Catgin 6-1

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La preghiera

L’uomo rettamente istruito nella vera fede sente prima di tutto evidente quanto egli sia indegno e privo di tutti i beni e quanto abbia bisogno d’ogni aiuto per la salvezza. Pertanto, se cerca qualche soccorso per sovvenire alla sua povertà, bisogna ch’esca di se stesso per cercarlo altrove.

D’altro lato egli contempla il Signore, che liberalmente e volontariamente si offre in Gesù Cristo e gli apre tutti i tesori celesti, affinché tutta la fede dell’uomo si fermi a guardare questo Figliolo diletto, tutta la sua speranza sia volta verso di Lui ed in Lui riposi e sia fissa ogni sua speranza.

Non rimane dunque se non che l’uomo cerchi in Dio e che, pregando, gli domandi ciò che ha conosciuto essere in lui. Altrimenti il conoscere che Dio è il Signore e il donatore di tutti i beni, che c’invita a domandargli quello che ci abbisogna, non ci giova a nulla se non lo si prega né lo s’invoca. Ciò sarebbe come se alcuno sapendo d’un tesoro sepolto nella terra l’abbandonasse per negligenza, non volendosi dare la pena di disotterrarlo.

Considerazioni sulla preghiera

Siccome la preghiera ha qualche somiglianza con una comunicazione tra Dio e noi, per la quale noi gli esponiamo i nostri desideri, le nostre gioie, i nostri sospiri, in una parola tutti i pensieri del nostro cuore, dobbiamo ben badare, tutte quante le volte che invochiamo il Signore, di scendere nel profondo del nostro cuore e che di là lo ricerchiamo e non con la gola o con la lingua soltanto.

Poiché, sebbene sia utile talvolta che la lingua esprima la preghiera e per rendere lo spirito più attento nella meditazione di Dio, e affinché questa parte del corpo specialmente destinata a esaltare la gloria di Dio sia occupata parimenti col cuore a riflettere sulla bontà di Dio, tuttavia il Signore dichiara per bocca del profeta (Isaia 29:13; Matteo 15:8) quale profitto essa porta senza volontà, pronunciando una molto grave punizione per tutti quelli che l’onorano con le labbra essendo lungi da Lui col cuore.

Inoltre, se la vera preghiera non dev’essere altro che un affetto puro del nostro cuore quando per mezzo d’essa dobbiamo avvicinarci a Dio, ci conviene smettere ogni pensiero di gloria propria, ogni fantasia di nostra dignità e ogni fiducia in noi stessi.

Così infatti il profeta (Daniele 9:4 e Baruch 11 [11 ss.1) ci ammonisce di pregare non fondati sulle nostre opere giuste, ma sulle grandi compassioni del Signore, affinché egli ci esaudisca per l’amore di se stesso, essendo il suo nome invocato su noi. E questa conoscenza della nostra miseria non ci deve vietare l’accesso a Dio, visto che la preghiera non è stata istituita per elevarci arrogantemente davanti a Dio, né per esaltare la nostra dignità, ma per confessare con gemito le nostre sciagure, appunto come i figli con familiarità esprimono dinanzi al padre i loro lamenti.

Anzi un tal sentimento ci deve essere piuttosto come uno sprone per incitarci e stimolarci sempre più a pregare.

Ora ci sono due ragioni che ci devono spingere alla preghiera in modo meraviglioso.

In primo luogo l’ordine di Dio per cui ci comanda di pregare. Poi la promessa, con cui ci assicura che otterremo tutto ciò che gli domanderemo. Poiché quelli che l’invocano e lo cercano ricevono una singolare consolazione in questo che sanno che fanno cosa a Lui gradita. Per di più, assicurati della sua verità, confidano di venire certamente esauditi. Domandate (dice egli, Matteo 7:7) e vi sarà dato, battete e vi sarà aperto, cercate e troverete. E nel Salmo 50:15: «Invocami nel giorno della distretta e ti libererò e tu mi glorificherai». Ove sono comprese le due specie di preghiera, cioè l’invocazione o richiesta e l’azione di grazie.

Mediante la prima scopriamo dinanzi a Dio i desideri dei nostro cuore, con l’altra riconosciamo i suoi benefici verso di noi. E noi dobbiamo praticare l’una e l’altra con assiduità, perché siamo oppressi da tale povertà e miseria che vi dev’essere motivo sufficiente anche ai più perfetti di sospirare e gemere di continuo e d’invocare il Signore con ogni umiltà. D’altro lato i benefici che il Signore per sua bontà spande su di noi sono così abbondanti e ovunque noi volgiamo lo sguardo i miracoli delle. sue opere appaiono così grandi, che mai ci può mancare motivo di lode e di rendimento di grazie.

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