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[edit] Le chiese riformate – fondate su un credo

Molte fra le chiese riformate “storiche” del giorno d’oggi, influenzate dal liberalismo e dal relativismo, per poterne fare parte, non richiedono più né ai loro membri, né ai loro pastori di sottoscrivere una confessione di fede, cioè un documento che definisca esattamente il contenuto della loro fede e le modalità della loro prassi. Altre chiese riformate, pur conservando una confessione di fede, la relativizzano, considerandola un retaggio storico sì da onorare, ma che non vincola più il membro di chiesa od il pastore, ed incoraggiano un atteggiamento “critico” ed il “pluralismo” dottrinale. A questi si richiede soltanto di fondare genericamente la propria fede “sulle Scritture” tenendo conto della tradizione riformata. Il tutto si rivela così un’adesione molto vaga a queste, che apre la porta alla giustificazione di ogni sorta di deviazione dalle dottrine storicamente accertate.

Se però da un canto questa posizione pare molto “imparziale”, “tollerante” e “inclusivista” – e senz’altro molto compatibile con il relativismo contemporaneo – dall’altro si rivela disonesta ed ipocrita. Una tacita norma sempre, di fatto, esisterà, dipendendo questa, però, da gruppi di potere ed ideologie prevalenti, i quali troveranno sempre modo di reprimere, emarginare ed escludere chi non si adegua ad essi. Questa non è mai stata la posizione delle chiese riformate autentiche antiche e moderne, chiese tipicamente caratterizzate da un credo che ne definisce accuratamente la fede e la prassi.

Le chiese autenticamente riformate definiscono la loro identità, la loro fede e la loro pratica sulla base di diversi documenti storici elaborati agli inizi del movimento riformato, di cui i più diffusi e unanimemente condivisi sono:

Certo, regola ultima e criterio della fede e della prassi sono le Sacre Scritture, considerate Parola di Dio ispirata e infallibile. E’ precisamente, però, perché la Parola di Dio è così importante per le autentiche chiese riformate che vengono così onorati i credo, in quanto essi non sono che sommari sistematici dell’insegnamento biblico, espressione di uomini di Dio consacrati e competenti. Le chiese riformate autentiche frequentemente insegnano ai figli delle loro comunità la dottrina cristiana, in modo sistematico, da una di queste dichiarazioni di fede. Spesso, la domenica, hanno un culto serale dove la Parola di Dio viene esposta secondo il modello delle verità espresse in uno dei credo. Proprio perché le confessioni di fede in queste chiese godono di un così “alto profilo”, a volte alcuni hanno l’impressione che i credo siano più importanti della Bibbia. Questo però non è il caso.

Vi è sempre, naturalmente, chi dice: “Non voglio altro credo se non la Bibbia”. Il fatto è che tutti i cristiani hanno un proprio credo, che ne siano consapevoli oppure no. Un credo è semplicemente quello in cui credi – su Dio, sul Signore Gesù Cristo, sulle Scritture, ecc. Anche l’affermazione “Io credo che noi non si abbia bisogno di alcun credo, solo della Bibbia”, è essa stessa una dichiarazione di fede, e quindi l’affermazione di un credo! Storicamente le chiese riformate hanno messo per iscritto ciò che esse credono che la Bibbia insegni, affinché questo sia chiaro per tutti.

[edit] Lo scopo dei credo

I credo assolvono ad un certo numero di importanti funzioni. In primo luogo essi sono una confessione resa di fronte al mondo di ciò che la Bibbia insegna. Essi servono come testimonianza. Se qualcuno chiede: “Che cosa credono e insegnano le chiese riformate?” lo possiamo trovare per iscritto.

In secondo luogo, essi servono come criterio di unità. La chiesa trova la sua unità non in un’identità di classe o di razza, ma nella comune fede in Cristo (Ef. 4:1-15). La nostra unità è una comunione nella verità dell’Evangelo (Gv. 17:17). Quando una persona professa la sua fede nelle chiese riformate autentiche, essa testimonia di credere in comunione con gli altri membri della comunità, che le dottrine della chiesa sono bibliche e che le crede personalmente.

In terzo luogo, le confessioni servono come criterio di disciplina per tutti gli ufficiali della chiesa (anziani e diaconi). Quando assumono un incarico nell’ambito della chiesa, essi sottoscrivono una promessa che li lega a difendere e ad insegnare la verità delle Scritture come espressa nelle nostre confessioni. Un ministro, per esempio, può conservare il suo posto solo se è d’accordo di insegnare la sana dottrina come definita dalle confessioni. In termini pratici questo significa che quando, per esempio, una famiglia si trasferisce in una località diversa da quella della propria comunità cristiana, essa cercherà una chiesa che professi la stessa fede, benché usi e costumi di carattere secondario possano variare.

In quarto luogo, e collegato ai punti precedenti, sane confessioni pongono la chiesa in grado di difendere i suoi membri dalle false dottrine e mantengono la purezza della verità insegnata dai suoi membri (cfr. 2 Ti. 1:13,14).

[edit] Criteri subordinati

Le chiese riformate autentiche si attengono a questi credi come autorità subordinate. Sono criteri, ma sempre subordinati alla Bibbia. Essi possono essere cambiati o adattati dall’intera chiesa che si raduna in concilio o sinodo. Naturalmente, trattandosi di questioni tanto rilevanti, questo potrà essere fatto solo dopo attento studio e consultazioni che richiedono anni prima di giungere ad una conclusione. La cosa accade raramente perché queste confessioni hanno passato lo scrutinio di centinaia d’anni e di molte generazioni di fedeli cristiani.  

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