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D. 41. Perché il nostro Mediatore è chiamato Cristo?

R. Il nostro Mediatore è stato chiamato Cristo, perché era unto di Spirito Santo senza misura, e così consacrato, e pienamente fornito di ogni autorità e capacità per assolvere alle funzioni di profeta, sacerdote e de della Sua chiesa, nella condizione sia di umiliazione che di innalzamento.

Riferimenti biblici

  • Lo Spirito Santo dato al nostro Salvatore senza misura. "Perché colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio; Dio infatti non dà lo Spirito con misura" (Giovanni 3:34).
  • Egli riceve lo Spirito Santo più che chiunque altro. "Perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto d'olio di letizia; ti ha preferito ai tuoi compagni" (Salmo 45:7).
  • Il nostro Salvatore "suggellato" da Dio Padre, cioè messo a parte per il Suo ruolo di Redentore. "Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo" (Giovanni 6:27).
  • Il nostro Salvatore fornito da Dio di ogni autorità e capace di adempiere alla Sua opera fino alla fine. "E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28:18-20).
  • Il nostro Salvatore fatto risorgere da Dio Padre per essere profeta. "...che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose; di cui Dio ha parlato fin dall'antichità per bocca dei suoi santi profeti. Mosè, infatti, disse: "Il Signore Dio vi susciterà in mezzo ai vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà" (Atti 3:21-22).
  • Il nostro Salvatore chiamato dal Padre ad essere Sommo Sacerdote; la Sua opera sacerdotale per il Suo popolo. "Così anche Cristo non si prese da sé la gloria di essere fatto sommo sacerdote, ma la ebbe da colui che gli disse: «Tu sei mio Figlio; oggi ti ho generato». Altrove egli dice anche: «Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec». Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte ed è stato esaudito per la sua pietà ... Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato." (Ebrei 5:5-7; 4:14-15).
  • Il nostro Salvatore fatto Re da Dio Padre e le glorie del suo ufficio regale. "«Sono io», dirà, «che ho stabilito il mio re sopra Sion, il mio monte santo»" (Salmo 2:6); "«Dite alla figlia di Sion: "Ecco il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un'asina, e un asinello, puledro d'asina"»" (Matteo 21:5); "Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all'impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre: questo farà lo zelo del SIGNORE degli eserciti" (Isaia 9:5-6).
  • Cristo esegue i Suoi uffici sia nella condizione di umiliazione che in quella di innalzamento. "...trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, 11 e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre" (Filippesi 2:8-11).

Commento

Perché al nome di Gesù di Nazareth facciamo accompagnare il termine "Cristo"? Esso non è un nome, ma un titolo, e così dicendo confessiamo la nostra fede proclamando chi Egli sia oggettivamente e per noi.

Quando identifichiamo il nostro Signore e Salvatore con Gesù Cristo, il termine "Cristo", infatti, non è un nome personale, ma un titolo. Tant'è vero che sarebbe più corretto dire "Gesù, il Cristo", come in: "Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»" (Matteo 16:16). Il termine "Cristo" è la forma italiana della parola greca "Christos", che significa "unto con olio", equivalente del termine ebraico "Messia". Si tratta quindi di una semplice tradizione linguistica che proclama come Gesù di Nazareth sia il Messia annunciato e lungamente atteso dal popolo di Israele, Colui che Dio ha eternamente consacrato come il Salvatore per eccellenza, come afferma il Salmo 2:2 "...I re della terra si danno convegno e i prìncipi congiurano insieme contro il SIGNORE e contro il suo Unto, dicendo...".

L'idea di base del termine "Cristo" è quindi "consacrazione con olio". Nell'Antico Testamento venivano così consacrati re, sacerdoti e profeti, essendo l'olio un simbolo dello Spirito Santo, quello che dà loro capacità e sapienza per assolvere ai compiti ai quali sono stati delegati.

Tutti i re ed i sacerdoti dell'Antico Testamento, però, non erano che figure ed "ombre" che in sé stessi solo preannunciavano Gesù, vero, supremo e finale Re e Sacerdote. Gesù è Colui che al di sopra di chiunque altro è stato unto con l'olio della consacrazione e che lo Spirito Santo ha pienamente qualificato per essere il nostro Profeta, Sacerdote e Re.

Egli è il supremo profeta, il Profeta per eccellenza che ci parla da parte di Dio. Non c'è nessuno che Gli sia pari. Egli è l'Ultimo. Egli è il supremo (o sommo) Sacerdote, che offre con e nella Sua Persona il sacrificio più efficace per il perdono dei nostri peccati e che ci permette di accedere a Dio. Egli è Re, o Signore, Colui che in modo supremo e senza pari è degno e capace di governare la vita del Suo popolo. Nel Nuovo Testamento vediamo come la Sua investitura e unzione con Spirito Santo sia simboleggiata dalla colomba che scende su di Lui al momento del Suo battesimo: "Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall'acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui" (Matteo 3:16). La colomba rappresentava la totalità dello Spirito Santo, perché Gesù ne riceve "senza misura". A Pentecoste i discepoli riuniti di Gesù ricevono lo Spirito Santo attraverso la figura delle lingue di fuoco che si posavano su ciascuno di loro. Il fuoco, lì, era "divisibile" ed essi ne avevano ricevuto "una misura" soltanto. Gesù però è l'Unico che ne abbia ricevuto "senza misura" o "oltre misura". La colomba rappresenta totalità e indivisibilità. Cfr. "Egli prese tutti questi animali, li divise nel mezzo e pose ciascuna metà di fronte all'altra; ma non divise gli uccelli" (Genesi 15:10).

Gesù, il Cristo (come si specifica nelle D/R seguenti del Catechismo, esegue le funzioni (o uffici) di Profeta, Sacerdote e Re sia nella Sua condizione di umiliazione (vale a dire durante la Sua vita sulla terra) che nella Sua condizione di innalzamento o esaltazione (vale a dire nella Sua risurrezione, ascensione e presenza alla destra di Dio). Questo vuol dire che Gesù, il Cristo, era allora, rimane oggi e sarà per sempre Profeta Sacerdote e Re.

Dire che Gesù è "il Cristo" è dunque la nostra confessione di fede, spiegando la quale noi realizziamo quanto scrive l'apostolo Pietro: "Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa" (1 Pietro 2:9).

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