Cfw-20

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20. LA LIBERTA' DEL CRISTIANO E LA LIBERTA' DI COSCIENZA

1. La libertà che Cristo ha acquistato per chi crede nell'Evangelo consiste: ­nella liberazione dalla colpa del peccato, dall'ira e dalla condanna di Dio, dal rigore e dalla maledizione della legge morale (383), dal presente secolo malvagio, dal potere di Satana, dal dominio del peccato (384), dai mali causate dalle afflizioni, dalla paura e dal dardo della morte, dalla vittoria della tomba e dalla dannazione eterna (385). Questa libertà si esprime anche nel libero accesso a Dio (386) e nella capacità di obbedire a Dio e nella capa­cità di obbedire a Dio, non per paura servile, ma con un amore docile e una mente volenterosa (387). Tutte queste libertà erano comuni pure a tutti i credenti che vivevano sotto la legge (388), ma sotto il Nuovo Patto la libertà dei cristiani si è ulterior­mente estesa perché essi sono stati liberati dal giogo della legge cerimoniale alla quale era soggetta la chiesa ebraica (389). Inoltre i cristiani hanno una maggiore libertà di accesso al trono della grazia (390) ed un'esperienza più ampia dell'azione dello Spirito di Dio rispetto a quello ordi­nariamente goduto dai credenti vissuti sotto la legge (391).

  • (383) Tt. 2:14; 1 Te. 1:10; Gl. 3:13.
  • (384) Gl. 1:4; Cl. 1:13; At. 26:18; Ro. 6:14.
  • (385) ­Ro. 8:28; Sl. 119:71; 1 Co. 15:54‑57; Ro. 8:1.
  • (386) R­o. 5:1,2.
  • (387) Ro. 8:14,15; 1 Gv. 4:18.
  • (388) Gl. 3:9,14.
  • (389) Gl. 4:1‑3,6,7; 5:1; At. 15:10,11.
  • (3­90) Eb. 4:14,16; 10:19‑22.
  • (391) ­Gv. 7:38,39; 2 Co. 3:13,17,18.

2. Dio solo è Signore sulla coscienza (392) e l'ha liberata da tutte le dottrine ed i comandamenti umani in qualche modo contrari alla sua Parola, o collaterali ad essa per quanto riguarda la fede o il culto (393). Perciò credere a tali dottrine o obbedire a tali comandamenti per motivi di coscienza significa tradire la vera libertà di coscienza (394). Esigere una fede implicita o un obbedienza assoluta e cieca, significa annientare la libertà di coscienza ed anche la ragione (395).

  • (392) Gm. 4:12; Ro. 14:4.
  • (393) At. 4:19; 5:29; 1 Co. 7:23; Mt. 23:8,9,10; 2 Co. 1:24; Mt. 15:9.
  • (39­4) Cl. 2:20‑23; Gl. 1:10; 2:4,5; 5:1.
  • (395) Ro. 10:17; 14:23; At. 17:11; Gv. 4:2; Os. 5:11; Ap. 13:12,16,17; Ge. 8:9.

3. Quelli che, con la scusa della libertà del cristiano, praticano qualche pec­cato, o serbano in cuore qualche concupiscenza, distruggono così facendo il fine stesso della libertà cristiana servire il Signore senza paura, in santità­ giusti­zia nel suo cospetto, tutti i giorni della nostra vita (396).

­*(396) Gl. 5:12; 1 Pi. 2:6; 2 Pi. 2:19; Gv. 8:34; Lu. 1:74,75.


4. E poiché le autorità che Dio ha ordinato e la libertà che Cristo ha acquistato non sono intese da Dio per distruggere, ma per sostenersi e per preservarsi a vicenda, quelli che, con il pretesto della libertà del cristiano, si oppongono ad un'auto­rità legittima, civile od ecclesiastica che sia, o all'esercizio legittimo di questa autorità, resistono all'ordinanza di ­Dio (397). E per aver pubblicato opinioni o sostenuto principi che sono contrari alla luce della natura od ai principi conosciuti dal cristianesimo ­(riguardanti la fede, il culto, o la condotta o alla potenza della pietà, oppure opinioni o pratiche errate le quali in sé stesse o nel modo in cui vengono pubblicate o sostenute, sono nocive alla pace ed all'ordine esteriore che Cristo ha stabilito nella chiesa, essi possono essere chiamati a fornire spi­egazioni (398), e vedersi loro applicati provvedi­menti disciplinari sia per mezzo delle censure della Chiesa che dal potere del magistrato civile (399).

  • (397) Mt. 12:5; 1 Pi. 2:13,14,16; Ro. 13:1‑8; Eb. 13:17.
  • (398) ­Ro. 1:32; 1 Co. 5:1,5,11,13; 2 Gv. 10,11; 2 Te. 3:14; 1 Ti. 6:8,4,5; Tt. 1:10,11,13; 3:10; Mt. 18:15‑17; 1 Ti. 1:19,20; Ap. 2:2,14,15,20; 3:9.
  • (399) De. 13:6‑12; Ro. 13:3,4; 2 Gv. 10,11; Ed. 7:23‑28; Ap. 17:12,16,17; Neh. 13:15‑30; 2 Re 23:5,6,9,20,21; 2 Cr. 34:33; 15:12,13,16; Da. 3:20; 1 Ti. 2:2; Is. 49:23; Za. 13:2,3.





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