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From Diwygiad
Ai molto reverendi e onorevoli fratelli nel Signore, i Pastori, gli Anziani, Agenti e altri Fedeli delle Chiese Evangeliche delle Valli del Piemonte.
La bontà e misericordia di Dio nostro celeste Padre, si è compiaciuta servirsi del mio Ministero nelle Chiese vostre parecchi anni e farvelo fruttar per sua santa benedizione. Poi, però, ben che da poi la Sua adorabile previdenza l'abbia trasferito altrove, non ho però diminuito né allentato l'amore sviscerato verso esse, al qual la mia nascita e prima vocazione e la vostra dilezione fraterna m'ha obbligato. Egli mi rammenta che tutti i Ministri di Cristo devono imitare quel gran Pastore delle anime, e sommo sacerdote della nostra professione di fede, portando dietro a Lui non solo sul petto, per santa sollecitudine, ma pure sopra le spalle, per considerazione del carico impostone loro, i nomi di tutte le tribù di Israele. San Paolo ce n'ha dato l'esempio sentendosi nel suo cuore, perpetuamente seguito, cinto, e assediato dalla cura rodente di tutte le Chiese di Dio.
Egli così partecipava, per intimo sentimento, a tutte le loro afflizioni, dando loro le consolazioni necessarie, combattendo con esse contro i loro nemici e per ardenti preghiere, correggendo i loro vizi con severe e paterne ammonizioni e confortandoli con sante esortazioni, infuocato del zelo di Dio. Certamente, carissimi fratelli, lo stato vostro, e nostro pericolosissimo, richiede che tutti insieme concorriamo, combattiamo e cooperiamo con santa vigilanza, non solo contro Satana, il mondo ed i vizi, ma pure contro gli errori, per proteggere le chiese nostre da una rovina totale, vedendo già il fuoco acceso e la desolazione deplorabile di tante altre Chiese in vari luoghi vicini e lontani, alle quali Iddio per suo giusto giudizio ha tolta la luce della verità salutare.
Questo è avvenuto perché gli uomini trascurandola, l'oscuravano con opere. I nemici più pericolosi della Chiesa non sono quelli che credono far servizio a Dio perseguitandola esteriormente con ferro e fuoco, ma gli errori e i vizi che appestano gli animi nel di dentro col soffio dell'antico serpente, padre della menzogna, e spirito immondo. Come disse San Paolo, infatti, il nostro combattimento non principalmente contro la carne e il sangue, ma contro gli spiriti maligni. Per questo conviene vestire tutta l'armatura di Dio per poter star ritti e fermi contro le insidie del Diavolo.
Questi nemici non solo vanno spadroneggiando di fuori con violenza, calunnie, imposture e false dottrine, ma, travestiti, sono sottentrati in diversi luoghi, seducendo gli uomini carnali, e nascono fra noi per la corruzione della nostra natura. Per questo conviene raddoppiare la vigilanza contro i mali del di fuori e del di dentro. Le calunnie delle lingue malefiche, che danno d'intender la libertà della nostra religione esser una licenza sfrenata ad ogni scelleratezza, saranno meglio e più efficacemente rintuzzate e ribattute sia con atti che con parole, sia con il nostro santo comportamento che con la semplice dimostrazione della verità. Non è convenevole agli figli di luce di vivere come i figli di tenebre. «La notte è passata, il giorno è apparso; gettiamo via l'opere delle tenebre e siamo vestiti degli arnesi di luce ecc.»; cosi facendo, potremo turar la bocca agli stolti e maligni che calunniano il nostro comportamento e muover quelli nei quali resta qualche sentimento d'equità a glorificar Iddio con esso noi per le buone opere che essi vedranno.
E se pure vuole Iddio metterci più oltre alla prova della fornace delle afflizioni e tribolazioni, non dobbiamo trovarlo strano, anzi rallegrarci d'esser fatti degni di patire pel nome di Cristo, sicuri che questa santa dottrina per la cui professione noi siamo odiati e perseguitati dal mondo, essendo la verità eterna di Dio, Egli non abbandonerà la causa e chiesa sua. Come nel tempo di Geremia, se ben la castigò per che lo meritava per i suoi peccati, pure le fu rifugio, salvaguardia e santuario in mezzo di Babilonia, e poi la fece risorgere dall'avello, secondo che viene ripresentato in Ezechiele cap. 37. Cosi ha egli meravigliosamente fatto di tempo in tempo nel mezzo di voi, e farà ancora d'ora innanzi.
La Confessione della fede nostra essendo tutta tratta dalle Sante Scritture, coloro che la combattono non fanno guerra a noi, ma a Dio; ben che i confessori di questa verità siano uccisi, essi risorgono il terzo giorno; anche quando resta sopraffatto il corpo loro per la morte, vince e trionfa la fede Ap. 11 e 12 e 13; Ro. 8:15 ecc. Io prego di tutto il cuore il nostro buon Padre Celeste, che egli si degni proteggere tutte le pecore del Suo gregge e particolarmente le Chiese vostre sotto l'ombra delle Sue ali, vi sostenga col suo Santo Spirito e vi fortifichi nella sua grazia e con accrescimento d'ogni benedizione spirituale e celeste, restando per sempre della Carità vostra.
Del mio studio i 5 ottobre 1661 Umilissimo Affezionatissimo Servitore e Fratello Antonio Legero Pastore e Professore nella Chiesa e Accademia di Ginevra
CONFESSIONE DI FEDE
delle Chiese Riformate, Cattoliche e Apostoliche del Piemonte, confermata per testimonianze espresse della Santa Scrittura
Avendo inteso che i nostri Avversari, non contentandosi di averci crudelmente perseguitati e spogliati dei nostri beni, per renderci vie più odiosi, vanno ancora seminando dei falsi rumori tendenti non solo a macchiare le nostre persone, ma principalmente a denigrare con calunnie infami la santa e salutare dottrina che noi professiamo; siamo obbligati per chiarire lo spirito di quelli che potrebbero essere preoccupati di tali sinistri pensieri, di fare una breve dichiarazione della nostra fede, quale l'abbiamo per l'addietro avuta, e la teniamo ancora oggi, conforme alla Parola de Dio, affinché ognuno veda la falsità di quelle calunnie e con quanta ingiustizia siamo odiati e perseguitati per una sì innocente dottrina.
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