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Capitolo X- Indice - Capitolo XII


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XI. Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, unico Salvatore del mondo

Crediamo ed insegniamo che il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, è stato eternamente [ab eterno] predestinato e preordinato dal Padre come Salvatore del mondo.

Eternità di Cristo

Crediamo pure che è stato generato non solo quando ha assunto la nostra carne dalla sostanza della Vergine Maria e neppure solo prima della fondazione del mondo, ma che stato generato anche dal Padre prima di tutta l‘eternità e in un modo ineffabile ed inesprimibile, come dice anche Isaia: “Chi racconterà la sua generazione?” (Is. 53:8 Diod.). E anche Michea dice: “Ma da te, o Betlemme, Efrata, sebbene tra le più piccole città principali di Giuda, ma te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni” (Mi. 5:2). Giovanni infatti, parlando di lui nel suo Vangelo, dice “Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” (Gv. 1:1).

Divinità di Cristo

Secondo la sua divinità il Figlio è dunque uguale [coeguale] e consostanziale al Padre, vero Dio, non di nome [come se fosse solo un modo di dire] o per adozione o per una qualche grazia [per alcuna degnazione], ma secondo la sostanza e la natura (Fl. 2:11), come ha detto al riguardo s. Giovanni apostolo: “Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Gv. 5:20). Similmente l‘apostolo, scrivendo agli Ebrei, dice: “in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato l'universo. Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi” (Eb 1:2-3). Il Signore stesso dice nel Vangelo: “Ora, o Padre, glorificami tu presso di te della gloria che avevo presso di te prima che il mondo esistesse” (Gv 17,5). E nello stesso Vangelo pure scritto che i giudei cercavano di far morire il nostro Signore Gesù, perché diceva che Dio era suo Padre, facendosi così uguale a Dio (Gv. 5:18).

Abbiamo quindi in orrore ed esecrazione l’empia e blasfema dottrina contro il Figlio di Dio, di Ario e di tutti gli ariani (1) e soprattutto le bestemmie dello spagnolo Michele Serveto e di tutti i servetisti (2), che Satana ha tratto dall’inferno contro il Figlio di Dio e ha sparso nel mondo intero con sorprendente audacia e empietà [temerariamente ed empiamente].

Umanità del Cristo

Crediamo e insegniamo, inoltre, contro l‘opinione di Ebione (3), che questo stesso Figlio eterno del Dio eterno diventato uomo della stirpe [dal seme] di Abramo e di Davide, senza intervento o azione d‘uomo [non da umano congiungimento], e che stato concepito in tutta purezza dallo Spirito Santo ed nato da Maria sempre vergine, come ci viene accuratamente riferito dal racconto evangelico. L‘apostolo dice anche: “Non ha preso su di sé gli angeli, ma ha preso la stirpe di Abramo” (Eb. 2:16; Mt. 1 Diod.). Ugualmente, Giovanni, l’apostolo dice: “Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell'anticristo. Voi avete sentito che deve venire; e ora è già nel mondo” (1 Gv. 4:2,3). La carne di Cristo non stata quindi una carne immaginaria [fantastica o immaginata] o portata dal cielo, come hanno sognato Valentino (4) e Marcione (5). Inoltre, nostro Signore Gesù Cristo non ha avuto un‘anima priva di sensi [non mancante di forza sensitiva] e di ragione come ha sostenuto Apollinare (6) e neppure una carne senz’anima, come ha insegnato Eunomio (7), ma ha avuto un‘anima con la sua ragione e una carne con i suoi sensi, sensi attraverso i quali ha sofferto vere sofferenze durante la sua passione, come ha affermato egli stesso, dicendo: “La mia anima triste fino alla morte” e: “La mia anima, in quest’ora, è turbata, ecc.” (Mt. 26:38; Gv. 12:27).

Le due nature congiunte del Cristo

Riconosciamo dunque in un solo e medesimo Gesù Cristo nostro Signore due sostanze o nature [differenti], l‘una divina e l‘altra umana (Eb. 2), e diciamo che esse sono talmente congiunte e unite da non essere né annientate né confuse né mescolate, ma che le proprietà di queste nature restano tali e quali in questa unione personale, al punto che noi onoriamo e adoriamo un solo Cristo Signore e non due, cioè un solo vero Dio e uomo che consostanziale al Padre secondo la sua natura divina e ugualmente consostanziale a noi secondo la sua natura umana e in tutto simile a noi eccetto il peccato (Eb. 4:15). Come infatti detestiamo l‘eresia di Nestorio, che di un solo Cristo ne faceva due, spezzando in tal modo l’unione della sua persona, così abbiamo in grande esecrazione la pazzesca eresia di Eutiche, dei monoteliti o monofisiti, che abolisce [cancella ed estingue] completamente la proprietà della natura umana di nostro Signore Gesù Cristo.

Il corpo di Cristo non è stato abolito

Noi non insegniamo dunque che la natura divina in Cristo abbia sofferto [patito] o che Cristo sia ancora nel mondo secondo la sua natura umana e quindi che essa sia ovunque [dappertutto presente]. Infatti, non crediamo e insegniamo che il vero corpo di Cristo sia stato abolito [abbia cessato di essere tale] dopo la sua glorificazione o che essa sia stata deificata e deificata al punto da aver perso le sue proprietà per quanto riguarda il corpo e l‘anima, essendo completamente cambiata in natura divina, ed essendo diventata una sola sostanza in Cristo. Pertanto non approviamo e non accogliamo le pesanti sottigliezze, confuse [imbrogliate], oscure e fra loro in contraddizione, di Schwenckfeld (8) e dei suoi simili e non siamo affatto schwenckfeldiani.

Cristo ha veramente sofferto

Crediamo anche che nostro Signore Gesù Cristo ha veramente sofferto [patito] e che morto per noi nella sua carne, come dice s. Pietro (1 Pi 4:1). Consideriamo pure esecrabili l’insana e pazzesca empietà dei giacobiti (9) e di tutti i mussulmani che hanno in esecrazione [negano ed hanno in orrore] la passione di nostro Signore Gesù Cristo. Per cui non neghiamo, seguendo in questo le parole di Paolo, che il Signore della gloria sia stato crocifisso per noi (1 Co. 2:8). Accogliamo infatti religiosamente e con grande rispetto la comunicazione delle proprietà che si ricava dalle Scritture e di cui si sono sempre serviti gli antichi dottori per esporre e accordare i passi delle Scritture che sembravano essere in contraddizione fra loro.

La carne di Cristo è veramente risorta

Crediamo e insegniamo che lo stesso Gesù Cristo nostro Signore risuscitato dai morti in quella vera e medesima carne nella quale, essendo stato crocifisso, morto e che non ha fatto venire un‘altra carne al posto di quella che era stata sepolta né ha preso su di sé uno spirito al posto della sua carne, ma che ha sempre conservato il suo vero corpo. Ecco perché, quando i suoi discepoli credevano di vedere lo spirito del Signore, egli ha mostrato loro le sue mani e i suoi piedi segnati dai fori dei chiodi e le sue piaghe, dicendo loro: “Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io” (Lu. 24:39).

La carne di Cristo è veramente salita in cielo

Crediamo anche che nostro Signore Gesù Cristo è salito con questa sua carne, al di sopra di tutti i cieli visibili, in quel cielo supremo - fede di Dio e dei beati - alla destra di Dio Padre. Ora quella destra, mentre significa una uguale comunicazione [partecipazione] di gloria e di maestà viene anche considerata e intesa essere in un certo luogo. Parlando di esso nel Vangelo, il Signore dice che andrà a preparare ai suoi un posto (Gv. 14:2). E anche s. Pietro apostolo dice che è necessario che il cielo riceva il Cristo fino al giorno della restaurazione di tutte le cose (At. 3:21).

Il ritorno di Cristo

Del resto, lui stesso ritornerà dai cieli per il giudizio, quando tutta la malvagità deborderà [sarà giunta al suo colmo] nel mondo e l‘anticristo, dopo aver corrotto la vera religione, avrà riempito ogni cosa di superstizione e empietà e devastato crudelmente la chiesa con il fuoco e il sangue (De. 11). Allora il nostro Signore Gesù Cristo ritornerà per salvare i Suoi e per annientare l‘anticristo mediante la sua venuta e per giudicare i vivi e i morti (At. 17:31). I morti infatti risusciteranno (1 Ts. 4:14 ss) e coloro che in quel giorno (che resta sconosciuto ad ogni creatura, Mr. 13:32) saranno ancora in vita verranno cambiati in un momento e in un batter d‘occhio e allora tutti i fedeli saranno rapiti sulle nubi davanti al Signore nell‘aria per vivere eternamente con lui nella dimora del cielo (1 Cor 15:51-52). Gli increduli e i malvagi, al contrario, discenderanno [saranno precipitati] con tutti i diavoli nell’inferno, nel fuoco eterno senza alcuna speranza di essere mai liberati dalle orribili pene e tormenti (Mt. 25:46).

Eternità dell’inferno

Condanniamo quindi tutti coloro che negano la vera risurrezione della carne o che con Giovanni di Gerusalemme (contro il quale ha scritto s. Girolamo) non credono affatto ciò che la Scrittura ci insegna riguardo ai corpi glorificati. Condanniamo anche tutti coloro che credono che i diavoli e i cattivi saranno ad un certo tempo salvati e che un giorno sarà messo fine ai loro tormenti. Il Signore infatti ha semplicemente detto che il loro fuco non sarà mai spento e che il loro verme non morirà. Condanniamo, inoltre, i sogni degli ebrei, cioè che prima del grande giorno finale, vi sarà un secolo d‘oro e trionfante nel mondo e che coloro che temono Dio, dopo essersi sottomessi tutti i loro nemici, occuperanno tutti i regni della terra. La verità evangelica, Mt. 24 e 25, ugualmente Le. 18, e la dottrina apostolica, 2 Ts. 2 e 2 Ti. 3 e 4, ci insegnano infatti ben altra cosa.

L’efficacia del sacrificio di Cristo

Inoltre, nostro Signore Gesù Cristo, con la sua morte e passione (come pure attraverso tutto ciò che ha fatto per noi e ha sofferto dal giorno della sua incarnazione), ha riconciliato [rimessi in pace] tutti i fedeli con il Padre celeste, li ha purificati dei loro peccati [ha espiato il peccato], ha disarmato la morte, spezzato l‘inferno e abolito ogni condanna (Ro. 4,25; 10,4; 1 Co. 1,30; Gv. 6,33 ss; 11:25 ss). Infine, con la sua risurrezione dai morti, ci ha riportato e restituito la vita e l‘immortalità. Egli infatti anche la nostra giustizia, la nostra vita e risurrezione e, per farla breve, la pienezza e l‘assoluzione dei peccati, la salvezza e la sufficienza abbondantissima di tutti coloro che credono in lui; dice infatti l‘apostolo che il Padre ha voluto che abitasse in lui ogni pienezza e che noi fossimo perfetti in lui (Cl. 1:19; 2:9-10).

Cristo: l’unico Salvatore

Insegniamo anche e crediamo che lo stesso Gesù Cristo nostro Signore l‘unico ed eterno salvatore del genere umano, nel quale sono stati salvati tutti coloro che prima della legge, sotto la legge e sotto il Vangelo hanno ottenuto la salvezza, nonché tutti coloro che saranno salvati fino alla fine del mondo. Lo stesso Signore ci ha infatti detto nel Vangelo: Colui che non entra nell’ovile per la porta, ma vi entra da un‘altra parte, un ladro e un brigante. lo sono la porta delle pecore (Gv 10:1-7); e in un altro passo dello stesso Vangelo: “Abraamo ha visto il mio giorno e se ne rallegrato” (Gv. 8:56). E Pietro apostolo dice: Non vi è salvezza in nessun altro se non in Cristo e non esiste altro nome che sia stato dato agli uomini sotto il sole per il quale possiamo essere salvati (At. 4,12; 10:43; 15:11).

Salvezza in Cristo anche prima di Lui

Perciò noi crediamo che saremo salvati per la grazia di nostro Signore Gesù Cristo, come i nostri padri. Paolo dice infatti che i nostri padri hanno mangiato uno stesso cibo spirituale e che tutti hanno bevuto una stessa bevanda spirituale e che hanno bevuto dalla roccia spirituale che li seguiva: ora la roccia era Cristo (1 Co. 10:3-4). Per questo noi leggiamo anche che Giovanni ha detto che Cristo era l‘agnello che era stato ucciso dall’inizio del mondo (Ap. 13:8) e Giovanni Battista testimonia che Cristo l‘agnello di Dio che toglie i peccati del mondo (Gv. 1:29). Quindi è a buon diritto che noi confessiamo e predichiamo a voce alta che Gesù Cristo è l‘unico Redentore e Salvatore del mondo, nostro Re e Sacerdote sovrano, il vero Messia e il Santo benedetto tanto atteso, il quale, essendo stato anteriormente rappresentato e promesso sia attraverso le figure della legge che da tutte le profezie, ci è stato finalmente inviato da Dio perché non ne aspettassimo alcun altro.

Solo Cristo

Non ci resta perciò altro da fare che glorificare tutti quanti Gesù Cristo e credere in lui; in breve, [non ci resta altro da fare] che, disprezzando e rifiutando tutti gli altri mezzi e aiuti, fermarci a lui e riposarci unicamente in lui [ci appaghiamo soltanto in Lui]. Poiché sono scaduti dalla grazia di Dio e Cristo non di alcuna utilità [virtù] a coloro che cercano la loro salvezza in qualunque altra cosa che non sia unicamente Gesù Cristo (Ga. 5:4).

Correttezza delle dichiarazioni conciliari dei primi secoli

Infine, per dire molte cose in questa materia con poche parole, noi crediamo con cuore puro [sincero] e confessiamo liberamente con la nostra bocca e apertamente tutto ciò che stato definito dalle sacre Scritture relativamente al mistero dell’incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo e che compreso nei simboli e nelle affermazioni dei quattro primi eccellentissimi concili celebrati a Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia, con il simbolo di Atanasio e gli altri simboli simili, e condanniamo [come falso] tutto ciò che è contrario ad essi.

In conclusione, noi professiamo la fede cristiana vera e cattolica, inviolabile e intera, essendo ben persuasi che nei suddetti simboli non vi nulla che non sia conforme [corrispondente] alla parola di Dio e che non serva [contribuisca] interamente ad una pura dichiarazione di fede [all’esplicazione della vera fede].


Note

  • (1) L’arianesimo è un’eresia che nega il carattere eterno di Gesù Cristo, Figlio e Parola di Dio e quindi il concetto di Trinità. Fu condannato al Concilio di Nicea del 325. Rimane molto poco degli scritti originali di Ario, presbitero ad Alessandria d’Egitto (m. 336), ma l’eresia ariana è stata funzionale allo sviluppo e definizione della dottrina cristiana. Ario contestava che parlare di Cristo come di Colui che è stato generato da Dio significa dire che la Sua esistenza ebbe un inizio definito. “Generare”, però, per Dio Padre, non è la stessa cosa che “generare” per una creatura. Dire che il Figlio è generato dall’eternità dal Padre non significa dividere il Dio indivisibile, ma accettare la testimonianza degli Apostoli. Esponenti moderni dell’Arianesimo sono i cosiddetti “Testimoni di Geova”.
  • (2) Michele Serveto (1511-1553), teologo antitrinitario e medico spagnolo. Studia lingue bibliche, matematica, filosofia, teologia e legge all’università di Saragozza e Tolosa. Segretario di Carlo V il Confessore, lascia la corte imperiale e si reca a Basilea, e poi a Strasburgo dove incontra il riformatore Martin Bucero e forse anche gli anabattisti. Questi contatti stimolano in lui lo sviluppo di persuasioni teologiche radicali. Servito credeva che per convincere Ebrei e Mussulmani della verità della fede cristiana, si dovesse reinterpretare il concetto di Trinità. Decise così che l’errore più grave dei cristiani fosse credere nel carattere eterno del Figlio. Esprime le sue idee in diversi libri (1531-32), che conducono ad attacchi alle opere di teologi ortodossi. Svolge pure l’attività di medico e quella di ricercatore scientifico. Lavora alla corte viennese dove pure reitera le sue convinzioni teologiche. Respinge pure il battesimo dei bambini, proclamando un cristocentrismo panteistico sviluppato da elementi neoplatonici, francescani e cabalistici. In risposta all’Istituzione di Calvino, scrive la “Restituito christianismi” (1553). Viene arrestato e condannato dall’Inquisizione a Vienna. Fugge a Ginevra, ma vi incontra lo stesso destino. Arrestato e condannato, viene bruciato al rogo. La sua esecuzione provoca una controversia sulla tolleranza delle differenze religiose.
  • (3) Probabilmente non è mai esistito un personaggio di nome Elione, ma gli Ebioniti sono stati un movimento ereticale del primo secolo. Il loro nome deriva dal termine “i poveri” (cfr. Lu. 6:20). Dopo la caduta di Gerusalemme molti dei sopravvissuti di Qumran si uniscono alla comunità giudeo-cristiana. La loro influenza causa una scissione. Alcuni rimangono ortodossi, altri si distinguono dai cristiani di origine pagana per l’osservanza del sabato e della circoncisione. Esaltano la Legge, sebbene credano contenga alcune pericopi false. Respingono le lettere di Paolo e considerano Gesù figlio naturale di Giuseppe e Maria. Gesù per loro rimane l’Eletto di Dio, adottato al Suo battesimo ed unito al Cristo eterno, che è più elevato degli arcangeli, ma non divino. Avevano un loro vangelo, il Vangelo degli Ebioniti.
  • (4) Valentino (secondo secolo) fondatore della setta dei valentiniani, contrastata da Ireneo e Tertulliano, proponeva insegnamenti gnostici popolari fra gli intellettuali.
  • (5) Marcione (secondo secolo), eretico scomunicato nel 144. Fonda un movimento rivale al cristianesimo ortodosso e acquisisce un certo successo. Sottolinea la natura radicale del cristianesimo in contrapposizione al giudaismo, fino a dichiarare che il Dio del primo non fosse da identificarsi con il secondo, un demiurgo, essere inferiore che crea e governa l’ordinamento materiale. Spurga dal Nuovo Testamento tutto ciò che – secondo lui – ha a che fare con il Giudaismo. Disprezza ciò che è corpo e materia e le sue dottrine hanno attinenza allo Gnosticismo. La sua cristologia è docetica: il Cristo solo sembrava essere una creatura umana.
  • (6) Apollinare (n. 310 in Siria). Sosteneva che Cristo ha in sé un principio attivo, il divino Logos, e che l’attributo essenziale della sua umanità (carne) è la capacità di avere esperienze, non di volere. Il suo errore era quello di escludere anche solo la potenzialità di iniziativa nell’umanità di Cristo. Il Logos, secondo lui, era il solo a motivare Cristo. La Sua carne non era fonte di iniziative, solo di esperienze
  • (7) Eunomio (m. 395) propositore di un’eresia teologica, porta i principi dell’Arianesimo all’estremo. Dio – secondo lui – è l’Essere ingenerato, Sostanza singola, suprema ed ultima. Il “Figlio di Dio” è una creatura del Padre e, sebbene possegga facoltà creative, non è della Sua essenza. Lo Spirito Santo è una creatura del Figlio destinata ad essere santificatrice d’anime.
  • (8) Aristocratico tedesco (1489-1561) adotta dapprima molti insegnamenti della Riforma, ma definisce sue particolari convinzioni sulla Cena del Signore, sulla Cristologia e la disciplina ecclesiastica, portandolo in conflitto con Lutero, Zwingli, Bucero, e i cattolici. Dio – afferma – è il Padre sia dell’umanità che della divinità di Cristo. La carne di Cristo è in rapporto molto speciale con Dio. Eredi contemporanei del movimento da lui creato sono i Quaccheri.
  • (9) Monofisiti siriani che respingevano la dottrina delle due nature in Cristo, il cui nome si collega a quello di Giacomo Baradeo. Dopo il concilio di Calcedonia (451) i patriarchi della Siria ritirano le loro chiese dalla comunione con le chiese orientali, non concordando sulla cristologia.

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