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78. D. Da dove sorge l'imperfezione nella santificazione dei credenti?

R. L'imperfezione nella santificazione dei credenti sorge dai residui del peccato che permangono in ogni loro parte, e dalle costanti concupiscenze della carne contro lo spirito; per il quale essi sono spesso afflitti da tentazioni, cadono in molti peccati e sono ostacolati nei loro servizi spirituali, tanto che persino le loro opere migliori sono [di fatto] imperfette e contaminate agli occhi di Dio.

Riferimenti biblici

  • A causa della peccaminosa corruzione della natura, che permane persino nei credenti, essi devono affrontare molte tentazioni e cadono in molti peccati. "Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 20 Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me. Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra" (Romani 7:18-23); "Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle serve del sommo sacerdote; e, veduto Pietro che si scaldava, lo guardò bene in viso e disse: «Anche tu eri con Gesù Nazareno». Ma egli negò dicendo: «Non so, né capisco quello che tu dici». Poi andò fuori nell'atrio e il gallo cantò. La serva, vedutolo, cominciò di nuovo a dire ai presenti: «Costui è uno di quelli». Ma lui lo negò di nuovo. E ancora, poco dopo, coloro che erano lì dicevano a Pietro: «Certamente tu sei uno di quelli, anche perché sei Galileo». Ma egli prese a imprecare e a giurare: «Non conosco quell'uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, il gallo cantò. Allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: «Prima che il gallo abbia cantato due volte, tu mi rinnegherai tre volte». E si abbandonò al pianto" (Marco 14:66-72); " Ma quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistei in faccia perché era da condannare. Infatti, prima che fossero venuti alcuni da parte di Giacomo, egli mangiava con persone non giudaiche; ma quando quelli furono arrivati, cominciò a ritirarsi e a separarsi per timore dei circoncisi" (Galati 2:11-12).
  • In ogni loro esercizio spirituale, i cristiani sono ostacolati dai residui del peccato nella loro natura. "Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta" (Ebrei 12:1).
  • Persino le opere migliori dei cristiani sono imperfette e contaminate dal peccato agli occhi di Dio- "Tutti quanti siamo diventati come l'uomo impuro, tutta la nostra giustizia come un abito sporco; tutti quanti appassiamo come foglie e la nostra iniquità ci porta via come il vento." (Isaia 64:6); "Starà sulla fronte di Aaronne, e Aaronne porterà le colpe commesse dai figli d'Israele nelle cose sante che consacreranno, in ogni genere di sante offerte; essa starà sempre sulla sua fronte, per renderli graditi alla presenza del SIGNORE" (Esodo 28:38).
  • La Scrittura riconosce come un fatto l'imperfezione della santificazione nei credenti. "Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi" (1 Giovanni 1:8); "...poiché manchiamo tutti in molte cose. Se uno non sbaglia nel parlare è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo ... Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia" (Giacomo 3:2; 5:16); "Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù." (Filippesi 3:12-14); "I disegni dello stolto sono peccato, il beffardo è l'abominio degli uomin" (Proverbi 24:9); "Certo, non c'è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai" (Ecclesiaste 7:20).

Commento

L'Evangelo prospetta la salvezza dal peccato e dalle sue conseguenze, temporali ed eterne, ma la vita cristiana non è affatto facile. Questo bisogna dirlo chiaramente a tutti quando proclamiamo l'Evangelo. Guai ad illudere la gente come se la vita cristiana non implicasse impegno e lotta costante contro sé stessi e contro l'ambiente ostile in cui viviamo. Bisogna, infatti, precisare bene che cosa la Bibbia intenda per salvezza, non solo rilevando da che cosa e in vista di che cosa Dio ci salva in Cristo, ma in che modo Egli lo faccia nella nostra vita corrente.

Nella Bibbia e nella dottrina cristiana il termine "salvezza" non è sempre usato nello stesso senso. E' un concetto complesso ed include diversi elementi. Talvolta si riferisce ad uno, talvolta ad un altro. Diciamo comunemente che un cristiano è una persona salvata, ed è vero, naturalmente, se lo si comprende correttamente. Se vogliamo, però, esprimerci con maggiore precisione, dobbiamo dire che il cristiano è una persona che è stata salvata in un senso, è in fase di salvezza in un altro senso, e che sarà salvata in un altro senso ancora. E' stato salvato dalla colpa del peccato, è in fase di salvezza dalla potenza del peccato, e sarà salvata dalla presenza del peccato. Il cristiano ha ricevuto giustificazione, sta ricevendo santificazione e riceverà glorificazione. Si potrebbe dire che il cristiano riceva la salvezza "ratealmente", non in una volta sola. Durante il processo di santificazione, che dura tutta la vita terrena, egli rimane necessariamente imperfetto durante la sua vita presente.

La nostra santificazione è "imperfetta" a causa di qualcosa dentro di noi, vale a dire a causa della natura peccaminosa che rimane con noi anche se spiritualmente siamo stati rigenerati. Benché sia comune che i cristiani diano la colpa dei loro peccati e fallimenti a qualcosa fuori da essi (il mondo peccaminoso, il diavolo, circostanze avverse ecc.) la verità è che responsabile di queste imperfezioni nella santificazione è la nostra natura peccaminosa.

Sicuramente dei fattori esterni come il mondo, il diavolo, cattive compagnie, l'alcool e simili possono essere occasione dei nostri compromessi con il male. Questi fattori esterni traggono vantaggio, si avvalgono, profittano, dalla nostra natura peccaminosa e veniamo sedotti a commettere delle attuali trasgressioni. Questi fattori esterni, in sé stessi, però, non avrebbero alcun potere di sedurci se non fosse per la residua natura di peccato che rimane in noi. Tutte queste tentazioni esterne avevano colpito lo stesso nostro Salvatore Gesù Cristo, senza però che Egli mai vi avesse acconsentito. Nel Suo caso non vi era alcuna natura peccaminosa alla quale queste tentazioni esterne potessero aggrapparsi. Noi dovremmo guardarci dall'errore prevalente di denunciare a viva voce il mondo e il diavolo, ed al tempo stesso dire nulla della corruzione peccaminosa della natura che rimane in noi in questo mondo. Condannare semplicemente i peccati del mondo non renderà santi i cristiani o maggiormente simili a Cristo. E' necessario molto più di questo. Bisogna mortificare o "crocifiggere" il peccato che c'è nel nostro cuore. Quando faremo questo, il mondo ed il diavolo troveranno molto meno a cui aggrapparsi nel nostro cuore.

La natura peccaminosa che rimane in coloro che sono stati rigenerati spiritualmente viene chiamata nella Bibbia in diversi modi: "il nostro vecchio uomo" (Romani 6:6); "la carne" (Romani 7:18); "un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra" (Romani 7:23); "un cuore di pietra" (Ezechiele 36:26); "il peccato che abita in me" (Romani 7:17); "questo corpo di morte" (Romani 7:24).

Il termine "carne" nella Bibbia è uno dei termini forse più difficili da comprendere perché viene usato almeno in tre differenti significati: (a) in senso puramente fisico, come nell'espressione "carne e sangue". In questo senso, la "carne" è una componente del corpo umano. (b) "Carne" è pure usato per indicare la debolezza umana, come nel versetto: "ogni carne è come erba". (c) Il termine "carne" è usato per significare la natura peccaminosa dell'essere umano decaduto, come nel versetto: "Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no" (Romani 7:18). Dovremmo guardarci dall'errore estremamente comune di dire che il termine "carne" si riferisca solo ad una parte della natura umana. Non si riferisce ad una natura "inferiore" o "animale", ma all'intera nostra natura corrotta dal peccato.

Indubbiamente l'errore più comune nel trattare con questi testi biblici è considerare "la carne" semplicemente come il corpo umano. In realtà "la carne" include l'intera natura umana che è stata corrotta dal peccato, che il catechismo riconosce parlando del peccato che abita "in ogni parte" del cristiano. Il peccato non riguarda solo il corpo, ma anche l'anima (o spirito), implica l'intera natura umana. Non c'è nulla di umano che non sia stato corrotto e contaminato dalla nostra caduta nel peccato.

Secondo la Bibbia, la vita cristiana è una vita sia di pace che di conflitti. E' una vita di pace con Dio e di guerra o conflitto con il peccato. La persona non salvata fa guerra a Dio ed è in pace con il peccato. Il cristiano è in pace con Dio ed in guerra al peccato.

Una persona che non senta in sé stessa alcun reale conflitto con il peccato, con ogni probabilità è un peccatore non salvato, morto nelle trasgressioni e nei peccati. Una persona che non faccia se non in minima parte esperienza di conflitto con ciò che Dio considera peccato, dovrebbe esaminare sé stessa per scoprire se non abbia rattristato lo Spirito Santo e sia così caduta in condizione di indolenza e sonno spirituale. Un tale cristiano dovrebbe prestare attenzione all'ammonimento di Romani 13:11 "E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo".

Un cristiano non dovrebbe scoraggiarsi nella dura lotta contro il peccato. Sebbene la debolezza umana ci conduca naturalmente a scoraggiarci per i prolungati conflitti, è un fatto che una dura lotta contro il peccato sia un buon segno. Esso, infatti, mostra che siamo sul giusto sentiero, che stiamo camminando sulla via che porta in Cielo, e facciamo esattamente la stessa esperienza di tutti i santi di Dio, anche dei migliori fra loro. Piuttosto che scoraggiarci del conflitto contro il peccato, dovremmo sospettare che c'è qualcosa che non va ed essere persino allarmati se troviamo di non avere alcun conflitto con il peccato.

Uno degli aspetti di questa costante lotta contro il peccato, è che la preghiera ed altri doveri spirituali del cristiano talvolta ci siano molto difficili. La ragione di questo è che la natura peccaminosa che rimane in noi lotta disperatamente contro quegli esercizi spirituali che tendono a "crocifiggere la carne". "Perché la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste" (Galati 5:17). Come osserva il catechismo, è vero che i credenti "sono ostacolati in tutti i loro servizi spirituali".

Dovremmo, infine, guardarci da tutti coloro che predicano che la vita cristiana sia del tutto gioiosa, piacevole e facile. E' una menzogna. Il vero cristiano è costantemente ingaggiato in un conflitto spirituale. E' per questo motivo che viene esortato a fare uso dell'armatura che Dio gli provvede, come dice Efesini 6:10-18. La parte più importante di questa armatura è la fede: "prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno" (Efesini 6:16).

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