Discesa agli inferi

From Diwygiad

(Difference between revisions)
(Per approfondire)
(Per approfondire)
Line 111: Line 111:
*[http://orthodoxeurope.org/page/11/1/5.aspx The Descent of Christ into Hades in Eastern and Western Theological Traditions]
*[http://orthodoxeurope.org/page/11/1/5.aspx The Descent of Christ into Hades in Eastern and Western Theological Traditions]
*[http://www.reformed.org/master/index.html?mainframe=/documents/Christ_in_hell/index.html Christ descended into hell] (Reformed Writers).
*[http://www.reformed.org/master/index.html?mainframe=/documents/Christ_in_hell/index.html Christ descended into hell] (Reformed Writers).
 +
*[http://www.cpjournal.com/wp-content/uploads/2008/04/hyde.pdf In Defense of the Descendit: A Confessional Resp onse to Contemporary Critics of Christ ’s Descent into Hell].
 +
*[http://www.spindleworks.com/library/bogaards/descended.htm Our Lord Díd Descend Into Hell - Dr. A. H. Bogaards].
 +
*[http://www.wlsessays.net/files/ZehmsDescent.pdf The Descent of Christ Into Hell, by Matthew D. Zehms].
 +
*[http://www.ligonier.org/learn/qas/what-does-apostles-creed-mean-when-it-says-jesus-d/ What does the Apostles' Creed mean when it says that Jesus descended into hell?].
 +
*http://www.genevaninstitute.org/articles/did-jesus-descend-into-hell/ Did Jesus Descend into Hell?].
.
.

Revision as of 21:38, 31 August 2012

Contents

La discesa agli inferi di Cristo

La discesa agli inferi di Cristo (in latino Descensus Christi ad Inferos) è una dottrina cristiana a cui fa riferimento il Credo apostolico ed il Credo atanasiamo (o Quicunque Vult). Essa afferma come Cristo, dopo la sua morte, sia "disceso nel mondo dei morti". Com'è da intendere questa espressione? Semplicemente il fatto che Cristo sia davvero morto, abbia cioè fatto esperienza della morte, sia stato sotto il potere della morte, abbia fatto l'esperienza di chi muore, oppure che nel periodo di tempo fra la sua morte e la sua risurrezione, egli si sia recato con il suo spirito in un particolare regno dell'oltretomba chiamato "Ades" oppure a nche "inferno"? Se quest'ultimo è il caso, si sono chiesti i teologi, che cosa vi sarebbe andato a fare?

La mancanza di un riferimento biblico preciso alla discesa di Cristo "agli inferi" (o "Ades") ha dato origine a controversie e ad interpretazioni divergenti.

La "discesa agli inferi" è pure come viene contrassegnata una particolare immagine dell'iconografia cristisna conosciuta in greco come Anastasis (termine greco per "risurrezione") considerata una creazione della cultura bizantina che appare per la prima volta in occidente nella prima parte dell'VIII secolo.

Riferimenti biblici

A sostegno dell'idea che Cristo, dopo la sua morte, sarebbe disceso nel regno dell'oltretomba, si citano diversi testi biblici che includono:

  • Matteo 12:40: "Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti".
  • Il vangelo di Matteo racconta che immediatamente dopo la morte di Cristo. "...la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono, 52 le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti" (Matteo 27:51-53).
  • Giovanni 5:25: "In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno udita, vivranno".
  • Atti 2:27: "perché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades, e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione".
  • 1 Pietro 3:19-20: "E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l'acqua".
  • 1 Pietro 4:6. "Infatti per questo è stato annunciato il vangelo anche a coloro che sono morti; affinché, seppur essendo stati giudicati nella carne secondo gli uomini, potessero vivere nello Spirito secondo Dio".
  • Ebrei 2:14-15: "Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita".
  • Efesini 4:8-10. "Per questo è detto: «Salito in alto, egli ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini». Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa". E' una citazione del Salmo 68:18: "Tu sei salito in alto, portando prigionieri, hai ricevuto doni dagli uomini, anche dai ribelli, per far qui la tua dimora, o SIGNORE, Dio".
  • Filippesi 2:10: "...affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra".
  • Zaccaria 9:11 "Per te, Israele, a motivo del sangue del tuo patto, io libererò i tuoi prigionieri dalla fossa senz'acqua".
  • Isaia 24:21-22 "In quel giorno il SIGNORE punirà nei luoghi eccelsi l'esercito di lassù, e giù sulla terra i re della terra; saranno riuniti assieme, come si fa dei prigionieri nel carcere sotterraneo; saranno rinchiusi nella prigione e dopo molti giorni saranno puniti".

Scritti cristiani antichi

La discesa di Cristo agli inferi è insegnata dai teologi del primo secolo: Melitone di Sardi (m. 180 circa), "Omelia sulla Passione"; Tertulliano ("Trattato sull'anima", 55), Ippolito ("Trattato su Cristo e sull'anticristo"); Origene (Contro Celso, 2:43) e, più tardi Ambrogio (m. nel 397).

Secondo il Vangelo apocrifo di Nicodemo, la discesa di Cristo agli inferi era stata prefigurata dalla risurrezione di Lazzaro dai morti prima della Sua crocifissione. Negli Atti di Pilato (di solito incorporati nel Vangelo di Nicodemo durante il Medioevo (III secolo a. D.)i capitoli 17 e 27 sono chiamati "La discesa di Cristo agli inferi". Contengono un drammatico dialogo fra Hades ed il principe Satana, e l'ingresso del Re di gloria, immaginato nel Tartaro.

Le concezioni elleniste sull'eroica discesa nel mondo dei morti e il vittorioso ritorno da essi, seguono tradizioni più antiche delle religioni misteriche popolari al tempo di Cristo. L'[epopea di Gilgamesh pure include tali scene, ed essa appare pure nell'Odissea (XI). Scrivendo poco tempo prima la nascita di Gesù, Virgilio lo include nell'Eneide. Il poco che conosciamo dei Misteri Eleusini e del Mitraismo suggeriscono come un rituale di morte e risurrezione dell'iniziato era parte importante della loro liturgia. Questo trova paralleli nel culto di Osiride.

L'antica "Omelia sulla discesa del Signore" potrebbe riflettere queste tradizioni riferendosi al battesimo come simbolico della morte e della rinascita (Colossesi 2:9-15). A loro volta le tradizioni del Mitraismo potrebbero essere tratte da queste antiche credenze cristiane.

Interpretazione di questa dottrina

Il Cattolicesimo romano

Il Catechismo della Chiesa Cattolica riassume dal paragrafo 631 al 637 la dottrina cattolica sulla discesa di Gesù agli inferi:

"Gesù «era disceso nelle regioni inferiori della terra. Colui che discese è lo stesso che anche ascese» (Efesini 4:10). Il Simbolo degli Apostoli professa in uno stesso articolo di fede la discesa di Cristo agli inferi e la sua risurrezione dai morti il terzo giorno, perché nella sua pasqua egli dall'abisso della morte ha fatto scaturire la vita (...) Le frequenti affermazioni del Nuovo Testamento secondo le quali Gesù «è risuscitato dai morti» (1 Corinzi 15:20) presuppongono che, preliminarmente alla risurrezione, egli abbia dimorato nel soggiorno dei morti. È il senso primo che la predicazione apostolica ha dato alla discesa di Gesù agli inferi: Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti. Ma egli vi è disceso come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano prigionieri. La Scrittura chiama inferi Shéol, il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio. Tale infatti è, nell'attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o giusti; il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero Lazzaro accolto nel «seno di Abramo». «Furono appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate da Gesù disceso all'inferno». Gesù non è disceso agli inferi per liberare i dannati né per distruggere l'inferno della dannazione, ma per liberare i giusti che l'avevano preceduto. «La Buona Novella è stata annunciata anche ai morti... » (1 Pietro 4,6). La discesa agli inferi è il pieno compimento dell'annunzio evangelico della salvezza. È la fase ultima della missione messianica di Gesù, fase condensata nel tempo ma immensamente ampia nel suo reale significato di estensione dell'opera redentrice a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, perché tutti coloro i quali sono salvati sono stati resi partecipi della redenzione. Cristo, dunque, è disceso nella profondità della morte affinché i «morti» udissero «la voce del Figlio di Dio» (Giovannni 5:25) e, ascoltandola, vivessero. Gesù, l'Autore della vita», ha ridotto «all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo», liberando « così tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita» (Ebrei 2:14-15). Ormai Cristo risuscitato ha «potere sopra la morte e sopra gli inferi» (Apocalisse 1:18) e «nel nome di Gesù ogni ginocchio» si piega « nei cieli, sulla terra e sotto terra» (Filippesi 2:10)".

Il tutto è così sintetizzato:

Con l'espressione « Gesù discese agli inferi » il Simbolo professa che Gesù è morto realmente e che, mediante la sua morte per noi, egli ha vinto la morte e il diavolo « che della morte ha il potere » (Ebrei 2:14). Cristo morto, con l'anima unita alla sua Persona divina, è disceso alla dimora dei morti. Egli ha aperto le porte del cielo ai giusti che l'avevano preceduto.

harrowingofhell2.jpg

L'Ortodossia orientale

La tradizione teologica orientale sulla dottrina della "discesa agli inferi" si basa sugli insegnamenti di Clemente di Alessandria, Gregorio di Nissa, Macario d'Egitto, Cirillo di Alessandria, Massimo il Confessore, e Giovanni damasceno

Il Catechismo ortodosso di san Nikolaj Velimirovic prende per scontato che Cristo, dopo la Sua morte sia disceso in un luogo chiamato "inferno". Definisce l'inferno come: Il regno delle tenebre, in cui Satana ha il potere della morte. Il Cristo “poté calpestare con la morte colui che ha il potere della morte, cioè il diavolo” (Ebrei 2:14). Il Cristo, in quel luogo, avrebbe "costretto Satana a tremare ed a fuggire di fronte al suo volto" ottenendone per risultato che: "Miriadi di anime, che lì soffrivano, gioirono per la discesa del Cristo". Specificando, poi, che cosa abbia fatto il Cristo per quelle anime, il catechismo ortodosso risponde: "Predicò loro il suo Vangelo, la Buona Novella, e confermò la sua vittoria su Satana e sulla morte. E poiché molti lo accolsero furono salvati".

L'ortodossia orientale prende per scontato che la discesa di Cristo nell'Ades sia sempre stata una dottrina comunemente accettata ed indiscussa. Essa segna la vittoria di Cristo sul diavolo, l'inferno e la morte, come pure che questo avvenimento abbia un significato univeraale (benché l'estensione dei benefici di quest'opera di Cristo sia da molti intesa non per tutti, ma solo per una particolare categoria di morti). Quest'opera, inoltre è considerata il compimento della "economia" di Cristo il Salvatore come il coronamento e l'esito dell'impresa che Egli ha adempiuto nella redenzione. Infine, i temi della discesa nell'Ades cominciarono ad essere considerati nella sua dimensione mistica, come il prototipo della risurrezione dell'anima umana.

Mella Chiesa ortodossa orientale, la discesa di Cristo agli inferi è celebrata ogni anno nella festa del "Grande e Santo Sabato", durante la liturgia divina serale di S. Basilio. In quel culto i paramenti sacri sono di solito viola o neri. Prima della lettura del Vangelo, però, i colori liturgici sono cambiati nel colore bianco, il diacono procede con l'incensamento ed il sacerdote sparge foglie d'alloro nella chiesa, simboleggiando la caduta delle porte dell'inferno. Tutto questo è fatto per simboleggiare la discesa di Cristo agli inferi come anticipazione dell'imminente risurrezione di Cristo.

L'iconografia ortodossa canonica rappresenta spesso la discesa del Cristo nell'Ades. Essa non rappresenta semplicemente l'uscita di Cristo dalla tomba, ma vuole dipingere la realtà spirituale di ciò che hanno realizzato la Sua morte e risurrezione. L'icona mostra di solito Gesù, vestito di bianco ed oro per simboleggiare la Sua maestà divina, di fronte alle porte di bronzo dell'inferno (chiamate pure "Porte della Morte") che sono state infrante e sono cadute formando una croce. Questo illustra l'idea che con la Sua morte in croce Gesù ha calpestato la morte. Egli sostiene Adamo ed Eva e li trascina fuori dall'Ades. Tradizionalmente Egli li prende non dalle mani ma dai polsi, per illustrare che l'umanità non ha agito attivamente per tirarsi fuori dal suo peccato ancestrale, ma che questo è avvenuto soltanto grazie all'energia di Dio. Gesù è circondato da varie figure di giusti dell'Antico Testanento (Abraamo, Davide ecc.). Il fondo dell'icona dipinge l'Ades come un baratro tenebroso e spesso attorno sono disegnati catene e lucchetti spezzati. Frequentemente una o due figure sono rappresentate nell'oscurità, incatenate e generalmente identificate come personificazioni della Morte e/o del Diavolo.

Senza%2520titolo.jpg

La tradizione luterana

La formula di Concordia afferma

The Formula of Concord (a Lutheran confession) states, "we believe simply that the entire person, God and human being, descended to Hell after his burial, conquered the devil, destroyed the power of Hell, and took from the devil all his power." (Solid Declaration, Art. IX)

Many attempts were made following Luther's death to systematize his theology of the descensus, whether Christ descended in victory or humiliation. For Luther, however, the defeat or "humiliation" of Christ is never fully separable from His victorious glorification.

Some argued that Christ's suffering was completed with His words from the cross, "It is finished", but this would obviously make His subsequent death and burial completely superfluous, while also obviating the need to suffer the penalty promised sinful man (death) as a substitute (the "substitutionary atonement" being a chief principle of Lutheran soteriology).

Luther himself, when pressed to elaborate on the question of whether Christ descended to Hell in humiliation or victory responded, "It is enough to preach the article to the laypeople as they have learned to know it in the past from the stained glass and other sources."

La tradizione calvinista

The Calvinist position is that if Christ had descended into Hell (place of eternal suffering), he would have had to bear God's Curse.[citation needed] John Calvin expressed his concern that many Christians "have never earnestly considered what it is or means that we have been redeemed from God's judgment. Yet this is our wisdom: duly to feel how much our salvation cost the Son of God." Calvin's conclusion is that "Christ's descent into Hell was necessary for Christians' atonement, because Christ did in fact endure the penalty for the sins of the redeemed."[12]

I Mormoni

The Harrowing of Hell has been a unique and important doctrine among members of The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints since its founding in 1830 by Joseph Smith, although members of the church ("Mormons") usually call it by other terms, such as "Christ's visit to the spirit world." Like Christian exegetes distinguishing between Sheol and Gehenna, Latter-day Saints distinguish between the realm of departed spirits (the "spirit world") and the portion (or state) of the wicked ("spirit prison"). The portion or state of the righteous is often referred to as "paradise".

Perhaps the most notable aspect of Latter-day Saint beliefs regarding the Harrowing of Hell is their view on the purpose of it, both for the just and the wicked. Joseph F. Smith, the sixth president of the Church, explained in what is now a canonized revelation, that when Christ died, "there were gathered together in one place an innumerable company of the spirits of the just, . . . rejoicing together because the day of their deliverance was at hand. They were assembled awaiting the advent of the Son of God into the spirit world, to declare their redemption from the bands of death" (D&C 138:12, 15-16).

In the LDS view, while Christ announced freedom from physical death to the just, he had another purpose in descending to Hell regarding the wicked. "The Lord went not in person among the wicked and the disobedient who had rejected the truth, to teach them; but behold, from among the righteous, he organized his forces…and commissioned them to go forth and carry the light of the gospel to them that were in darkness, even to all the spirits of men; and thus was the gospel preached to the dead . . . to those who had died in their sins, without a knowledge of the truth, or in transgression, having rejected the prophets" (D&C 138:29-30, 32). From the Latter-day Saint viewpoint, the rescue of spirits was not a one-time event but an ongoing process that still continues. (D&C 138) (1 Peter 4:6).

Christian mortalism

The above views share the traditional Christian belief in the immortality of the soul. The mortalist view of the intermediate state requires an alternative view of the Acts 2:27 and Acts 2:31, taking a view of the New Testament use of Hell as equivalent to use of Hades in the Septuagint and therefore to Sheol in the Old Testament.[13] William Tyndale and Martin Bucer of Strassburg argued that Hades in Acts 2 was merely a metaphor for the grave. Other reformers Christopher Carlisle and Walter Deloenus in London, argued for the article to be dropped from the creed.[14] The Harrowing of Hell was a major scene in traditional depictions of Christ's life avoided by John Milton due to his mortalist views.[15] Mortalist interpretations of the Acts 2 statements of Christ being in Hades are also found among later Anglicans such as E. W. Bullinger.[16]

While those holding mortalist views on the soul would agree on the "harrowing of hell" concerning souls, that there were no conscious dead for Christ to literally visit, the question of whether Christ himself was also dead, unconscious, brings different answers: to most Protestant advocates of "soul sleep" such as Martin Luther, Christ himself was not in the same condition as the dead, and while his body was in Hades, Christ, as second person of the Trinity, was conscious in heaven.[17] to Christian mortalists who are also non-Trinitarian, such as Socinians and Christadelphians[18] the maxim "the dead know nothing" includes also Christ during the three days. Of the three days, Christ says "I was dead" (Greek egenomen nekros ἐγενόμην νεκρὸς, Latin fui mortuus) (Revelation 1:18).


La nostra posizione

Throughout the course of church history, many people have taught that Jesus’ spirit descended into hell after His death on the cross. Basing this idea on Ephesians 4:8–10 and 1 Peter 3:18–20, most of those who have taught that Jesus’ spirit went to hell after His death have said that He went there to proclaim judgment to sinners and/or rescue the saints of the Old Testament. Today, many in the heretical Word of Faith movement teach that the crucifixion was insufficient to atone for our sins and that Jesus also had to suffer three days of torment in hell.

Faithfulness to all of Scripture, however, requires us to deny that Jesus’ spirit went to hell after He died. First, Jesus told the repentant thief on the cross that he would be with Christ in Paradise on the same day of their crucifixion (Luke 23:39– 43). Second, nothing in Ephesians 4:8–10 says Jesus descended into hell; Paul means only that Christ descended into the grave. Third, 1 Peter 3:18–20 likely refers to the Son of God preaching by the Holy Spirit through Noah to the people of Noah’s day. Finally, Jesus finished His atoning work on the cross. The New Testament speaks of propitiation, the turning away of the Lord’s wrath, only in relation to Jesus shedding His blood on the cross (Rom. 3:25; Heb. 2:17; 9:1–10:18; 1 John 2:2; 4:10; 5:6–11). Moreover, our Savior’s last words on the cross were “It is finished” (John 19:30). He saw His work as completed when He died.

Jesus’ spirit never went to hell, but on the cross He suffered the full wrath of God that is poured out in hell. True, the scourgings of the guards, the nails in Christ’s hands, and the other physical pains Jesus suffered manifested God’s wrath. Nevertheless, the most intense suffering Christ experienced was spiritual in nature, the hopelessness of losing the gaze of His Father’s blessing and the torment of experiencing God’s wrath for the sins of His people (Mark 15:34). John Calvin comments, “After explaining what Christ endured in the sight of man, the Creed appropriately adds the invisible and incomprehensible judgment which he endured before God, to teach us that not only was the body of Christ given up as the price of redemption, but that there was a greater and more excellent price — that he bore in his soul the tortures of a condemned and ruined man” (Institutes 2.16.10).

Coram Deo

Sin against an infinite being demands an infinite punishment in hell. In a few hours, Jesus suffered and exhausted the infinite punishment that impenitent people cannot exhaust even after an eternity in hell. He could do this because, in His deity as the Son of God, He is an infinite being. This is a great mystery, but as the Heidelberg Catechism states, it does assure us that we are fully delivered from the anguish and torment of hell in Christ (Q&A 44).


Per approfondire

.

.

.

.

.

Personal tools