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[edit] 5. La caduta

Pur essendo stato creato ad immagine e somiglianza di Dio in stato di innocenza e privo di peccato (28), quando Adamo, disubbidendo al comando di Dio, peccò, l’intera razza umana decadde dalla sua gloria e giustizia originale (29).

L’immagine di Dio in essa venne sfigurata e la morte fisica e spirituale (30) venne così trasmessa ad ogni creatura umana susseguente. Questo rende l'uomo peccatore, sia per natura che per imputazione, alienato e ribelle a Dio come pure avverso alla Sua legge sin dall’infanzia (31). Per questo egli è giustamente condannabile, secondo quanto stabilito dalla legge di Dio, ad eterna dannazione, senza scusanti o giustificazioni (32).

Il peccato contamina ora ogni aspetto della creatura umana rendendola ad esso asservita (33). L'essere umano - in questo stato - è incapace di rimediare da solo con qualsivoglia mezzo alla sua condizione depravata e perduta soddisfacendo ai requisiti della sua riabilitazione di fronte ad un Dio tre volte santo. A meno che Dio stesso, nella Sua misericordia, non intervenga personalmente, l'essere umano decaduto è incapace ad amare veramente Dio, di osservare in modo soddisfacente le Sue leggi, di comprendere l'Evangelo, di ravvedersi dai suoi peccati e persino di confidare adeguatamente in Cristo per la sua salvezza (34).

[edit] Note

  • (28) Il peccato può anche essere definito come qualunque cosa sia contraria alla natura di Dio. Criterio e modello della natura di Dio è la Sua santità e la Sua divina volontà - la Parola di Dio. Peccare è venire meno ai santi modelli di Dio (Ro. 14:23; 1 Pi. 1:14,15; 1 Gv. 3:4).
  • (29) Ge. 3:1-24. Ro. 3:10:18. “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato... Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, così ancora per l'ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti” (Ro. 5:12-1).
  • (30) L’essere umano non possiede alcuna “scintilla divina” che debba semplicemente essere attizzata. Egli è spiritualmente morto e quindi cieco per quanto riguarda la verità spirituale. Egli possiede una naturale inimicizia contro Dio e deve essere reso vivente solo mediante l’opera rigeneratrice dello Spirito Santo che proviene dalla grazia mediante la fede nell’opera sostitutiva di Gesù Cristo (Sl. 51:5; Is. 64:6; 1 Co. 2:14; 2 Co. 4:4; Ro. 3:10-18; Ef. 2:1-10; Ro. 8:6-8).
  • (31) “Ecco, io sono stato formato nell'iniquità e mia madre mi ha concepito nel, peccato” (Sl. 51:5). “Ora l'Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti i disegni dei pensieri del loro cuore non erano altro che male in ogni tempo” (Ge. 6:5).
  • (32) “Perché l'ira di Dio si rivela dal cielo sopra ogni empietà e ingiustizia degli uomini, che soffocano la verità nell'ingiustizia” (Ro. 1:18).
  • (33) “Egli ha vivificato anche voi, che eravate morti nei falli e nei peccati, nei quali già camminaste, seguendo il corso di questo mondo, secondo il principe della potestà dell'aria, dello spirito che al presente opera nei figli della disubbidienza, fra i quali anche noi tutti un tempo vivemmo nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo i desideri della carne e della mente, ed eravamo per natura figli d'ira, come anche gli altri” (Ef. 2:1-3).
  • (34) ”come sta scritto: Non c'è alcun giusto, neppure uno. Non c'è alcuno che abbia intendimento, non c'è alcuno che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti sono divenuti inutili; non c'è alcuno che faccia il bene, neppure uno”. La caduta dell’uomo è stata completa (Ro. 3:10-12). Non c’è più alcuna pia virtù rimasta nell’uomo dopo la Caduta. La difficoltà del credere, quindi, risiede radicata nel peccato, non nell’intelletto. Credere in senso biblico non è difficile - è impossibile. La volontà di rispondere alla grazia di Dio è al di là delle capacità umane, nonostante sia suo dovere (Sl. 51:5; Is. 64:6; Ef. 4:19; Gv. 6:44; Ro. 3:19).



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