [6] 1 Corinzi 16:1; 2 Corinzi 8:20.
  • [7] Luca 18:18-30.
  • [8] Luca 18:24-25.
  • [9] Proverbi 6:1-5; 20:16; 22:7, 26-27. Che cosa dice la Bibbia riguardo a un cristiano che si indebita? Un cristiano dovrebbe prendere o dare in prestito dei soldi? Vedasi: http://www.gotquestions.org/Italiano/debito-cristiano.html
  • [10] Proverbi 17:8; 18:16; 21:14; 28:21; 17:2.
  • [11] Proverbi 10:15; 11:4; 18:11; 23:5; 28:20.
  • [12] Proverbi 6:6-11.
  • [13] Luca 16:1-13.
  • [14] 1 Timoteo 5:8.
  • [15] Ecclesiaste 5:8-6:12
  • [16] Efesini 4:28.
  • [17] 1 Timoteo 6:10.
  • [18] 1 Timoteo 6:17-19.
  • [19] Luca 18:7.
  • [20] 1 Tessalonicesi 5:14.
  • [21] cfr. Galati 6:9; 2 Timoteo 4:8; Tito 2:13
  • [22] .Le Scritture affermano ripetutamente la Sua compassione e misericordia (vedasi Salmo 25:6; 103:8,13; 116:5; 136:1; 145:8).
  • [23] Vedasi !.26; 2:12; 3:2-11; 4:11.
  • [24] Numeri 5:19-21; 30:2-3.
  • [25] Ebrei 6:13-18; cfr. Atti 2:30.
  • [26] Matteo 26:63-64.
  • [27] Matteo 5:34-37.
  • [28] Marco 8:36.
  • [29] Giacomo 2:5.
  • [30] Luca 12:21.

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