Cfv02/Lezione02

From Diwygiad

Contents

[edit] Dio si rivela

La Confessione di fede della chiesa valdese, 3

[edit] Introduzione

Il secondo, terzo e quarto articolo della Confessione di fede valdese del 1655 riguardano il modo in cui Dio si è rivelato e si rivela a noi Sue creature. In modo particolare, questi articoli si occupano delle Sacre Scritture come strumento principale della Sua rivelazione. Infine, essi trattano del perché noi siamo persuasi che esse siano davvero Parola di Dio, regola della nostra fede e della nostra vita. Vi si include, essenziale, il ruolo dello Santo Spirito di Dio nel giungere a questa persuasione.

Esporre ciò che è sintetizzato in questi tre articoli richiederebbe certo molto più dello spazio nel quale ci limitiamo nel nostro studio e che è già molto. Di fatto, al riguardo, sarebbero necessari interi volumi e sicuramente interi corsi di studio, così come avviene nelle scuole di teologia. Evidentemente noi non possiamo fare altro che introdurre l’argomento nelle sue suddivisioni, chiarire il significato dei termini usati e indirizzarvi a delle risorse che vi possano servire per approfondire ciascun tema. Come sempre, importante pure sarà evidenziare in che modo questi argomenti siano rilevanti per le chiese cristiane d’oggi.

Leggiamo, prima di tutto, questi articoli in successione, ritenendo in parte, nel testo, la forma italiana antica. Può essere utile il confronto con quanto afferma al riguardo la Confessione di fede belga (riportata in appendice).

<tbody> </tbody>

Articolo 2 (Rivelazione)

 

Che quell'Iddio s'è manifestato agli uomini nelle sue opere della Creazione e della Provvidenza, di più nella sua Pa­rola rivelata dal principio con oracoli in diverse maniere, poi messa in iscritto nei libri chiamati la Scrittura Santa.

 

Articolo 3 - (Sacra Scrittura)

 

Che conviene ricevere, come riceviamo, questa Santa Scrittura per divina e canonica, ciò è per regola della nostra fede e vita; e che ella è pienamente contenuta nei libri del Vec­chio e Nuovo Testamento; che nel Vecchio Testamento devono esser solo compresi i libri Che Iddio affidò alla Chiesa israelitica, da lei sempre approvati e riconosciuti per divini, cioè i cinque li­bri di Mosè, Giosuè, i Giudici, Rut, 1° e 2° Samuele, 1° e 2° Re, 1° e 2° Cronache (ossia Paralipomeni), il 1° Esdra, Neemia, Ester, Job, i Salmi, i Proverbi di Salomone, l'Ecclesiaste, il Cantico dei Cantici, i quattro gran Profeti, i dodici pic­coli; e nel Nuovo i quattro Evangeli, gli Atti degli Apostoli, le Epistole di San Paolo, una ai Romani, due ai Corinzi, una ai Galati, una agli Efesini, una ai Filippesi, una ai Colossesi, due ai Tessalonicesi, due a Timoteo, una a Tito, una a Filemone, l'E­pistola agli Ebrei, una di Santo Giacomo, due di San Pietro, tre di San Giovanni, una di San Giuda e l'Apocalisse


Articolo 4 - (Lettura biblica)

 

Che riconosciamo la divinità di questi libri sacri, non solo dalla testimonianza della Chiesa, ma principalmente dall'eterna e indubitabile verità della dottrina contenuta in essi, dall'eccellenza, sublimità e maestà del tutto divina che vi si dimostra, e dall'operazione dello Spirito Santo che ci fa ricevere con riverenza la testimonianza la quale ce ne rende la Chiesa, e che ci apre gli occhi per scoprire i raggi della celeste luce che risplendono nella Scrittura, e corregge il nostro gusto per discernere questo cibo col suo divino sapore.

 

[edit] La Rivelazione

Il primo articolo della Confessione di fede metteva in evidenza come Dio sia una personale#. Come tale pensa ed ha sentimenti e caratteristiche (attributi) personali. Una persona pure si rapporta e comunica. Dio comunica, Dio parla. All’interno della Sua natura trinitaria, le Sue Persone comunicano ed interagiscono#. Allo stesso modo, Dio comunica con le creature umane, intese fin dall’inizio per rapportarsi con Lui. I “disturbi” nella comunicazione e nella ricezione del parlare di Dio# sono solo dalla nostra parte perché dovuti all’effetto disabilitante del peccato. Il vangelo di Giovanni, nel primo capitolo, afferma che Dio è Parola#, logos e quindi la comunicazione per eccellenza. La comunicazione di Dio verso di noi, creature umane avviene a vari livelli.

1.1 Rivelazione nella Creazione. Il creato comunica informazioni sul Creatore, la Sua natura e volontà. “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l'opera delle sue mani. Un giorno rivolge parole all'altro, una notte comunica conoscenza all'altra. Non hanno favella, né parole; la loro voce non s'ode, ma il loro suono si diffonde per tutta la terra, loro accenti giungono fino all'estremità del mondo" (Salmo 19:1-3). “...quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili” (Romani 1:19-20).

1.2 Rivelazione nella Provvidenza. Dio ci parla ed insegna quando noi riflettiamo su ciò che accade in natura, nella storia e nella nostra vita come risultato delle Sue sovrane disposizioni (le opere della divina provvidenza#). Per ogni cosa c'è sempre un motivo plausibile e coerente con il suo carattere che che dobbiamo e possiamo investigare."Porgete orecchio, e date ascolto alla mia voce! State attenti, e ascoltate la mia parola! L'agricoltore ara sempre per seminare? ... Il suo Dio gli insegna la regola da seguire e lo istruisce. ... Anche questo procede dal SIGNORE degli eserciti; meravigliosi sono i suoi disegni, grande è la sua saggezza" (Isaia 28:23-29).

1.3 Rivelazione negli oracoli di Dio. Gli “oracoli”# di Dio sono tutti i modi in cui Dio ha parlato autorevolmente in maniera verbale agli antichi profeti# di Israele (attraverso sogni, visioni, comunicazioni indirette e dirette) come pure ai Suoi apostoli. "Ho voluto istruirti oggi, sì, proprio te, perché la tua fiducia sia posta nel SIGNORE. Non ho già da tempo scritto per te consigli e insegnamenti per farti conoscere cose certe, parole vere, perché tu possa rispondere parole vere a chi t'interroga?" (Proverbi 22:19-21); "Egli rispose: «Sta scritto: "Non di pane soltanto vivrà l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio" (Matteo 4:4,7,10­); "Se vi si dice: «Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano», rispondete: «Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi? Alla legge! Alla testimonianza!» Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!" (Isaia 8:19-20).

1.4 Rivelazione in Gesù Cristo. L’eterna Parola di Dio si è incarnata in modo supremo nella Persona di Gesù Cristo. "La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre" (Giovanni 1:14). "Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza ..." (Ebrei 1:1-3).

1.5 La Rivelazione è stata messa per iscritto nella Bibbia. La rivelazione di Dio alle creature umana è stata registrata e fissata una volta per sempre ed in modo unico nelle Sacre Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. Questo concetto viene riassunto in modo eccellente nella Confessione di fede di Westminster: “Sebbene già, attraverso le nostre facoltà naturali e le opere della creazione e della provvidenza noi si possa conoscere molto di Dio, cioè le sue perfezioni invisibili, la sua eterna potenza e divinità, tanto da renderci inescusabili, questo non è sufficiente per darci quella conoscenza di Dio e della sua volontà che sono necessarie alla nostra salvez­za. Per questo il Signore si è compiaciuto, molte volte e in molte maniere, di rivelare sé stesso a noi e di proclamare la sua volontà alla sua Chiesa. In un secondo tempo, per meglio preservare e propagare la verità e per consolidare e difendere la Chiesa dall'influenza corruttri­ce della natura umana e della malizia di Satana e del mondo, Egli ha fatto in modo che questa rivelazione fosse messa per iscrit­to. Le Sacre Scritture diventano perciò indispens­abi­li essendo cessate tut­te le altre forme in cui Dio rivelava la sua volontà al suo popo­lo” (CFW Art. 1:1#).

[edit] Le Sacre Scritture sono Parola di Dio

La Confessione di fede valdese afferma, insieme ai cristiani di ogni tempo e paese, che le Sacre Scritture dell’Antico come del Nuovo Testamento siano autorevole Parola di Dio, unica ed irripetibile. La differenza fondamentale fra la maggior parte dei cristiani e gli altri risiede nel modo in cui considerano la Bibbia. La maggior parte dei cristiani riformati ed evangelici credono che la Bibbia sia la stessa parola di Dio, la sua infallibile (autorevole) regola di fede e di condotta.

2.1 L'insegnamento di Gesù. La Bibbia che Gesù conosceva è quello che i cristiani chiamano Antico Testamento. Gli ebrei del Suo tempo la chiamavano Legge, Profeti, e gli altri scritti#. Gesù ci ha chiaramente indicato come Egli considerasse la Bibbia con queste parole: "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire, ma per compire. Poiché io vi dico in verità che finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto" (Matteo 5:17,18).

Gesù aveva un'alta opinione della Bibbia (l'Antico Testamento), ed affermava che tutti i suoi insegnamenti rimangono rilevanti in ogni tempo e che tutte le profezie che essa contiene si realizzeranno. Per Lui l'intera Bibbia era assolutamente vera e che non poteva essere né alterata né messa in questione#. Per Gesù questa non era una affermazione teorica, ma qualcosa che si rifletteva nella sua vita. Gesù viveva molto praticamente la radicata sua convinzione che la Bibbia è Parola di Dio. La usava contro Satana quando era tentato; nella sinagoga di Nazareth, dopo averla letta ad alta voce, Egli l'applicava a Sé stesso; Egli correggeva gli scribi ed i farisei ogni qual volta essi ne abusavano e la interpretava correttamente; la insegnava nella sua piena autorità ai suoi discepoli. Gesù persino la citava mentre stava soffrendo angosce d'inferno sulla croce. Dopo la Sua risurrezione, Egli spiegava ai suoi discepoli tutto ciò che la Bibbia aveva profetizzato su di lui e sulla sua morte e risurrezione#.

Gesù non solo dimostrava l'alta considerazione che aveva per la Bibbia, ma promise di inviare lo Spirito Santo alla Sua chiesa del Nuovo Testamento per istruire i suoi fedeli discepoli in tutto ciò che essa insegna e per portarli a rammentare tutto ciò che Egli aveva loro insegnato (Giovanni 14:26). Questa non era altro che la promessa che lo Spirito Santo avrebbe ispirato gli scritti che oggi conosciamo come Nuovo Testamento.

2.2 L'insegnamento degli apostoli. Gli apostoli avevano della Bibbia la stessa alta opinione che ne aveva Gesù. E' Pietro, per esempio, che ci parla di come sono sorte le Scritture: "...poiché non è dalla volontà dell'uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo" (1 Pietro 1:21)#. Essi mettono per iscritto esattamente ciò che aveva voluto lo Spirito Santo: questo ê ciò che intendiamo per ispirazione delle Scritture.

Affermare che lo Spirito ha sospinto gli scrittori della Bibbia non significa che si trattasse di una dettatura meccanica. Luca ci spiega che lui aveva dovuto fare accurate ricerche sui diversi racconti che circolavano sulla vita e sul ministero di Gesù prima di mettere per iscritto il suo evangelo (Luca 1:1-4). Questa sua opera di ricerca si era svolta sotto la supervisione dello Spirito Santo in modo tale che Luca mise per iscritto esattamente ciò che Dio voleva fosse scritto#.

L'apostolo Paolo disse: "Ogni Scrittura è ispirata da Dio" (2 Timoteo 3:16), e diceva questo al riguardo di tutta la Bibbia, perché nella sua prima lettera a Timoteo (5:18) Paolo aveva usato il termine 'Scrittura' sia per riferirsi ad una citazione dalla Legge di Mosè (Deuteronomio 25:4), come pure per un'affermazione fatta da Luca (10:7). Egli correlava così i due sotto il termine Scrittura. Pietro fa la stessa cosa al riguardo degli scritti di Paolo, i quali chiamava "Scritture"#.

Così, quando Paolo afferma che ogni Scrittura è ispirata da Dio, egli si riferiva sia all'Antico che al Nuovo Testamento. Egli afferma che ogni parola della Scrittura è una parola di Dio.

Certo riconosciamo che Dio abbia usato autori umani per scrivere la sua parola. Non solo Lui li ha creati e resi ciò che erano, ma pure ha usato loro e la loro personalità, doni e capacità, per scrivere esattamente ciò che Egli desiderava#. E' proprio a causa di questa ispirazione divina che aveva tutto sotto controllo che Paolo può affermare che ogni Scrittura è ispirata da Dio ed è allo stesso tempo parola d'uomini.

2.3 L'inerranza della Scrittura. Quando affermiamo che la Bibbia è sia parola di Dio che parola d'uomini, non intendiamo dire che la Bibbia possa contenere errori ed inaccuratezze. L'opera dello Spirito Santo nell'ispirazione garantisce che, nei documenti originali, era e rimane senza errore. In questo noi seguiamo l'esempio di Gesù.

Nell'affermare l'inerranza della Bibbia ci riferiamo agli scritti originali come sono usciti dalla penna dei loro autori. Attraverso i secoli alcuni errori di copiatura si sono insinuati nelle copie più antiche che ora noi abbiamo degli originali.

Mediante la scienza degli studi sul testo e della critica testuale legittima, però, possiamo essere certi che 999 parole su 1.000 siano un'accurata trasposizione dell'originale. Le parole sulle quali si ha incertezza non influiscono in alcun modo su alcuna dottrina vitale. Oggi possiamo avere un alto grado di fiducia nella Bibbia che oggi noi possediamo.

Se non credessimo che le Scritture sono inerranti non avremmo neppure certezza della nostra salvezza. Se la Bibbia, infatti, contenesse errori, come potremmo essere certi che errori non siano pure presenti quando essa ci espone la dottrina della salvezza?# Se abbiamo una rivelazione di cui possiamo appieno fidarci, allora dobbiamo pure avere una Scrittura inerrante. Solo allora avremo un fondamento sicuro per tutta la nostra fede e la nostra condotta.

2.4 Il canone della Scrittura. Nel mondo, attraverso un lungo processo di accordi ancora non del tutto terminato, si è giunti gradualmente alla standardizzazione del sistema internazionale delle unità di misura#. L’ufficio internazionale dei pesi e delle misure# in Francia conserva i campioni di riferimento che servono per determinare esattamente il valore delle misure che noi oggi usiamo oggi in ogni settore.

La determinazione della forma e del contenuto fondamentale della fede cristiana, allo stesso modo, non è stato lasciato da Dio all’arbitrio di singoli o ai criteri stabiliti da singole organizzazioni ecclesiastiche, ma dipende da un autorevole “misura di riferimento” o “canone”#: la raccolta di scritti che noi chiamiamo “Bibbia” o “le Sacre Scritture”. Questi scritti sono emersi in modo graduale e provvidenziale fra le comunità cristiane dei primi secoli della nostra era e sono stati riconosciuti come ispirati da Dio e regola autorevole della nostra fede e condotta. Essi contengono un certo numero di opere di di provenienza degli apostoli di Cristo e dei loro immediati collaboratori, insieme alle Sacre Scritture ebraiche.

Come facciamo a sapere se ciò che ora abbiamo nella Bibbia è la collezione completa di ciò che abbiamo bisogno di sapere sulla fede cristiana? Potrebbero alcuni libri della Bibbia essere superflui? Potrebbe, magari. mancare qualche libro essenziale? Abbiamo bisogno di supplementi? Noi crediamo che lo Spirito Santo non solo ha ispirato gli scritti che costituiscono “la regola” Scrittura preservando i suoi autori da errori, ma ha pure messo in grado le diverse generazioni del popolo di Dio a riconoscere quali fossero i libri da considerarsi canonici

La Bibbia stessa ci dà vari esempi dell'accettazione delle sue parti da parte del popolo di Dio. A Mosè era stato detto di mettere per iscritto la rivelazione che Dio gli aveva data#. I libri della Legge di Mosè (il Pentateuco) sono stati affidati da Dio a Giosuè#; Giosuè scrive il resoconto delle sue conquiste nella terra di Canaan#, e questa relazione viene aggiunta al canone crescente della Scrittura. Tutto attraverso l'Antico Testamento, mentre erano scritti libri sotto l'ispirazione dello Spirito Santo#, essi venivano aggiunti alla collezione dei libri ispirati, così che per il tempo di Gesù il canone era completo nei suoi 39 libri che oggi noi possediamo e che gli Ebrei pure conservano ora nella loro Bibbia. Nessuno mancava e nessuno era superfluo. Insieme tutti essi comprendono la rivelazione che Dio aveva data prima dell'avvento di Cristo.

Il popolo di Dio durante 1.000 anni circa di storia ebraica accetta gli scritti di uomini chiamati profeti od altri ispirati dallo Spirito Santo. Allo stesso modo, durante il periodo in cui fu scritto il Nuovo Testamento (circa 50 anni), Dio guida il suo popolo a riconoscere ed accettare gli scritti di coloro che erano stati apostoli di Cristo (o i loro rappresentanti), cosicché per la fine del 1. secolo, si arriva ai 27 libri inclusi nel Nuovo Testamento - nessuno in più e nessuno in meno. In questi 66 libri canonici non vi sono errori scientifici o storici, e tutto ciò che essi insegnano su Dio, Cristo, noi stessi e su come possiamo avere un rapporto significativo con Dio, insieme alla via della salvezza, è magnificamente coordinato. Nella sua totalità il canone ci dice tutto ciò che dobbiamo sapere per conoscere e vivere il modo in cui Dio ci riconcilia con Sé e ci salva.

[edit] La base del nostro riconoscimento

La Confessione di fede valdese si pone anche l’importante questione di su quale base riconosciamo la Bibbia essere Parola di Dio, regola della nostra fede e della nostra vita. A questo riguardo essa indica quattro punti che, come il resto in questa lezione, non possiamo che trattare sommariamente. Li elenchiamo come segue:

3.1 La testimonianza della Chiesa. La storia del cristianesimo non può essere certo vista come omogenea, ma questa persuasione corrisponde senza alcun dubbio a ciò che in ogni luogo, sempre e da tutti i cristiani è stato creduto. Si tratta del criterio di protezione dell’identità cristiana formulato dell’antico Canone di Vincenzo da Lerino#. Che la Bibbia sia Parola di Dio è stato nei tempi moderni messo in questione e riveduto radicalmente dall’applicazione del metodo storico-critico all’interpretazione delle Scritture, metodo che ha condotto pure a mettere in questione e rivedere ogni altra dottrina cristiana. Si tratta però di una “innovazione” i cui presupposti filosofici si distanziano dalla concezione del mondo biblica per assumerne ingannevolmente una estranea come se essa fosse un “progresso” del pensiero cristiano.

3.2 L’eterna ed indubitabile verità dell’insegnamento in essi contenuti. E’ la controprova dell’esperienza dei cristiani di ogni tempo e paese che, ricevendo l’Evangelo dalle Scritture come “deposito della fede” hanno toccato con mano come effettivamente l’Evangelo biblico sia: “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco” (Romani 1:16), come pure che: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (2 Timoteo 3:16).

3.3 L'eccellenza, sublimità e maestà del tutto divina che vi si dimostra. Le Sacre Scritture hanno avuto e continuano ad avere (anche all’interno delle chiese) innumerevoli nemici e detrattori che hanno fatto e fanno a gara per trovarvi quelli che considerano errori e contraddizioni. A ciascuna delle loro critiche, però, è stato risposto e si risponde dimostrando che così non è, sia smascherando i presupposti fallaci dei suoi detrattori, che spiegando come non si tratti né di errori né di contraddizioni, ma di interpretazioni inadeguate. Di fronte a quanto nella Bibbia sembra errato o contraddittorio, il credente dà fiducia alla Bibbia ed afferma che il problema sta nella sua inadeguata capacità di comprensione, non nella Bibbia.

3.4. L’opera dello Spirito Santo. L’opera dello Spirito Santo è la più importante. Di fatto, come dice la Confesssione, Egli, (1) ci fa ricevere con riverenza la testimonianza la quale ce ne rende la Chiesa; (2) ci apre gli occhi per scoprire i raggi della celeste luce che risplendono nella Scrittura, (3) “corregge il nostro gusto per discernere questo cibo col suo divino sapore”.

Ciascuno di noi ha dei gusti, a chi piace una cosa e a chi piace un'altra. Per apprezzare la Bibbia come Parola di Dio, però, ci vuole un particolare gusto. Solo "raffinati conoscitori" l'apprezzano e la riconoscono per quello che è veramente. Il contenuto della Bibbia è autentico cibo dell'anima e la sua bontà solo pochi l'apprezzano. Il profeta Ezechiele scrive: "Egli mi disse: «Figlio d'uomo, mangia ciò che trovi; mangia questo rotolo, e va' e parla alla casa d'Israele». Io aprii la bocca, ed egli mi fece mangiare quel rotolo. Mi disse: «Figlio d'uomo, nùtriti il ventre e riempiti le viscere di questo rotolo che ti do». Io lo mangiai, e in bocca mi fu dolce come del miele" (Ezechiele 3:1-3). Così pure il Salmo 34:8 "Provate [o 'gustate'] e vedrete quanto il SIGNORE è buono! Beato l'uomo che confida in lui". Indubbiamente i nostri gusti devono essere corretti, rettificati, per saper apprezzare il cibo migliore per noi, e solo lo Spirito Santo lo può fare sovranamente.

[edit] 4. L'interpretazione della Scrittura

La chiave per conoscere ciò che Dio ci ha detto nella Bibbia è imparare ad interpretarla correttamente. Storicamente vi sono state tre scuole principali su come la Bibbia possa essere interpretata. Il Cattolicesimo Romano tradizionale insegna che la chiesa sola può essere interprete della Scrittura, e i laici devono dipendere dal clero per dare alla Scrittura il suo significato autentico. Il razionalismo insiste sul fatto che è la mente umana ad essere l'autorità ultima che siede nella facoltà di giudicare gli insegnamenti della Bibbia. Il cristianesimo riformato ed evangelico, credendo nel sacerdozio universale dei credenti#, afferma il diritto di ogni cristiano di leggere e di interpretare la Scrittura, seguendo regole appropriate di ermeneutica (interpretazione della Bibbia).

La prima e forse più ovvia regola di interpretazione di ogni opera letteraria è lo studio delle parole e della grammatica usata per vedere ciò che l'autore intendesse dire. Anche se l'Antico Testamento è stato scritto in ebraico, e il Nuovo Testamento in greco, uno studio attento della Bibbia nella propria lingua materna può mettere in grado lo studente attento della Bibbia a scoprire il significato delle parole e della grammatica in qualsiasi porzione della Bibbia.

Oltre all'interpretazione grammaticale del testo dobbiamo considerare il contesto in cui quel determinato brano è stato scritto. Una comprensione appropriata del contesto spesso è in grado di gettare maggior luce sul significato di un testo. Lo studio combinato della grammatica, delle parole e del contesto, è chiamato metodo grammatico-storico di interpretazione.

Credere che l'intera Bibbia proviene da Dio e che in essa non vi siano contraddizioni significa pure lasciare che la Bibbia sia l'interprete di sé stessa. Questo significa lasciare che certi brani che ci danno un chiaro insegnamento su una certa dottrina ci chiarifichino brani più oscuri.

Questo non significa che tutti i brani siano ugualmente facili da comprendere, ma certamente sono chiari quei brani che ci illustrano le dottrine principali necessarie per la nostra salvezza. Mosè, quando ci mette in guardia contro i falsi profeti, ci rammenta che non dobbiamo accettare dottrine che siano contrarie a quanto chiaramente rivelato in altri luoghi della Bibbia#.

L'insegnamento a proposito della Legge nel Sermone sul Monte cita brani della Scrittura dall'Antico Testamento che Gesù interpreta chiaramente. Il libro di Ebrei interpreta diversi brani dell'Antico Testamento, che diventa così un commentario ispirato a quei testi.

Quando studiamo la Bibbia abbiamo bisogno di seguire questa regola e di comparare Scrittura a Scrittura: arriveremo così ad un insegnamento biblicamente equilibrato su tutte le questioni di dottrina. L'arbitro finale in ogni caso di controversia al riguardo della dottrina o di questioni etiche è la Sacra Scrittura illuminata dallo Spirito Santo per coloro che la investigano diligentemente nel contesto della chiesa.

[edit] 5. Il ruolo della Bibbia nella nostra vita

Quale ruolo dovrebbe avere la Bibbia nella nostra vita? Non basta affermare di credere nell'ispirazione, infallibilità ed inerranza della Scrittura: dobbiamo fare in modo che essa divenga regola per la nostra fede e la nostra vita così come afferma la Confessione di fede valdese.

Uno dei salmi più belli è il Salmo 119, nel quale lo scrittore parla del suo atteggiamento nei confronti della Bibbia. Il versetto 105 riassume bene la posizione che dovremmo prendere anche noi a questo riguardo: "La tua parola è una lampada al mio piede, ed una luce sul mio sentiero". E' vero che abbiamo la rivelazione di Dio nella natura tutt'attorno a noi, ma sebbene la natura mostri gli effetti del peccato, essa non ci mostra la via della salvezza. E' solo nella Bibbia che noi troviamo il resoconto della nostra caduta ed i suoi risultati nonché la buona notizia di ciò che Dio ha compiuto in Cristo in favore di peccatori.

La Bibbia è la nostra guida rispetto a ciò che dobbiamo credere - la nostra regola di fede; essa è anche la rivelazione della Legge di Dio, l'espressione di come dobbiamo vivere in questo mondo nel migliore dei modi. Essa è dunque l'unica infallibile regola di fede e di condotta. Infine, è di primaria importanza per noi tutti assicurarci di avere effettivamente accolto nella nostra vita Gesù Cristo come nostro personale Signore e Salvatore, come è rivelato nella Bibbia. L'apostolo Paolo ci insegna che le Scritture "possono renderti savio a salute mediante la fede che è in Cristo Gesù" (2 Timoteo 3:15).

[edit] Domande per la discussione e la revisione

  • Perché per noi è importante l'alta considerazione che Gesù aveva per la Bibbia?
  • Che cosa dicevano Pietro e Paolo sull'ispirazione della Bibbia? Perché tutto questo è di vitale importanza per noi?
  • Perché è necessario sostenere l'inerranza della Scrittura per una Bibbia di cui ci si possa veramente fidare?
  • Quali sono alcuni principi di base per l'interpretazione della Bibbia? Perché è necessario seguirli per comprenderla adeguatamente?
  • In quali modi lo Spirito Santo ha vigilato sulla produzione e sulla preservazione di quello che noi oggi chiamiamo Sacra Scrittura?
  • Verso chi e che cosa ci indirizza la totalità della Bibbia? Perché?
  • Quali sono le possibili conseguenze di una chiesa che non sostenga l'ispirazione, infallibilità ed inerranza della Scrittura? Considerate i modi in cui una tale chiesa condurrebbe il suo culto e a che assomiglierebbe la vita dei suoi membri e quale potrebbe essere il suo futuro.
  • Discutete l'accusa che si fa spesso oggi che Gesù si sarebbe adattato alle concezioni non scientifiche ed ignoranti del suo tempo, il fatto che Lui sapeva certo la verità delle cose, ma che pure accettava il fatto che Mosè scrisse il Pentateuco, che Isaia è l'unico autore del libro che porta il suo nome, e che Giona è realmente vissuto. Come trattereste tali concezioni critiche?
  • Alcuni evangelici oggi asseriscono che la dottrina dell'inerranza divide la chiesa e che non dovremmo fare tante questioni su un qualcosa di così poca importanza. Come reagite difronte ad una tale affermazione?
  • Perché vi sono idee così diverse sul battesimo, il governo della chiesa e il futuro profetizzato (l'escatologia)? Come può la stessa Bibbia insegnare così molte variazioni se è ispirata ed inerrante? Ovviamente qualcuno deve aver ragione ed altri torto!
  • Perché è importante applicare la Bibbia non solo alle nostre credenze, ma anche al nostro modo di vivere? Non è forse sufficiente credere correttamente? Perché noi dobbiamo altresì obbedire a ciò che la Bibbia ci dice di fare? Che differenza ci sarebbe se non facessimo tutto quello che la Bibbia comanda?

[edit] Appendice

[edit] La Confessione belga afferma

“Noi lo conosciamo [Dio] con due mezzi. In primo luogo: attraverso la creazione, conservazione e governo dell'universo il quale è davanti ai nostri occhi come un bel libro, al quale tutte le creature, piccole e grandi, servono per noi da lettere che ci fanno contemplare le cose invisibili di Dio, e cioè la sua potenza eterna e la sua divinità, come dice l'Apostolo san Paolo (Rom. 1:20). Tutte queste cose sono sufficienti per convincere gli uomini, e renderli inescusabili. In secondo luogo, egli si fa conoscere a noi più manifestamente ed evidentemente attraverso la sua santa e divina Parola e cioè, fin quanto sia necessario per noi conoscere in questa vita per la sua gloria e la nostra salvezza” (Art. 2 della Confessione belga#).

“Noi confessiamo che questa Parola di Dio non è stata affatto inviata o consegnata dalla volontà umana: ma santi uomini di Dio hanno parlato essendo spinti dallo Spirito Santo, come dice san Pietro. In seguito, per la singolare cura che il nostro Dio ha di noi e della nostra salvezza, ha comandato ai suoi servi, i Profeti ed Apostoli, di redigere i suoi oracoli per iscritto: e lui stesso ha scritto con il suo dito le due Tavole della Legge Per questo motivo, noi chiamiamo questi scritti: sacre e divine Scritture” (Art. 3 della Confessione belga#).

[edit] Appendice 2: Bibliografia


.

.

.

.

.

.

Personal tools