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161. D. In che modo i sacramenti diventano mezzi efficaci di salvezza?

R. I sacramenti diventano mezzi efficaci di salvezza, non per alcun potere loro intrinseco, o per alcuna virtù derivata dalla pietà e dall’intenzione di chi li amministra, ma solo dall’opera dello Spirito Santo e dalla benedizione di Cristo, dal quale essi sono istituiti.

Riferimenti biblici

  • Il battesimo non è efficace di per sé stesso. "Quest'acqua era figura del battesimo (che non è eliminazione di sporcizia dal corpo, ma la richiesta di una buona coscienza verso Dio). Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo" (1 Pietro 3:21); "Simone credette anche lui; e, dopo essere stato battezzato, stava sempre con Filippo; e restava meravigliato, vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti ... Vedo infatti che tu sei pieno d'amarezza e prigioniero d'iniquità" (Atti 8:13,23).
  • L'opera è da addebitarsi a Dio non agli strumenti umani. "Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere!" (1 Corinzi 3:6-7); "Perciò vi faccio sapere che nessuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice: «Gesù è anatema!» e nessuno può dire: «Gesù è il Signore!» se non per lo Spirito Santo" (1 Corinzi 12:3).

Commento

La questione affrontata qui dal Catechismo risponde sprattutto alla concezione del Cattolicesimo romano che vede nei (sette) sacramenti, che essa pretende di gestire tramite il proprio sistema sacerdotale, dei rituali attraverso la cui esecuzione verrebbe veicolata a chi li riceve la grazia di Dio. Considerati "essenziali per la salvezza", questi sacramenti avrebbero così (quando eseguiti secondo le regole prescritte dal Cattolicesimo romano) un loro potere intrinseco, efficace anche a prescindere dalla fede di chi li amministra e di chi li riceve.

Il Catechismo, sulla base dell'insegnamento biblico, contesta questa concezione distorta, riconducendo gli unici due sacramenti che Gesù ha istituito e comandato al loro carattere originale di simbolo, la cui efficacia dipende solo dall'azione sovrana di Dio lo Spirito Santo che, tramite la fede di chi vi partecipa, suggella, conferma, nutre e rafforza la sua unione con Cristo.

È importante comprendere come il Cattolicesimo romano non solo distorce il significato dei sacramenti, ma anche quello di grazia. La grazia non è una sorta di sostanza che si possa "infondere", ma la dichiarazione mediante la quale Dio assolve da ogni colpa, riconciliandoli a Sé, coloro che ripongono la loro fede nell'opera redentrice del Salvatore Gesù Cristo. I sacramenti, nella concezione biblica e riformata, sono "mezzi della grazia" non perché la grazia di Dio venga trasmessa tramite essi, ma perché essi sono strumenti privilegiati di cui Dio si avvale per illustrare l'Evangelo, confermando, nutrendo e rafforzando la fede di chi già ha ricevuto la grazia di Dio.

La questione qui trattata riguarda non solo il Cattolicesimo romano ma anche coloro che, più o meno consapevolmente, ritengono che il solo sottoporsi o sottoporre a questi rituali (il Battesimo, la Cena del Signore, e altre cerimonie della Chiesa) abbia in sé stesso un valore salvifico che in qualche modo li "metta a posto con Dio" e li esoneri dalla fede e dall'impegno nel discepolato cristiano. Si tratta della degenerazione del ritualismo che inevitabilmente sfocia nella superstizione. Queste concezioni, quindi, non solo sono teorizzate e praticate nel Cattolicesimo romano, ma si manifestano anche talvolta in chiese che dovrebbero esserne esenti, testimoniando come esse non siano che il prodotto naturale della natura umana decaduta e corruttrice.

I testi biblici menzionati per appoggiare la tesi della D/R 161 mettono in evidenza l'esempio di Simon mago. In Atti 8:12-13 troviamo che "quando ebbero creduto a Filippo che portava loro il lieto messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne. Simone credette anche lui; e, dopo essere stato battezzato, stava sempre con Filippo; e restava meravigliato, vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti". Più tardi l'apostolo Pietro riprende con forza Simon mago, che vorrebbe pagare per ricevere la facoltà apostolica di operare prodigi, dicendogli: "Vedo infatti che tu sei pieno d'amarezza e prigioniero d'iniquità" (v. 23). Simon mago era stato battezzato, ma evidentemente il solo fatto di aver chiesto ed ottenuto di essere sottoposto al Battesimo non gli aveva conferito quella rigenerazione atta a farlo diventare una nuova creatura in Cristo Gesù, ma egli era ancora "pieno d'amarezza e prigioniero d'iniquità". Partecipare ad un sacramento di per sé non ha alcun effetto senza l'opera dello Spirito Santo che prima porta una persona al ravvedimento ed alla fede e poi, tramite il sacramento, nutre e rafforza il legame che si è instaurato con Cristo. La conversione di Simon mago non si era quindi rivelata autentica ed il suo battesimo non aveva alterato né promosso tutto ciò. Simon mago ancora non aveva avuto l'esperienza di un'autentica conversione. Sarebbe stato ribattezzato se fosse giunto veracemente al ravvedimento ed alla fede? Molto probabilmente no, perché la funzione del Battesimo è soprattutto quella di dichiarare le promesse di Dio per tutti coloro che si affidano a Cristo e quello era indubbiamente avvenuto anche se la conversione di Simon mago non era stata autentica.

Ulteriori questioni

Benché i sacramenti di per sé stessi non abbiano potere alcuno, sarebbe comunque sbagliato minimizzarli, svalutarli o ignorarli. Il Battesimo e la Cena del Signore non sono semplicemente delle cerimonie rituali portate avanti "per tradizione", ma, essendo stati comandati da Cristo, hanno una loro specifica funzione come strumenti privilegiati dello Spirito Santo per realizzare determinati fini che Egli normalmente non realizza in altri modi. Essi rimangono, pur nei limiti che abbiamo delineato, dei "mezzi di grazia". Svuotarli del loro significato o ignorarli vuol dire disonorare in questo la Parola di Dio che non solo li raccomanda ma che li comanda.


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