Erme-17

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Indice - Articolo XV - Articolo XVIII


[edit] Articolo XVII

Affermiamo l’unità, l’armonia e la coerenza della Scrittura e crediamo che essa sia la migliore interprete di sé stessa. Respingiamo l’idea secondo la quale la Scrittura possa essere interpretata in modo da suggerire che un passaggio corregga o contraddica un altro.

Respingiamo l’idea secondo la quale gli autori sacri che hanno fatto riferimento agli altri autori sacri precedenti o che li hanno citati, li abbiano mal interpretati.


In questa affermazione si chiariscono due punti: l'unità delle Scritture e la loro capacità di interpretare sé stesse. Dato che il primo punto è trattato altrove (Articolo XXI), qui commenteremo solo il secondo. Non solo è possibile dire che la Bibbia è sempre corretta nell'interpretare sé stessa (Vedi Articolo XVIII), ma è la migliore interprete di sé stessa. Un altro punto che si fa qui è che mettere a confronto le Scritture con le Scritture è per l'interprete un eccellente aiuto. Un brano, infatti, può gettare luce su un altro. Per questo, il primo commentario che l'interprete dovrebbe consultare su un dato brano è ciò che il resto delle Scritture può dire su un determinato testo. La Negazione ammonisce contro il presupporre che la comprensione di un brano possa condurre l'interprete a respingere l'insegnamento di un altro brano. Un brano può aiutare a meglio comprendere un altro, ma non potrà mai servire per contraddirne un altro. L'ultima parte di questa Negazione è particolarmente diretta a coloro che credono che gli scrittori del Nuovo Testamento abbiano equivocato l'insegnamento dell'Antico, o che essi abbiano attribuito a brani dell'Antico Testamento significati non intesi dai loro autori. Sebbene si riconosca che talvolta vi sia per un singolo testo un ampio raggio di interpretazioni, questo Articolo afferma che l'interpretazione di un testo biblico attraverso un altro scrittore biblico rimanga sempre nei confini del significato del primo testo.

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