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D/R 30 - indice - D/R 32


D. Con chi è stato stabilito il Patto di grazia?

R. Il Patto di grazia è stato stabilito con Cristo come il secondo Adamo, e in Lui con tutti gli eletti come Sua progenie.

Riferimenti biblici

  • Il patto di grazia stabilito con Cristo, progenie di Abraamo. "Le promesse furono fatte ad Abraamo e alla sua progenie. Non dice: «E alle progenie», come se si trattasse di molte; ma, come parlando di una sola, dice: «E alla tua progenie», che è Cristo" (Galati 3:16).
  • Cristo, il secondo Adamo. "Però, la grazia non è come la trasgressione. Perché se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti. Riguardo al dono non avviene quello che è avvenuto nel caso dell'uno che ha peccato; perché dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna, mentre il dono diventa giustificazione dopo molte trasgressioni. Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell'uno, tanto più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo di quell'uno che è Gesù Cristo. Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l'ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti. La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata, affinché, come il peccato regnò mediante la morte, così pure la grazia regni mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore." (Romani 5:15-21).
  • Gli eletti, come "progenie" di Cristo, rappresentati da Cristo nel Patto di grazia. "Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani. Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità" (Isaia 53:10-11).

Commento

Il Nuovo Testamento, in particolare l'apostolo Paolo, per spiegare la condizione umana di fronte a Dio e il significato della Persona e dell'opera di Cristo, si muove chiaramente nel quadro concettuale di una "teologia federale" (da "foedus", cioè, in latino, "patto"), la presuppone e ne usa le categorie. Quando parla, per esempio di chi è "in Adamo", oppure "in Cristo" ["in chi" sei tu?], essa usa categorie tipicamente federali che dobbiamo comprendere bene.

Non si tratta della "sua" interpretazione (quella "paolina") del contenuto della fede cristiana, come se ve ne fossero altre ugualmente legittime, ma dobbiamo accogliere e comprendere questo particolare insegnamento come ispirata rivelazione della realtà dei fatti, così come l'Apostolo si aspettava che i suoi lettori facessero ["...quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete" (2 Tessalonicesi 2:13)].

Dio ha veramente stabilito un patto con Adamo in quanto rappresentante di tutta l'umanità (che da lui fisicamente discende). Adamo non è semplicemente una "figura simbolica", un'astrazione, ma se ne presuppone la storicità, così come tragicamente reali sono le conseguenze della sua trasgressione (di fatto, innegabilmente, ne soffriamo gli effetti).

Allo stesso modo Gesù di Nazareth è da considerarsi, così come viene descritto, il secondo Adamo. Con Lui Dio ha stabilito "un nuovo patto" e Lui è il capostipite di una nuova umanità. Egli pure possiede una progenie, una discendenza, non fisica ma spirituale.

Così come l'operato di Adamo ha avuto una conseguenza nefasta sulla sua progenie naturale (vale a dire tutti noi), così l'operato di Gesù, il Cristo, il secondo Adamo, comporta felici conseguenze sul destino temporale ed eterno della sua progenie spirituale (vale a dire tutti coloro che, per grazia di Dio, Gli sono stati affidati come loro Signore e Salvatore).

Adamo e le conseguenze negative del suo operato sono una realtà di fatto che coinvolgono tutti i suoi discendenti naturali. Gesù il Cristo, e le conseguenze positive del Suo operato, sono altrettanto una realtà di fatto che coinvolgono tutti i suoi "discendenti" spirituali, coloro che si affidano "anima e corpo" a Lui come Suoi discepoli.

C'è dunque una corrispondenza diretta fra Adamo e Cristo (il secondo Adamo), tanto che negare il primo (come talvolta avviene) significa negare anche il secondo.

Vi sono, così, due umanità segnate da due destini diversi: coloro che sono "in Adamo" (cioè in completa comunione con lui) e che lo seguono sulla via della perdizione, e coloro che, per grazia di Dio, sono "in Cristo" e che lo seguono sulla via della salvezza. Essere "in Adamo" ed essere "in Cristo" (il secondo Adamo) comporta non solo due destini diversi, ma anche due modi di essere diversi (propositi, mentalità, comportamenti ecc.). Tutti noi nasciamo "in Adamo", ma la nuova umanità, la si riconosce quando, attraverso una personale e tangibile conversione (vale a dire il ravvedimento e la fede in Cristo) delle persone se ne distaccano, manifestando così concretamente, per grazia di Dio, "una diversa identità".

Comprendiamo allora in questo modo quanto afferma la D/R 31 del Catechismo Maggiore di Westminster: "Il Patto di grazia è stato stabilito con Cristo come il secondo Adamo, e in Lui con tutti gli eletti come Sua progenie".

Dio è la parte contraente che ha stabilito il primo patto, il "patto d'opere". L'altra parte contraente era Adamo, come rappresentante di tutti i suoi discendenti, l'intero genere umano. Gesù, il Cristo è chiamato "il secondo Adamo" perché nel "patto di grazia" Cristo prende il posto che aveva Adamo nel "patto d'opere". Nel patto di grazia Gesù, il Cristo, è il rappresentante di tutti coloro che sono stati, per grazia di Dio, eletti a salvezza.

Il "patto di grazia" è stato stipulato all'interno della stessa santa Trinità e nell'eternità, prima della creazione del mondo, fra Dio Padre e Dio il Figlio. Difatti, come scrive l'apostolo Paolo ai cristiani di Efeso: "In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui" (Efesini 1:4). Il "patto di grazia", quindi, è stato stipulato prima del "patto d'opere", ma è stato rivelato all'umanità dopo la trasgressione del "patto d'opere". La prima volta in cui il "patto di grazia" è stato rivelato al genere umano risale a immediatamente dopo la Caduta, nelle parole stesse rivolte da Dio al serpente: "Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno" (Genersi 3:15). Qui Dio promette che "la progenie della donna", cioè Cristo, avrebbe finalmente distrutto il serpente, vale a dire Satana ed il regno di Satana.

Un ultima questione: Perché è sbagliato dire che Cristo rappresentava, nel "patto di grazia", l'intero genere umano? Per due ragioni:

(a) Le parole stesse di Cristo contraddicono una tale concezione. Ad esempio, in Giovanni 17:9: "Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi". Qui Cristo parla di una determinata categoria di persone, quelle che Gli sono state affidate da Dio Padre. Egli prega per loro e non per l'intera popolazione del mondo.

(b) Se Cristo, nel "patto di grazia" avesse rappresentato l'intero genere umano, allora l'intero genere umano sarebbe salvato. La Bibbia, però, insegna che solo una parte dell'umanità sarà salvata. Se dicessimo, così, che Cristo rappresenta tutti, allora dovremmo pure dire che Cristo non salvi veramente chiunque, ma che solo dia a tutti "l'opportunità" di essere salvati e che poi "tocchi a ciascuna persona o prendere o lasciare". Questa è una credenza molto diffusa oggi, ma è sbagliata, la Bibbia dice altrimenti. Cristo non ha sofferto ed è morto per dare a tutti, o a chiunque, "l'opportunità" di essere salvati, ma ha sofferto ed è morto per compiere con certezza la salvezza di coloro che Dio Padre Gli ha affidato, cioè coloro che, per grazia di Dio, sono da considerarsi gli eletti.

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