Catgin 6-2

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[edit] La preghiera del Signore

Oltre a ciò questo Padre clemente, dopo averci ammoniti ed esortati a cercarlo in ogni necessità, vedendo che pur tuttavia noi non sappiamo bene che dobbiamo domandare ciò che ci è necessario, ha voluto venirci incontro in questa nostra ignoranza e ha supplito col suo a ciò che mancava alla nostra debole capacità. Da questa benignità deriva per noi un raro motivo di consolazione, in quanto che sappiamo di non domandare nulla d’irragionevole, strano o fuori proposito e neppure che non gli sia gradito, poiché qui preghiamo per così dire colla sua bocca.

Questa forma e regola di preghiera è compresa in sei domande, delle quali le tre prime sono destinate specialmente alla gloria di Dio. Infatti solo questa dobbiamo considerare in esse, senza pensare al nostro profitto. Le altre tre sono dedicate alla sollecitudine per noi stessi e per richiedere le cose che si riferiscono al nostro bene.

Tuttavia la gloria di Dio che domandiamo nelle tre prime richieste porta con sé il nostro bene dalla considerazione dei quale distogliamo in esse il nostro spirito. D’altro lato nelle altre tre domande non c’è lecito chiedere le cose che ci sono utili, se non per la gloria di Dio.

Padre nostro che sei nei cieli.

In primo luogo ci è data questa regola che ogni preghiera dev’essere presentata a Dio nel nome di Cristo, poiché non gli può essere gradita preghiera alcuna che sia fatta in nome di un altro. Infatti, poiché noi chiamiamo Dio nostro Padre, è certo che noi sotto intendiamo il nome di Cristo.

Siccome certo non v’è uomo al mondo degno di presentarsi a Dio e di comparire al suo cospetto, questo buon Padre celeste, per liberarci da tale confusione, che giustamente dovrebbe turbarci, ci ha dato il suo Figliolo Gesù per essere mediatore e avvocato presso di Lui. Così, per l’opera sua, noi possiamo avvicinarci a Dio con coraggio, avendo buona fiducia che per questo intercessore nulla ci sarà negato di ciò che chiederemo nel suo nome, come nulla può essere rifiutato a Lui dal Padre.

E poiché il trono di Dio non è solo trono di maestà ma anche di grazia, noi abbiamo l’ardire di comparire nel suo nome con franchezza dinanzi ad esso, per ottenere misericordia e trovare grazia quando ne abbiamo bisogno. E difatti come abbiamo l’ardire di invocare Dio e la promessa che tutti quelli che l’invocheranno saranno esauditi, così v’è pure un comandamento speciale che dice d’invocarlo nel nome di Cristo e la promessa di ottenere ciò che domanderemo nel suo nome (Gio 14:13; 16:23).

Qui viene ancora aggiunto che Dio nostro Padre è nei cieli. Così viene indicata la sua maestà meravigliosa (che il nostro spirito a causa della sua ottusità per le cose di Dio non potrebbe comprendere diversamente), in quanto che dinanzi agli occhi nostri non v’è cosa più eccellente e più piena d’ogni maestà del cielo. Pertanto quest’ultima espressione equivale ad alto, potente, incomprensibile.

Ora dobbiamo elevare i nostri pensieri tutte quante le volte facciamo menzione di Dio, al fine di non immaginare in lui nulla di carnale e terreno, né di misurarlo secondo il nostro timore, né di sottoporre la sua volontà ai nostri affetti.

Domanda prima: Sia santificato il tuo nome.

Il nome di Dio è la fama per cui è celebrato per le sue virtù, come la sua sapienza, la sua bontà, la sua potenza, la sua giustizia, la sua verità e la sua misericordia.

Noi dunque chiediamo che questa maestà sia santificata in tali sue virtù e non già che possa crescere o diminuire in se stessa, ma che da tutti sia stimata santa, cioè che sia riconosciuta e magnificata per quello che è veramente e che (qualunque cosa Dio faccia) tutte le sue opere appaiano gloriose come lo sono: cosicché se Egli punisce sia ritenuto giusto, se perdona misericordioso, se compie le promesse verace.

Insomma che non vi sia cosa alcuna in cui la sua gloria non sia come impressa e risplenda, sì che le sue lodi risuonino in ogni spirito e su tutte le lingue.

Domanda seconda: Il tuo regno venga.

Il regno di Dio consiste nel condurre e governare i suoi per mezzo dello Spirito Santo, al fine di manifestare in tutte le loro opere le ricchezze della sua bontà e misericordia; e di guastare al contrario e di confondere i riprovati che non vogliono essere soggetti al suo dominio né umiliare la loro arroganza maledetta.

E ciò affinché appaia chiaramente che non v’è potenza alcuna che possa resistere alla sua. Noi preghiamo dunque che il regno di Dio venga, cioè che il Signore moltiplichi di giorno in giorno il numero dei suoi fedeli, che celebrano la sua gloria in tutte le opere, e che spanda su di loro di continuo e in modo sempre più copioso le sue grazie per le quali egli viva e regni in loro sempre più finché, avendoli perfettamente uniti a sé, del tutto li ricolmi.

Parimenti, che ogni giorno per nuovi successi diffonda la sua luce e la sua verità onde Satana e le sue menzogne e le tenebre del suo regno siano dissipati e tolti via.

Quando noi preghiamo così: che il tuo regno venga, desideriamo pure ch’esso sia infine perfetto e compiuto, come sarà nella rivelazione dei suo giudizio, nel qual giorno egli solo sarà esaltato e sarà ogni cosa in tutti, dopo avere raccolto e ricevuto i suoi nella gloria e avere demolito e abbattuto del tutto il regno di Satana.

Domanda terza: La tua volontà sia fatta in terra come in cielo.

Qui domandiamo che come in cielo così anche in terra egli governi e conduca ogni cosa secondo la sua volontà buona, facendo volgere tutto a quel fine che gli sembrerà buono, usando secondo il suo beneplacito di tutte le sue creature e assoggettandosi ogni volontà

E chiedendo ciò rinunciamo a tutti i nostri desideri, cedendo e promettendo al Signore tutto ciò che abbiamo di caro in noi pregandolo di governare ogni cosa non secondo il nostro desiderio, ma come Lui sa esser bene.

E non chiediamo solo che non compia i nostri desideri vani e di nessun valore che contrastano alla sua volontà, ma addirittura che crei in noi uno spirito nuovo e un cuore nuovo spegnendo e annientando il nostro, di modo che nessun impulso di cupidigia sorga in noi, ma solo un puro consenso alla sua volontà. Insomma, che non vogliamo nulla da noi stessi, ma che lo Spirito voglia in noi, e che per la sua ispirazione impariamo ad amare tutte le cose che gli sono gradite e a odiare e detestare tutto ciò che gli dispiace.

Domanda quarta: Dacci oggi il nostro pane quotidiano.

Con questa domanda chiediamo generalmente tutte le cose che sono necessarie al bisogno del nostro corpo in questo mondo, non solo quello che concerne il nutrimento e il vestito, ma tutto ciò che Dio sa esserci utile, affinché possiamo mangiare il nostro pane in pace.

Con questa domanda (per esprimerci brevemente) ci raccomandiamo alla provvidenza del Signore e ci affidiamo alla sua sollecitudine, affinché ci nutra, ci mantenga e ci conservi. Infatti questo buon Padre non sdegna di ricevere neppure il nostro corpo in sua custodia e in sua cura, onde esercitare la nostra fiducia in Lui mediante queste cose di poco momento, in questo che attendiamo da Lui tutto ciò che ci è necessario fino all’ultima briciola di pane e una goccia d’acqua.

Ora che domandiamo il nostro pane quotidiano e per il giorno d’oggi, vuol dire che non abbiamo da desiderare se non ciò ch’è necessario per il nostro bisogno, cioè per vivere alla giornata. E dobbiamo avere questa fiducia che se oggi il nostro Padre ci avrà nutriti, non ci lascerà senza cibo domani. E anche se al presente ci troviamo nell’abbondanza, dobbiamo sempre chiedere il nostro pane quotidiano, riconoscendo che ogni sostanza è nulla, se il Signore con l’infusione della sua benedizione non la fa prosperare e produrre.

E così pure ciò che è nelle nostre mani non è nostro, se non in quanto egli ce ne concede in ogni ora l’uso e non ci dà una parte del suo frutto. Quanto all’appellativo «nostro», mostra ancora più grande la bontà di Dio, che fa essere nostro ciò che non ci appartiene per nessun diritto.

Infine, il fatto che noi chiediamo che ci sia dato, ci dice ch’esso è un dono di Dio semplice e gratuito, da qualunque parte ci venga e anche se sembri essere stato acquistato dalla nostra attività.

Domanda quinta: Rimettici i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori.

Con queste parole chiediamo che ci sia fatta grazia e remissione dei nostri Peccati, che è necessaria a tutti gli uomini senza eccezione. E chiamiamo le nostre offese debiti, in quanto ne dobbiamo a Dio la pena come il pagamento di un debito, e non potremmo soddisfarlo in nessun modo se non venissimo assolti per questa remissione, che è un perdono gratuito della sua misericordia.

Chiediamo che ciò ci sia fatto come lo facciamo ai nostri debitori, cioè come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offesi in qualsiasi modo, o iniquamente oltraggiati con atti od offesi con parole. Però questa condizione non è aggiunta come se perdonando agli altri meritassimo il perdono di Dio, ma è un segno datoci da Dio per assicurarci che il Signore ci fa grazia in un modo così certo come siamo certi nella nostra coscienza di aver fatto grazia agli altri, se il nostro cuore è ben purificato d’ogni odio, invidia e vendetta.

E viceversa, per cancellare dal numero dei suoi figlioli tutti quelli che sono inclini alla vendetta e restii al perdono e conservano le inimicizie radicate nel cuore; così ch’essi non si mettano a invocarlo come Padre e a domandare che l’indignazione che nutrono verso gli uomini non ricada su loro.

Domanda sesta: Non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal maligno. Amen.

Con questo non chiediamo di non provare nessuna tentazione, della quale piuttosto abbiamo molto bisogno per essere risvegliati, stimolati e agitati, per timore che il riposo troppo prolungato non ci renda troppo molli e pigri, come anche il Signore giornalmente tenta i suoi eletti ammaestrandoli, esponendoli a ignominia, povertà, tribolazione e altre croci.

Ma questa è la nostra richiesta che il Signore ci dia con le tentazioni pure il modo d’uscirne, affinché non veniamo da esse vinti e oppressi, ma anzi resi fermi e robusti dalla sua forza possiamo resistere di continuo all’urto con tutte le potenze dalle quali siamo combattuti.

Di più, essendo da Lui guardati e protetti, santificati dalle sue grazie spirituali, retti dal suo governo, rimaniamo invincibili di fronte al diavolo, alla morte e a tutte le offese dell’inferno. Questo vuol dire esser liberati dal maligno. Bisogna ora notare come il Signore vuole che le nostre preghiere siano conformi alla regola della carità, poiché non c’insegna a domandare ciascuno per se stesso, quello che gli par buono, senza pensare al prossimo, ma ci dice d’essere solleciti per il bene dei fratello come del nostro.

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