Giacomo11

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Indice - Decima parte - Dodicesima parte


Contents

11. Amicizia con il mondo?

(Giacomo 4:1-12)

Uno dei testi biblici maggiormente evidenziati dagli evangelici perché si può dire che riassuma il messaggio dell’Evangelo, è: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Lo stesso Giovanni, però, nella sua prima epistola, scrive: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui” (1 Giovanni 2:15). Lo stesso è ribadito da Giacomo quando scrive: “Non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio?” (4:4). Eppure lo stesso Gesù non era forse “amico del mondo” e persino il “Salvatore del mondo”[1]? Sono forse queste delle contraddizioni in termini? Dio ama oppure non ama il mondo? Dobbiamo noi amare il mondo e “fare amicizia” con esso, oppure tenercene il più possibile lontani, così come sembra essere ampiamente insegnato nel Nuovo Testamento? Evidentemente il termine “mondo” (sia nell’originale greco che in italiano) comporta significati diversi a seconda del contesto in cui si trova, significati che dobbiamo precisare accuratamente per evitare abbagli ed errori madornali di interpretazione. Abbiamo visto Giacomo esaminare fin ora un certo numero di comportamenti della vita di ogni giorno che possono servire o per autenticare il nostro essere dei cristiani oppure per mettere in evidenza l’assenza di vera fede salvifica. L’idea centrale di questa sezione dell’epistola di Giacomo si trova nel versetto: “Non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio?” (4:4). Che cosa intende qui l’apostolo? Leggiamo prima di tutto il brano in cui si trova questa espressione. Chiediamo a Dio di aiutarci a comprendere la Sua Parola in modo preciso!

Il testo biblico

Leggiamo dalla lettera di Giacomo al capitolo 4 dal versetto 1 al 12

L'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio. “Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri. O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio. Oppure pensate che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia»? Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili». Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d'animo! Siate afflitti, fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegria in tristezza! Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v'innalzerà. Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi dice male del fratello, o chi giudica il fratello, parla male della legge e giudica la legge. Ora, se tu giudichi la legge, non sei uno che la mette in pratica, ma un giudice. Uno soltanto è legislatore e giudice, colui che può salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?” (Giacomo 4:1-12).

Lo Spirito Santo, attraverso Giacomo, ci insegna qui che l’autentica vita spirituale e l’autentica vita cristiana implicano “una separazione dal mondo”, intendendo con questo una distinzione di carattere morale e spirituale dal modo di vivere di questo mondo. Non ci sta dicendo, infatti, come si è spesso equivocato, che il cristiano, o particolari categorie di cristiani che vogliano essere “più santi” degli altri, si debbano chiudere ...nella clausura di un convento, ma che, pur restando nell’ambito della società umana e interagendo con essa a gloria e per il servizio di Dio, il cristiano deve distinguersi da quello che la Scrittura chiama “l’andazzo di questo mondo”[2]. L’apostolo Paolo, applicando questo concetto a specifiche circostanze, scrive: “Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo”[3]. Dei Suoi discepoli, Gesù dice: “Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo”[4]. In quello stesso capitolo, Gesù dice, riferendosi ai Suoi discepoli: “Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu m'hai dato, perché son tuoi”[5], e ancora “Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno”[6].

E’ questo il punto: pur rimanendo fra la gente il cristiano deve vigilare, con l’aiuto di Dio, a non conformarsi allo “stile di vita” di questo mondo, vero e proprio “agente contaminante” che avvelena la vita umana ed impedisce al cristiano di vivere la sua fede in modo coerente. Esso pregiudica di fatto la sua crescita morale e spirituale ad immagine di Cristo. Di questa “contaminazione” dobbiamo aver paura, perché essa è molto comune, come dimostrano quelle chiese e credenti disavveduti che si conformano al mondo affermando senza vergogna di esserne “cittadini”[7]. Una “amicizia” continua ed abituale con il mondo è, infatti, fondata su quella che Giacomo aveva precedentemente descritto come “sapienza del mondo” e porta a guerre, contese, litigi insensati e a tutti quei guai che Giacomo descrive in questo testo.

Precisiamo allora bene che cosa la Scrittura intenda con il termine “mondo”.

Il “mondo” nelle Scritture

Il termine greco che qui traduciamo con “mondo” è κόσμος (cosmos), dal quale abbiamo in italiano “cosmico” e “cosmesi”. Letteralmente significa “qualcosa di ordinato”, propriamente un “sistema ordinato”, una “disposizione armoniosa” come l’universo, la creazione. Il Da questo termine si ricavano i concetti di ornamento, decorazione, “cosa bella”[8]. Il termine italiano “cosmesi” o “cosmetica” significa essenzialmente trattare la faccia come un insieme ed “armonizzarla”, ornarla. Il Nuovo Testamento attribuisce a “mondo” significati diversi[9]: (1) un insieme di cose ed oggetti. (2) l’universo creato, (3) la terra; (4) gli abitanti del mondo; (5) l’insieme del popolo di Dio, degli eletti; (6) la moltitudine degli empi, l’intera massa dell’umanità alienata da Dio e quindi ostile alla causa di Cristo; (7) lo stile di vita futile, vano e malvagio di questo mondo, l’insieme delle cose terrene, dotazioni, ricchezze, vantaggi, piaceri, ecc. Da quest’ultimo significato deriviamo in italiano il termine “mondano” e “mondanità” come la qualità, il carattere di ciò che è mondano, strettamente connesso alla vita terrena; in particolare, maniera di vivere frivola e brillante, tipica delle classi più agiate, e tutto quanto le si riferisce, terrenità. fatuità, frivolezza, futilità, levità, vanità.

E’ chiaro, quindi che il testo: “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio ecc.” (Giovanni 3:16), non significa “Dio ha tanto amato lo stile di vita empio, futile e vano di questo mondo” o che egli si compiaccia del modo di vivere dell’umanità decaduta. Nemmeno può significare (anche se potrebbe essere vero), “Dio ha tanto amato il pianeta terra che...”. Per “amicizia del mondo, altresì, Giacomo non si riferisce agli “amici della terra” che amano l’agricoltura, né dice che non dovremmo essere “filantropi”, ma che dovremmo detestare il modo di vivere dell’umanità decaduta che esclude Dio e non si sottomette alla sua legge morale. Quello del mondo, infatti, è un intero “stile di vita”, quello di coloro che hanno sé stessi, l’umanità, come unico punto di riferimento e non Dio. E’ uno stile di vita che potremmo quindi definire “antropocentrico” o meglio “egocentrico” incoraggiato da Satana. E’ un “ordine di idee” tutto particolare, un “ordine di cose”, un “sistema” ostile a Dio ed al popolo di Dio. E’ il sistema egocentrico di valori e senza Dio che contamina la vita morale dell’essere umano. Obiettivo del “mondo” è l’auto-glorificazione, la ricerca della realizzazione di sé stessi, della soddisfazione dei desideri e piaceri, il “servizio di sé stessi” ostile a Dio. Il cristiano non deve avere nulla di cui spartire con “il mondo dell’immoralità”, e dovrebbe fare estrema attenzione a non adottare, assorbire le filosofie e le ideologie di questo mondo, per quanto possano apparire attraenti e desiderabili. Esse, di fatto, sono fondamentalmente ingannevoli. La natura vera e pervasiva del mondo è malvagia, rovinosa. Dio, e non il mondo, deve avere il primo posto nella vita del cristiano. Perciò, anche l’apostolo Giovanni dice: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui” (1 Giovanni 2:15).

Il testo in maggiore dettaglio

Esaminiamo il testo in maggiore dettaglio.

1. “Da dove vengono le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra?” (1). Benché il concetto possa applicarsi anche ai conflitti che costantemente insanguinano il mondo, per “guerre e contese” si intendono qui soprattutto un certo tipo conflitti all’interno della comunità cristiana, quelli che sorgono da gelosie, personalismi, lotte di potere, ambizioni di imporsi all’attenzione e compiacimento del mondo per ottenerne privilegi, questioni di interesse materiale (denaro, proprietà ecc.). Quando la mentalità e le filosofie del mondo, infatti, entrano nei consigli di chiesa, nel pastorato e nelle scuole di teologia, si aprono le porte a demoni immondi che presto o tardi corrompono le chiese giungendo, con il tempo, ad alterarne a sua stessa ’identità, il suo “DNA”, rendendole, per usare un termine biblico, “sinagoghe di Satana”[10]. Giacomo e il resto del Nuovo Testamento, non condanna, però, tout court i conflitti, ma quelli che sorgono da motivazioni sbagliate. Gesù stesso aveva detto: “Non pensate ch'io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada”[11]. Quello di cui parla Giacomo non è il “buon combattimento”[12] a cui si riferisce l’apostolo Paolo. Esiste ed è necessaria, infatti, la “guerra spirituale”, come afferma Efesini “il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti”[13], la lotta per la verità e contro i falsi apostoli che altresì corrompono le chiese, come testimoniano ampiamente gli scritti degli apostoli. “Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quei della mutilazione”[14]

La discordia da evitare nelle chiese e quella della quale parla Giacomo, è quella causata dal prevalere in esse della “mentalità del mondo”. Essa è causata da una miscela di (1) inevitabili debolezze o patologie spirituali e sociali nei credenti e non trattate adeguatamente dalla cura spirituale e dall’applicazione della disciplina di chiesa; (2) dal fatto che inevitabilmente la chiesa è composta sia dal “grano” che dalle “zizzanie”[15], dalla coesistenza di veri e da falsi credenti. Le “passioni” (o “voluttà”) di cui qui si parla, traduce il termine greco ἡδονῶν (edonon), lo stesso da cui deriva la nostra parola “edonismo”. Nel Nuovo Testamento ha sempre un significato negativo. Gli “appassionati” desideri per i piaceri offerti dal mondo contraddistinguono i non credenti, lo stesso di quando Giacomo scrive: “Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce” (1:14). Esse pure stanno alla radice dei conflitti nella chiesa. E’ il “desiderio di piaceri” illeciti. Queste passioni si agitano nelle nostre “membra”, intendendo con esse le membra del corpo[16]. Giacomo, come Paolo, fa uso del termine “membra” per parlare della natura umana peccaminosa e decaduta. Sii riferisce agli increduli, nei quali si agitano ogni sorta di desideri che non sanno o non vogliono tenere sotto controllo.

2. “Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” (2,3). Per “voi uccidete” si intende l’omicidio come la conseguenza ultima di desideri illeciti incontrollati, potenziale conseguenza dell’odio, dell’ira e dell’amarezza. L’immagine qui è dei non credenti, la cui vita è così tanto sospinta da desideri incontrollati, che essi sarebbero disposti a lottare furiosamente fino ad uccidere pur di soddisfarli. Non necessariamente si intende un letterale “togliere la vita”. Il “Non uccidere”, come afferma Gesù stesso, lo si può estendere anche al ferire con le parole (gli insulti, le calunnie, le maldicenze). “Voi avete udito che fu detto agli antichi:Non uccidere, e Chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale; ma io vi dico: Chiunque s'adira contro al suo fratello, sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto al suo fratello 'raca', sarà sottoposto al Sinedrio; e chi gli avrà detto 'pazzo', sarà condannato alla geenna del fuoco”[17].

Interessante poi qui è il riferimento alla preghiera. “Non domandate”, “non pregate”, perché la vera gioia, pace, felicità, significato nella vita, speranza e realizzazione di sé stessi proviene solo da Dio. I non credenti non sono disposti ad accostarsi a Dio nei Suoi termini - essi rifiutano di sottomettersi a Dio o riconoscere la loro dipendenza da Lui. I credenti, però, possono anche “pregare male”, “Domandate male”. E’ la preghiera ipocrita, l’aspirazione che si trasforma persino in preghiera di chi è motivato dal desiderio di gratificazione personale e desideri egoistici e pretenderebbe che Dio li soddisfasse. C’è chi prega, ma aspettandosi da Dio la soddisfazione del suo egoismo, non ciò che promuove l’onore e la gloria di Dio, indipendentemente dai vantaggi personali che potrebbe ricavarne.

3. “O gente adultera, non sapete che l'amicizia del mondo è inimicizia verso Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (4).

Qui per “Gente adultera”, reso in alcune versioni: “Gente infedele” oppure “Adulteri ed adultere” è una descrizione metaforica dell’infedeltà spirituale. Essa era particolarmente familiare ai lettori originali di Giacomo di origine israelita, dato che l’Antico Testamento descrive spesso l’Israele infedele come una prostituta spirituale[18]. Nemmeno le chiese cristiane sono immuni da “l’adulterio spirituale” o persino dalla “prostituzione spirituale”, quando si legano e diventano serve e portavoci delle ideologie di questo mondo, di regimi politici o interessi partitici. In particolare, Giacomo qui pensa a cristiani professanti, esteriormente associati alla chiesa, ma che avevano un profondo attaccamento allo stile di vita di questo mondo e che certo non volevano abbandonarlo. Il termine: “Amicizia” in “amicizia del mondo”, in greco “filìa”, appare solo qui nel Nuovo Testamento e descrive l’amore in quanto forte attaccamento emotivo. Si può essere “amici del mondo” in senso negativo quando coloro che hanno un profondo desiderio per le cose del mondo danno prova di non essere veramente persone redente da Cristo.

4. “Oppure pensate che la Scrittura dichiari invano che: «Lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia»?” (5). Il significato di questo versetto è controverso. “Lo Spirito … ci brama fino alla gelosia”. Di quale “spirito si tratta”? L’originale greco, infatti, non distingue fra Spirito con la lettera maiuscola (quello di Dio) e spirito con la lettera minuscola (quello umano). Il riferimento qui pare non essere tanto lo Spirito Santo, ma lo spirito umano che ci fa bramare cose illecite attraverso l’invidia. Il punto che qui Giacomo vuol evidenziare è che lo spirito di un falso credente, un non credente (il suo spirito, il suo cuore) è attratto e determinato solo a compiere ciò che è male agli occhi di Dio. Il nostro spirito decaduto, il nostro “uomo vecchio”, quello che rimane in maggiore o minore misura anche nel credente, sempre “pretende la sua parte”, e lo fa con stimoli molto forti, come possono essere quelli della fame, la “fame” di cose illecite o dannose come quella della dipendenza fisica e psichica. Coloro che vivono per soddisfare le concupiscenze di questo mondo, danno prova che la loro fede non è autentica[19].

5. “Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili»” (6). Dio ci accorda “una grazia maggiore”. Il solo raggio di speranza nelle tenebre spirituali dell’uomo è la grazia sovrana di Dio che sola può salvarlo dalla sua propensione a bramare ciò che è male. Che Dio dia “maggiore grazia” mostra come la Sua grazia sia più grande della potenza del peccato, della carne, del mondo, e di Satana[20]. La citazione dall’Antico Testamento (da Proverbi 3:34) rivela chi ottiene la grazia di Dio è una persona umile, non un’orgogliosa nemica di Dio. Il termini “gli umili” non denota una classe speciale di cristiani, ma abbraccia ogni credente[21].

6. “Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (7). “Sottomettetevi” letteralmente significa “allinearsi sotto”, usata nel gergo mililitare dei soldati che si ponevano sotto l’autorità del loro comandante. Nel Nuovo Testamento[22] descrive la sottomissione di Gesù all’autorità dei Suoi genitori; la sottomissione al governo di una nazione; la sottomissione della chiesa a Cristo, e la sottomissione dei servi ai loro padroni. Giacomo fa uso di questo termine per descrivere la necessità di una consapevole e volontaria sottomissione alla volontà di Dio come sovrano Reggitore dell’universo. Una persona veramente umile giura fedeltà a Dio, ubbidisce ai Suoi comandi e segue la Sua autorità. L’altra faccia della medaglia della sottomissione è“ Resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” . “Resistere” significa letteralmente “prendete posizione contro”. Tutti o sono sotto la signoria di Cristo o sotto la signoria di Satana, non c’è alcuna via di mezzo. Coloro che trasferiscono la loro fedeltà da Satana a Dio troveranno come Satana poi “fugga” da loro, dato che egli è un nemico sconfitto. 7. “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi. Pulite le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d'animo!” (8).

“Avvicinatevi”, significa desiderate intensamente di stabilire uno stretto rapporto con Dio. Il concetto di “avvicinarsi” originalmente nella Bibbia era rivolto ai sacerdoti leviti che mediavano il rapporto fra il popolo e Dio[23], ma in Cristo interessa il rapporto di chiunque con Dio. Salvezza implica molto di più che sottomettersi a Dio e resistere al diavolo: il cuore redento desidera ardentemente avere comunione con Dio.

“Pulite le vostre mani” (o “purificate le vostre mani”). I sacerdoti dell’Antico Testamento dovevano sottoporsi alla cerimonia della purificazione delle mani prima di servire presso l’altare ed accostarsi così a Dio. Allo stesso modo i peccatori (che qui indica solo gli increduli) che vogliono accostarsi a Dio devono riconoscere e confessare il loro peccato. Da questo pure: “Purificate i vostri cuori” o “santificate i vostri cuori”. La purificazione delle mani simbolizza il comportamento esteriore, ma purificare o santificare il cuore indica i pensieri interiori, le motivazioni ed i desideri della mente o cuore.

8. “ Siate afflitti, fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegria in tristezza! Umiliatevi davanti al Signore, ed egli v'innalzerà” (9,10).

“Siate afflitti” o “gemete”: è il necessario atteggiamento di profonda contrizione, tristezza e cordoglio per i propri peccati, come afferma Paolo: “Perché la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che porta alla salvezza, del quale non c'è mai da pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte” (2 Corinzi 7:10). “Piangete” è la manifestazione esteriore di profonda tristezza per i propri peccati. “Riso”, d’altro canto, parola usata solo qui nel Nuovo Testamento, indica le risate irriverenti e frivole di coloro che stupidamente indulgono nei piaceri del mondo. La figura rappresenta coloro che non pensano mai a Dio, la vita, la morte, il peccato, il giudizio o la santità. Giacomo chiama persone così a far cordoglio per i propri peccati come il pubblicano nella parabola raccontata da Gesù: “...Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore!" Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato»”[24].

9. “Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi dice male del fratello, o chi giudica il fratello, parla male della legge e giudica la legge. Ora, se tu giudichi la legge, non sei uno che la mette in pratica, ma un giudice. Uno soltanto è legislatore e giudice, colui che può salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi il tuo prossimo?” (11,12).

Fa parte della mentalità del mondo dalla quale stare lontani, lo “sparlare”, il pettegolezzo, la diffamazione, il “giudizio” inappropriato, fuori luogo. Giacomo non proibisce qui la denuncia di ciò che è male, comandate altrove nella Scrittura[25], ma critica il parlare contro i fratelli, il calunniarli con malignità e maldicenze[26]. Allo stesso modo, “Chi giudica il fratello, parla male della legge e giudica la legge”. Coloro che diffamano fratelli in fede si atteggiato a giudici per condannarli (cfr. 2:4). Facendo così diffamano e trascurano la legge di Dio che espressamente proibisce la calunnia. Qui:“giudica la legge”, vale a dire, rifiutandosi di sottomettersi alla legge, i calunniatori se ne pongono al di sopra come giudici. “Legislatore”, Dio, che ha dato la legge (cfr. Isaia 33:22). Egli solo ha l’autorità di salvare coloro che si ravvedono dal suo castigo e distruggere coloro che rifiutano di ravvedersi. Non si tratta qui del giudizio legittimo e fatto nel modo e nella sede giusta. La Scrittura, infatti, ci chiama a “giudicare”, a “discernere”, a “discriminare”. Quando Gesù ci dice: “Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato” (Luca 6:27), Egli intende un giudizio ingiusto ed ipocrita, non un giudizio legittimo.

Conclusione

L’amicizia con il mondo e l’amicizia con Dio si escludono l’uno con l’altro perché indicano due modi essere diversi, due modi di pensare, di parlare e di agire in contrapposizione fra di loro. Quella del mondo e del suo “andazzo” è l’amicizia impostata alla ribellione verso Dio e la Sua legge, quella con Dio è l’amicizia che Cristo è venuto a realizzare e che porta uomini e donne ad essere in armonia e cooperazione con Dio. Il cristiano non si isola dal mondo, ma nel mondo sta bene attento a non essere contaminato dalla sua mentalità, usi e costumi. Egli, certo, anche “va a braccetto” con la gente del mondo, ma dipende da chi conduce chi... “Vado a braccetto” con il mondo ed il mondo mi conduce dove vuole lui, sulle vie del peccato, oppure “vado a braccetto” con il mondo e sono io credente, a portarlo verso Dio e il Suo Cristo? La chiesa “danza” con il mondo, ma chi conduce quel ballo? Il mondo, oppure la chiesa? I cristiani hanno ricevuto da Dio una natura così diversa da chi ama questo mondo, i “seguaci ed imitatori di Satana”, che essi non dovrebbero mai indulgere nelle sue vie o condividere la loro “consacrazione” alle cose di questo mondo. Per i cristiani perseguire le cose di questo mondo va contro la natura stessa che hanno ricevuta e non potranno mai sentirsi “a casa” propria nel mondo o soddisfatti fintanto che non rinunciano a queste cose e non ritornano al loro “primo amore”. Per questo i cristiani non sono e non potranno mai essere “cittadini del mondo”. “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è ne' cieli, d'onde anche aspettiamo come Salvatore il Signor Gesù Cristo”[27].

Domande di approfondimento

  • In che modo definiresti la “mondanità”?
  • Dà alcuni esempi di attività che alcuni cristiani potrebbero tipicamente considerare “mondane”.
  • Com’è possibile essere “nel” mondo, ma non essere “del” mondo?
  • Perché Giacomo sembra così intollerante dei conflitti nella chiesa? Che cosa causa queste dispute? (Considerare Giovanni 17:20-21; 2 Corinzi 12:20; Efesini 2:3; 2 Timoteo 3:2-5).
  • Perché Giacomo si rivolge ad alcuni dei suoi lettori come ad adulteri? Che cosa significa questo termine?
  • Che cosa significa essere amici del mondo? Che cos’è l’inimicizia con Dio? (Da considerare: Salmo 21:8; Isaia 42:13; Neemia 1:2,8; Luca 19:27; Romani 5:10; 1 Corinzi 15:25).
  • Quale dovrebbe essere il rapporto del cristiano con il mondo?
  • Riassumi i rimedi che Giacomo indica per essere ristabiliti presso Dio (vbv. 6-10).
  • Perché Giacomo è così duro sul non giudicare e diffamare gli altri? Significa forse che non dovremmo mai condannare e denunciare ciò che è peccato davanti a Dio? Perché o perché no?
  • Nel testo di Salmo 63:1-11, considera le azioni ed i verbi che sono utilizzati per descrivere il rapporto del salmista con Dio. Che cosa insegna questo testo sull’avvicinarsi a Dio?
  • In che modo la passione ed il desiderio per Dio manifestati in Salmo 63:1-11 sono il segno di un vero credente?
  • Leggi il Salmo 24:3-4. quali sono i requisiti per potersi accostare a Dio? (Si consideri anche Ezechiele 18:31; 36:25-26; 2 Timoteo 2:22; 1 Pietro 1:22).
  • Leggi Giovanni 8:44. Qual + il rapporto fra i non credenti e Satana? Che cosa significherebbe per loro “resistere al diavolo” secondo Giacomo? (Si consideri pure Efesini 2:22; 1 Giovanni 3:8; 5:19).
  • In che modo le nostre azioni rivelano dove sta il nostro cuore? In che moso sei “innamorato” delle cose di questo mondo?
  • Nei versetti 2 e 3 Giacomo discute delle motivazioni inappropriate nelle preghiere dei credenti. Esamina la tua vita di preghiera. Quanto nelle tue preghiere è incentrato su desideri egoistici? In che modo lo puoi cambiare?

Appendici

Il significato di “mondo”

1. "Kosmos" è usato per l'universo nel suo insieme: "Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo" (At. 17:24).

2. "Kosmos" è usato in riferimento alla terra: "Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv. 13:1); "passare da questo mondo al Padre" significa "lasciare questa terra". "In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui" (Ef. 1:4); cfr. Giobbe 38:4ss.

3. "Kosmos" è usato in riferimento al "sistema", al "l'ordine di cose" vigente in questo mondo. " Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo" (Gv. 12:31); si confronti con Matteo 4:8 e 1 Giovanni 5:19.

4. "Kosmos" è usato per l'intera umanità. "Or noi sappiamo che tutto quel che la legge dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinché sia chiusa ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio" (Ro. 3:19)

5. "Kosmos" è usato in riferimento all'umanità meno i credenti: "Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me" (Gv.15:18). I credenti non "odiano" Cristo, così "mondo" deve significare il mondo degli increduli contrapposto a quello che crede in Cristo e lo ama. "No di certo! Perché, altrimenti, come potrà Dio giudicare il mondo?" (Ro. 3:6). Qui c'è un altro brano in cui "il mondo" non può significare "tu ed io, e tutti gli altri", perché i credenti non saranno "giudicati" da Dio. Ecco così come qui si parla del mondo degli increduli.

6. "Kosmos" è usato in riferimento alle genti, ai Gentili, ai pagani, "gli stranieri", in contrapposizione agli Israeliti. "Ora, se la loro caduta (di Israele) è una ricchezza per il mondo e la loro diminuzione (di Israele) è una ricchezza per gli stranieri, quanto più lo sarà la loro piena partecipazione!" (Ro. 11:12). Notate come il significato di "mondo" nella prima affermazione, sia ulteriormente precisato dalla seconda. Qui "mondo" non può significare "tutta l'umanità" perché n'esclude Israele.

7. "Kosmos" è usato in riferimento solo ai credenti: “Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29); “Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3:16-17); “Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo»” (GIovanni 6:33); “Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini” (1 Corinzi 4:9) “Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione” (2 Corinzi 5:19).

Una chiesa compromessa con le ideologie mondane

Certi teologi non riescono più a distinguere il protestantesimo dalla moderna ideologia liberale nata e coltivata in Germania nel XIX secolo e che si allontana radicalmente dai presupposti della Riforma, della quale si ritengono gli unici ad averla capita. Non si accorgono (o lo nascondono) che i loro presupposti filosofici sono diversi. Come possono considerarsi eredi dei Riformatori visto che per loro la Bibbia non è Parola di Dio ed è da relativizzare? Come possono ritenersi continuatori della Riforma, del “Soli Deo Gloria“, quando al centro della loro attenzione c’è solo l’uomo, la cultura secolare, i movimenti della storia dai quali bisogna imparare ed ai quali bisogna adattarsi? Tutto il loro pensiero è impostato all’evoluzionismo filosofico e religioso, di cui il Cristo è solo un (malleabile) tassello. È quello che permette loro di considerarsi “evoluti” e “intellettualmente superiori” mentre noi saremmo solo dei “retrogradi”, degli “ignoranti”.

Tipico è anche il loro illusorio appello al “dialogo”, alla “pace”. Certo, parliamo di “guerra”, ma la nostra vuole solo essere una guerra di idee, di Weltanschauung, una guerra “culturale”. Non sono loro “il nemico”, ma chi sta spiritualmente loro dietro, perché, come dice Efesini 6:12 “il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti”. A che serve, però, dire questo: non lo capirebbero, lo traviserebbero. In ogni caso questa “guerra spirituale” non riguarda solo la chiesa valdese, ma è in corso in tutto il mondo. Potrei documentare.

E’ sicuramente conveniente, per loro, parlare di “pace” e di “dialogo”: non vorrebbero che nessuno li sfidasse, che si desse loro carta bianca. Contano che con le loro parole suadenti che parlano di “amore” possano rimanere lì dove stanno ed assorbire possibilmente chi li contesta. “Guardateci quanto amorevoli siamo… come potreste mai contestarci!”.

Si sa, però, che i nostri sono “vaneggiamenti”, “cripto-cattolicesimo” o chissà che altro. Che pena.

Note

[1] 1 Giovanni 4:14.
[2] Efesini 2:2.
[3] 1 Corinzi 5:9-10
[4] Giovanni 17:14
[5] Giovanni 17:9.
[6] Giovanni 17:15.
[7] “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è ne' cieli, d'onde anche aspettiamo come Salvatore il Signor Gesù Cristo” (Filippesi 3:20).
[8] Vedasi la definizione di Plinio: “Graeci nomine ornamenti appellarunt, eum nos a perfecta absolutaque elegantia mundum” (Plinio, h. n. 2, 3).
[9] http://biblesuite.com/greek/2889.htm
[10] Apocalisse 2:9; 3:9.
[11] Matteo 10:34.
[12] 2 Timoteo 4:7.
[13] Efesini 6:12.
[14] Filippesi 3:2.
[15] Matteo 13:25.
[16] Cfr. Romani 6:19.
[17] Matteo 5:21-22.
[18] Osea 9:1.
[19] Romani 8:5-11; 1 Corinzi 2:14.
[20] Romani 5:20.
[21] cfr. Isaia 57:15; Matteo 18:3-4.
[22] Luca 2:51; Romani 13:1; Efesini 5:24; Tito 2:9; 1 Pietro 2:18.
[23] Levitico 10:30; Ezechiele 44:13.
[24] Luca 18:13-14.
[25] Matteo 18:15-17; Tito 1:3; 2:15; 3:10.
[26] Salmo 50:20; Proverbi 10:18; Romani 1:29; Tito 2:3.
[27] Filippesi 3:20.

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