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D. 47. In che modo Cristo si è umiliato nel Suo concepimento e nascita?

R. Cristo si è umiliato nel Suo concepimento e nascita nel fatto che, essendo da ogni eternità il Figlio di Dio e che nel seno del Padre, Egli si è compiaciuto, nella pienezza del tempo di diventare il Figlio dell'uomo, fatto da una donna di umile condizione, e nascere da essa; insieme alle diverse circostanze di più che un abbassamento ordinario.

Riferimenti biblici

  • Cristo, che divenne uomo, era da ogni eternità il Figlio di Dio. "E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre ... Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere" (Giovanni 1:14,18).
  • Cristo, nella pienezza del tempo, divenne uomo e nacque come un bambini. "...ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge" (Galati 4:4).
  • Il nostro Salvatore è nato da una donna d'umile condizione e in circostanze di più che abbassamento ordinario. "...ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo" (Luca 2:7).

Commento

Cristo era il Figlio di Dio da ogni eternità. Come dice il Simbolo atanasiano: "Ma per l'eterna salvezza è necessario credere fedelmente anche all'Incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo. La retta fede vuole, infatti, che crediamo e confessiamo che il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è Dio e uomo. È Dio, perché generato dalla sostanza del Padre fin dall'eternità; è uomo, perché nato nel tempo dalla sostanza della madre. Perfetto Dio, perfetto uomo: sussistente dall'anima razionale e dalla carne umana. Uguale al Padre nella divinità, inferiore al Padre nell'umanità. E tuttavia, benché sia Dio e uomo, non è duplice ma è un solo Cristo. Uno solo, non per conversione della divinità in carne, ma per assunzione dell'umanità in Dio. Totalmente uno, non per confusione di sostanze, ma per l'unità della persona. Come infatti anima razionale e carne sono un solo uomo, così Dio e uomo sono un solo Cristo" (Simbolo atanasiano)..

L'espressione "nel seno del Padre" significa "vicino al cuore del Padre" (ὁ ὢν εἰς τὸν κόλπον τοῦ πατρός), vale a dire che il Figlio eterno è uno con il Padre. Questa espressione è presa dall'usanza orientale di mangiare sdraiati e, in questo caso accostarsi al petto della persona amata come segno di amicizia, affetto, particolare vicinanza. Lo troviamo quando Giovanni si accosta, mangiando, al petto di Gesù: "Ora, a tavola, inclinato sul petto di Gesù, stava uno dei discepoli, quello che Gesù amava ... Egli, chinatosi sul petto di Gesù..." (Giovanni 13:23,25). Qui significa che Gesù aveva una tale conoscenza di Dio come possono avere l'uno dell'altro due amici intimi. Questo Lo rende particolarmente qualificato a farci conoscere Dio. Il Padre ed il Figlio, inoltre, per quanto nell'ambito della Trinità siano Persone distinte, per quanto riguarda la sostanza, sono gli stessi.

Il catechismo usa l'espressione "si è compiaciuto" comunica la verità che Cristo è diventato uomo volontariamente, di Sua propria libera volontà, non perché fosse costretto a farlo.

La Scrittura ci dice che Cristo è diventato uomo "nella pienezza del tempo" (Galati 4:4), o "compimento del tempo". Questo vuol dire che Cristo è diventato uomo quando giunge il tempo che nella Sua sapienza ritiene che sia più opportuno, il tempo che Egli aveva preparato accuratamente. Le profezie l'avevano annunciato e la cosa si debitamente si realizza.

Il catechismo mette in rilievo, come componente dell'abbassamento del Cristo, che il Cristo nasce da una donna di umile condizione. Vero è che Maria era stata, in senso spirituale, prescelta ed onorata più di ogni altra donna come presuppone il saluto dell'angelo all'Annunciazione: «Ti saluto, o favorita dalla grazia; il Signore è con te» (Luca 1:28), ciononostante, come condizione sociale, era lungi dall'essere onorata. Poteva vantare la discendenza dal re Davide, ma quella famiglia da lungo tempo aveva perduto rilevanza sociale. Non era più gente influente né tanto meno facoltosa. La profezia diceva: "Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre" (Luca 1:32), ma questa dignità non l'avrebbe ricevuta né da Sua madre in senso politico e sociale. Umanamente la cosa non aveva rilevanza né era allora riconosciuta. Il profeta Isaia scrive infatti: "Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo" (Isaia 53:2). Lo stesso vale per la discendenza davidica del patrigno, Giuseppe. Gesù sarebbe stato conosciuto così: "Non è questi il falegname, il figlio di Maria, e il fratello di Giacomo e di Iose, di Giuda e di Simone?" (Marco 6:3). Maria ammette poi la Sua indegnità (e non per falsa umiltà). Afferma infatti: "perché egli ha guardato alla bassezza della sua serva. Da ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata" (Luca 1:48).

Quando il catechismo parla di "le diverse circostanze di più che un abbassamento ordinario" si riferisce alle circostanze disagevoli in cui Gesù nasce, più disagevoli della maggioranza delle nascite allora, vale a dire "in una mangiatoia". Più tardi, con la Sua famiglia, deve fuggire al complotto di Erode di ucciderlo e andare all'estero.

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