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83. Che cos'è la comunione in gloria con Cristo che i membri della chiesa invisibile godono in questa vita?.

R. I membri della chiesa invisibile si vedono comunicate loro in questa vita le primizie della gloria che avranno con Cristo come membra del corpo di cui Egli è il capo. Essi hanno così titolo in Lui a quella gloria che Egli possiede pienamente. Come primizia di essa, essi godono in questa vita del senso dell'amore di Dio nei loro confronti, di pace nella loro coscienza, di gioia nello Spirito Santo e di speranza di gloria. Al contrario, i reprobi, in questa vita, come inizio dei tormenti che essi patiranno dopo la morte, sentono tutto il peso dell'ira vendicativa di Dio che pende sul loro capo, orrore di coscienza e temibile attesa del giudizio.

Riferimenti biblici

  • I credenti, in quanto membra di Cristo, loro capo, sono partecipi della gloria che Cristo possiede in cielo. "...anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù" (Efesini 2:5-6).
  • I credenti, in questa vita, godono della consapevolezza dell'amore di Dio. "Or la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato" (Romani 5:5) confrontato con "egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2 Corinzi 1:22).
  • La pace nella coscienza, la gioia cristiana e la speranza della gloria sono parte dell'eredità del credente su questa terra. "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio ... perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Romani 5:1-2; 14:17).
  • Proprio come il credente, in questa vita, pregusta la gloria del cielo, così il reprobo, nella vita attuale, fa l'esperienza di un assaggio delle miserie dell'inferno. "Caino disse al SIGNORE: «Il mio castigo è troppo grande perché io possa sopportarlo" (Genesi 4:13); "...dicendo: «Ho peccato, consegnandovi sangue innocente». Ma essi dissero: «Che c'importa? Pensaci tu»" (Matteo 27:4); "...ma una terribile attesa del giudizio e l'ardore di un fuoco che divorerà i ribelli" (Ebrei 10:27); "...dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne" (Marco 9:44).

Commento

La grazia della salvezza comporta la promessa che gli eletti non solo godranno un giorno in Cielo della gloria di Cristo, loro Salvatore, ma che già durante la loro vita terrena, essi ne godano le primizie (i primi frutti); che essi ricevano, cioè, la caparra della gloria futura, qualcosa che essi possono pregustare. Questa caparra è un anticipo dell'eredità, la conferma da parte di Dio stesso che non si tratta di finzione o di un'illusione.

Non è possibile, in questa vita, fare esperienza completa della gloria di Cristo a causa di tre fattori: (1) la perdurante presenza pure nel credente di una natura peccaminosa (essa sarà cancellata al momento della morte); (2) la mortalità e la debolezza del nostro corpo fisico (esse avranno termine nella risurrezione dell'Ultimo Giorno; (3) la presenza, nel mondo in cui viviamo, del peccato e della sofferenza (questo ce lo lasceremo alle spalle alla morte e saranno del tutto abolite nel Giorno del Giudizio, alla fine del mondo). Ciononostante, è possibile pregustare questa gloria, come di fatto avviene nel cristiano autentico.

Fanno parte di questa "caparra" della gloria che l'autentico cristiano può e deve fare esperienza i seguenti quattro fattori:

  • La consapevolezza dell'amore di Dio. Questa consapevolezza non ha nulla a che fare con l'ingannevole persuasione di molti oggi che Dio sia amorevole e misericordioso o nel senso che perdonerebbe e tollererebbe ogni peccato umano salvando alla fine tutti quanti, oppure quella di chi crede in una grazia a buon mercato frutto di improbabili "decisioni" personali. Il Suo amore, di fatto, è in Cristo e con Cristo. Egli ama quei peccatori che hanno trovato rifugio dalla Sua giusta ira verso di loro affidandosi completamente alla Persona ed all'opera di Cristo e rinunciando ai loro peccati ed a qualsiasi pretesa. Chi sono coloro che hanno potuto fare questo? Coloro che Dio ha sovranamente ed immeritatamente estratto dall'umanità peccatrice affinché ricevessero la grazia della salvezza, che Egli ha affidato a Cristo affinché Egli ne pagasse il prezzo, e che Egli rigenera spiritualmente. Quando essi si rendono conto della grazia che è stata loro accordata (e da che cosa essi sono salvati), come pure della trasformazione avvenuta in loro, essi vengono riempiti dal profondo senso dell'amore di Dio che li salva in Cristo come pure da sconfinata riconoscenza.
  • La pace nella propria coscienza. Anche questo non ha nulla a che fare con il sentimento di chi relativizza ciò che esige la Legge di Dio e che quindi non si sente in colpa giustificando ogni sua trasgressione. Il peccatore salvato per grazia mediante la fede in Cristo ha "la coscienza in pace" perché si rende conto che il suo Signore e Salvatore Gesù Cristo ha pienamente pagato Lui il prezzo delle sue colpe. Un tale peccatore non sente più il peso delle sue colpe verso Dio perché esso gli è stato tolto e "inchiodato" con Cristo in croce, sepolto con Lui e distrutto con la Sua risurrezione. Egli ha la coscienza in pace perché sa che: "Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Romani 8:1). Egli, certo, sarà, molto rattristato e contrito quando, peccando, dispiace a Dio, ma giammai disperato, perché in Cristo trova le risorse per tirarsene fuori e la sua condizione ultima di salvezza gli è assicurata tramite l'irrevocabile Sua elezione.
  • La gioia nello Spirito Santo. Tutto questo è accompagnato da una profonda gioia che lo accompagna anche e nonostante le difficoltà della vita. E' la gioia che gli è impartita dallo Spirito Santo che dimora in Lui, infatti: "egli ci ha pure segnati con il proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2 Corinzi 1:22). Il Salmista scrive: "Tu m'hai messo in cuore più gioia di quella che essi provano quando il loro grano e il loro mosto abbondano. In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare al sicuro" (Salmo 4:7-8). E' la gioia che Gesù promette ai Suoi discepoli dopo aver ricevuto il Suo Spirito Santo. "In verità, in verità vi dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà. Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia. La donna, quando partorisce, prova dolore, perché è venuta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'angoscia per la gioia che sia venuta al mondo una creatura umana. Così anche voi siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra gioia. In quel giorno non mi rivolgerete alcuna domanda. In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà"(Giovanni 16:20-23).
  • La speranza della gloria è la certezza che, per grazia di Dio in Gesù Cristo, un giorno parteciperemo alla gloria della risurrezione e della nuova creazione, infatti: "Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate»" (Apocalisse 21:4).

Certamente le circostanze della vita potrebbero talvolta privare il credente di questi beni. Non sempre, infatti, egli li pregusta a causa di dubbi, tentazioni, attacchi di Satana ed altre cose. Talvolta questa caparra della gloria è molto viva in lui, talvolta è oscurata e debole, ma il credente non è mai lasciato interamente privo di essa.

Tutto questo corrisponde alle esperienze che in negativo fanno gli increduli, coloro per i quali Dio è nemico a causa dei peccati di cui si compiacciono nella loro impenitenza. Potranno talvolta "non pensarci" e soffocare questi pensieri in vario modo, illudendosi o "persuadendosi" che Dio non esista e che il Suo giusto giudizio ed ira non cadrà su di loro. Potranno anche soffocare i loro vivi sensi di colpa. Di fatto, però, sentimenti oscuri di disperazione e di futilità della loro vita sono sempre latenti e spesso escono allo scoperto, diventando per essi un autentico "inferno sulla terra". La Bibbia insegna chiaramente che l'empio non troverà mai pace né sulla terra né dopo la sua morte. Questo è esemplificato nella Bibbia dalle parole e dalle azioni ivi descritte al riguardo di persone empie e malvagie, specialmente quando sentono avvicinarsi la morte. "Gli empi sono come il mare agitato, quando non si può calmare e le sue acque cacciano fuori fango e pantano. «Non c'è pace per gli empi», dice il mio Dio" (Isaia 57:20-21). "...una terribile attesa del giudizio e l'ardore di un fuoco ... divorerà i ribelli" (Ebrei 10:27).

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