Uso ed abuso del "Sola Scriptura"

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Uso ed abuso del “Sola Scriptura”

“Ad fontes”, ritorniamo alle fonti (della cultura occidentale) era il motto che caratterizzava il movimento umanista del XVI secolo e che avrebbe sospinto molti cristiani a ritornare alla Bibbia ed a formulare il “Sola Scriptura”, principio fondante della Riforma protestante. “Soltanto le Sacre Scritture”, soltanto i documenti contenuti nella Bibbia, confessati essere Parola di Dio, sono la regola di fede e di condotta del cristiano. Questi documenti possono essere considerati di fatto la “carta costituzionale” della chiesa cristiana, messaggio che tocca ogni aspetto della nostra vita e con il quale essa deve costantemente confrontarsi e conformarsi.

Sola Scrittura significa che soltanto la Scrittura è la corte d’appello in materia di fede e di condotta. E’ l’affermazione che “L'intero consiglio di Dio riguardo a tutte le cose necessarie alla sua propria gloria, la salvezza umana, la fede e la vita, può o venire esplici­tamente espresso dal testo biblico, o venire dedotto come conseguenza buona e necessaria del testo stesso” e che “Ad esso nulla mai potrà essere aggiunto, sia per nuove rivelazioni dello Spirito o per tradizio­ne umana”. Vuol dire riconoscere che non esiste alcuna altra autorità finale ultima diversa dalle Sacre Scritture, tanto che: “La regola infallibile di interpretazione della Scrittura è la Scrittura­ stessa e quindi, allorché sorga una questione circa il vero e pieno senso della Scrittura (che non è plurimo, ma uno), deve essere investigata e conosciuta in altri luoghi che parlino più chiaramen­te” (Confessione di fede di Westminster, 1).

Forse che “Sola Scrittura” significa, però, che essa sia sufficiente a sè stessa e che il cristiano non abbia bisogno d’altro per comprendere e vivere la sua fede? E’ l’equivoco in cui cadono ancora oggi alcuni, come in ciò che dice questo nostro corrispondente:

    • “Non capisco perché tanto vi stia a cuore di citare, ad esempio, Spurgeon o chissà quale altro autore del passato. Il fatto che non vi disturbi, per esempio, anzi, vantiate di essere chiamati ‘calvinisti’ è un chiaro segnale che c’è qualcosa che non va con la vostra teologia. Perché identificate il vostro sistema dottrinale con il nome di un uomo? Perché seguite degli uomini invece di rivolgervi soltanto alla Bibbia? Dopo tutto, 1 Giovanni 2:27 dice: ‘ l'unzione che avete ricevuta da lui rimane in voi, e non avete bisogno dell'insegnamento di nessuno’. Dovremmo andare soltanto alla Bibbia per stabilire le nostre dottrine. La verità è nella Parola di Dio, non in un sistema teologico o libro di testo sviluppato da semplici uomini. Non voleva forse dire questo il motto della Riforma: Sola Scrittura? Non è forse vero che persino Calvino cercasse la verità nelle Scritture invece di leggere opere di altri uomini? Calvino stesso condannerebbe la vostra pratica di fare riferimento a nomi ed opere umane”.

Una tale posizione restrittiva, di fatto, è un abuso del concetto di “Sola Scrittura” e non è quello che intendevano i Riformatori quando l’avevano coniato. “Sola Scriptura” non è la stessa cosa di “Solo Scriptura”.

Di fatto, Una retta comprensione del principio della “Sola Scrittura” non conduce ad un approccio individualistico nell’interpretazione della Bibbia del tipo: “Io e la mia Bibbia soltanto” quasi che da soli potessimo comprendere tutto attraverso l’illuminazione privata dello Spirito Santo, senza l’ausilio di commentari, dizionari biblici ecc. senza il contributo dei nostri fratelli e sorelle in fede di oggi e del passato. Quella posizione non tiene contro che la Bibbia stessa prevede il ministero dei “dottori”, vale a dire del contributo di uomini e donne ai quali Dio ha concesso il dono di elaborare ed esporre la fede cristiana nei suoi vari aspetti. Il ministero dei “dottori della chiesa”, infatti, è previsto dallo stesso Nuovo Testamento, perché è lo stesso Spirito Santo che, a vantaggio dell’intero popolo di Dio, ha impartito a particolari suoi figlioli doni di insegnamento. E’ proprio a motivo dei doni che Cristo ha dato alla Sua Chiesa nel corso dei secoli, che noi abbiamo il privilegio di stare “sulle spalle dei giganti”.

Certo, nessuno può accampare di avere il monopolio della “giusta interpretazione” (né la chiesa di Roma, né i leader di altri presuntuosi raggruppamenti). Noi dobbiamo leggere ogni cosa confrontando e con spirito di discernimento, ma noi abbiamo il privilegio ed il dovere di avvalerci del risultato degli studi di chi ha posto il risultato dei propri studi al servizio della Chiesa del Signore e che hanno fondato la loro erudizione sui chiari presupposti del Nuovo Testamento. Avremmo seriamente equivocato il “Sola Scripura” se davvero immaginassimo che questo principio escluda che noi ci si possa avvalere di ciò che ci insegnano cristiani di ogni epoca che diligentemente hanno studiato e riflettuto sulle Sacre Scritture, oppure che elimini la necessità della teologia sistematica. I Riformatori (incluso Calvino) spesso citavano le opere degli antichi padri della Chiesa, come Agostino, Tertulliano, Girolamo, Cipriano, Ambrogio, come pure Tommaso d’Aquino. Naturalmente non lo facevano in modo acritico, li leggevano sempre con discernimento, ma sicuramente li prendevano seriamente. Nessuno dei maggiori Riformatori avrebbe tollerato la pretesa che, proprio perché i padri della Chiesa fossero semplicemente uomini, questo solo fatto li rende irrilevanti o incapaci di riflettere un solo raggio di luce su difficili questioni teologiche. Nulla di tutto questo, però, implica che noi si debba ignorare la sapienza dei cristiani del passato e che uno debba cercare di discernere la verità in modo immediato leggendo esclusivamente le Scritture per conto proprio.

Onoriamo, perciò, gli studiosi antichi e moderni che, fondati su di quelli, traducono, spiegano e commentano la Bibbia, ne estraggono i principi ermeneutici, ne sistematizzano la dottrina. Essi sono i migliori esponenti antichi e moderni della teologia riformata e dell’evangelicalismo. Se si vuole chiamare questo “tradizione”, ben venga, non ce ne vergogniamo. Non ne siamo seguaci acritici, ma li onoriamo confrontando quanto scrivono con il metro delle Sacre Scritture.

Per quanto riguarda Calvino, egli certamente indirizzava le persone alla verità della Parola di Dio, ma una cosa che non faceva era quella di distogliere la loro attenzione da importanti teologi del passato. Di fatto, le opere di Calvino sono colme di riferimenti ai Padri della Chiesa, Agostino in particolare. Calvino sapeva che era importante dimostrare che ciò che lui proponeva non erano assolute novità ma che lui si trovava in linea con i più grandi teologi della chiesa. Egli considerava sé stesso come agostiniano allo stesso modo in cui molti oggi affermano di essere “calvinisti”. Le pretese di coloro che oggi sostegono “l’esclusivamente la Scrittura” sarebbero state da lui considerate arroganti e intollerabilmente individualiste. Calvino non solo condannava le pretese monopolistiche del magistero vaticano, ma anche gli abusi dello spiritualismo tipico, ad esempio, degli anabattisti del suo tempo.

Il testo, poi, di 1 Giovanni 2:20,27 è la risposta che l’apostolo dà ai primi fenomeni di elitismo spirituale colorato di gnosticismo. Egli confuta alcuni cattivi maestri (che chiama “anticristi”) che insistevano come “la vera verità” fosse un segreto profondo, diverso dal messaggio apostolico, alla quali si debba essere iniziati da un maestro illuminato. Lo Spirito Santo dimora e consacra ciascun credente ed è Lui che veramente illumina e ci pone in grado di comprendere la verità. Egli, poi, è Colui che dota alcuni con la particolare capacità di insegnare ad altri (Romani 12:6-7, Efesini 4:11). Mentre, così, Giovanni condanna la nozione di “maestri illuminati” come quelli dei gruppi esoterici, egli non condanna il ministero dei maestri legittimi, cosa che egli stesso è. Gli abusi dei “cattivi maestri” non escludono che vi siano “buoni maestri”.

Il concetto di “Sola Scrittura” non elimina, così, il ministero biblico dei “dottori” della chiesa. Il concetto che degli individui comuni, non istruiti ed addestrati, possano sedere da soli con la Bibbia sulle ginocchia (senza alcun altro ausilio e strumenti) ed aspettarsi di giungere ad una comprensione piena e matura della Scrittura senza l’aiuto di insegnanti fedeli e devoti che comprendano le cose meglio di quanto essi mai possano fare, è un’arrogante ed ingenua perversione del “Sola Scrittura”.

E’ possibile comprendere la Bibbia senza alcun aiuto esterno? Vi sono coloro che dicono: “Io non ho mai letto alcun libro umano, non ho mai consultato alcun commentario fatto dall’uomo: sono andato direttamente alla Bibbia per vedere che cosa essa ha da dire da sé stessa”. Questo suona molto spirituale ed è di solito accolto dall’uditorio con tanti “Amen” di approvazione. Si tratta, però, della via che conduce alla sapienza? Forse che ciascuno ha il diritto di bypassare tutta la sapienza accumulata dai cristiani nel passato? No. La pretesa di poter ignorare “libri semplicemente umani” e di andare direttamente alla Bibbia può sembrare devota e spirituale, ma si tratta di velato egotismo. Come si può pensare di comprendere la Bibbia in modo immediato meglio di tanti uomini e donne di fede che nel passato e nel presente hanno dedicato e dedicano la loro vita allo studio diligente delle Scritture e che Dio ha dotato dei doni e della possibilità di poterlo fare a vantaggio dell’intero popolo di Dio?

Tale pretesa, poi, è la solita confusione fra ispirazione dello Spirito con illuminazione dello Spirito. La funzione dello Spirito Santo non è quella di comunicarci nuove verità o di istruirci in materie sconosciute, ma di illuminare ciò che ci è rivelato nelle Scritture. Immaginate di scegliere una lista di parole tratte dal profeta Isaia e di volere ignorare ciò che gli studiosi cristiani ci dicono su Tiro, Sidone, Chittim, Sihor, Moab, Mahershalalhashbas, Calno, Carchemish, Hamath, Aiath, Migron, Michmash, Geba, Anathoth, Laish, Nob, e Gallim. Forse che lo Spirito Santo ci dirà, attraverso la preghiera, che cosa significano e che valore hanno indipendentemente dall’andare a consultare un commentario o un dizionario biblico?

Ecco una serie di citazioni, al riguardo, sulla stessa linea di ciò che abbiamo qui affermato.

  • “Non è strano che certi che tanto parlano di ciò che lo Spirito Santo ha rivelato loro, abbiano così tanta scarsa considerazione di ciò che Egli ha rivelato ad altri?” (C. H. Spurgeon, Commenting and Commentaries, London: Passmore & Alabaster, 1876).
  • “La tradizione è il frutto dell’insegnamento dello Spirito attraverso i secoli, allorché il popolo di Dio ha cercato di comprendere le Scritture. La tradizione non è infallibile, ma non è neppure trascurabile. Se noi la ignoriamo, solo impoveriamo noi stessi” (J.I. Packer, “Upholding the Unity of Scripture Today,” JETS 25,1982: 414).
  • “Sebbene non sia la tradizione a determinare la nostra interpretazione, la tradizione indubbiamente la guida. Se nel leggere un particolare testo biblico siete giunti ad un’interpretazione che sia sfuggita all’attenzione di ogni altro cristiano negli ultimi 2000 anni, oppure sia stata il grido di battaglia di coloro che la maggior parte dei cristiani considera eretici, fareste meglio ad abbandonare tale interpretazione” (R. C. Sproul).
  • “Il modo migliore per difendere un’interpretazione vera della Scrittura - così insistevano a dire i Riformatori, non è abbracciare ingenuamente l’infallibilità della tradizione, ma riconoscere la comune interpretazione della Scrittura. Il modo migliore per assicurarsi fedeltà al testo è quello di leggerlo insieme, non solo con i cristiani del nostro luogo e tempo, ma con la più vasta ‘comunione dei santi’ attraverso i secoli” (Michael Horton).
  • “Alcuni, con il pretesto di essere istruiti dallo Spirito Santo, rifiutano di essere istruiti da libri o da uomini viventi. Questo non onora lo Spirito di Dio, ma è mancargli di rispetto, perché Egli dà ai Suoi servitori maggiore luce che ad altri, ed è chiaro che lo faccia. Allora essi sono tenuti a comunicare quella luce ad altri, e ad usarla per il bene della chiesa. Se, d’altra parte, la chiesa rifiuta di ricevere quella luce, per quale fine lo Spirito l’avrebbe data? Questo implicherebbe che c’è un qualche errore nell’economia dei doni e delle grazie di Dio che è amministrata dallo Spirito Santo” (C. H. Spurgeon).

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