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(proseguimento)

D. 108. Quali sono i doveri richiesti nel secondo comandamento?

R. I doveri richiesti nel secondo comandamento sono ... e disapprovare, detestare, opporre ogni falso culto; e, nel rispetto della condizione e vocazione di ognuno, la rimozione sua e di ogni monumento d’idolatria.

Riferimenti biblici

  • Il secondo comandamento esige stretta separazione e rifiuto di tutte le forme di culto non stabilite dalle Scritture. "Mentre Paolo li aspettava ad Atene, lo spirito gli s'inacerbiva dentro nel vedere la città piena di idoli. Frattanto discorreva nella sinagoga con i Giudei e con le persone pie; e sulla piazza, ogni giorno, con quelli che vi si trovavano" (Atti 17:16-17); "I dolori di quelli che corrono dietro ad altri dèi saran moltiplicati; io non offrirò le loro libazioni di sangue, né le mie labbra proferiranno i loro nomi" (Salmo 16:4).
  • Monumenti di idolatria da abbattere. "Invece farete loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro statue, abbatterete i loro idoli d'Astarte e darete alle fiamme le loro immagini scolpite" (Deuteronomio 7:5); "Considererete come cose contaminate le vostre immagini scolpite, ricoperte d'argento, e le vostre immagini fuse, rivestite d'oro; le getterete via come una cosa impura, «Fuori di qui!», direte loro." (Isaia 30:22).

Commento

E' dovere del cristiano disapprovare, detestare ed opporsi ad ogni falso culto. Per "falso culto" si intende non solo il culto reso ad un falso dio o praticare i riti di una falsa religione, ma cercare di rendere culto al vero Dio in maniera diversa da quella che Egli ha stabilito nella Sua Parola, la Sacra Bibbia.

E' dovere del cristiano disapprovare, detestare ed opporsi ad ogni falso culto non semplicemente con una testimonianza generale e teorica contro di esso, ma con una testimonianza pratica di attiva opposizione, dissentendo ed astenendosi dalla partecipazione ad esso come questione di coscienza, perché anche di questo dovrà renderne conto davanti a Dio.

Per "monumenti d'idolatria" significa altari, immagini sacre, templi, ecc. delle false religioni. La Scrittura insegna che tali monumenti di idolatria dovrebbero essere rimossi perché costituirebbero una costante tentazione di essere utilizzati per il culto religioso, oppure diventare punti di riferimento per il risveglio e la crescita di false religioni.

I "monumenti di idolatria" dovrebbero essere rimossi da qualsiasi nazione od organismo sociale non attraverso l'azione indiscriminata di singoli o del pubblico in generale, né attraverso la violenza della folla, come avveniva spesso durante la Riforma del XVI secolo, ma in maniera ordinata, "nel rispetto della condizione e vocazione di ognuno" cioè lasciata nelle mani di coloro che hanno autorità legittima a svolgere tale azione. Un privato cittadino, ad esempio, che in ragione delle sue persuasioni protestanti creda (giustamente) che la Messa cattolico-romana sia idolatra, non ha il diritto di entrare in una chiesa cattolica e sfasciare l'altare con un'ascia... Un capo-famiglia potrà rimuovere monumenti di idolatria dalla propria casa, ma non dalla casa di un vicino! I cristiani dovrebbero sperare, pregare ed operare per la rimozione di ogni "monumento di idolatria", ma non hanno diritto ad intraprendere la loro rimozione attraverso un'azione diretta, se non che esistano nell'ambito delle proprie proprietà. D'altro canto, laddove una famiglia fa esperienza della conversione dall'idolatria al cristianesimo biblico, è suo dovere rimuovere dalla propria casa ogni "monumento di idolatria" ed altri cristiani possono assistere in tale opera.

Gli elementi di un culto falso devono pure essere rimossi dalle famiglie, chiese e nazioni. Anche in questo caso va applicato il principio sunnominato, cioè che tali elementi di falso culto siano eliminati "nel rispetto della condizione e vocazione di ognuno", cioè nella misura dell'autorità che Dio gli ha affidato, sia nella famiglia, nella chiesa e nello stato.

Ci si potrebbe chiedere se il principio della libertà religiosa non implichi che ogni persona ha il diritto di rendere culto a Dio come ritiene più opportuno o secondo i canoni della propria coscienza. La questione non può essere risolta prima di aver chiarito che cosa si intenda per "diritto". Vi è infatti una distinzione di base fra "diritti civili" e "diritti morali". Un "diritto civile" è un diritto che ha validità nella sfera della società umana; un "diritto morale" è un diritto valido nella sfera della legge morale di Dio. Un milionario, per esempio, ha il diritto civile di spendere il suo denaro, dopo aver pagato le tasse, in piaceri mondani per lui e la sua famiglia, se lo desidera. Il governo non può subentrare ed imporgli di spendere la sua ricchezza in maniera altruista e filantropica. Egli, però, non ha il diritto morale davanti a Dio di spendere il suo denaro in modo egoista. Il governo non ha giurisdizione su questa materia, ma quella persona dovrà risponderne a Dio. Allo stesso modo in materia di libertà religiosa, una persona può avere il diritto civile di rendere culto a Dio come più gli aggrada o anche non farlo (basta che la maniera del suo culto non implichi grossolano pubblico scandalo, o distrugga i diritti di altre persone, o metta in pericolo la sicurezza della società civile). Un governo non può nemmeno proibire un falso culto né imporre il vero culto. Nessuno, però, ha diritto morale di rendere culto a Dio come più gli aggrada. Coloro che rendono culto a Dio in modo diverso da come Egli stesso ha stabilito dovranno per questo renderne conto un giorno a Dio. Dio solo è Signore sulla coscienza umana e tutte queste materie sono sotto la giurisdizione di Dio e saranno giudicate secondo la Sua legge morale.

Altre questioni

Forse che il concetto moderno di "tolleranza" implica che una religione o tipo di culto vale tanto quanto un altro e che di tutti Iddio si compiace?

Indubbiamente è questo il concetto che va per la maggiore oggi e che è promosso dalle chiese di tendenza "liberale". Si ritiene oggi infatti che ciò che più conta sia "essere sinceri". Si tratta però di una delle tendenze più maligne e deplorevoli dei giorni nostri e noi dovremmo avere gli occhi ben aperti sulle sue minacce. Se prevalesse l'idea di questo falso concetto di "tolleranza", il cristianesimo biblico sarebbe ben presto eliminato e si approssimerebbe il giorno in cui i cristiani che intendono rimanere fedeli alla Bibbia debbano soffrire la persecuzione in quanto "nemici della democrazia" od oppositori della "correttezza politica".



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