Deb-affrontare

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[edit] l. AFFRONTARE l PROBLEMI CONTEMPORANEI

L’azione divina soprannaturale, che ha prodotto le Scritture canoniche, non ci ha consegnato un manuale di teologia e di etica, ma qualcosa di più ricco e di più istruttivo: un libro di vita costituito da 66 libri differenti, che raggruppano materiale molto vario. La sua colonna vertebrale è un insieme di narrazioni storiche che si sviluppano per millenni e che riferiscono come Dio Creatore è diventato Dio Redentore dopo che il peccato è entrato nel mondo e ha corrotto l’umanità. Tutti i materiali biblici, siano essi didattici, dottrinali, liturgici, relativi alla pietà o alla morale, e qualunque sia la loro forma (sermone, lettera, inno, preghiera, legge, elenco, proverbio o riflessione filosofica o pratica), possiedono questa stessa caratteristica: forniscono degli esempi applicati a gruppi particolari, nel preciso contesto storico e teologico, in un dato momento dello svolgersi della rivelazione e della redenzione. A causa della grande distanza culturale tra le civiltà antiche del vicino oriente che hanno dato origine alla Bibbia e la vita collettiva dell'occidente moderno, è spesso difficile discernere quale sia l’applicazione più saggia e più fedele dei principi biblici per i nostri tempi. Prima di tutto occorre scoprire le verità universali della relazione tra Dio e sull’uomo, nel contesto in cui sono tessute e noi, per prima cosa, le scopriamo. In seguito bisogna applicarle al contesto culturale e allo svolgimento della storia attuali, che sono assai differenti dal contesto biblico. Per applicare la Scrittura nell’ambiente cambiato e mutevole dei nostri tempi, bisognerà tenere presente lo spirito dei principi che seguono.

1) Tutta Ia Scrittura deve essere considerata come il canale e l’organo dell’autorità di Cristo. È infatti lui stesso ad attestare che essa era la Parola di Dio e la sola autorità permanente: l’Antico Testamento a causa della sua testimonianza e per l’uso che egli ne ha fatto, e il Nuovo Testamento per la sua promessa dell’assistenza dello Spirito Santo ai suoi autori apostolici e profetici. Essere fedeli a Cristo implica, di conseguenza, l’accettazione senza riserve di tutto ciò che la Scrittura insegna, come indicazione e come comando. Inoltre, l’idea comunemente diffusa secondo la quale la lealtà a Cristo potrebbe accontentarsi di una lettura scettica e selettiva della Scrittura, deve essere respinta come una illusione perversa e ingiustificabile. L’autorità della Scrittura e l’autorità del Cristo non sono che una stessa cosa. 2) La Scrittura è totalmente coerente in tutto ciò che insegna poiché, in fin dei conti, essa procede dallo stesso pensiero, quello di Dio Spirito. Ogni apparente contraddizione o confusione interna è dunque ingannatrice, il compito dell’esegeta consiste anche nel cercare come dissiparla. In quale misura vi riuscirà? Essa varierà, ma bisognerà sempre tendere allo scopo. L’armonia della Scrittura è assiomatica, essa è certa se l’Iddio di verità, dal quale procede ogni insegnamento biblico, conosce sempre il suo proprio pensiero e non falsifica mai i fatti. Se dunque per sua natura Dio dice solamente ciò che è vero e degno di fiducia, tutto ciò che si crede insegnato dalla Scrittura, qualunque sia il soggetto, è opportuno riceverlo come certo (vedere le dichiarazioni dei due «vertici» precedenti per una dimostrazione più dettagliata). 3) Non bisogna trascurare le differenze tra le successive tappe della rivelazione divina e occorre essere attenti al fatto che certe esigenze di Dio, prima dei tempi neotestamentari, erano solo temporanee. Tuttavia, ammesso questo, dobbiamo cercare di discernere quali principi morali e spirituali permanenti erano applicati e espressi da quelle esigenze, per poi porre la questione della loro applicazione al giorno d’oggi. 4) La chiesa non è né sorgente d’informazione infallibile su Dio al di fuori delle Scritture, né interprete infallibile della Bibbia in ciascuna delle sue istanze. Essa si situa sotto l’autorità della Bibbia e non sopra. Le pretese tradizionali del magistero cattolico romano non sono giustificate né biblicamente, né in loro stesse. Tanto meno lo sono le pretese di certi gruppi protestanti che si dicono condotti e insegnati dallo Spirito, senza l’appoggio biblico. Al contrario, secoli di studi della Bibbia hanno mostrato più e più volte che la Scrittura canonica si interpreta al suo interno su tutti gli importanti oggetti della vita della fede, della speranza, dell’obbedienza, dell’amore e della salvezza. La quasi unanimità dei commentatori rispettosi delle Scritture, su questi punti essenziali, conferma con vigore l’affermazione dei riformatori secondo la quale la Scrittura, così come noi la possediamo, è sufficiente e chiara. In altri termini, essa è completa in quanto è rivelazione di Dio e chiara quanto al suo messaggio e al suo significato per tutti coloro che, per la grazia dello Spirito Santo, vedono ciò che è manifesto. Poiché la santificazione intellettuale dei cristiani è ancora imperfetta, come il resto della loro santificazione, ci si possono attendere divergenze d’opinione tra i lettori evangelici su punti secondari. Ciò non dev’essere usato per mettere in causa la chiarezza intrinseca delle Scritture che tutti desiderano mettere in evidenza e poi applicare.

5) Ridurre l’insegnamento biblico a degli assiomi, a presupposizioni, a paradigmi culturali di un’epoca o di un’altra, è un errore di metodo. In effetti, la Scrittura svela l’opera del Creatore immutabile, le sue vie e la sua volontà per l’umanità in quanto tale. Così ogni opinione umana sui valori, le priorità, i doveri, deve essere valutata e se necessario corretta alla luce di quella rivelazione. Ogni cultura, poiché è l’espressione degli scopi di una collettività che fa parte dell'umanità peccatrice, torce, smorza e reprime le verità bibliche che se fossero applicate la trasformerebbero. Attenersi a quelle verità e rifiutare la loro assimilazione che compromette lo status quo culturale non è mai facile. La storia del protestantesimo ufficiale dei due secoli passati dice abbastanza in proposito. Ci si è largamente sbagliati per aver preso l’abitudine a relativizzare l’insegnamento biblico seguendo la moda secolare del giorno, che è stata razionalista, storica, evoluzionista, esistenzialista, marxista o altro. Si dimentica così che il peccato getta l’intelligenza umana nelle tenebre e la disorienta quando si tratta di cose d’importanza capitale; si dimentica anche che la Scrittura ci è stata data per chiarire le nostre tenebre mentali e spirituali e che essa mostra i limiti delle concezioni e delle pretese di ogni cultura. Sul soggetto di Dio o sul modo di vivere la cultura secolare si svia sempre (cfr. Romani 1:8-32) e solo la rivelazione biblica può offrire le rettifiche necessarie. Il nostro compito non è quello di correggere la Bibbia, ma di permettere ad essa di correggerci. Leggeremo correttamente 1a Scrittura solo se lasceremo che l’insegnamento biblico, verità assoluta di Dio, modifichi le concezioni che la società dà per scontate riguardo a Dio e al miglior modo di vivere. Il corretto approccio alla Scrittura consiste nel lasciarci lavorare intellettualmente, moralmente e spiritualmente. Era l’argomento dei riformatori allorché parlavano della necessità della Scrittura: nessuno può pensare in modo giusto di Dio, né vivere e comportarsi come se fosse senza la Bibbia. Per impostare bene la questione ermeneutica, centrale per i nostri dibattiti contemporanei, è necessario domandarsi quali siano gli ostacoli, in noi o nella nostra cultura, che ci impediscono di cogliere l’applicazione alla nostra situazione della Parola immutabile di Dio, parola di giudizio, di misericordia, di pentimento e di giustizia. Dopo aver posto la questione in questi termini, la Parola di Dio potrà produrre i suoi effetti. L’effetto varierà da un’epoca all’altra e da un luogo ad un altro, poiché è bene che la Parola trovi un’espressione conforme alle particolarità di ciascuna cultura; ma l’effetto principale, vale a dire l’appello al pentimento e alla fede in Cristo, all’adorazione e alla santità davanti a Dio, all’amore del prossimo e alIa giustizia, sarà dovunque e sempre lo stesso.

6) L’applicazione dei principi biblici è sempre condizionata dai limiti della nostra conoscenza della situazione alla quale ci riferiamo. Quando sorgeranno delle discussioni sulle differenziazioni possibili o sulle loro probabili conseguenze, dirette o indirette (come per esempio gli effetti a lungo termine dello sviluppo industriale, delle politiche economiche o delle strategie militari) i disaccordi avranno tendenza a venire a galla quando bisognerà scegliere il modo migliore e più saggio di agire. Si potrebbe essere turbati da tali disaccordi dopo che il dovere di amare il prossimo, che la Scrittura impone a tutti, ci impegna a ricercare le migliori soluzioni per gli altri. Ma le divergenze di questa natura non significano necessariamente che i principi mancano di certezza; esse non rispecchiano necessariamente le opposte interpretazioni dell’infallibile Scrittura.

7) Applicando i principi biblici, conviene riconoscere le zone di libertà delimitate dalle leggi di Dio; noi abbiamo la responsabilità di scegliere le opzioni che ci sembrano le più feconde per la gloria di Dio, per il bene dell’umanità e per il nostro. Una delle regole di saggezza e d’obbedienza cristiane è di non lasciare mai che il bene divenga il nemico del meglio, o di non preferire mai ciò che sembra «mica male» a ciò che è palesemente migliore. Qui ancora, i cristiani, le cui teorie si accordano in sostanza, possono avere dei diversi punti di vista dovuti a fattori personali o culturali che influenzano a giusto titolo la loro scala di valori e le loro priorità. Una volta ancora sarà un errore considerare che tali differenze testimoniano di un disaccordo sul soggetto della Bibbia.

8) Per applicare la Scrittura, bisogna essere unti di Spirito Santo. Senza questo aiuto le realtà spirituali delle quali parla la Scrittura non saranno mai percepite; la portata, il vigore e la forza di persuasione dell’insegnamento biblico saranno mai realmente afferrate; l’estensione e la profondità delle visioni, delle aspettative, delle sfide, dei rimproveri e degli appelli alla fede e al cambiamento di vita non saranno corretta- mente compresi. L’unico sano atteggiamento per coloro che vogliono esaltare la pertinenza della Parola di Dio è riconoscere umilmente che vi è sempre più da imparare in quanto le nostre conoscenze attuali sono incomplete e domandare costantemente il soccorso di Dio per maggior luce e sapienza. Questo atteggiamento interiore diventa realtà per coloro che sono legati a Gesù Cristo loro Salvatore, hanno preso coscienza della loro cecità e della follia della loro ragione naturale e ai quali il Signore stesso insegna di non appoggiarsi sulla loro propria saggezza.

Questi otto principi costituiscono la base del terzo «vertice» le cui conclusioni riflettono Ia sincera volontà di lasciarsi guidare da essi in modo razionale e critico perché l’insegna- mento biblico abbia un impatto sul mondo che li circonda.



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