L’Ateismo

From Diwygiad

Contents

L’Ateismo

Gordon H. Clark (1902 - 1985) - Tratto da The Trinity Review, Luglio-Agosto 1983

Gli atei sono persone che sostengono che non esista alcun Dio. Essi possono dire che gli atomi o le loro parti componenti nello spazio compongono la somma totale di tutta la realtà. Qualunque sia l’analisi, queste persone sostengono che la realtà fisica finita sia tutto ciò che esiste, che non esista altro. Vi sono diverse divisioni in questo gruppo. Un gruppo storicamente prominente sono i Positivisti Logici. Con un’analisi di linguaggio, essi concludono che la teologia non è tanto falsa, quanto semplice nonsenso. Per loro, parlare di Dio è come dire che la macchina da scrivere è il suono blu-verde della radice quadrata di meno uno. La teologia non è abbastanza buona per essere falsa; è semplicemente nonsenso. Altri devoti dello scientismo non sono Positivisti Logici. Le loro teorie sono chiamate naturalismo o umanesimo, e chiamerebbero la teologia una bigotta falsità. Diversi politici liberali sono atei, e spesso il loro credo socialista attacca la teologia come un ostacolo reazionario all’avanzamento sociale.

Panteismo e Agnosticismo

È istruttivo distinguere tra due forme di ateismo, perché la seconda forma, il panteismo, ha l’apparenza di credere molto in Dio. Esso effettivamente afferma l’esistenza di Dio, e la teoria può essere chiamata teologia. Queste persone non vogliono essere conosciute come atei o irreligiosi. Tuttavia definiscono Dio come tutto ciò che esiste. Spinoza usava la frase Deus sive Natura: Dio, o come dire, la Natura. Alcuni userebbero il termine Essere Puro, o la frase del teologo Paul Tillich, La Base di Ogni Essere. Così Dio è l’universo stesso. Egli non è il suo creatore. Poiché essi dicono che Dio è Tutto, queste persone sono chiamate Panteisti.

Logicamente non vi è alcuna differenza tra l’Ateismo e il Panteismo. Negare che esista un Dio e applicare il nome Dio a tutto sono concettualmente identici. Per esempio, è come se io affermassi l’esistenza di un sarchiapone e provassi a dimostrarla indicando le giraffe, le stelle, le catene montuose e i libri. I panteisti indicano le giraffe, le stelle, e così via, e dicono, dunque Dio esiste. Coloro che negano Dio–gli atei– e coloro che dicono che Dio è tutto–i panteisti–non asseriscono nulla di più che l’universo fisico è reale. Nel linguaggio Cristiano, e nei linguaggi comuni nel mondo, Dio è tanto differente dall’universo quanto una stella lo è da una giraffa, e molto di più.

Esiste in realtà anche un altro genere di ateismo, sebbene gli aderenti stessi possano obiettare con decisione ad essere chiamati atei. Tecnicamente essi non sono atei, sebbene possano ben esserlo. Questi sono gli agnostici. Essi non affermano che vi è un Dio, nè affermano che non vi è un Dio; semplicemente dicono di non saperlo. Rivendicano l’ignoranza. L’ignoranza, tuttavia, non è una teoria che si possa sostenere. L’ignoranza è uno stato mentale individuale. Una persona ignorante non deve dimostrare con dotti argomenti di essere ignorante. Semplicemente non conosce. Una tale persona ha bisogno di ricevere istruzione.

Probabilmente la gran parte delle persone negli Stati Uniti sono una qualche sorta di atei. Se qualcuno lo chiedesse, probabilmente direbbero di credere in Dio. Ma potrebbero tranquillamente non credere in Dio per il bene che fa loro. Se qualcuno non menziona loro Dio, loro non pensano mai a lui; non lo pregano mai; lui non entra mai nei loro piani e calcoli quotidiani. Le loro vite, le loro opinioni, i loro pensieri sono essenzialmente identici alle vite degli atei e degli agnostici. Sono “atei praticanti.”

L’Argomento dell’Ateo

Il lettore potrebbe aspettarsi di trovare qui una confutazione diretta dell’ateismo. Ma potrebbe essere deluso, perché la situazione è un po’ complicata. In primo luogo, uno potrebbe accusare l’ateo di non aver mai dimostrato che che l’universo fisico sia l’unica realtà e che non esistano esseri soprannaturali. Questo sarebbe soddisfacente, se il termine ateismo significasse la confutazione ragionata di una Deità. Ma gli atei, come gli agnostici, spostano il fardello della dimostrazione e dicono che il teista ha l’obbligo di dimostrare la verità delle sue idee; ma l’ateo considera sé stesso libero da un tale obbligo. Gli atei generalmente oscillano avanti e indietro. Eppure, Ernest Nagel, che potrebbe essere chiamato un naturalista in filosofia, sembra sostenere: “il succedersi degli eventi [egli intende ogni singolo evento senza eccezione] ...è contingente nell’organizzazione di corpi posizionati spazio-temporalmente… Che questo sia così è una delle conclusioni meglio provate dall’esperienza… Non vi è posto per uno spirito immateriale che dirige il corso degli eventi, nessun posto per la sopravvivenza della personalità dopo la corruzione del corpo che la espone.”

Questa è un’affermazione atea, non agnostica. Egli sostiene che la scienza ha dimostrato la non esistenza di Dio, ma l’argomento non è valido. Nessuno scienziato ha mai prodotto alcuna evidenza che l’intelletto dell’uomo cessi di funzionare alla morte. Poiché i suoi metodi non hanno scoperto alcuno spirito, Nagel presume che non ne possa esistere nessuno. Si rifiuta di mettere in questione i suoi metodi. L’ateismo non è una conclusione sviluppata dai suoi metodi; piuttosto, è una presupposizione sulla quale i suoi metodi sono fondati.

L’agnostico, tuttavia, non è così dogmatico. Egli sposta il fardello e pretende che il teista dimostri che uno spirito onnipotente ha creato e ora controlla l’universo. Questa è una sfida notevole, ed è una sfida che il Cristiano ha il dovere di affrontare. Nessun Cristiano con capacità intellettuali può giustificarsi affermando che la teologia sia solo un’inutile pignoleria. Pietro lo ha avvertito diversamente. Gli “atei praticanti” sono in realtà agnostici, e noi dobbiamo predicare loro il Vangelo–e il fatto che Dio onnipotente regna è parte del Vangelo. Ma essi rispondono, “Come fai a sapere che esiste un Dio?” Un Cristiano che non conosce la teologia è mal preparato a rispondere a questa domanda. Come è possibile conoscere Dio? È egli forse solo una trance, un’intuizione, un’esperienza estatica? È così trascendente che noi non possiamo nè conoscerlo nè parlarne? Non è così trascendente? Notate che l’apologeta Cristiano, ossia l’evangelista Cristiano, deve avere una concezione di Dio decentemente chiara prima di poter soddisfare i proprio inquisitori. Deve avere conoscenza di teologia.

La Risposta Sbagliata

Ora, la risposta alla domanda molto pertinente dell’agnostico è piuttosto complessa, e il lettore non deve attendersi nulla di semplice. Inoltre, la risposta data qui apparirà insoddisfacente e deludente ad alcuni onesti Cristiani. Per queste ragioni la presente risposta all’agnosticismo inizierà con una spiegazione di come non rispondere alla domanda. Se questo sembra un modo complicato e tortuoso di giungervi, e l’impaziente non-teologo vuole risultati immediati, si deve far notare che la scelta iniziale tra due strade determina la destinazione. Scegli la strada sbagliata e finisci perduto e confuso. Ricordate il Cristiano di Bunyan e di come guardò lungo le due strade, cercando di vedere quale delle due fosse diretta. Poi sopraggiunse un pellegrino dalla pelle scura in un abito bianco che indicò, con grande sicurezza, quale strada Cristiano dovesse prendere. Finì quasi in un disastro. Quindi noi inizieremo indicando la strada sbagliata.

Ora, non intendo dire che chi raccomanda la strada sbagliata nella presente materia sia un ingannatore lusinghiero le cui bianche vesti dissimulano l’ipocrisia. Al contrario, un gran numero di rispettabili e onesti autori, da Aristotele a Charles Hodge e Robert Sproul, affermano che il migliore e in effetti unico modo di provare l’esistenza di Dio sia di studiare la crescita di una pianta, l’orbita di un pianeta, il moto di una bilia. Essi sostengono questo metodo apparentemente secolare citando il Salmo 19:1–”I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento dichiara l'Opera delle sue mani.” Quindi, noi dovremmo studiare l’astronomia per confutare l’ateo e istruire l’agnostico. Paolo dice che l’onnipotenza di Dio si può dedurre dal modo in cui un ragazzino lancia una bilia–una cosa che è stata fatta. Alcuni fedeli Cattolici Romani si vantano che Paolo previde e appose il suo sigillo d’approvazione sull’argomento aristotelico di Tommaso.

Vi sono due difficoltà in questa entusiastica raccomandazione. La prima non è conclusiva, ma chi approva quell’argomento dovrebbe prestarvi attenzione. La difficoltà è la sua difficoltà: È un metodo molto difficile. La seconda difficoltà è che è virtualmente inutile.

La prima difficoltà–evidenza inconcludente e un metodo difficile da dimostrare–può essere descritta meglio con alcuni esempi. Supponiamo che possiamo prendere un microscopio ed esaminare la fibra interna del Lycopersicon esculentum. La botanica è anche peggiore della teologia nel suo uso di lunghi termini tecnici. Abbiamo un’immagine chiara della struttura interna di una pianta, ma non possiamo scoprire Dio mediante una dettagliata osservazione al microscopio di un pomodoro. Se osserviamo attentamente il moto dei pianeti, vedremo che i quadrati dei loro periodi di rivoluzione sono proporzionali alla loro distanza dal Sole. Se riuscissimo a giungere a questa informazione, potremmo concludere che Dio è un grande matematico e che la salvezza dipende dalla comprensione della matematica. Essenzialmente, questo è ciò che diceva l’antica scuola filosofica Greca dei Pitagorici. Essi credevano che una vita felice dopo la morte fosse la ricompensa per aver studiato l’aritmetica e la geometria.

Oggi, un’idea in qualche modo simile è sostenuta da quelle persone che pensano che tutti i problemi di questo mondo possano essere risolti mediante la scienza. Ma diversamente dai Pitagorici, i contemporanei non credono in una vita dopo la morte, nè pensano che le leggi dell’astronomia possano dimostrare che vi è un Dio. Far loro cambiare idea deducendo l’esistenza di Dio dalle leggi della scienza sarebbe estremamente difficile e forse impossibile. Se con un qualche altro metodo noi sappiamo prima che vi è un Dio, allora lo studio dell’astronomia potrebbe mostrare che egli è un matematico. Ma dovremmo prima conoscere Dio.

Tuttavia, il semplice fatto che un argomento è difficile e complesso non prova che sia fallace. La geometria e l’analisi matematica possono portare molti studenti alla disperazione, ma i teoremi sono generalmente considerati come valide deduzioni. Contrariamente, quando si esamina l’argomento nel modo in cui è stato scritto da Tommaso, appaiono alcuni seri difetti. In un’altra opera, ho esposto nel dettaglio alcuni degli errori di Tommaso. Uno di essi è un caso di circolarità, nel quale egli usa come premessa la conclusione che intende dimostrare. Un altro è il caso di un termine che ha un significato nelle premesse e un significato diverso nella conclusione. Nessun sillogismo può essere valido se la conclusione contiene un’idea che non è già presente nelle premesse.

La conclusione quindi è: Il cosiddetto “argomento cosmologico” non solo è estremamente difficoltoso–poiché richiederebbe una gran misura di scienza, matematica e filosofia per dimostrarlo–ma è inconcludente e irrimediabilmente fallace. Non vi è alcun modo di rispondere agli atei.

La seconda difficoltà è che anche se un tale argomento fosse valido, sarebbe inutile. Questa obiezione si applica maggiormente gli autori moderni che ad Aristotele. La nozione di Dio di Aristotele era molto chiara: il Motore Immobile, pensiero che pensa pensieri; e questa mente metafisica ha un ruolo definito nell’esposizione dei fenomeni naturali. Ma il dio degli empiristi contemporanei sembra non avere alcun ruolo; principalmente perché il significato che allegano alla parola Dio è totalmente vago.

Come esempi di questi argomenti, si possono menzionare L’Esperienza di Dio, del Professore di Filosofia di Yale John E. Smith; Come La Filosofia Modella La Teologia, di Frederick Sontag; alcuni anni prima Geddes MacGregor di Bryn Mawr aveva pubblicato Introduzione alla Filosofia Religiosa. Esistono molti libri di questo genere; non è mia intenzione discutere singolarmente alcuno di questi. Il mio punto è: Quando essi provano a sostenere la fede in dio, i loro argomenti non sono migliori e spesso peggiori di quelli di Aristotele; e anche se si trovano in qualche modo plausibili, è perché la loro nozione di cosa è dio è così vaga e ambigua che il lettore vi sovrappone le proprie idee definite. Nel loro contesto, gli argomenti sono virtualmente privi di significato. Inoltre, il vago dio di queste concezioni è inutile. Nulla può essere dedotto dalla sua esistenza. Nessuna norma morale deriva da una definizione di dio; nessuna pratica religiosa è contenuta in una descrizione di dio.

Si può avere un certo rispetto accademico per un ateo che nega categoricamente Dio e la vita dopo la morte. Egli dice chiaramente ciò che intende, e usa il termine Dio nel suo significato comune. Si può quasi avere lo stesso rispetto per il panteista, anche se non usa il termine Dio nel suo senso comune. Almeno, Baruch Spinoza e altri identificano dio esplicitamente con l’universo. Ma quale può essere la nostra reazione alle idee del Prof. H. N. Wieman? Egli affermava l’esistenza di dio, ma per lui dio non è neppure tutto l’universo–egli, o esso, è solo una parte dell’universo. In altre parole, dio è un insieme di interazioni in società dal quale noi dipendiamo e alla cui struttura essenziale noi dobbiamo conformarci se si vuole realizzare il massimo valore nell’esperienza umana. Quindi? Come può questa definizione di dio paragonarsi al Catechismo Minore? Quindi, i Cristiani dovrebbero occuparsi più di quale tipo di Dio esiste piuttosto che dell’esistenza di Dio.

L’Assenza di Significato dell’Esistenza

A prima vista può sembrare strano che la conoscenza di cosa è Dio sia più importante della conoscenza che Dio è. Che la sua essenza o natura sia più importante della sua esistenza può sembrare inusuale. Gli esistenzialisti insistono che l’esistenza preceda l’essenza. Nondimeno, i Cristiani competenti dissentono per due ragioni. Primo, abbiamo visto che i panteisti identificano dio con l’universo. Che cos’è dio? –l’universo. Il semplice fatto che essi usino il nome dio per l’universo e quindi affermano che dio “esista” non è di alcun aiuto per il Cristianesimo.

La seconda ragione per non essere interessati nell’esistenza di Dio è in qualche modo simile alla prima. L’idea di esistenza è un’idea senza contenuto. Le stelle esistono–ma questo non ci dice nulla sulle stelle; la matematica esiste–ma questo non ci insegna la matematica; anche le allucinazioni esistono. Il punto è che un predicato, come l’esistenza, che può essere collegato a qualunque cosa indiscriminatamente non ci dice nulla riguardo a nulla. Una parola, per significare qualcosa, deve anche non significare qualcosa. Per esempio, se dico che alcuni gatti sono neri, la frase ha significato solo perché alcuni gatti sono bianchi. Se l’aggettivo fosse collegato ad ogni possibile soggetto–così se tutti i gatti fossero neri, tutte le stelle fossero nere, e tutti i politici fossero neri, così come i numeri in aritmetica, e anche Dio–allora la parola nero non avrebbe alcun significato. Essa non distinguerebbe nulla da qualcos’altro. Poiché tutto esiste, esiste è privo di informazioni. Questo è il motivo per cui il Catechismo chiede, Che cos’è Dio? e non, Dio esiste?

Ora, la gran parte degli autori contemporanei sono estremamente vaghi riguardo a quale sorta di Dio essi parlano; e poiché il termine è vago, il concetto è inutile. Questi autori possono forse usare il loro dio per sostenere di credere nella vita dopo la morte? Nessuna norma etica può essere dedotta dal loro dio. Più precisamente, il loro dio non parla all’uomo. Egli non è migliore del “silenzio dell’eternità” senza neanche essere “interpretato dall’amore.” L’ateismo è più realistico, più onesto. Se dobbiamo combattere quest’ultimo, abbiamo bisogno di un metodo differente.

La Risposta Appropriata

L’esposizione di un secondo metodo deve cominciare con un confronto più diretto con l’ateismo. Se l’esistenza di Dio non può essere dedotta dalla cosmologia, allora ci siamo sottratti al fardello della prova e abbiamo abbandonato il campo di battaglia in mano ai nostri nemici? No; esiste in realtà una risposta teista. Superficialmente, non è difficile comprenderlo; ma, sfortunatamente, per apprezzarne pienamente la forza è necessaria una certa competenza filosofica. Una conoscenza di geometria è di grande aiuto, ma è insegnata raramente nelle scuole superiori pubbliche. Non ci si può realisticamente aspettare che i Cristiani abbiano letto e compreso Spinoza; e le chiese Protestanti generalmente anatemizzano la semplice, normale logica Aristotelica.

In geometria vi sono assiomi e teoremi. Uno dei primi teoremi è, “Un angolo esterno di un triangolo è maggiore di uno qualunque degli angoli interni opposti.” Dopo di questo vi è il famoso teorema Pitagorico: la somma dei quadrati dei due lati di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato dell’ipotenusa. Quanto suona teologico tutto questo! Questi due teoremi e tutti gli altri sono dedotti logicamente da un certo insieme di assiomi. Ma gli assiomi non sono mai dedotti. Sono assunti senza prova.

Esiste una ragione precisa per cui non si può dedurre tutto. Se uno provasse a dimostrare gli assiomi della geometria, dovrebbe fare riferimento a proposizioni precedenti. Se anche queste devono essere dedotte, devono esservi proposizioni precedenti, e così via ad infinitum. Da questo deriva: Se tutto deve essere dimostrato, nulla può essere dimostrato, perché non vi sarebbe un punto d’inizio. Se non puoi iniziare, allora sicuramente non puoi finire.

Ogni sistema di teologia o filosofia deve avere un punto d’inizio. I Positivisti Logici hanno iniziato con l’assunzione non dimostrata che una frase non può avere significato se non viene provato dai sensi. Parlare senza riferirsi a qualcosa che può essere toccato, visto, annusato, e soprattutto misurato, significa parlare di un nonsenso. Ma essi non deducono mai questo principio. È il loro assioma non dimostrabile. Ancora peggio, si contraddice da solo, perché non è stato visto, annusato, o misurato; quindi si condanna da sé come nonsenso.

Se gli assiomi degli altri secolaristi non sono nonsenso, tuttavia sono sempre assiomi. Ogni sistema deve iniziare da qualche parte, e non può essere già avviato prima che sia iniziato. Un naturalista potrebbe correggere il principio dei Positivisti Logici e fargli dire che tutta la conoscenza deriva dai sensi. Questo non è un nonsenso, purtuttavia è un assioma non verificabile empiricamente. Non è necessario fornire altri argomenti contro l'empirismo: Il punto è che nessun sistema può dedurre i propri assiomi.

La conclusione è questa: Nessuno può coerentemente obiettare al fatto che il Cristianesimo sia basato su un assioma non dimostrabile. Se i secolaristi esercitano il loro privilegio di fondare i propri teoremi su assiomi, altrettanto possono farlo i Cristiani. Se i primi si rifiutano di accettare i nostri assiomi, allora essi non possono avere alcuna obiezione logica se noi respingiamo i loro. Di conseguenza, noi respingiamo il fondamento stesso dell’ateismo, del Positivismo Logico, e, in generale, dell'empirismo. Il nostro assioma sarà, Dio ha parlato. Più completamente, Dio ha parlato nella Bibbia. Più precisamente, ciò che la Bibbia dice, è stato detto da Dio.

Solo la Bibbia è la Parola di Dio.


La Trinity Foundation nella presente garantisce il permesso a tutti i lettori di scaricare, stampare, e distribuire su carta o elettronicamente qualsiasi sua Review, a condizione che ogni ristampa riporti la nostra nota di copyright, l’indirizzo attuale, e i numeri telefonici, e a condizioni che siffatte riproduzioni siano distribuite al pubblico senza addebito. Le Reviews non possono essere vendute o edite in forma di libro, CD-ROM o microfilm. Copyright (C) 1998-2008 The Trinity Foundation, Post Office 68, Unicoi, Tennessee 37692, Phone: 423.743.0199 Fax: 423.743.2005

.

.

.

.

Personal tools