La necessità delle confessioni di fede oggi

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Le confessioni di fede riformate

La loro rilevanza nel nostro mondo dominato dal post-modernismo

Gli evangelici hanno ancora un messaggio autorevole da offrire al mondo? E se ne hanno uno, qual è? Credo che queste questioni siano rilevanti proprio perché l'attuale scenario teologico delle chiese evangeliche presenta un'immagine molto confusa.

Da una parte alcuni evangelici mettono in rilievo come tutti i discorsi teologici che si possono fare sono per loro stessa natura relativi o contestuali. Essi sostengono che ogni sistema teologico riflette la particolare natura del contesto in cui era stato originalmente scritto. Secondo questi "contestualisti" la comprensione che la chiesa ha della Parola di Dio non sarebbe che semplicemente un'approssimazione umana e fallibile alla verità di Dio. Di conseguenza, per loro, ogni affermazione teologica è da relativizzare, accantonare o persino da disprezzare. Essi mettono così in rilievo che ogni affermazione teologica sia provvisoria e non vincolante, sostenendo che le affermazioni dottrinali come le confessioni di fede siano il prodotto degli sforzi umani e da non confondersi con la verità immutabile che è nella mente di Dio ed oltre alla nostra capacità di raggiungerla.

Dall'altra parte, altri evangelici comprendono che senza una confessione di fede si troverebbero solo, teologicamente parlando, in una sorta di terra di nessuno. Recenti sviluppi indicano come molti stiano tornando all'idea dell'importanza di una regola di fede ed a forme di autorità ecclesiastica per la stessa ragione per la quale la chiesa antica ne aveva sentito il bisogno. Essi rispondono a ciò che percepiscono essere una minaccia alla loro fede. Il Patto di Losanna, il prodotto del Congresso internazionale sull'evangelizzazione del mondo, riunitosi in quella città svizzera nel 1974 è un'importante affermazione di fede evangelica e dovrebbe essere incluso in ogni raccolta di letteratura confessionale. Nel maggio del 1977, 45 leader evangelici di rilievo sono convenuti per stilare "L'appello di Chicago agli evangelici" esortando gli evangelici a ritornare al loro retaggio cristiano, a riaffermare i credi ecumenici e le Confessioni di Fede della Riforma, testimoniando coraggiosamente la sua fede al mondo. Dichiaravano: "Deploriamo due opposti eccessi: una chiesa basata su un credo che semplicemente recita una fede ereditata dal passato, e una chiesa priva di credo che languisce nel vuoto dottrinale. Confessiamo che, come evangelici, di non essere immuni da questi difetti" [Robert E. Webber and Donald Bloesch, editors, The Orthodox Evangelicals: Who They Are and What They Are Saying (Nashville, Tennessee: Thomas Nelson, 1978), 13].

DEFINIRE CREDI E CONFESSIONI

In che modo si diversificano i credi e le confessioni? Il termine "credo" (dal latino "io credo"), dato che la dichiarazione di fede non implica solo semplice accettazione della verità, ma impegno personale verso di essa, "credo" significa che i credenti affermano come certe cose siano vere, che la verità loro importa e che per sostenere queste cose sarebbero disposti, se necessario, a sacrificare per esse la loro stessa vita come martiri. La natura personale del Credo è chiaramente dimostrata nel primo articolo che Credo apostolico: "Io credo in Dio ecc.". Un credo, quindi, è un conciso sommario formale dei punti principali della fede cristiana. Come tale, il Credo si riferisce più frequentemente agli antichi credi della chiesa antica: le espressioni delle verità bibliche essenziali, quelle che i cristiani hanno riconosciuto in ogni luogo ed in ogni tempo nel Credo apostolico, il Credo niceno, la Definizione di Calcedonia e il Credo atanasiano. Il termine Credo non è mai applicato alle affermazioni di fede denominazionali.

Le Confessioni di fede (dal latino confessus, assenso, dichiarazione), i Simboli (dal greco symbolon, segno, certificato), articoli di fede (dal latino Articulus fidei, qualcosa di creduto), così come sono variamente definite, esprimono le credenze specifiche di una denominazione. Esempi potrebbero essere la Confessione di fede belga e la Confessione di fede di Westminster. Essi sono pure chiamati "canoni dottrinali" verso i quali le denominazioni ufficialmente si impegnano a sostenere. Una Confessione di fede autentica dovrebbe esprimere la fede vivente comune della chiesa, la comunione dei santi, e quindi essere accettata spontaneamente.

OBIEZIONI ALLE CONFESSIONI

Quegli evangelici che sostengono in modo militante dei precisi canoni dottrinali sono sottoposti a diverse critiche che sorgono da fenomeni molto bene identificabili. Ne elenchiamo i principali.

L'individualismo

Gli evangelici sono afflitti da tempo da un incipiente individualismo. Prendendo le mosse dalla priorità data all'individuo, tipicamente si dice alla gente che: "Devi trovare la chiesa di tua scelta che meglio serva ai tuoi bisogni". Certi discorsi di "evangelizzazione" sono finalizzati a venire incontro alle aspirazioni dei "consumatori della religione". Non la scelta di Dio, ma le preferenze individuali costituirebbero il senso delle aggregazioni di chiesa. Questa mentalità da consumatore è diventata una delle maggiori eresie del nostro secolo. Si fa ora una sottile differenza quando si dice che la chiesa è il corpo di Cristo senza il quale il cristiano non può vivere e dire che un cristiano dovrebbe trovare una chiesa che risponda ai suoi bisogni.

La Parola di Dio, però, non si rivolge all'individuo ma al popolo di Dio. La Parola di Dio è la fonte della conoscenza di Dio. Essa stabilisce i criteri della fede cristiana. Nessuno dei grandi credi e confessioni era stato prodotto indipendentemente da ciò che la chiesa diceva e pensava. Una confessione non è basata soltanto su ciò che percepisce un singolo individuo: è uno sforzo collettivo. Noi formiamo una chiesa e siamo condotti da essa. Noi confessiamo la nostra fede. Siamo una comunità di credenti. siamo "un popolo che Dio si è acquistato" (1 Pietro 2:9). Gesù ci rammenta della nostra vita insieme. Egli ci insegna a pregare "Padre nostro.... dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Matteo 6:11). La chiesa è una comunità di credenti che ha ricevuto la verità di Dio ed edifica su di essa (1 Timoteo 3:15).

La chiesa ha il diritto e l'autorità di formulare la propria confessione di fede. Sebbene l'accento sia sul corpo dei credenti (1 Corinzi 12), la responsabilità personale non viene tuttavia dimenticata. Come membro della chiesa, la sua confessione è la mia confessione. Queste confessioni storiche sono un antidoto contro l'individualismo. Riscoprire la natura della chiesa come corpo in una dimensione di continuità storica, riduce il pericolo che intere comunità di fede siano sviate dai "liberi professionisti" carismatici, quelli che sono in grado di mettere in piedi "chiese fai da te" basate sulle proprie idee e personalità. Troppo spesso quella che è stata definita come "l'ambizione non benedetta di individui irrequieti" (Charles Hodge) ha reso gli scismi uno dei problemi principali dei nostri giorni.

Soltanto la Bibbia

Alcuni raggruppamenti indipendenti discreditano interamente le confessioni di fede. Essi sostengono che confessioni vincolanti contraddicano l'autosufficienza della Scrittura e distruggano la libertà cristiana. Il grido di battaglia della Riforma: "Soltanto la Bibbia" è stato indebitamente trasformato in: "Nessun altro credo se non la Bibbia".

Il revivalista Charles Finney (1792-1875), nel respingere il credo della Chiesa presbiteriana, aveva detto: "Mi sono trovato del tutto impossibilitato ad accettare la dottrina sulla base dell'autorità ... Non avevo alcun altro luogo in cui andare se non direttamente alla Bibbia ed alla filosofia ed operazioni della mia mente. gradualmente ho sviluppato una visione mia propria ... che mi è apparsa inequivocabilmente essere insegnata nella Bibbia" [7. The Gospel in America, 173].

Dire "Nessun altro credo se non la Bibbia" ha successo soltanto in presenza di un comune accordo su quel che la Bibba insegna. In un modo, però, pieno di menzogne, la chiesa non può fare a meno delle confessioni di fede. Senza un suo criterio dottrinale, la chiesa inevitabilmente cade preda di ogni sorta di eresie. Le confessioni di fede non sono un'autorità in competizione con la Bibbia. La Bibbia è per noi la Parola di Dio; i credi e le confessioni sono la risposta che noi diamo a Dio. Sebbene tutti i cristiani evangelici sostengano che solo la Bibbia sia una guida completa e sufficiente in materia di fede e di condotta, storicamente essi hanno sentito il bisogno di elaborare affermazioni dottrinali che presentassero, in modo più o meno completo, le verità fondamentali che essi comprendono che la chiesa insegni.

Soltanto Gesù

Quando si afferma l'importanza delle confessioni di fede, spesso ci si sente dire da credenti sia pure bene intenzionati, che noi dovremmo predicare solo Gesù. Abbiamo "soltanto" bisogno di Gesù. Non possiamo predicare Gesù, però, senza avere chiarezza su che cosa sia il grande piano di redenzione di Dio. Alcuni teologi evangelici sostengono che un Credo minimalista come "Gesù è il Signore" sia pienamente sufficiente per una chiesa che viva nell'epoca post-moderna e post-dogmatica. Questa posizione, però, ci permetterebbe di essere in piena comunione con Marcione, Ario e Pelagio, tanto per nominare solo tre famosi eretici. Questo vuol dire svuotare la fede cristiana del suo contenuto storico ed ortodosso. Invece che "Soltanto Gesù" o "Gesù è il Signore", noi dovremmo riconoscere la fedele testimonianza dei credi storici all'unico Dio trino, in particolare del Credo niceno.

Fatti non credi

Per decenni, il liberalismo o modernismo ribadiva in ogni occasione lo slogan: "Fatti non credi" (che in inglese suona come Deeds not Creeds"). Esso intende promuovere l'unità dei cristiani sulla base di "opere", "fatti", e non attraverso una Confessione. Parla di una vita di discepolato piuttosto che di assenso a canoni confessionali, di una "giusta condotta" piuttosto che di "giusta dottrina". La Confessione di fede, però, non esclude la prassi, l'azione. Non si tratta mai di un semplice assenso. Essa impegna una vita intera. E' normativa per la propria vita quotidiana. Le Confessioni non sono dichiarazioni astratte. Esse sono strettamente legate alla vita quotidiana. Non vi è separazione fra ortodossia ed ortoprassi. Una tale distinzione sarebbe estranea alla Bibbia ed ad una spiritualità autentica. E' stato giustamente detto che: "La Confessione di fede è un sacrificio vivente quando il credente offre al suo Creatore, con l'aiuto delle sue parole, la sua intera persona" [J. H. Leith, Creeds of the Church: A Reader in Christian Doctrine from the Bible to the Present (Garden City, New York: Anchor Books, Doubleday and Company, Inc., 1963), 5ss.]

LE LEZIONI DELLA STORIA

I cristiani hanno bisogno di consapevolezza storica. Dobbiamo essere in dialogo col passato per prevenire di essere infatuati con le mode e le tendenze teologiche. Non è altro che palese arroganza e presunzione considerare il nostro tempo come il centro di ogni attività spirituale e considerare irrilevante ciò che è avvenuto nelle chiese attraverso i secoli. Il rinnovamento spirituale e teologico non può scavalcare i grandi punti di riferimento della chiesa. Faremmo bene a riflettere su chi ci ha preceduto nella fede e che per essa ha versato il proprio sangue, sudore e lacrime. Dobbiamo ricuperare le esperienze ed i risultati delle generazioni precedenti ed incorporarle nel nostro pensiero. Non possiamo leggere la Bibbia come se non fosse mai stata letta prima. La tradizione ci permette di stare sulle spalle di giganti che hanno riflettuto sulle Scritture prima di noi. La chiesa preserva il legame che la unisce con i fedeli delle generazioni precedenti. La chiesa porta con sé la ricca eredità di beni spirituali che a nostra volta dovremo lasciare ai nostri figli.

Le Confessioni, come la vita della Chiesa nel suo insieme, portano i segni della storia. Esse esprimono continuità con gli insegnamenti storici della chiesa e sono perduranti risposte alla Parola di Dio. Il deposito della fede, un modello di sana dottrina, è riflesso nei credi della chiesa antica e nelle confessioni di fede della Riforma. La Riforma è stata un tentativo sistematico di ritornare alla visione del Nuovo Testamento ed i primi padri della chiesa. Per i riformatori, il passato possiede la capacità di illuminare ed interpretare il presente. Nessuno che abbia letto, per esempio, Lutero e Calvino, può dubitare che a parte dagli autori posteriori del Puritanesimo come John Owen e Jonathan Edwards, essi non hanno rivali quanto a profondità spirituale, vigore intellettuale e fedeltà alla Bibbia. Ogni preparazione al ministero cristiano dovrebbe includere un uso estero degli autori della Riforma insieme a coloro che ne hanno fedelmente ricalcato le orme in periodi successivi.

LE SCRITTURE E LE CONFESSIONI

Gli evangelici spesso esprimono il timore che i cristiani "confessionali" considerino credi e confessioni come altrettanto autorevoli della Scrittura. Questi timori sono totalmente infondati. La dottrina riformata del Sola Scriptura insiste sul fatto che la sola autorità ultima ed infallibile sia la Scrittura. Essi respingono a chiare lettere che credi e confessioni abbiano uguale autorità della Scrittura. La Scrittura è la norma che sola può definire la dottrina. Le confessioni riformate sono esposizioni concertate ma non esaurienti della Scrittura. Esse sono espressione fedele e coerente della verità biblica. Di conseguenza, le confessioni non si pongono accanto alla Scrittura, né al di sopra di essa, ma molto al di sotto della Scrittura. L'autorità delle confessioni è limitata e derivata dall'autorità della Scrittura, che sola rimane autorevole in modo ultimo e permanente. Nel ripetere ciò che dice il Signore nella Scrittura, la chiesa può errare. Le confessioni, quindi, possono essere corrette dalla Scrittura e riformulate. La Scrittura non è soggetta a cambiamento, le confessioni sono sempre soggette ad esame e revisione. Esse non sono ispirate dallo Spirito Santo, ma sono il prodotto di uno sforzo umano, limitate dalla finitudine e peccaminosità umana. Solo la Scrittura è la corte di appello finale. I credi e le confessioni non dovrebbero mai essere considerate come la norma normans, "una regola che regola". Esse devono essere considerate una norma normata, una "regola regolata". La Riforma storicamente ha sempre riconosciuto questo principio, per esempio, la Confessione di Basilea del 1534 dichiara:

"Infine, desideriamo sottoporre questa nostra confessione al giudizio delle divine bibliche Scritture. E nel caso in cui le stesse Sacre Scritture dovessero attestarci una migliore confessione, noi abbiamo qui espresso la nostra pronta disponibilità a voler ubbidire in qualsiasi momento a Dio e alla sua santaParola, con grande rendimento di grazie.

La Formula luterana di Concordia (1577) afferma:

"Noi crediamo, insegniamo e confessiamo che la sola regola o norma secondo cui devono essere valutati e giudicati tutti i dogmi e tutti i dottori è quella degli scritti profetici ed apostolici dell'Antico e del Nuovo Testamento" (Epitome, 1).

La Confessione di Fede di Westminster (1646) presenta pure dettagliate affermazioni a proposito della Parola di Dio. Nelle confessioni talvolta sono operati dei cambiamenti quando alcune questioni vengono chiarite nel continuo sforzo per precisare la sana dottrina. Esse ascoltano attentamente ogni obiezione portata contro le confessioni sulla base della Parola di Dio. Esse rifiutano, però, di abbassarsi al livello di altre società di dibattimento o organizzazioni filosofiche. Le chiese riformate hanno sempre richiesto ubbidienza alle confessioni solo in quanto è ripetuto nelle confessioni rispecchia fedelmente ciò che affermano le Scritture. Chiunque non riconosca più l'autorità delle confessioni, può farlo soltanto se sa addurre sane ragioni bibliche per contraddirne le affermazioni. Le confessioni non solo regole di un club che possono essere rivedute a capriccio. Non possiamo semplicemente annullare la testimonianza del passato.

LE RAGIONI DELLE CONFESSIONI

Abbiamo bisogno di confessioni di fede? Le confessioni di fede sono state storicamente formulate e valorizzate per le seguenti ragioni:

Eresia

Sin dall'inizio la chiesa è stata messa a confronto con approcci all'interpretazione biblica che erano apertamente eretici ed ostili alla Bibbia. In ogni epoca la chiesa deve denunciare gli insegnamenti falsi e proteggersi da essi. Essa prende posizione contro il mondo, contro le false chiese, contro i movimenti eretici. Essa ha il diritto e l'autorità di formulare la verità di Dio nelle sue confessioni e farne uso come test di ortodossia. Il nostro tempo è largamente condizionato dal relativismo ed una malintesa concezione di tolleranza. La chiesa, però, deve affermare chiaramente che dove non vi è eresia non vi è più nemmeno sana dottrina. I credi e le confessioni di fede identificano chiaramente il nemico e dichiarano la propria opposizione ad esso. Scopo primario del Credo niceno era quello di contrastare l'eresia ariana. I Riformatori lottavano contro il sacramentalismo e il carattere gerarchico della Chiesa cattolica-romana e la corruzione delle dottrine. Martin Lutero sosteneva con forza che "E' dovere di ogni cristiano manifestare la causa della fede, comprenderla e difenderla, e di denunciare ogni errore". Il Catechismo di Heidelberg (1563) contiene una chiara esposizione della concezione biblica della Cena del Signore in contrapposizione alla Messa cattolica. I Canoni di Dordrecht erano stati formulati per comporre una seria controversia nella Chiesa riformata olandese iniziata con il sorgere dell'Arminianesimo. Il Libro delle Preghiere Comunitarie esprime così una sua preghiera: "Liberaci, Signore, da ogni falsa dottrina, eresia ed azione".

Unità

I credi e le confessioni non dividono la chiesa. Servono piuttosto come punto di intesa per coloro che sono in un accordo. Esse mettono in grado di comprenderci l'un l'altro. L'introduzione al Sommario della Confessione di Fede dell'Accademia di Ginevra (1559) afferma:

"Noi respingiamo e detestiamo tutte le eresie contrarie alla pura fede che fino ad ora noi abbiamo sostenuto e desideriamo seguire fino alla fine, per questo abbiamo concordato la seguente dichiarazione di fede concernente l'unica e semplice essenza di Dio e la distinzione delle tre Persone.

L'unità all'interno di una denominazione può essere descritta come unità confessionale. Per esempio, le chiese riformate adottarono i loro scritti confessionali come forma di unità. Dire però che le chiese sono unite confessionalmente non significa che tutti i loro membri sostengano le stesse opinioni, ma essi devono stipulare un comune impegno. Se appaiono delle divisioni dottrinali, devono cercare di superarle. Le confessioni forniscono unità ed una comune adesione che incoraggia la diversità. Il loro uso non infrange la libertà di nessuno, ma solo protegge la nostra.

Propagazione dell'Evangelo

Nelle confessioni la chiesa non si piega su sé stessa, ma guarda all'esterno, al mondo. Proprio perché la chiesa è base e colonna della verità, essa è impegnata a proclamare la verità, a confessare la sua fede in presenza di molti testimoni (1 Timoteo 6:12). Attraverso i secoli i canoni confessionali sono diventati strumento usato da Dio nel mantenere e nel propagare la verità. La chiesa evangelica è composta da un certo numero di persone che sono giunte a concordare un certo messaggio su Cristo e desiderano unirsi nella propagazione di quel messaggio, così com'è proposto nel loro credo sulla base della Bibbia.

Insegnamento

Le confessioni hanno una funzione didattica. Esse incoraggiano chiarezza in ciò che si crede e sono usate per ammaestrare la gioventù delle chiese sulle dottrine di base della fede cristiana. Per secoli il metodo di domande e risposte dei catechismi sono stati il più diffuso metodo di istruzione. Agostino riconosceva la loro importabza. La Riforma protestante era particolarmente impegnata nell'istruzione catechistica.

CONCLUSIONE

Si potrebbe dire molto più di questo sul ruolo delle confessioni nella chiesa. Non abbiamo toccato l'argomento dell'autorità vincolante dei credi, della disciplina di chiesa, né della possibilità di sviluppare nuovi credi. In breve, abbiamo cercato di mostrare come le confessioni ci richiamano alle Scritture, ci aiutano nella lotta contro le eresie del nostro tempo, ci rafforzano nella fede e ci rendono più coraggiosi nella nostra testimonianza verso il mondo.

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