Del Battesimo dei Bambini

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Del Battesimo dei Bambini


John Owen (1616–1683)


I. La questione non è se i credenti professanti, Giudei o Gentili, non battezzati nella loro infanzia, debbano essere battezzati, perché questo è affermato da tutti.

II. Né è se, in tali persone, la professione di fede salvifica e il ravvedimento non debbano venire prima del battesimo. Questo noi lo sosteniamo molto più di quanto sia la pratica comune di coloro che ci oppongono.

Perciò, le testimonianze tratte dagli autori, antichi o moderni, per confermare queste cose, che sono coerenti con la dottrina del battesimo infantile, sono semplice tergiversazioni, che non riguardano affatto questa contesa; e così sono tutti gli argomenti tratti a quello scopo dalle Scritture.

III. La questione non è se tutti i bambini debbano essere battezzati o meno, perché, secondo la volontà di Dio, alcuni non devono essere battezzati, proprio quelli i cui genitori sono stranieri del patto. Ma da questo segue che alcuni devono essere battezzati, visto che un’eccezione conferma sia la regola che il diritto.

IV. La questione riguarda solo i figli o i discendenti infanti di credenti professanti che sono essi stessi battezzati. E:

Primo, Quelli che negano questo non possono addurre alcuna testimonianza dalla Scrittura in cui la loro negazione [del battesimo infantile] sia inclusa formalmente o nei termini, né alcuna che affermi qualcosa che è incongruente con la posizione affermativa. Ma è necessario che coloro che si oppongono al battesimo infantile producano una tale testimonianza.

Secondo, Non può essere fornito alcun esempio dall’Antico o dal Nuovo Testamento, fin dai giorni di Abrahamo, né nessuno dalla pratica approvata dalla chiesa primitiva, di una qualche persona o di persone, nate da genitori credenti e professanti, i quali erano essi stessi partecipi dell’iniziale sigillo del patto, essendo nella loro infanzia e intese ad esser educate nella conoscenza di Dio, le quali non siano state rese partecipi con essi dello stesso segno e sigillo del patto.

Terzo, Un privilegio spirituale accordato da Dio una volta a qualcuno, non può essere modificato, annullato, o abrogato, senza una speciale revoca divina, o senza la sua sostituzione con maggiore privilegio e misericordia al suo posto. Questo perché:

Chi annullerà ciò che Iddio ha concesso? Chi vorrà disfare ciò che Egli ha messo insieme? Abolire o rimuovere una qualsiasi concessione di privilegio fatta da Lui alla chiesa, senza la Sua esplicita revoca, significa negare la Sua autorità sovrana. Dire che un privilegio così concesso possa essere revocato, anche da Dio stesso, senza la sostituzione con maggiore privilegio e misericordia al suo posto, è contrario alla bontà di Dio, al Suo amore, e alla cura per la Sua chiesa, e contrario al costante modo di procedere con esso dalla fondazione del mondo, nel quale Egli continuò nell’ampliamento e accrescimento dei privilegi fino alla venuta di Cristo. E supporre ciò sotto il vangelo è contrario a tutte le Sue promesse, all’onore di Cristo, e ad innumerevoli testimonianze esplicite della Scrittura.

Così era con i privilegi del tempio e del culto concessi ai Giudei; essi non erano, non potevano essere, rimossi senza una revoca esplicita e la sostituzione con un tempio spirituale ed un culto più gloriosi al loro posto.

Ma ora il privilegio spirituale del diritto e della partecipazione al sigillo iniziale del patto fu concesso da Dio alla discendenza infante di Abrahamo, in Gen. 17:10, 12.

Questa concessione, quindi, deve rimanere salda per sempre, a meno che gli uomini non provino o producano:

Una sua revoca esplicita da parte di Dio stesso, cosa che nessuno può fare né direttamente né indirettamente, nei termini o in una qualunque pretesa di deduzione. Un esempio di maggiore privilegio o misericordia concessa loro al suo posto; cosa che essi non pretendono fare neanche una volta, ma lasciano la discendenza dei credenti, nella loro condizione infantile, nella stessa condizione dei pagani e degli infedeli, cosa espressamente contraria al patto di Dio.

Tutta questa contesa, dunque, ha lo scopo di privare i figli dei credenti di un privilegio una volta concesso loro da Dio, mai revocato nella sostanza, non assegnando nulla al suo posto; questo è contrario alla bontà, all’amore, e al patto di Dio, e specialmente derogatorio dell’onore di Gesù Cristo e del vangelo.

Quarto, Coloro che hanno la cosa significata hanno diritto al suo segno, o coloro che sono partecipi della grazia del battesimo hanno diritto alla sua amministrazione: così in Atti 10:47.

Ma i figli dei credenti sono tutti capaci della grazia significata nel battesimo, e alcuni di loro ne sono certamente partecipi, ovvero, quanti muoiono nella loro infanzia (che è tutto quello che si può dire di chi fa professione). Quindi essi possono e devono essere battezzati. Infatti:

I bambini sono creati e sono capaci di eterna gloria o di miseria, e devono cadere per sempre in una di queste condizioni. Tutti i bambini nascono in una condizione di peccato, nella quale essi sono morti e sotto la maledizione. Se non sono rigenerati o nati di nuovo, devono inevitabilmente perire, Gv. 3:3. La loro rigenerazione è la grazia di cui il battesimo è un segno o simbolo. Ovunque vi sia questa, là dovrà essere amministrato il battesimo.

Quinto, poiché Dio ha stabilito il battesimo come segno e sigillo della rigenerazione, a chiunque lo neghi Egli nega anche la grazia significata da esso. Perché è la volontà di Dio che i non credenti e i peccatori impenitenti non debbano essere battezzati? È perché, non concedendo loro la grazia, Egli non concederà loro il segno. Se, dunque, Dio nega il segno ai bambini discendenti dei credenti, dev’essere perché Egli ne nega loro la grazia, e quindi tutti i figli di genitori credenti che muoiono nella loro infanzia devono essere dannati eternamente, senza speranza. Non dico che debba essere così di quelli che non sono battezzati, ma deve essere così di quelli che Dio non vuole che siano battezzati.

Ma questo è contrario alla bontà e all’amore di Dio, alla natura e alle promesse del patto, alla testimonianza di Cristo che riconosce loro il regno di Dio, alla fede dei genitori devoti, e ciò che la chiesa ha creduto in ogni epoca.

Ne segue dunque, inevitabilmente, che i bambini che muoiono nella loro infanzia hanno la grazia della rigenerazione, e conseguentemente lo stesso diritto al battesimo che hanno i credenti stessi.

Sesto, Tutti i bambini nella loro infanzia sono considerati nel patto dei loro genitori, in virtù della legge della loro creazione. Infatti tutti loro sono resi passibili di ricompensa o punizione eterne, come è stato dichiarato. Ma nelle loro persone essi non sono capaci di fare il bene o il male. È quindi contrario alla giustizia di Dio, e alla legge di creazione del genere umano, in cui molti muoiono prima di saper discernere la mano destra dalla sinistra, di trattare i bambini in altro modo che non secondo il patto dei loro genitori, ed è questo ciò che Egli fa, Rom. 5:14.

Di conseguenza io sostengo:

Che coloro i quali, per decreto di Dio, e in virtù della legge della loro creazione, sono, e necessariamente devono essere, inclusi nel patto dei loro genitori, hanno gli stessi diritti ai privilegi di quel patto, non essendovi alcuna eccezione esplicita contro di loro. Non è in potere di nessuno di privarli di questo diritto, a meno che non possa modificare la legge della loro creazione.

Così è dunque con i figli dei credenti rispetto al patto dei loro genitori, in virtù del quale soltanto essi sono detti santi, 1 Cor. 7:14.

Settimo, Cristo è “il messaggero del patto,” Mal. 3:1, ovvero, del patto di Dio stabilito con Abrahamo; ed egli è stato il “ministro della circoncisione, per dimostrar la verità di Dio, compiendo le promesse fatte a' padri.,” Rom. 15:8. Questo patto era che Egli sarebbe stato “il Dio di Abrahamo e della sua progenie.”

Ora, se questo non è così sotto il Nuovo Testamento, allora Cristo non è stato un messaggero fedele, né confermò la verità di Dio nelle sue promesse.

Questo argomento da solo sostiene il peso dell’intera causa contro tutte le obiezioni, perché: I bambini sono ancora nel medesimo patto dei loro genitori, o la verità delle promesse di Dio ai padri non fu confermata da Cristo. Il diritto al patto, e la partecipazione alle sue promesse, qualunque esso sia, dà il diritto all’amministrazione del suo sigillo iniziale, ovvero, al battesimo, come Pietro dichiara espressamente in Atti 2:38, 39.

Dunque,

Il diritto al battesimo, come suggello iniziale del patto, dei bambini figli di credenti, si trova alla base della fedeltà di Cristo come messaggero del patto e ministro di Dio per la conferma della verità delle Sue promesse.

In breve, una partecipazione al suggello del patto è una benedizione spirituale. Di questo era una volta solennemente investita da Dio la progenie dei credenti. Egli non ha mai revocato questo privilegio, sebbene ne abbia cambiato il segno esteriore, né ha mai concesso ai nostri figli alcun privilegio o misericordia al suo posto sotto il vangelo, quando ogni grazia e privilegio è stata ampliata al massimo. Le Sue promesse del patto riguardanti loro, che sono moltiplicate, furono confermate da Cristo come vero messaggero e ministro; egli dà la grazia del battesimo a molti di loro, specialmente a coloro che muoiono nella loro infanzia, ammette i bambini all’appartenenza al suo regno, li considera discepoli, e stabilisce che le famiglie siano battezzate senza eccezione. E chi si alzerà adesso per vietare loro l’acqua?

Questo argomento può essere ulteriormente chiarito e dimostrato:

Cristo è “il messaggero del patto,” Mal. 3:1, ovvero del patto di Dio con Abrahamo, Gen. 17:7; infatti:

Quel patto era con e per il Cristo mistico, Gal. 3:16, ed egli non fu il messaggero di altri patti che non quello che fu stabilito con lui stesso e i suoi membri. Egli fu inviato, o fu il messaggero di Dio, per eseguire e compiere il patto e il giuramento fatto con Abrahamo, Lu. 1:72, 73. Il fine del suo messaggio e della sua venuta era che coloro ai quali era stato mandato potessero essere “benedetti con il fedele Abrahamo,” o che “la benedizione di Abrahamo,” promessa nel patto, “potesse giungere a loro,” Gal. 3:9, 14.

Negare questo significa stravolgere l’intera relazione tra l’Antico Testamento e il Nuovo, la veracità di Dio nelle Sue promesse, e tutte le proprietà del patto di grazia, menzionate in 2 Sam. 23:5

Non era il patto d’opere, né originariamente né essenzialmente, né il patto nella sua amministrazione legale, perché egli confermò e sigillò quel patto di cui era messaggero, ma abolì questi.

Dite pure di quale patto egli fu messaggero, se non di questo. Le occasionali aggiunte di promesse temporanee non alterano la natura del patto.

In questo egli fu il “ministro della circoncisione per la verità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri,” Rom. 15:8; ovvero, innegabilmente, il patto stabilito con Abrahamo, ampliato ed esposto dalle promesse successive. Questa patto era che Dio sarebbe stato “un Dio di Abrahamo e della sua progenie;” la quale Dio stesso spiega essere la sua progenie infante, Gen. 17:12 – ovvero, i bambini figli di chiunque dei suoi posteri dovesse accogliere e confermare lo stesso patto di Abrahamo, e nient’altro. Questo fece solennemente l’intera chiesa per sé stessa e per la sua posterità, su cui il patto fu confermato e suggellato, Eso. 24:7, 8. Ed ognuno era vincolato a fare lo stesso nella sua persona, e se non l’avesse fatto, egli sarebbe stato tagliato via dalla congregazione, e avrebbe perduto tutti i privilegi per sé e i suoi figli.

Il patto, dunque, non fu concesso nella sua amministrazione alla progenie carnale di Abrahamo in quanto tale, ma alla sua progenie confederata nel patto, a coloro che vi entrarono e visibilmente rimasero saldi ai suoi termini.

E le promesse fatte ai padri erano che i loro figli infanti, la loro famiglia, avrebbero avuto una parte uguale nel patto con loro, Isa. 22:24, 44:3, 61:9. “saranno la progenie de' benedetti del Signore, ed avran seco quelli che saranno usciti di loro,” cap. 65:23. Non solo loro stessi, che sono credenti, progenie professante di coloro che furono benedetti dal Signore con una partecipazione al patto, Gal. 3:9, ma anche i loro figli, il loro frutto, i loro piccoli cari, sono nello stesso patto con loro.

Negare, quindi, che i figli di genitori credenti professanti, che hanno accolto il patto di Dio, come fece la chiesa d’Israele, Eso. 24:7, 8, abbiano lo stesso diritto e la stessa partecipazione al patto dei loro genitori, significa negare esplicitamente la fedeltà di Cristo nell’assolvimento del suo ufficio.

Si potrà dire, che sebbene i figli abbiano diritto al patto, o che vi appartengano, tuttavia essi non hanno diritto al suo sigillo iniziale. Questo non basta, perché:

Se essi hanno una qualche parte in esso, è nella sua grazia o nella sua amministrazione. Se hanno la prima, allora hanno anche la seconda, come sarà dimostrato in qualunque momento. Se non hanno nessuna delle due, essi non vi hanno alcuna parte; allora la verità delle promesse di Dio fatte ai padri non fu confermata da Cristo. Che a quanti appartiene il patto o la promessa, agli stessi appartiene anche l’amministrazione del suo sigillo iniziale, è dichiarato esplicitamente dall’apostolo in Atti 2:39, 39. La verità delle promesse di Dio non è confermata se ne viene negato il segno e sigillo; perché essi credettero che Dio era il Dio dei loro figli come di loro stessi sulla base di questo, che Egli concesse il segno del patto alla loro progenie così come a loro stessi. Se questo fu rimosso da Cristo, allora la loro fede viene demolita, e la promessa stessa non è confermata ma indebolita quanto alla capacità che aveva di generare fede e obbedienza.

Ottavo, Testimonianze particolari, insieme alla pratica della chiesa primitiva, possono essere addotte e difese, se fosse necessario.

_ Tratto da The Works of John Owen, Volume XVI

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