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Il Purgatorio
Il Purgatorio è considerato un elemento importante della dottrina escatologica della Chiesa cattolica romana. Di carattere temporaneo, il Purgatorio, in quel sistema concettuale, si potrebbe immaginare come una sorta di "anticamera" del Paradiso per la maggior parte di coloro che, pur essendo in "stato di grazia", necessariamente devono transitarvi per perfezionare la loro purificazione morale e spirituale prima di accedere al Paradiso e alla comunione perfetta con Dio. Secondo questa concezione, infatti, si suppone che essi, benché oggetto della redenzione operata da Cristo, ancora debbano espiare personalmente, in un luogo di sofferenza, parte delle pene meritate dai loro peccati e soddisfare così la giustizia divina. Un'anima imperfetta, si dice infatti, non potrebbe stare al cospetto di Dio senza soffrire immensamente per la propria miseria, perciò il Purgatorio viene concepito come uno stato dell'anima (e non necessariamente "un luogo"), qualcosa di necessario alla beatitudine delle anime peccatrici. Secondo questa stessa concezione, la permanenza delle singole anime in Purgatorio sarebbe abbreviabile mediante l'esecuzione in loro nome, da parte dei viventi, di particolari opere meritorie precisate della Chiesa.
Noi respingiamo la dottrina del Purgatorio perché:
1) secondo il Nuovo Testamento, l'opera espiatrice di Cristo sulla croce è perfetta e completa, tale da purificare il peccatore che si affida a lui da ogni peccato, passato, presente e futuro, secondo che è scritto: "Ma se camminiamo nella luce, com'egli è nella luce, abbiamo comunione l'uno con l'altro, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato" (1 Giovanni 1:7) e "Chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro" (1 Giovanni 3:3).
2) La dottrina sul Purgatorio sminuisce gravemente la piena sufficienza dell'opera di Cristo: "Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com'è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore»" (1 Corinzi 1:30-31); "...nel quale abbiamo la libertà di accostarci a Dio, con piena fiducia, mediante la fede in lui" (Efesini 3:12); "avviciniamoci con cuore sincero e con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell'aspersione che li purifica da una cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura" (Ebrei 10:22). La piena sufficienza dell'opera di Cristo è congiunta alla dottrina secondo la quale l'essere umano, a causa delle contaminazione del peccato, non ha alcuna capacità di guadagnarsi merito alcuno in funzione della propria salvezza,da cui la necessità dell'opera di Cristo.
3) I testi che la dottrina cattolica-romana considera sostenere l'idea del Purgatorio si riferiscono di fatto a punizioni temporali dopo la morte, ma a sanzioni penali e correzioni terrene (cfr. Ebrei 12). Essa fa pure appello a testi come 1 Corinzi 3:11-15, in cui Paolo parla di un fuoco che distruggerà le opere umane. E' l'opera di responsabili di chiesa e missionari che sarà vagliata col fuoco, non i responsabili di chiesa e i missionari stessi. Le opere che non sono fondate su Cristo saranno consumate dal fuoco del giudizio di Dio, mentre quelle fondate su Cristo riceveranno ricompense celesti (cfr. Matteo 6:20; 1 Corinzi 9:17; 2 Giovanni 1:8). Essere salvati "come attraverso il fuoco" semplicemente significa aver salva la vita (ciò che è essenziale) senza poter godere dei benefici supplementari della casa distrutta dal fuoco.
4) La dottrina del Purgatorio esprime l'idea del Cattolicesimo che il castigo per i "peccati veniali" dei quali non ci si è ravveduti prima della propria morte, debba essere espiata nel Purgatorio dopo la propria morte. Si contesta a tutto questo, però, come tutto il castigo dovuto ai credenti sia caduto su Cristo alla croce, inclusi tutti i castighi temporali (Romani 8:1-4; Colossesi. 2:14; Ebrei. 10:12-14; 1 Pietro. 2:24). Proprio perché il sacrificio di Cristo è pienamente sufficiente ed efficace, i credenti in Cristo non dovranno mai soffrire il castigo di Dio (temporale o eterno), ma solo la sua amorevole disciplina sulla terra (Ebrei 12).
5) Un'importante dottrina che confuta l'idea del Purgatorio è l'unione con Cristo. I credenti sono uniti a Cristo in modo tale da condividere pienamente la sua condizione di "giusto di fronte a Dio" (Galati 3:16-29). Tutti coloro che sono uniti a Cristo per fede sono pure "morti con lui" sulla croce (Romani 6:3-4) e in quanto la loro vita è "nascosta con lui" (Galati 2:20; Colossesi 3:3). Ai credenti in Cristo viene così attribuito il pagamento completo del debito per i loro peccati che Cristo ha realizzato tanto che essi a Dio non debbono più nulla se non la loro riconoscenza.
6) Sebbene sia vero che i credenti debbono vivere una vita impostata al ravvedimento ed alla confessione (1 Giovanni 1:9), è pure vero che Dio non tiene alcun registro dei nostri peccati distinguendo quelli dai quali ci siamo ravveduti e quali no. La confessione ed il ravvedimento nella vita del cristiano sono importanti elementi della santificazione, ma non esiste alcuna corrispondenza uno ad uno fra la nostra confessione/ravvedimento ed il nostro perdono. Al contrario, Giovanni insegna che la vita del credente è caratterizzata da ravvedimento e confessione, e che tutti i cristiani ricevono il beneficio della purificazione e del perdono. Come Giovanni ci assicura in 1 Giovanni 2:1-2, ogni qual volta noi pecchiamo Cristo stesso intercede per noi, appellandosi al suo sangue versato in pagamento per i nostri peccati (Ebrei 9:12-14). La sua intercessione per noi è costante ed efficace (Romani 8:34), come lo è quella dello Spirito Santo (Romani 8:26-27). Questa intercessione non elimina la correzione disciplinare del credente in questa vita (espressione dell'amore e della misericordia di Dio), ma elimina qualsiasi castigo che risulti dalla giustizia e dall'ira di Dio.
7) Quando i credenti sono "assenti dal corpo" (morti) le loro anime sono "presenti con il Signore" in cielo (2 Corinzi 5:8). Il luogo "lontano" nel "seno di Abraamo" (Luca 16:22-23) è un argomento controverso. La natura di questo testo biblico, infatti, è molto discussa: è una parabola oppure un resoconto storico? In ogni caso si può sostenere che "il seno di Abraamo" sia il Paradiso stesso e che l'Inferno/Ades il luogo del tormento delle anime dannate. Essere "nel seno di Abramo" equivale quindi ad essere con il Signore (il luogo dove pure certamente vi è Abraamo). Naturalmente, quando Gesù insegnava questo, non era ancora operativo che l'essere "assenti dal corpo" significasse essere "presenti con il Signore" perché, se si considera "il Signore" la persona di Gesù Cristo alla quale si riferisce Paolo in 2 Corinzi 5:8, Gesù non era ancora asceso al cielo.
Dobbiamo pure tenere conto del fatto che:
1) Una delle attestazioni bibliche su cui la dottrina del Purgatorio si fonderebbe si trova nel Secondo libro dei Maccabei: un libro apocrifo non presente nel canone ebraico.
2) La dottrina cattolica-romana spressamente riconosciuto che questa dottrina, così come si è sviluppata sin dall'era patristica, è stata documentabilmente influenzata da concezioni tipiche del paganesimo.
3) Va pure considerato il fatto che il concetto stesso di grazia nel Cattolicesimo romano è alterato rispetto al concetto biblico. Esso, infatti, concepisce la grazia come qualcosa che verrebbe "infuso" nel credente in Cristo, come se essa fosse una "sostanza" che lo purificherebbe. Nella Bibbia, però, la grazia è una dichiarazione fi carattere legale e formale di Dio che dichiara il credente in Cristo "non colpevole" perché per lui Cristo ha pagato il prezzo dei suoi peccati e conseguito giustizia. La giustizia che salva il credente in Cristo non è la propria, né quella che gli verrebbe infusa, ma appartiene solo ed unicamente a Cristo. L'attuale processo di purificazione avviene gradualmente nel credente in questa vita, per giungere istantaneamente a pieno compimento nel momento della sua morte, quando la sua anima viene assunta immediatamente con il Signore. .
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