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[edit] 13. I Credo e le Confessioni della Riforma

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Quando dopo il Medio Evo Dio risvegliò la sua chiesa per mezzo dell’azione dei Riformatori, per la formulazione di Credo iniziò un’era nuova. La Riforma infatti presenta una vera e propria proliferazione di Confessioni di Fede.

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La prima Confessione della Riforma fu la Confessione Augustana, scritta come replica alle accuse degli oppositori cattolico-romani alla Dieta di Augusta nel 1530. Questa confessione fu seguita nel medesimo anno da un’opera apologetica che la concerneva. Entrambi questi documenti vennero composti da Melantone, il seguace ed amico di Lutero.

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In seguito le Chiese luterane adottarono pure tre scritti dello stesso Lutero: il Catechismo minore, il Catechismo maggiore e gli Articoli di Smacalda. Infine, nel 1577, dopo molte controversie interne, adottarono la Formula di Concordia. Tutti questi documenti vennero riuniti nel Libro di Concordia ed hanno a tutt’oggi l’adesione formale di tutte le Chiese luterane in ogni parte del mondo

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Presso l’ala calvinista della Riforma, i fatti ebbero uno sviluppo differente. Sebbene lo stesso Calvino avesse scritto numerosi catechismi e confessioni, le chiese riformate degli altri paesi non si accontentarono di adottare semplicemente le sue confessioni, ma quasi ogni chiesa nazionale ne compose una. A questa varietà vi era però soggiacente una profonda unità: infatti, anche se questi svariati documenti presentavano differenze di accento, la dottrina fondamentale era in tutti la medesima.

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Non esiste un’unica fonte alla quale si possa attingere per trovarvi un’espressione autorevole della fede riformata. Certamente dobbiamo molto a Giovanni Calvino, ma dobbiamo pure molto a diversi altri: ad Agostino, ad Anselmo, a Martin Lutero. Inoltre, queste personalità, per quanto grandi possano essere state, non hanno mai preteso di parlare con un’autorità equivalente a quella della divina rivelazione, oppure in modo tale che l’intera chiesa avesse dovuto sottomettersi a loro in obbedienza. Nel cristianesimo evangelico non esiste un Papa che possa parlare ex cathedra e, così facendo, imporre affermazioni infallibili sui fedeli. 6 Tali confessioni non pretendono di proporre alcuna nuova dottrina, ma vengono formulate e verificate alla luce della Scrittura: "...sfidando ognuno a trovarvi nella nostra confessione capitolo o frase che sia contraria alla Santa Parola di Dio", come dice la prefazione alla Confessione Scozzese, "nel qual caso che questi si compiacesse, per carità cristiana, ad informarci per iscritto". L’ortodossia qui era considerata soprattutto come conformità della fede con la Scrittura e con la chiesa primitiva.

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Se vogliamo così apprendere quale sia stata la posizione riformata su questo o su quel punto di dottrina, se vogliamo raccogliere qualcosa di simile ad una comprensione "ufficiale" della fede riformata, dobbiamo considerare non tanto gli scritti di singoli teologi, ma le confessioni di fede della chiesa:

  • La confessione belga,
  • Il catechismo di Heidelberg,
  • I trentanove articoli della Chiesa di Inghilterra (1551);
  • La seconda confessione elvetica (1564);
  • Il Catechismo di Heidelberg (1562);
  • I canoni di Dort (1619);
  • La confessione ed i catechismi di Westminster (1646).

E’ solo in questi testi che possiamo discernere quello che potrebbe essere un consensus ecclesiæ ad un dato momento della storia al riguardo dell’insegnamento della Parola di Dio.



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