Catmagwest105-5

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La fede evangelica riformata, quando è applicata coerentemente, costituisce un baluardo in grado di proteggere i non solo dalle pretese della tirannia papale, ma da quelle di qualunque autorità religiosa che voglia signoreggiare sulla fede dei cristiani. Nessuno ha titolo di definirsi padre o maestro perché i cristiani devono ubbidienza ultima soltanto a Cristo, il quale regna attraverso la Sua Parola ed il Suo Spirito senza delegare ad alcuno la Sua autorità. Nessuno ha il diritto di dettare ai cristiani che cosa devono credere e che cosa debbano fare. L'autorità umana, infatti, per quanto si fregi di sacralità e pretenda di rappresentare Dio, non è infallibile e quindi non può esigere mai ubbidienza assoluta ed incondizionata. Solo Dio, la cui Parola è infallibile, può essere Signore della nostra fede e della nostra coscienza. Dobbiamo impegnarci implicitamente verso la Parola di Dio, credere ai Suoi insegnamenti ed ubbidire ai Suoi comandamenti senza riserve per il solo fatto che proviene da Dio. Non dobbiamo sottometterci acriticamente ad alcuna autorità umana, ma dobbiamo sempre verificare che ogni cosa sia in consonanza con la Parola di Dio.
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Per queste ragioni, sottomettersi alle pretese tiranniche di autorità umane, quali che siano dicono di essere, è un peccato ed un attentato all'autorità unica di Dio, un'infrazione al primo comandamento. Dio non ha lasciato in terra alcun Suo rappresentante infallibile. Accettare ed ubbidire alle usanze, insegnamenti e regole di una chiesa, ai diktat di sinodi ed assemblee, o alle affermazioni di un servitore di Dio, senza verificare la loro legittimità, vuol dire tradire il mandato scritturale. Ogni cosa deve essere verificata e fatta risalire alle affermazioni dirette o implicate delle Sacre Scritture. Accettare di sottomettersi non solo al Papa di Roma, ma alle pretese di un qualunque ministro di Dio oppure a leggi e regolamenti che non siano scritturali, vuol dire sottomettere la fede all'arbitrio umano che inesorabilmente diventa più importante delle Sacre Scritture stesse.
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D. 105. Quali sono i peccati proibiti nel primo comandamento?

R. I peccati proibiti nel primo comandamento sono: (...)

(32) fare degli uomini i signori della nostra fede e coscienza;

(33) insultare e disprezzare Dio ed i suoi comandamenti;

(34) resistere al suo Spirito e contristarlo,

(35) la scontentezza e l’impazienza per le sue dispensazioni, accusarlo stoltamente dei mali che egli c’infligge;

(36) attribuire la lode di qualsiasi bene noi siamo, abbiamo o possiamo fare, alla fortuna, agli idoli, a noi stessi, o a qualsiasi altra creatura.

Riferimenti biblici

  • Non dobbiamo permettere che esseri umani signoreggino sulla nostra fede e coscienza. "Noi non signoreggiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia, perché nella fede già state saldi" (2 Corinzi 1:24); "Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli" (Matteo 23:9).
  • Il peccato di disprezzare Dio ed i Suoi comandamenti. "Iesurun si è fatto grasso e ha recalcitrato, si è fatto grasso, grosso e pingue, ha abbandonato il Dio che lo ha fatto e ha disprezzato la Rocca della sua salvezza" (Deuteronomio 32:15); "Perché dunque hai disprezzato la parola del SIGNORE, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto uccidere Uria, l'Ittita, hai preso per te sua moglie e hai ucciso lui con la spada dei figli di Ammon" (2 Samuele 12:9); "Chi disprezza la parola si costituisce, di fronte a essa, debitore, ma chi rispetta il comandamento sarà ricompensato." (Proverbi 13:13).
  • Il peccato di resistere e di rattristare lo Spirito Santo. "Gente di collo duro e incirconcisa di cuore e d'orecchi, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo; come fecero i vostri padri, così fate anche voi" (Atti 7:51); "Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione" (Efesini 4:30).
  • Il peccato di essere scontenti di ciò che Dio ci dispensa e di lamentarcene. "Ma quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non scivolassero. Poiché invidiavo i prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi ... Invano dunque ho purificato il mio cuore e ho lavato le mie mani nell'innocenza! Poiché sono colpito ogni giorno e il mio tormento si rinnova ogni mattina. Se avessi detto: «Parlerò come loro», ecco, avrei tradito la stirpe dei tuoi figli ... ero insensato e senza intelligenza; io ero di fronte a te come una bestia" (Salmo 73:2-3, 13-15,22); "In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nessuna colpa" (Giobbe 1:22).
  • E' sbagliato attribuire al caso un qualsiasi avvenimento della nostra vita. "" (1 Samuele 7:7-9).
  • E' cosa malvagia attribuire successo e prosperità ad idoli o falsi dei. "...ma ti sei innalzato contro il Signore del cielo. Ti sono stati portati i vasi della casa di Dio e in essi avete bevuto tu, i tuoi grandi, le tue mogli e le tue concubine; tu hai lodato gli dèi d'argento, d'oro, di bronzo, di ferro, di legno e di pietra, i quali non vedono, non odono e non comprendono, e non hai glorificato il Dio che ha nella sua mano il tuo soffio vitale, e dal quale dipendono tutte le tue vie" (Daniele 5:23).
  • Non possiamo accreditare a noi stessi nulla di buono che noi siamo, abbiamo o possiamo fare. "Guàrdati dunque dal dire in cuor tuo: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze" (Deuteronomio 8:17); "Il re disse: «Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita come residenza reale con la forza della mia potenza e per la gloria della mia maestà?»" (Daniele 4:30).
  • Non dobbiamo considerare creatura alcuna come la fonte delle benedizioni o del successo di cui possiamo godere. "Per questo fa sacrifici alla sua rete e offre profumi al suo giacchio; perché gli provvedono una ricca porzione e un cibo succulento." (Abacuc 1:16).

Commento

La fede evangelica riformata, quando è applicata coerentemente, costituisce un baluardo in grado di proteggere i non solo dalle pretese della tirannia papale, ma da quelle di qualunque autorità religiosa che voglia signoreggiare sulla fede dei cristiani. Nessuno ha titolo di definirsi padre o maestro perché i cristiani devono ubbidienza ultima soltanto a Cristo, il quale regna attraverso la Sua Parola ed il Suo Spirito senza delegare ad alcuno la Sua autorità. Nessuno ha il diritto di dettare ai cristiani che cosa devono credere e che cosa debbano fare. L'autorità umana, infatti, per quanto si fregi di sacralità e pretenda di rappresentare Dio, non è infallibile e quindi non può esigere mai ubbidienza assoluta ed incondizionata. Solo Dio, la cui Parola è infallibile, può essere Signore della nostra fede e della nostra coscienza. Dobbiamo impegnarci implicitamente verso la Parola di Dio, credere ai Suoi insegnamenti ed ubbidire ai Suoi comandamenti senza riserve per il solo fatto che proviene da Dio. Non dobbiamo sottometterci acriticamente ad alcuna autorità umana, ma dobbiamo sempre verificare che ogni cosa sia in consonanza con la Parola di Dio.

Per queste ragioni, sottomettersi alle pretese tiranniche di autorità umane, quali che siano dicono di essere, è un peccato ed un attentato all'autorità unica di Dio, un'infrazione al primo comandamento. Dio non ha lasciato in terra alcun Suo rappresentante infallibile. Accettare ed ubbidire alle usanze, insegnamenti e regole di una chiesa, ai diktat di sinodi ed assemblee, o alle affermazioni di un servitore di Dio, senza verificare la loro legittimità, vuol dire tradire il mandato scritturale. Ogni cosa deve essere verificata e fatta risalire alle affermazioni dirette o implicate delle Sacre Scritture. Accettare di sottomettersi non solo al Papa di Roma, ma alle pretese di un qualunque ministro di Dio oppure a leggi e regolamenti che non siano scritturali, vuol dire sottomettere la fede all'arbitrio umano che inesorabilmente diventa più importante delle Sacre Scritture stesse.


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