Dio ama indistintamente tutta l'umanità?

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Dio ama indistintamente tutta l'umanità?

di A. W. Pink, tratto da "La sovranità di Dio".

4. Nel capitolo primo avevamo affermato che Dio è sovrano nell'esercizio del Suo amore, e nel dire così, noi siamo perfettamente consapevoli che molti reagiranno con forza a quest'affermazione e che, inoltre, ciò che stiamo ora per dire, incontrerà molte più critiche di quante già ne abbiamo ricevute fin ora. Dobbiamo, però, rimanere fedeli alle nostre persuasioni su ciò che crediamo essere l'insegnamento delle Sacre Scritture. Noi, perciò, possiamo solo chiedere ai nostri lettori, di esaminare diligentemente, alla luce della Parola di Dio, ciò che vogliamo sottoporre alla loro attenzione.

Una delle credenze oggi più diffuse è che Dio ami tutti, ed il fatto che si tratta di qualcosa di così popolare in ogni classe di persone, dovrebbe già essere sufficiente per suscitare il sospetto di coloro che si assoggettano alla Parola di Dio. L'amore di Dio verso tutte le Sue creature, è l'affermazione fondamentale e favorita degli universalisti, degli unitariani, dei teosofi, della scienza cristiana, degli spiritualisti, dei russelliti, ecc. Non importa come uno viva - in sfida aperta verso il Cielo, con nessun tipo di interesse agli interessi eterni della sua anima, ed ancora meno per la gloria di Dio, e che muoia con una bestemmia sulle labbra - ciononostante Dio lo amerebbe, così ci dicono. Questo dogma si è diffuso in modo così vasto, ed è così consolante per il cuore che è in inimicizia contro Dio, che disperiamo di convincere molti del suo errore. Che Dio ami tutti, potremmo dire che si tratta di una credenza moderna. Invano potreste trovare, negli scritti dei Padri della Chiesa, dei Riformatori, e dei Puritani (noi crediamo) un tale concetto. Forse D. L.Moody, impressionato dall'opera di Drummond "La cosa più grande del mondo", è stato quello che maggiormente ha diffuso, nell'800, questo concetto, a livello popolare. E' comune sentir dire che Dio ami il peccatore ed odi il peccato. Si tratta, però, di una distinzione priva di significato. Che altro c'è in un peccatore che peccato? Non è forse vero che: "Tutto il capo è malato, tutto il cuore è languente. Dalla pianta del piede fino alla testa non c'è nulla di sano in esso: non ci sono che ferite, contusioni, piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né lenite con olio" (Is.1:5,6). E' vero che Dio ama colui che disprezza e respinge il Suo Figlio benedetto? Dio è Luce, allo stesso modo in cui Egli è amore, e quindi il Suo amore deve essere un amore santo. Dire a colui che respinge Cristo che Dio lo ama, significa cauterizzare la sua coscienza, come pure comunicargli il senso di sicurezza nei suoi peccati.

Il fatto è che l'amore di Dio è una verità riservata solo ai santi, e presentarla ai nemici di Dio significa prendere il pane destinato ai figli e gettarlo ai cani. Con l'eccezione di Giovanni 3:16, non c'è una sola volta nei quattro vangeli, in cui leggiamo del Signore Gesù - il Maestro perfetto - che dica a dei peccatori che Dio li ama! Nel libro degli Atti degli Apostoli, che riporta l'opera evangelistica ed il messaggio degli apostoli, non si fa mai riferimento all'amore di Dio! Quando giungiamo, però, alle epistole, che sono state scritte ai santi, abbiamo una presentazione completa di questa preziosa verità - l'amore di Dio per coloro che Gli appartengono. Cerchiamo di dispensare rettamente la Parola di Dio, ed allora non saremo trovati a prendere le verità che sono rivolte ai credenti, ed applicarle erroneamente agli increduli. Ciò che i peccatori devono udire chiaramente, è ciò che parla dell'ineffabile santità, della rigorosa rettitudine, dell'inflessibile giustizia e della terribile ira di Dio. A costo di rischiare d'essere frainteso diciamo - e vorremmo pure sentirlo dire da ogni evangelista e predicatore del nostro Paese - che oggi si presenta Cristo fin troppo ai peccatori (da parte di coloro che sono sani nella fede), e troppo poco del loro bisogno di Cristo, vale a dire della loro condizione di assoluta rovina e perdizione, il pericolo imminente ed orribile che essi corrono delle sofferenze dell'ira a venire, la temibile colpevolezza che grava su di loro agli occhi di Dio - presentare Cristo a coloro ai quali mai è stato mostrato il bisogno che essi hanno di Lui, davvero ci sembra essere gettare le perle ai porci1.

Se è vero che Dio ama ogni membro della famiglia umana, allora perché il nostro Signore dice ai suoi discepoli: "Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui ... Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui" (Gv. 14:21, 23)? Perché dire: "Chi mi ama sarà amato dal Padre mio" se il Padre …ama tutti? La stessa limitazione la possiamo trovare in Proverbi 8:17: "Io amo quelli che mi amano, e quelli che mi cercano mi trovano". Troviamo ancora: "Tu detesti tutti gli operatori d'iniquità" (Sl. 5:5) - non semplicemente le opere di iniquità. Ecco dunque un chiaro ripudio dell'insegnamento che oggi va per la maggiore, che Dio, cioè odia il peccato, ma ama i peccatori. La Scrittura dice: "Quelli che si gloriano, non potranno reggere davanti ai tuoi occhi; tu hai in odio tutti gli operatori d'iniquità .. DIO è un giusto giudice e un Dio che si adira ogni giorno contro i malfattori" (Sl. 5:5,6); "Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui" (Gv. 3:36). Potrebbe Dio "amare" coloro sui quali "rimane l'ira di Dio". Non è forse evidente che nelle parole: "L'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Ro. 8:39) pongono una riserva, un limite, sia nella sfera che negli oggetti del Suo amore? Ancora, non è chiaro dalle parole: "Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù" (Ro. 9:13), che Dio non ama tutti? Troviamo ancora scritto: "Il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli" (Eb. 12:6). Non è forse vero che questo versetto insegna che l'amore di Dio sia ristretto ai membri della Sua famiglia? Se Egli amasse ogni essere umano senza eccezione, allora la distinzione e la limitazione qui menzionata, sarebbe priva di significato. Ci potremmo pure chiedere, alla fine, se sia mai concepibile che Dio ami chi sarà condannato al Lago di Fuoco! Eppure, se li amasse ora, Egli pure lo farebbe allora, visto che il Suo amore non cambia - dato che in Lui "non c'è variazione né ombra di mutamento".

Se ora consideriamo Giovanni 3:16, dovrebbe essere evidente dal brano or ora citato, che questo testo non regge l'accentuazione che di solito vi è posta: "Dio ha tanto amato il mondo". Molti suppongono che questo significhi: "l'intera razza umana". "L'intera razza umana", però, include tutta l'umanità da Adamo fino al termine della storia del mondo: si estende, cioè, sia indietro che avanti nel tempo! Considerate, allora, la storia dell'umanità prima che nascesse Cristo. Milioni di persone sono vissute e sono morte prima che nacque il Salvatore. Esse sono vissute "senza speranza e senza Dio nel mondo", e quindi sono passati ad un'eternità di perdizione. Se Dio li avesse "amati", dov'è la prova che l'abbia fatto? La Scrittura dichiara: "Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via" (At. 14:16). La Scrittura dichiara: "Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente" (Ro. 1:28). Ad Israele Iddio disse: "Voi soli ho conosciuto fra tutte le famiglie della terra" (Am. 3:2). Alla luce di questi brani, chi sarebbe mai così folle da insistere che Dio nel passato abbia amato tutta l'umanità? Lo stesso s'applica, con uguale forza, al futuro. Leggete il libro dell'Apocalisse per intero, notando particolarmente i capitoli da 8 a 19 dove troviamo i giudizi che saranno riversati sulla terra. Leggete dei temibili guai ivi descritti, le spaventose piaghe, tutte le espressioni dell'ira di Dio che saranno riversate sui malvagi. Leggete, infine, il capitolo 20 di Apocalisse, del gran trono bianco del giudizio, e guardate pure se mai trovate la più piccola traccia di amore. Il contestatore, però, ritorna su Giovanni 3:16 e ci dice: "Mondo significa mondo!". E' vero, ma "mondo" non significa l'intera famiglia umana. Il fatto è che "il mondo" è usato in modo generale. Quando i fratelli di Cristo Gli dicono: "Se tu fai queste cose, manifèstati al mondo" (Gv. 7:4), forse che intendevano: "Mostrati all'intera umanità"? Quando i Farisei dicono: "Vedete che non guadagnate nulla? Ecco, il mondo gli corre dietro!" (Gv. 12:19), forse che intendevano che "l'intera umanità" stesse correndogli dietro? Quando l'apostolo scrive: "…rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la vostra fede è divulgata in tutto il mondo" (Ro. 1:8), forse che intendeva dire che la fede dei santi di Roma era oggetto delle conversazioni di ogni uomo, donna e bambino dell'intero globo? Quando Apocalisse 13:3 ci informa che: "…tutta la terra, meravigliata, andò dietro alla bestia", dovremmo così intendere ogni essere umano del mondo intero senza eccezione? Che dire allora del resto fedele che sarà martirizzato (Ap. 20:4) perché non vuole ad essa sottomettersi? Questi ed altri brani simili potrebbero essere citati, per mostrare che il termine "il mondo" spesso ha una forza relativa più che assoluta.

Ora, la prima cosa da notare al riguardo di Giovanni 3:16, è che il nostro Signore stava parlando a Nicodemo - un uomo che credeva che la misericordia di Dio fosse confinata alla sua stessa nazione. Cristo, così, gli annuncia che l'amore di Dio nel dare Suo Figlio, aveva un raggio d'interesse maggiore, che esso fluiva ben di là dei confini della Palestina, fino a raggiungere "gli estremi confini del mondo". In altre parole, questo era l'annuncio di Cristo che Dio si propone di concedere grazia non solo agli israeliti, ma anche a pagani. "Dio ha tanto amato il mondo", quindi, significa che l'amore di Dio si estende a tutto il mondo, che ha una caratteristica internazionale. Significa forse che Dio ami ogni singolo individuo che si trovi fra i pagani? Non necessariamente perché, come abbiamo visto, il termine "mondo" è più generale che specifico, relativo più che assoluto. Il termine "mondo" di per se stesso, non è conclusivo. Per stabilire chi siano gli oggetti dell'amore di Dio, dobbiamo consultare altri brani dove esso altresì è menzionato. In 2 Pietro 2:5, leggiamo: "…se non risparmiò il mondo antico ma salvò, con altre sette persone, Noè, predicatore di giustizia, quando mandò il diluvio su un mondo di empi". Qui si parla di "un mondo d'empi": se c'è un mondo d'empi, vi è pure un mondo di giusti. E' di questi ultimi di cui si parla nei brani che considereremo ora brevemente. "Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo" (Gv. 6:33). Fate bene attenzione: Cristo non dice: "offre vita", ma "dà vita". Qual è la differenza fra questi due termini? Questa: una cosa "offerta" può essere rifiutata, ma una cosa "data", implica necessariamente la sua accettazione2. Se non è accettata, non è neppure "data", è semplicemente profferta. Ecco dunque un testo biblico che afferma esplicitamente come Cristo dia via (vita spirituale, eterna) "al mondo". Ora, Egli non dà vita eterna al "mondo degli empi", perché essi non vogliono riceverla, non la vogliono. Ecco dunque come noi si sia obbligati a comprendere, in relazione a Giovanni 6:33, che si tratti del "mondo degli eletti”3, vale a dire, dello stesso popolo di Dio.

Ancora uno. In 2 Corinzi 5:19 leggiamo: "Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo". Ciò che questo versetto intende è chiaramente definito dalle parole che, ad esso, immediatamente seguono, cioè: "…non imputando agli uomini le loro colpe". Anche qui "il mondo" non può significare "il mondo degli empi", perché, di fatto, la Scrittura testimonia che, nel giorno del giudizio, di fronte al Grande Trono bianco, le loro colpe saranno chiaramente loro "imputate". 2 Corinzi 5:19 insegna chiaramente che, però, vi è un mondo che sarà "riconciliato" con Dio e le cui colpe non verranno imputate, messe a carico, essendo state "caricate" sul loro Sostituto. Chi appartiene a questo mondo? Solo una risposta è possibile: il mondo del popolo di Dio! Allo stesso modo, in ultima analisi, in Giovanni 3:16, il "mondo" di cui si parla, deve riferirsi al mondo del popolo di Dio. Dobbiamo dire così perché non esiste alcun'altra soluzione alternativa. Non può significare l'intera razza umana, perché parte di essa era già all'inferno quando Cristo venne sulla terra. Non è onesto verso la Scrittura insistere che esso significhi ogni essere umano ora vivente, perché ogni altro brano del Nuovo Testamento, dove si menziona l'amore di Dio, esso viene limitato al Suo popolo - cercate e vedrete! Gli oggetti dell'amore di Dio in Giovanni 3:16 sono precisamente gli stessi che gli oggetti dell'amore di Dio in Giovanni 13:1 Or prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l'ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine".

L'interpretazione che abbiamo dato di Giovanni 3:16 non è affatto nuova, non ce la siamo inventata noi: essa è quasi uniformemente proposta dai Riformatori, dai Puritani e da molti altri da allora4.

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