Il Patto di Redenzione tra il Padre e il Redentore

From Diwygiad

Il Patto di Redenzione tra il Padre e il Redentore


John Flavel (1627–1691)



“Perciò, io gli darò parte fra i grandi, ed egli partirà le spoglie co' potenti; perciocchè avrà esposta l'anima sua alla morte, e sarà stato annoverato co' trasgressori, ed avrà portato il peccato di molti, e sarà interceduto per i trasgressori.”- Isa. 53.12


Nel capitolo cinquantatré di Isaia sembra riassunto il Vangelo: il soggetto è la morte di Cristo, la sua gloriosa presentazione. Leggendolo, l’antico eunuco, e molti Giudei da allora, sono stati convertiti a Cristo. Cristo qui è considerato in modo assoluto e relativo. In modo assoluto, in modo che la sua innocenza sia vendicata, al verso 9. Sebbene egli abbia sofferto molte cose dolorose, tuttavia non fu per i suoi propri peccati; perché “egli non aveva fatto alcuna violenza, né alcuna falsità sulla sua bocca”. Ma egli è considerato anche relativamente, nella funzione di Garante per noi: così la giustizia di Dio è pienamente difesa nelle sue sofferenze, “Il Signore …”, verso 6. Il modo in cui egli venne ad assolvere a questa funzione e relazione di Garante per noi, in questi versi è chiaramente descritto come patto e contratto con suo Padre, prima che l’universo fosse creato, versi 10-12.

In questo verso noi abbiamo: (1.) Il suo compito, che fu effettivamente un’opera ardua, di esporre la sua anima fino alla morte, aggravata dal suo essere “annoverato tra i trasgressori”; il suo “portare i peccati di molti”; e per il modo in cui egli li portò, ovvero, con remissività e perdono: “egli fece intercessione per i trasgressori”: questa fu la sua opera. (2.) La ricompensa o frutto che gli fu promesso per il suo compito, “Perciò, io gli darò parte fra i grandi, ed egli partirà le spoglie co' potenti;” in cui è chiara un’allusione ai conquistatori in guerra, ai quali sono riservate le vesti più ricche, e che i prigionieri più onorevoli devono seguire, come aggiunta alla loro magnificenza e trionfo; si usava che questi venissero in catene dietro di loro, Isa. 45:14; vedi Giu. 5:30. (3.) La relazione tra quell’opera e questo trionfo. Alcuni ritengono che questa opera non abbia alcuna relazione con quella gloria, non più di un semplice antecedente ad un conseguente; altri le rendono il rispetto e la corrispondenza di una causa meritoria per una ricompensa. Tuttavia, è chiaro che il Padre qui stabilisce e promette di dare gli eletti al Figlio, se egli realizzerà la loro redenzione versando la sua anima fino alla morte. Da tutto questo deriva chiaramente questo:

La questione della salvezza dell’uomo fu trattata ai termini di un patto, tra il Padre e il Figlio, da tutta l’eternità.

I. Considerate le persone che concordarono trattando fra di loro in questo patto. E invero sono persone eccezionali, Dio Padre e Dio Figlio; il primo come Creditore, il secondo come Garante. Il Padre esige soddisfazione, il Figlio si impegna a fornirla.

II. La questione concordata tra loro; questa fu la redenzione e il riscatto di tutto il popolo di Dio: la nostra felicità eterna si trovava ora innanzi a loro, i nostri interessi più cari ed eterni erano ora nelle loro mani. Gli eletti (sebbene non ancora esistenti) sono qui considerati come esistenti, si, e caduti, miserabili, infelici creature: come questi potessero essere nuovamente restituiti alla felicità senza pregiudicare l’onore, la giustizia e la verità di Dio, questa, questa è la questione che si poneva innanzi a loro.

III. La maniera, o qualità di questa transazione, era federale, o della natura di un patto; era per mutuo impegno e stipulazione, in cui ogni persona promise di compiere la sua parte per il nostro riscatto.

IV. Più particolarmente, noi ora considereremo gli articoli sopra i quali entrambi si accordarono; o che cosa ogni persona promise da parte sua all’altra. E, affinché vediamo quanto il cuore del Padre sia impegnato nella salvezza di poveri peccatori, ci sono quattro cose che egli promise di fare per Cristo, se avesse assolto a quel compito.

1. Egli promise di investirlo e ungerlo di un triplice ufficio, soggetto alla miseria che si trovava sopra gli eletti che in così tanti impedisce di avere ogni comunione con Dio e di gioirne; infatti, se l’uomo doveva essere ristabilito in quella felicità, la cecità della sua mente doveva essere curata, la colpa del peccato espiata, e la sua prigionia nel peccato dominata, e Cristo doveva essere “fatto da Dio sapienza, e giustizia, e santificazione, e redenzione”, 1 Cor. 1:30. Ed egli è reso per noi Profeta, Sacerdote e Re; ma non poteva porsi da solo in alcuno di questi uffici, perché se così fosse stato, avrebbe agito senza mandato, e conseguentemente tutto ciò che avrebbe fatto non sarebbe stato valido. “Così ancora Cristo non si è glorificato sè stesso, per esser fatto sommo sacerdote; ma colui l'ha glorificato, che gli ha detto: Tu sei il mio Figliuolo, oggi io ti ho generato”, Ebr. 5:5. Il Padre, dunque, gli affida un mandato per suggellarlo in questa triplice commissione, per agire con autorità in questi uffici necessari per il nostro riscatto.

Egli promise di investirlo di un sacerdozio eterno e reale, “Il Signore ha giurato, e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno, Secondo l'ordine di Melchisedec”, Sal. 110:4. Questo Melchisedec era un re di rettitudine, e re di Salem, ovvero, della Pace, aveva un sacerdozio reale; e poiché la sua discendenza non è considerata, essa aveva un in sé un’immagine di eternità, e quindi era ben più adatto a tipizzare e rappresentare il sacerdozio di Cristo di quanto lo fosse Aaronne, Ebr. 7:17, 24, 25. Egli promise inoltre di farne un Profeta, e uno straordinario, il Principe dei profeti; il primo Pastore, tanto superiore agli altri quanto il sole lo è alle stelle minori; così viene detto, “Io ti costituirò per patto del popolo, per luce delle genti, per aprire gli occhi de' ciechi…” Isa. 42:6, 7.

E non solo questo, ma per renderlo anche Re, e di tutto l’impero del mondo: “Chiedimi, ed io ti darò per eredità le genti, Ed i confini della terra per tua possessione”, Sal. 2:8. Così il Padre promette di qualificare e rifornire il Figlio completamente per il compito, con la sua investitura di questo triplice ufficio.

2. Egli promise di coronare la sua opera con il successo, e di condurla ad un felice esito: “Egli vedrà progenie, prolungherà i giorni, e il beneplacito del Signore prospererà nella sua mano”, Isa. 53:10. Egli non incomincerà, non finirà, e non verserà il suo inestimabile sangue su termini rischiosi; ma ne vedrà e ne coglierà i dolci frutti; come la madre gioiosa dimentica le sue pene quando abbraccia lietamente il suo bambino vivo.

3. Il Padre promise di accettarlo nella sua opera: “Pur certo”, dice il Figlio, “la mia ragione è appo il Signore, e l'opera mia appo l'Iddio mio”, Isa. 49:4. E “sarò glorificato appo il Signore”, verso 5. La sua fede rispettava questo patto e questa promessa. Di conseguenza, il Padre manifesta la sua soddisfazione di lui e delle sue opere anche quando egli vi era intento sulla terra, “Perciocchè egli ricevette da Dio Padre onore e gloria, essendogli recata una cotal voce dalla magnifica gloria: Questi è il mio diletto Figliuolo, nel quale io ho preso il mio compiacimento”, 2 Pie. 1:17.

4. Egli si impegnò a ricompensarlo altamente per la sua opera, esaltandolo a singolari ed eminenti gloria e onore, quando egli l’avesse portata a termine e completata. Così voi leggete, “Io spiegherò il decreto; Il Signore mi ha detto: Tu sei il mio figliuolo; Oggi io t'ho generato”, Sal. 2:7. Si riferisce al giorno della sua risurrezione, quando aveva appena terminato le sue sofferenze. E così l’apostolo lo espone e lo applica, Atti 13:32, 33. Perché allora il Signore cancellò l’onta della sua croce. Come se il Padre avesse detto, Ora tu ha ristabilito la tua gloria, e questo giorno è per te una nuova nascita.

Questi sono gli incoraggiamenti e retribuzioni proposte e promesse a lui dal Padre. Questa era la gioia posta innanzi a lui, come l’apostolo la esprime in Ebr. 12, che fece sì che lui pazientemente “soffrisse la croce, sprezzando il vituperio.”

E in modo simile Gesù Cristo offrì il suo impegno al Padre; che, su questi termini, egli doveva essere fatto carne, doveva privarsi, per così dire, della sua gloria, venire sotto l’obbedienza e la maledizione della legge, e non rifiutare alcuna delle più dure sofferenze che al Padre sarebbe piaciuto di infliggergli. Questo è inteso in Isa. 50:5-7 “Il Signore Iddio mi ha aperto l'orecchio, ed io non sono stato ribelle, non mi son tratto indietro. Io ho porto il mio corpo a' percotitori, e le mie guance a quelli che mi strappavano i capelli; io non ho nascosta la mia faccia dalle onte, nè dallo sputo. Ma il Signore Iddio è stato in mio aiuto; perciò, non sono stato confuso; perciò, ho resa la mia faccia simile ad un macigno, e so che non sarò svergognato.” E il senso di questi versi ci è ben illustrato in altri termini: “Eccomi venuto; io prendo piacere in far la tua volontà; E la tua Legge è nel mezzo del mio cuore”, Sal. 40:6-10. Oh, vedete con quale pieno consenso il cuore di Cristo incontrò le offerte e le proposte del Padre! Come una qualche eco che risponde alla tua voce due o tre volte, così Cristo qui risponde alla chiamata del Padre, “Vengo, prendo piacere nella tua volontà; si, la tua legge è nel mio cuore”.

V. Mostrerò ora brevemente come questi articoli e accordi furono realizzati da parte di entrambi, precisamente e puntualmente.

1. Il Figlio, avendo così acconsentito, si applica pertanto all’adempimento di questa opera. Egli prese un corpo, e in esso realizzò ogni rettitudine, fino al minimo punto, Mat. 3:15. E, alla fine, la sua anima fu resa un’offerta per il peccato, così che poté dire, “Padre, io ti ho glorificato in terra; io ho adempiuta l'opera che tu mi hai data a fare”, Gv. 17:4. Sostenne tutte le parti della sua obbedienza attiva e passiva, con letizia e fede.

2. Il Padre adempì tutti le sue promesse a Cristo, per tutto il tempo, con non minore fedeltà di Cristo. Egli promise di assisterlo e di sostenere la sua mano, Isa.42:5, e così fece; “ed un angelo gli apparve dal cielo confortandolo”, Lu. 22:43. Nella sua agonia nel giardino, questo fu un sostegno e soccorso opportuno. Egli promise di accettarlo nella sua opera, e che sarebbe stato glorioso ai suoi occhi, e così fece; infatti non solo dichiarò con una voce dal cielo, “Tu sei il mio diletto Figliuolo; in te ho preso il mio compiacimento”, Lu. 3:22; ma questo fu pienamente dichiarato nella sua risurrezione e ascensione, che furono la sua piena assoluzione e giustificazione. Egli gli promise che “avrebbe visto la sua progenie”, Isa. 53:10, e così fece; perché la sua stessa rugiada della gioventù fu come la rugiada del mattino; e da allora il suo sangue è stato fruttuoso nel mondo. Egli promise di ricompensarlo ed esaltarlo gloriosamente; e così egli è stato, e degnamente e ben eminentemente, “e gli ha donato un nome, che è sopra ogni nome”, Fil. 2:9-11. In questo modo furono realizzati gli articoli.

VI. Quando fu stabilito questo patto tra il Padre e il Figlio? Rispondo, porta la data dell’eternità. Prima che questo mondo fosse, allora fu il suo compiacimento in noi, mentre ancora non esistevamo, ma solo nell’infinita mente e nel proposito di Dio, il quale ha decretato questo per noi in Cristo Gesù, come dice l’apostolo in 2 Tim. 1:9. Quale grazia fu quella che ci fu data in Cristo avanti il principio del mondo, se non questa grazia di redenzione, che dall’eternità fu predisposta e concepita per noi, nel modo che è stato qui illustrato? Allora avvenne il consiglio, o consultazione di pace tra entrambi, come alcuni intendono Zac. 6:13.


CONCLUSIONE


1. Vediamo l’abbondante sicurezza che Dio ha dato al suo popolo per la loro salvezza, e non solo rispetto al patto di grazia stabilito con loro, ma anche a questo patto di redenzione fatto con Cristo per loro; che fu davvero il fondamento del patto di grazia. La singola promessa di Dio costituisce sufficiente sicurezza per la nostra fede, ma il suo patto di grazia aggiunge ulteriore sicurezza; entrambi, visti come gli effetti e i frutti di questo patto di redenzione, rendono tutti saldi e sicuri. Sarebbe appropriato se i Cristiani, nelle difficoltà e nell’angoscia, volgessero i loro occhi dai difetti della loro obbedienza alla pienezza di Cristo, e vedessero sé stessi completi in lui.

2. Inoltre, da questo noi deduciamo la validità e l’incontestabile successo dell’intercessione di Cristo in cielo per i credenti. Voi leggete “vivendo sempre, per interceder per loro”, Ebr. 7:25, e che il suo sangue pronunzia cose migliori per loro, Ebr. 12:24. Ora, è indubbio che il suo sangue ottenga ciò per cui intercede in cielo, e questa certezza deriva dalla considerazione di questo patto di redenzione. Perché qui voi vedete che le cose che egli chiede a suo Padre sono le stesse che suo Padre gli promise, e pattuì di dargli, prima della fondazione del mondo. Così che, oltre all’importanza della persona, il valore stesso della questione ne garantisce il successo, e ne richiede il compimento. Tutto ciò che egli chiede per noi, gli è dovuto tanto quanto la retribuzione del lavoratore al termine del lavoro. Se il lavoro è stato realizzato, e realizzato fedelmente, come il Padre ha riconosciuto, allora la retribuzione è dovuta, e dovuta direttamente; e senza dubbio egli la riceverà dalle mani di un giusto Dio.

3. Quindi, in simile maniera, voi potete essere consapevoli della congruenza della grazia con la piena soddisfazione di Dio. L’apostolo ci dice che noi siamo stati salvati “secondo il proprio proponimento, e grazia, la quale ci è stata data in Cristo Gesù avanti i tempi de' secoli”, 2 Tim. 1:9, ovvero, secondo i termini di grazia di questo patto di redenzione; e tuttavia voi vedete, nondimeno, quanto severamente Dio esiga la soddisfazione da Cristo. Così dunque, la grazia a noi e la soddisfazione della giustizia non sono così incompatibili come alcuni avversari della verità vorrebbero renderli: ciò che fu debito per Cristo, è grazia per noi. “Essendo gratuitamente giustificati per la grazia d'esso, per la redenzione ch'è in Cristo Gesù”, Rom. 3:24.

4. Di conseguenza, considerate l’antichità dell’amore di Dio per i credenti; quale antico Amico egli sia stato per noi, che ci ha amato, ha provveduto a noi e ha creato la nostra felicità prima che noi esistessimo, anzi, prima che il mondo esistesse. Noi ora cogliamo i frutti di questo patto, il cui seme fu piantato dall’eternità; anzi, non è solo antico, ma anche gratuito: nessuna nostra qualità poteva guadagnare l’amore di Dio, perché a quel tempo noi non esistevamo.

5. Giudicate quindi quanto sia ragionevole che i credenti accettino i termini più difficili dell’obbedienza a Cristo, il quale accondiscese a tali duri termini per la loro salvezza. Erano veramente ardui e difficili i termini ai quali Cristi vi ha ricevuti dalla mano del Padre; consistevano, come avete sentito, nell’esporre la sua anima fino alla morte. “Essendo ricco, si è fatto povero per voi”, 2 Cor. 8:9. Arrossite, credenti ingrati; oh, che la vergogna copra i vostri volti; giudicate da voi, adesso, Cristo merita che voi esitiate davanti alle inezie, che indietreggiate davanti a poche banali difficoltà, e vi lamentiate dicendo, questo è difficile, e questo è grave? Oh, se conosceste la grazia del nostro Signore Gesù Cristo in questa meravigliosa indulgenza per voi, non fareste così.

6. Quanto grandemente noi tutti siamo preoccupati di assicurarci di essere nel numero di coloro per i quali il Padre e il Figlio si accordarono prima che il mondo esistesse, che noi fummo inclusi nell’impegno e patto di Cristo con il Padre! Ma alcuni diranno, chi può saperlo? Rispondo, voi potete sapere, senza ascendere al cielo, o senza spiare i segreti non rivelati, che i vostri nomi erano in quel patto, se (1.) Se siete veramente credenti; perché il Padre diede a Cristo tutti i credenti: “Gli uomini, i quali tu mi hai dati del mondo…” (perché di questi aveva parlato appena prima), “...hanno veramente conosciuto che io son proceduto da te, ed hanno creduto che tu mi hai mandato”, Gv. 17:6, 8. (2.) Se conoscete salvificamente Dio in Gesù Cristo. Questi gli furono dati dal Padre: “Io ho manifestato il nome tuo agli uomini, i quali tu mi hai dati”, verso 6. In questo modo essi sono discriminati dal resto: “Il mondo non ti ha conosciuto; ma io ti ho conosciuto, e costoro hanno conosciuto che tu mi hai mandato”, verso 25. (3.) Se siete uomini di un altro mondo: “Essi non son del mondo, siccome io non son del mondo”, verso 16. Possa dirsi di voi, come delle persone morenti, che voi non siete per questo mondo, che siete crocifissi e morti ad esso, Gal. 6:14, che voi siete stranieri in esso! Ebr. 11:13, 14. (4.) Se osservate la parola di Cristo: “Erano tuoi, e tu me li hai dati, ed essi hanno osservata la tua parola”, Gv. 17:6. Osservando la sua parola, comprendete che la ricevete la parola, nei suoi effetti ed influenze santificanti, nel vostro cuore, e la vostra perseveranza nella professione e nella pratica fino alla fine: “Santificali nella tua verità; la tua parola è verità”, verso 17. “Se voi dimorate in me, e le mie parole dimorano in voi, voi domanderete ciò che vorrete”, Gv. 15:7. Beata e felice è l’anima nel quale appaiono questi benedetti segni caratteristici, che il nostro Signore Gesù ha esposto così vicini insieme, nello spazio di pochi versi, nel diciassettesimo capitolo di Giovanni. Queste sono le persone che il Padre ha consegnato a Cristo, e che Cristo ha ricevuto dal Padre, in questo beato patto.


Tratto da John Flavel, The Fountain of Life Opened Up, in Forty-two Sermons (1672)

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