Custodire il Cuore nelle Avversità

From Diwygiad

Custodire il Cuore nelle Avversità


John Flavel (1627–1691)


Il predicatore presbiteriano John Flavel ci offre alcune valide argomentazioni da ponderare quando il nostro cuore si trova oppresso e abbiamo la tentazione di lamentarci con Dio.


“Custodisci il tuo cuore più d’ogni altra cosa, poiché da esso procedono le sorgenti della vita.” – Pro. 4.23


Il secondo momento nella vita di un Cristiano che richiede una diligenza più che comune nel custodire il cuore, è il tempo dell’avversità. Quando la Provvidenza ti disapprova, e abbatte i tuoi conforti esteriori, allora guarda al tuo cuore; custodiscilo con ogni diligenza dal crucciarsi contro Dio, o dal venir meno sotto la sua mano; perché le sventure, sebbene santificate, sono comunque sventure. Giona era un uomo buono, eppure quanto miserabile fu il suo cuore nell’afflizione! Giobbe era lo specchio della pazienza, eppure come fu turbato il suo cuore dalla sventura! Scoprirai com’è difficile mantenere uno spirito composto sotto le grandi afflizioni. Oh quante ansie e tumulti queste causano anche nei cuori migliori. Lasciate che vi mostri, quindi, come un Cristiano sotto grandi afflizioni possa custodire il cuore dal crucciarsi o sconfortarsi, sotto la mano di Dio.

Offrirò qui diversi contributi per custodire il cuore in questa condizione.

1. Con queste spiacevoli provvidenze Dio sta fedelmente portando avanti il grande disegno dell’amore elettivo per le anime del suo popolo, e ordina tutte queste afflizioni come strumenti santificati per quel fine. Le afflizioni non sopraggiungono per caso, ma secondo un proposito. Con questo proposito di Dio esse sono ordinate come strumenti di abbondante bene spirituale per i santi. “In questo modo adunque sarà purgata l’iniquità di Giacobbe…”; “per util nostro…”; “tutte le cose cooperano al bene...” Sono gli operai di Dio al lavoro nel nostro cuore, per abbatterne l’orgoglio e la sicurezza carnale; e in questo modo, la loro natura viene mutata: divengono benedizioni e benefici. “È stato buono per me, che io sono stato afflitto”, dice Davide. Certamente quindi non hai motivo di discutere con Dio, ma piuttosto di stupirti che Egli debba preoccuparsi così tanto del tuo bene da usare ogni strumento per realizzarlo. Paolo benediceva Dio se in qualsiasi modo avesse potuto raggiungere la risurrezione dei morti. “Fratelli miei”, dice Giacomo, “reputate compiuta allegrezza quando sarete caduti in diverse tentazioni”. Mio Padre ha un proposito d’amore per la mia anima, e io invece sono adirato con Lui? Tutto ciò che fa, è in relazione con, e per realizzare, un qualche eterno, glorioso fine per la mia anima. È la mia ignoranza del disegno di Dio che mi fa disputare con Lui”. Egli dice a te in questo caso, come disse a Pietro, “Tu non sai ora quel ch’io fo, ma lo saprai appresso”.

2. Sebbene Iddio si sia riservato la libertà di affliggere il suo popolo, tuttavia egli ha vincolato le proprie mani alla promessa di non ritrarre mai la sua amorevole benevolenza da essi. Come posso contemplare questa scrittura con uno spirito rammaricato, malcontento: “Io gli sarò per padre, ed egli mi sarà per figliuolo; e, se pur commette iniquità, io lo castigherò con verga d’uomo, e con battiture di figliuoli d’uomini. Ma la mia benignità non si dipartirà da lui”. Oh cuore mio, superbo cuore mio! Puoi veramente essere scontento, quando Dio ti ha dato tutto l’albero su cui crescono i grappoli del conforto, solo perché Egli permette che un po’ di vento faccia cadere qualche foglia? I cristiani hanno due tipi di beni, i beni del trono e i beni dello sgabello, immobili e mobili. Se Dio ha assicurato i primi, il mio cuore non sia turbato dalla perdita dei secondi. Se Egli avesse ritratto il suo amore o sciolto la mia anima dal patto, allora veramente avrei ragione di essere abbattuto; ma non ha fatto questo, né può farlo.

3. Per impedire che il cuore affondi sotto le afflizioni, è di grande efficacia richiamare alla mente che tuo Padre ne ha il controllo. Nessuna creatura muove la mano o la lingua contro di te se non con il suo permesso. Supponi che il calice sia amaro, tuttavia è il calice che tuo Padre ti ha dato; puoi forse sospettare che vi sia del veleno? Sciocco uomo, pensa se riguardasse il tuo cuore: daresti a tuo figlio qualcosa che possa nuocergli? No! Faresti del male a te stesso quanto a lui. “Se voi dunque, essendo malvagi, sapete dar buoni doni ai vostri figliuoli,” quanto più Dio! La considerazione stessa della sua natura come un Dio d’amore, di pietà e di tenere grazie, o della sua relazione con te come padre, marito, amico, può ben produrre abbastanza sicurezza, anche se non ti avesse detto una sola parola per quietarti in questo caso; eppure hai anche quella parola, per mezzo del profeta Geremia: “non vi farò male alcuno”. Riposi troppo vicino al suo cuore perché Egli possa nuocerti; nulla lo contrista di più dei tuoi infondati e indegni sospetti sui suoi piani. Non rattristerebbe un medico coscienzioso e di buon cuore se, avendo studiato il caso di un paziente e avendo preparato le medicine più eccellenti per salvargli la vita, lo udisse gridare, “Oh mi ha rovinato! Mi ha avvelenato!” a causa dei dolori dell’operazione? Oh quando ti fiderai?

4. Dio ha riguardo di te sia nella condizione bassa che in quella alta; e quindi non c’è motivo di essere tanto afflitto di trovarti in basso; anzi, Egli manifesta maggiormente il suo amore, la sua grazie e il suo affetto tanto nel momento dell’afflizione quanto in quello della prosperità. Come Dio non ti scelse in principio perché ti trovavi in alto, così non ti abbandonerà ora perché ti trovi in basso. Gli uomini possono guardarti con imbarazzo, e mutare i loro riguardi col mutare della tua condizione; quando la Provvidenza ha abbattuto il tuo stato, i tuoi amici estivi possono diventare strani, temendo che tu possa causare loro problemi; ma Dio farà così? No, no: “Io non ti lascerò, e non ti abbandonerò” dice. Se le avversità e la povertà potessero impedirti l’accesso a Dio, sarebbe davvero una condizione deplorevole: ma, lungi da ciò, tu puoi andare da lui nella massima libertà. “Il mio Dio mi ascolterà”, dice la chiesa. Il povero Davide, quando era privato di tutti i conforti terreni, poteva trovare incoraggiamento nel Signore suo Dio; e perché tu non puoi farlo? Immaginate che vostro marito o vostro figlio abbia perso tutto in mare, e venga da voi in miseria; potreste negare la relazione, o rifiutarvi di consolarlo? Se tu non puoi, tanto meno potrà Dio. Perché quindi sei così turbato? Anche se la tua condizione fosse mutata, l’amore di tuo Padre non è mutato.

5. Che dire se mediante la perdita dei conforti esteriori Dio preservasse la tua anima dal potere deleterio della tentazione? Allora sicuramente avresti scarsi motivi per sprofondare il tuo cuore con tali tristi pensieri. I piaceri terreni non fanno forse sviare e piegare gli uomini nel momento della prova? Per l’amore di queste cose molti hanno abbandonato Dio in quei momenti. Il giovane ricco “se ne andò contristato; perché egli avea molte ricchezze”. Se questo è il progetto di Dio, quanto è ingrato mormorare contro di Lui per questo! Noi vediamo che i marinai in una tempesta possono gettare fuori bordo i beni di maggior valore per salvare le loro vite. Sappiamo che è usuale per i soldati in una città assediata distruggere gli edifici più belli entro le cui mura i nemici potrebbero trovare rifugio, e nessuno dubita che questo sia fatto saggiamente. Coloro che hanno arti compromessi li stendono volontariamente perché siano amputati, e non solo ringraziano, ma pagano il chirurgo. Si deve dunque mormorare contro Dio perché getta via le cose che ci farebbero affondare in una tempesta? Perché abbatte ciò che potrebbe aiutare il tuo nemico nell’assedio della tentazione? Perché taglia via ciò che metterebbe a repentaglio la tua vita eterna? Oh sconsiderato, ingrato uomo! Non sono queste cose, per le quali ti dogli, le stesse cose che hanno rovinato migliaia di anime?

6. Sarebbe di grande sostegno per il tuo cuore nell’avversità, considerare che Dio con tali umilianti provvidenze forse realizza ciò per cui hai lungamente pregato e atteso. E dovresti esserne turbato? Dimmi, Cristiano, non hai posto innanzi a Dio molte preghiere di questo tipo: che voglia preservarti dal peccato; mostrarti la vacuità della creatura; che voglia mortificare e uccidere le tue concupiscenze; che il tuo cuore non possa trovare altro godimento che in Cristo? Con questi colpi umilianti e depauperanti Dio potrebbe realizzare i tuoi desideri. Vuoi essere preservato dal peccato? Ecco, Egli ha sbarrato la tua via con le spine. Vuoi vedere la vanità della creatura? La tua afflizione è una buona lente per scoprirla, perché la vanità della creatura non si scopre mai così efficacemente e consapevolmente se non per la nostra esperienza. Vuoi che le tue corruzioni siano mortificate? Questa è la maniera: rimuovere il sostentamento e il combustibile che le mantengono; perché come la prosperità le generò e le nutrì, così l’avversità, quando è santificata, è uno strumento per sopprimerle. Non vorresti che il tuo cuore si rifugiasse solo nel seno di Dio? Quale metodo migliore potrebbe usare la Provvidenza per realizzare i tuoi desideri che trarre da sotto la tua testa quel soffice cuscino di piaceri terreni su cui riposavi in passato? Eppure ti crucci per questo: figlio impertinente, come metti alla prova la pazienza di tuo Padre! Se Egli tarda a rispondere alle tue preghiere, sei pronto a dire che non si cura di te; se fa ciò che veramente risponde al loro fine, sebbene non nella maniera che ti aspetti, mormori contro di lui; come se, invece di rispondere, Egli stesse sbarrando tutte le tue speranze e propositi. Non è una cosa insensata? Non è abbastanza che Dio abbia mostrato tanta grazia da fare ciò che desideravi: devi essere così impudente da aspettarti che Lui lo faccia nel modo che tu prescrivi?

7. Può confortare il tuo cuore, considerare che in queste difficoltà Dio sta realizzando quell’opera di cui la tua anima si rallegrerebbe, se ne vedessi il disegno. Siamo annebbiati da molta ignoranza, e non siamo capaci di discernere quali particolari provvidenze tendono all’adempimento dei disegni di Dio; e quindi, come Israele nel deserto, spesso ci ritroviamo a lamentarci, perché la Provvidenza ci conduce in un deserto ventoso, dove siamo esposti alle difficoltà, sebbene sia stato Lui a condurli, e ora a condurre noi, per la via giusta ad una città di dimore. Se potessi solo vedere come Dio nel suo segreto consiglio ha steso esattamente il suo piano della tua salvezza, fino ai più minuti mezzi e circostanze, potresti discernere la mirabile armonia delle dispensazioni divine, le loro mutue relazioni, insieme al loro rapporto generale che hanno con il fine ultimo; se avessi la libertà di fare la tua scelta, fra tutte le condizioni del mondo, tu sceglieresti quella in cui ti trovi ora. La Provvidenza è come un curioso arazzo composto da migliaia di fili, che, presi singolarmente sembrano inutili, ma messi insieme, rappresentano innanzi ai nostri occhi una bella storia. Poiché Dio opera tutte le cose secondo il consiglio della Sua volontà, ovviamente questo fu ordinato come il mezzo migliore per realizzare la tua salvezza. Chi ha un cuore orgoglioso, avrà molte provvidenze umilianti ordinate per lui; chi ha un cuore mondano, vedrà molte provvidenze che lo impoveriscono. Se riesci a vedere questo, allora non ho bisogno di dire altro per confortare il cuore più rattristato.

8. Aiuterebbe molto a rasserenare il tuo cuore, considerare che con la tua ansia e scontentezza in realtà fai a te stesso più danni di quanto potrebbero fare tutte le tue afflizioni. Il tuo malcontento è ciò che arma i problemi con una punta acuminata; rendi il tuo carico più pesante divincolandoti sotto di esso. Se solo rimanessi quieto sotto la mano di Dio, la tua condizione sarebbe molto più semplice di ora. “L’impazienza nel malato provoca la severità del medico”. Questo fa che Dio affligga maggiormente, come fa un padre con un figlio caparbio che non vuole ricevere la correzione. Inoltre, non si addice all’anima di pregare sui propri problemi, o di ricevere il senso del bene che Dio intende con essi. L’afflizione è una pillola che, avvolta nella pazienza e nella quieta sottomissione, può essere ingerita facilmente; ma il malcontento fa masticare la pillola, e così rende amara l’anima. Dio getta via un po’ di conforto che ti avrebbe danneggiato, e tu vuoi gettare via anche la tua pace insieme ad esso; Egli scaglia una freccia che si conficca nei tuoi vestiti, e non avrebbe mai dovuto ferirti, ma solo allontanarti dal peccato, e tu invece vuoi spingerla più in profondità, fino a ferire il tuo stesso cuore, con lo scoraggiamento e il malcontento.

9. Se il tuo cuore (come quello di Rachele) ancora si rifiuta di essere confortato, allora fai un’altra sola cosa: confronta la condizione in cui ti trovi ora, e di cui sei così tanto insoddisfatto, con la condizione in cui si trovano altri, e che meriteresti. “Altri stanno gridando nelle fiamme, urlando sotto il flagello della punizione; e fra loro io merito di trovarmi. Oh anima mia, è questo l’inferno? La mia condizione è cattiva come quella dei dannati? Che cosa darebbero le migliaia che sono ora all’inferno per scambiare la loro situazione con me!” Ho letto (dice un autore) che quando il Duca di Conde si sottopose volontariamente agli inconvenienti della povertà, un giorno fu visto e compatito da un nobile Italiano, il quale per benevolenza desiderava che egli avesse più cura della sua persona. Il buon duca rispose, “Signore, non siate turbato, e non pensate che io soffra per la privazione; perché mando un araldo innanzi a me che prepara i miei appartamenti e si cura che io sia intrattenuto in maniera regale”. Il nobile chiese chi fosse il suo araldo. Egli rispose, “La conoscenza di me stesso, e la considerazione di ciò che merito per i miei peccati, che è il tormento eterno; quando giungerò con questa conoscenza al mio appartamento, per quanto sguarnito lo trovi, penso che comunque sia molto meglio di quanto io meriti. “Perché si rammarica l’uomo vivente?” In questa maniera il mio cuore può essere preservato dallo scoraggiarsi e dal lamentarsi nell’avversità.


Tratto da John Flavel, Custodire il Cuore, cap. 5.

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