Passi scritturali che attestano che la fede è il dono di Dio
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Passi Scritturali che Attestano che la Fede è Opera di Dio
Allo scopo di creare un catalogo di "munizioni" apologetiche, vorrei elencare qui i riferimenti scritturali che insegnano come la fede sia un dono di Dio e non un prodotto della cooperazione tra volontà umana e grazia preveniente, secondo la concezione arminiana classica, nè tantomeno un prodotto del solo libero arbitrio, secondo la concezione pelagiana che oggi sta ritornando in auge fra molti evangelici.
La fede è un dono immeritato di Dio:
Ef. 2:8-9 "Voi infatti siete stati salvati per grazia, mediante la fede, e ciò non viene da voi, è il dono di Dio, non per opere, perché nessuno si glori." Se la salvezza è per grazia ed è quindi il dono di Dio, e se la fede è il mezzo mediante cui si ha tale dono, conseguentemente anche la fede, cioè lo strumento necessario alla salvezza, deve essere un dono. Altrimenti, se la fede fosse il prodotto di una nostra scelta o sforzo, la salvezza non sarebbe più un dono, ma una retribuzione dovuta, e questo consentirebbe all'uomo di vantarsene.
Eb. 2:12 "tenendo gli occhi su Gesù, autore e compitore della nostra fede, il quale, per la gioia che gli era posta davanti, soffrì la croce disprezzando il vituperio e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio."
Fl. 1:29 "Poiché a voi è stata data la grazia per amore di Cristo, non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui,"
1Pi. 1:1 "Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo:", da confrontare con Gv. 3:27 "L'uomo non può ricevere nulla, se non gli è dato dal cielo"
1Gv. 5:20 "Ma noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intendimento, affinché conosciamo colui che è il Vero; e noi siamo nel Vero, nel suo Figlio Gesù Cristo; questo è il vero Dio e la vita eterna."
1Co. 3:6-7 "Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere. Ora né chi pianta né chi annaffia è cosa alcuna, ma è Dio che fa crescere." Il seme di cui parla Paolo è la Parola predicata, che solo Dio ha il potere di far crescere.
At. 18:27 "Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli che l'accogliessero. Giunto colà, egli fu di grande aiuto a coloro che avevano creduto mediante la grazia." Si può essere credenti solo se Dio si compiace di donarci la fede mediante la Sua grazia.
At. 13:48 "I gentili, udendo queste cose, si rallegrarono e glorificavano la parola del Signore; e tutti coloro che erano preordinati alla vita eterna credettero." Il criterio della grazia discriminante di Dio è unicamente l'elezione, con cui alcuni e non altri furono ordinati a vita eterna. Nulla di più umiliante per l'orgoglio ribelle dell'uomo, sempre pronto a cercare gloria e meriti per sè per guadagnarsi l'ammirazione degli altri uomini e contendere con Dio.
1Co. 1:30-31 "30 Ora grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, affinché, come sta scritto: «Chi si gloria, si glori nel Signore»" Grazie a chi siamo in Gesù Cristo? Grazie a Dio che "ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose spregevoli e le cose che non sono per ridurre al niente quelle che sono, affinché nessuna carne si glori alla sua presenza." (v. 28-29)
Gv. 1:13 "i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio." Se la fede è lo strumento che ci autorizza ad essere chiamati figli di Dio, noi sappiamo che siamo tali non per una nostra scelta, ma perchè "siamo nati da Dio."
1Co. 4:7 "Che cosa infatti ti rende diverso? Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché ti glori come se non l'avessi ricevuto?"
Gv 6:35-45 "E Gesù disse loro: «Io sono il pane della vita chi viene a me non avrà mai più fame e chi crede in me non avrà mai più sete. Ma io ve l'ho detto: voi mi avete visto, ma non credete. Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me; e colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. È questa la volontà del Padre che mi ha mandato: che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà di colui che mi ha mandato: che chiunque viene alla conoscenza del Figlio e crede in lui, abbia vita eterna, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno». I Giudei dunque mormoravano di lui, perché aveva detto: «Io sono il pane che è disceso dal cielo», e dicevano: «Non è costui Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Come può egli dire: "Io sono disceso dal cielo"?». Allora Gesù rispose e disse loro: «Non mormorate fra di voi. Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: "E tutti saranno ammaestrati da Dio". Ogni uomo dunque che ha udito e imparato dal Padre, viene a me." Dal contesto di Giovanni 6 si impara che "andare/venire a Gesù", e "credere in Lui" sono usati come sinonimi, cioè sono due espressioni che significano la stessa cosa. Ma andare a Cristo (credere in Lui) nessuno può farlo se non lo attira il Padre che Lo ha mandato, dice Gesù Cristo. E tutti quelli dati a Lui dal Padre (eletti dal Padre per essere salvati mediante Cristo Gesù) andranno, e dunque se ci andranno, andranno solo perchè attirati dal Padre, dato che da se stessi non potevano, come ogni uomo ("nessuno può venire a me se non lo attira il Padre"). La fede è un dono ed un'operazione di Dio nel peccatore eletto ("dato a Gesù"). Il peccatore va a Gesù, volontariamente. Ma questo volere andare a Gesù è causato dal Padre (perchè lo "attira" Lui, altrimenti non potrebbe volere andarci).
Gv. 10:26 "Ma voi non credete, perché non siete delle mie pecore, come vi ho detto." Il contesto di questo capitolo mostra che vi sono alcuni che sono "pecore", e altri che non sono "pecore". La proposizione che a noi interessa qui è la seguente: Se alcuni non credono è perchè non sono pecore. Il verso dunque non sta dicendo, come molti superficialmente lo leggono: "non siete delle mie pecore perchè non credete". Dice esattamente il contrario: "non credete perchè non siete delle mie pecore". L'elezione ("l'essere pecore") precede e determina la fede ("credere"). La riprovazione (il "non essere pecore") è la causa ultima, cioè situata nella volontà decretiva ed eterna ed incondizionata di Dio e non nell'uomo, (e ciò non significa negare o contraddire che nel tempo l'uomo sia volontariamente incredulo, ma anzi lo stabilisce) del non credere ("non credete perchè non siete delle mie pecore").
Mt. 11:25-27 "In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Sì, o Padre, perché così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo."
Mt. 16:15-17 "Egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?». E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù, rispondendo, gli disse: «Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli."
2 Co. 4:6 "perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è lo stesso che ha fatto brillare il suo splendore nei nostri cuori per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di Gesù Cristo." La conoscenza di Dio è possibile solo per l'iniziativa di Dio, con un atto sovrano come fu la creazione del mondo.