Discesa agli inferi

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Il Catechismo di Heidelberg [[Heid016|afferma]]: D. 44. Perché si aggiunge “è disceso agli inferi”? R. Perché nei miei momenti di maggior tentazione io sia certo che il mio Signore, attraverso la Sua indicibile angoscia, i dolori ed i terrori che ha patito anche nella Sua anima sulla croce, e già prima, mi ha liberato dalle paure e dalle sofferenze infernali.
Il Catechismo di Heidelberg [[Heid016|afferma]]: D. 44. Perché si aggiunge “è disceso agli inferi”? R. Perché nei miei momenti di maggior tentazione io sia certo che il mio Signore, attraverso la Sua indicibile angoscia, i dolori ed i terrori che ha patito anche nella Sua anima sulla croce, e già prima, mi ha liberato dalle paure e dalle sofferenze infernali.
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=== I Mormoni ===
 
=== Il mortalismo cristiano ===
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Revision as of 10:07, 1 September 2012

Contents

La discesa agli inferi di Cristo

La discesa agli inferi di Cristo (in latino Descensus Christi ad Inferos) è una dottrina cristiana a cui fa riferimento il Credo apostolico ed il Credo atanasiamo (o Quicunque Vult). Essa afferma come Cristo, dopo la sua morte, sia "disceso nel mondo dei morti". Com'è da intendere questa espressione? Semplicemente il fatto che Cristo sia davvero morto, abbia cioè fatto esperienza della morte, sia stato sotto il potere della morte, abbia fatto l'esperienza di chi muore, oppure che nel periodo di tempo fra la sua morte e la sua risurrezione, egli si sia recato con il suo spirito in un particolare regno dell'oltretomba chiamato "Ades" oppure a nche "inferno"? Se quest'ultimo è il caso, si sono chiesti i teologi, che cosa vi sarebbe andato a fare?

La mancanza di un riferimento biblico preciso alla discesa di Cristo "agli inferi" (o "Ades") ha dato origine a controversie e ad interpretazioni divergenti.

La "discesa agli inferi" è pure come viene contrassegnata una particolare immagine dell'iconografia cristisna conosciuta in greco come Anastasis (termine greco per "risurrezione") considerata una creazione della cultura bizantina che appare per la prima volta in occidente nella prima parte dell'VIII secolo.

Riferimenti biblici

A sostegno dell'idea che Cristo, dopo la sua morte, sarebbe disceso nel regno dell'oltretomba, si citano diversi testi biblici che includono:

  • Matteo 12:40: "Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, così il Figlio dell'uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti".
  • Il vangelo di Matteo racconta che immediatamente dopo la morte di Cristo. "...la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono, 52 le tombe s'aprirono e molti corpi dei santi, che dormivano, risuscitarono; e, usciti dai sepolcri, dopo la risurrezione di lui, entrarono nella città santa e apparvero a molti" (Matteo 27:51-53).
  • Giovanni 5:25: "In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l'avranno udita, vivranno".
  • Atti 2:27: "perché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades, e non permetterai che il tuo Santo subisca la decomposizione".
  • 1 Pietro 3:19-20: "E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere, che una volta furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, al tempo di Noè, mentre si preparava l'arca, nella quale poche anime, cioè otto, furono salvate attraverso l'acqua".
  • 1 Pietro 4:6. "Infatti per questo è stato annunciato il vangelo anche a coloro che sono morti; affinché, seppur essendo stati giudicati nella carne secondo gli uomini, potessero vivere nello Spirito secondo Dio".
  • Ebrei 2:14-15: "Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo, e liberare tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro vita".
  • Efesini 4:8-10. "Per questo è detto: «Salito in alto, egli ha portato con sé dei prigionieri e ha fatto dei doni agli uomini». Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso, è lo stesso che è salito al di sopra di tutti i cieli, affinché riempisse ogni cosa". E' una citazione del Salmo 68:18: "Tu sei salito in alto, portando prigionieri, hai ricevuto doni dagli uomini, anche dai ribelli, per far qui la tua dimora, o SIGNORE, Dio".
  • Filippesi 2:10: "...affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra".
  • Zaccaria 9:11 "Per te, Israele, a motivo del sangue del tuo patto, io libererò i tuoi prigionieri dalla fossa senz'acqua".
  • Isaia 24:21-22 "In quel giorno il SIGNORE punirà nei luoghi eccelsi l'esercito di lassù, e giù sulla terra i re della terra; saranno riuniti assieme, come si fa dei prigionieri nel carcere sotterraneo; saranno rinchiusi nella prigione e dopo molti giorni saranno puniti".

Scritti cristiani antichi

La discesa di Cristo agli inferi è insegnata dai teologi del primo secolo: Melitone di Sardi (m. 180 circa), "Omelia sulla Passione"; Tertulliano ("Trattato sull'anima", 55), Ippolito ("Trattato su Cristo e sull'anticristo"); Origene (Contro Celso, 2:43) e, più tardi Ambrogio (m. nel 397).

Secondo il Vangelo apocrifo di Nicodemo, la discesa di Cristo agli inferi era stata prefigurata dalla risurrezione di Lazzaro dai morti prima della Sua crocifissione. Negli Atti di Pilato (di solito incorporati nel Vangelo di Nicodemo durante il Medioevo (III secolo a. D.)i capitoli 17 e 27 sono chiamati "La discesa di Cristo agli inferi". Contengono un drammatico dialogo fra Hades ed il principe Satana, e l'ingresso del Re di gloria, immaginato nel Tartaro.

Le speculazioni sulla discesa di Cristo nell'oltretomba sembrano piuttosto ricalcare e "cristianizzare" le mitologie molto diffuse nel mondo antico al riguardo di viaggi nell'oltretomba di vari personaggi più o meno divini ed il loro vittorioso ritorno da esso. Di fatto, le concezioni elleniste sull'eroica discesa nel mondo dei morti e il vittorioso ritorno da essi, seguono tradizioni più antiche delle religioni misteriche popolari al tempo di Cristo. L'epopea di Gilgamesh pure include tali scene, ed essa appare pure nell'Odissea (XI). Scrivendo poco tempo prima la nascita di Gesù, Virgilio lo include nell'Eneide. Il poco che conosciamo dei Misteri Eleusini e del Mitraismo suggeriscono come un rituale di morte e risurrezione dell'iniziato era parte importante della loro liturgia. Questo trova paralleli nel culto di Osiride.

L'antica "Omelia sulla discesa del Signore" potrebbe riflettere queste tradizioni riferendosi al battesimo come simbolico della morte e della rinascita (Colossesi 2:9-15). A loro volta le tradizioni del Mitraismo potrebbero essere tratte da queste antiche credenze cristiane.

Interpretazione di questa dottrina

Il Cattolicesimo romano

Il Catechismo della Chiesa Cattolica riassume dal paragrafo 631 al 637 la dottrina cattolica sulla discesa di Gesù agli inferi:

"Gesù «era disceso nelle regioni inferiori della terra. Colui che discese è lo stesso che anche ascese» (Efesini 4:10). Il Simbolo degli Apostoli professa in uno stesso articolo di fede la discesa di Cristo agli inferi e la sua risurrezione dai morti il terzo giorno, perché nella sua pasqua egli dall'abisso della morte ha fatto scaturire la vita (...) Le frequenti affermazioni del Nuovo Testamento secondo le quali Gesù «è risuscitato dai morti» (1 Corinzi 15:20) presuppongono che, preliminarmente alla risurrezione, egli abbia dimorato nel soggiorno dei morti. È il senso primo che la predicazione apostolica ha dato alla discesa di Gesù agli inferi: Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti. Ma egli vi è disceso come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano prigionieri. La Scrittura chiama inferi Shéol, il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio. Tale infatti è, nell'attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o giusti; il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero Lazzaro accolto nel «seno di Abramo». «Furono appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate da Gesù disceso all'inferno». Gesù non è disceso agli inferi per liberare i dannati né per distruggere l'inferno della dannazione, ma per liberare i giusti che l'avevano preceduto. «La Buona Novella è stata annunciata anche ai morti... » (1 Pietro 4,6). La discesa agli inferi è il pieno compimento dell'annunzio evangelico della salvezza. È la fase ultima della missione messianica di Gesù, fase condensata nel tempo ma immensamente ampia nel suo reale significato di estensione dell'opera redentrice a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, perché tutti coloro i quali sono salvati sono stati resi partecipi della redenzione. Cristo, dunque, è disceso nella profondità della morte affinché i «morti» udissero «la voce del Figlio di Dio» (Giovannni 5:25) e, ascoltandola, vivessero. Gesù, l'Autore della vita», ha ridotto «all'impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo», liberando « così tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita» (Ebrei 2:14-15). Ormai Cristo risuscitato ha «potere sopra la morte e sopra gli inferi» (Apocalisse 1:18) e «nel nome di Gesù ogni ginocchio» si piega « nei cieli, sulla terra e sotto terra» (Filippesi 2:10)".

Il tutto è così sintetizzato:

Con l'espressione « Gesù discese agli inferi » il Simbolo professa che Gesù è morto realmente e che, mediante la sua morte per noi, egli ha vinto la morte e il diavolo « che della morte ha il potere » (Ebrei 2:14). Cristo morto, con l'anima unita alla sua Persona divina, è disceso alla dimora dei morti. Egli ha aperto le porte del cielo ai giusti che l'avevano preceduto.

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L'Ortodossia orientale

La tradizione teologica orientale sulla dottrina della "discesa agli inferi" si basa sugli insegnamenti di Clemente di Alessandria, Gregorio di Nissa, Macario d'Egitto, Cirillo di Alessandria, Massimo il Confessore, e Giovanni damasceno

Il Catechismo ortodosso di san Nikolaj Velimirovic prende per scontato che Cristo, dopo la Sua morte sia disceso in un luogo chiamato "inferno". Definisce l'inferno come: Il regno delle tenebre, in cui Satana ha il potere della morte. Il Cristo “poté calpestare con la morte colui che ha il potere della morte, cioè il diavolo” (Ebrei 2:14). Il Cristo, in quel luogo, avrebbe "costretto Satana a tremare ed a fuggire di fronte al suo volto" ottenendone per risultato che: "Miriadi di anime, che lì soffrivano, gioirono per la discesa del Cristo". Specificando, poi, che cosa abbia fatto il Cristo per quelle anime, il catechismo ortodosso risponde: "Predicò loro il suo Vangelo, la Buona Novella, e confermò la sua vittoria su Satana e sulla morte. E poiché molti lo accolsero furono salvati".

L'ortodossia orientale prende per scontato che la discesa di Cristo nell'Ades sia sempre stata una dottrina comunemente accettata ed indiscussa. Essa segna la vittoria di Cristo sul diavolo, l'inferno e la morte, come pure che questo avvenimento abbia un significato univeraale (benché l'estensione dei benefici di quest'opera di Cristo sia da molti intesa non per tutti, ma solo per una particolare categoria di morti). Quest'opera, inoltre è considerata il compimento della "economia" di Cristo il Salvatore come il coronamento e l'esito dell'impresa che Egli ha adempiuto nella redenzione. Infine, i temi della discesa nell'Ades cominciarono ad essere considerati nella sua dimensione mistica, come il prototipo della risurrezione dell'anima umana.

Mella Chiesa ortodossa orientale, la discesa di Cristo agli inferi è celebrata ogni anno nella festa del "Grande e Santo Sabato", durante la liturgia divina serale di S. Basilio. In quel culto i paramenti sacri sono di solito viola o neri. Prima della lettura del Vangelo, però, i colori liturgici sono cambiati nel colore bianco, il diacono procede con l'incensamento ed il sacerdote sparge foglie d'alloro nella chiesa, simboleggiando la caduta delle porte dell'inferno. Tutto questo è fatto per simboleggiare la discesa di Cristo agli inferi come anticipazione dell'imminente risurrezione di Cristo.

L'iconografia ortodossa canonica rappresenta spesso la discesa del Cristo nell'Ades. Essa non rappresenta semplicemente l'uscita di Cristo dalla tomba, ma vuole dipingere la realtà spirituale di ciò che hanno realizzato la Sua morte e risurrezione. L'icona mostra di solito Gesù, vestito di bianco ed oro per simboleggiare la Sua maestà divina, di fronte alle porte di bronzo dell'inferno (chiamate pure "Porte della Morte") che sono state infrante e sono cadute formando una croce. Questo illustra l'idea che con la Sua morte in croce Gesù ha calpestato la morte. Egli sostiene Adamo ed Eva e li trascina fuori dall'Ades. Tradizionalmente Egli li prende non dalle mani ma dai polsi, per illustrare che l'umanità non ha agito attivamente per tirarsi fuori dal suo peccato ancestrale, ma che questo è avvenuto soltanto grazie all'energia di Dio. Gesù è circondato da varie figure di giusti dell'Antico Testanento (Abraamo, Davide ecc.). Il fondo dell'icona dipinge l'Ades come un baratro tenebroso e spesso attorno sono disegnati catene e lucchetti spezzati. Frequentemente una o due figure sono rappresentate nell'oscurità, incatenate e generalmente identificate come personificazioni della Morte e/o del Diavolo.

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La tradizione luterana

L'epitome della formula di Concordia afferma:

A proposito di questo articolo alcuni teologi hanno sottoscritto la Confessione di Augusta hanno discusso fra di loro sul quando e sul modo in cui il nostro Signore Gesù Cristo, come afferma la nostra pura fede cristiana, è disceso agli inferi, se questo sia avvenuto prima o dopo la Sua morte, se sia avvenuto solo con l'anima o solo con la divinità o con il corpo e l'anima, spiritualmente o fisicamente; così pure se questo articolo debba essere riferito alla passione oppure alla gloriosa vittoria ed al trionfo di Cristo.

Ma poiché questo articolo, come il precedente, non può essere compreso dai sensi o dalla ragione, ma deve essere colto unicamente mediante la fede, concordiamo sul fatto che esso non si presta alla discussione, ma deve essere creduto e insegnato nel modo più semplice possibile. E' così che il dottor Lutero, in un sermone pronunciato a Torgau nell'anno 1533, ha spiegato molto cristianamente questo articolo, ha rimosso tutte le domande oziose e inutili e ha esortato a conservare la fede cristiana nella sua purezza e semplicità.

Ci basta sapere che il Cristo è disceso agli inferi, che ha distrutto l'inferno per tutti i credenti, che li ha liberati dal potere della morte e del diavolo e che li ha salvati dalla dannazione eterna e dalle fauci dell'inferno. Ma quanto a sapere come tutto questo sia avvenuto, è un problema che dobbiamo lasciare per l'altro mondo, quando ci sarà rivelato non solo questo punto, ma anche molti altri misteri che quaggiù noi possiamo credere con la nostra pura fede, ma non possiamo comprendere con la nostra cieca ragione" (Formula di Concordia, Epitome e Solida Declaratio, 1577, articolo IX).

La tradizione calvinista

Così come nelle altre tradizioni cristiane, la dottrina della discesa di Cristo agli inferi, affermata dal Credo apostolico, ha suscitato e continua a suscitare discussioni. In linea di massima, però, i teologi riformati tendono a respingere quelle che considerano le fantasiose speculazioni della patristica su Cristo che entra ed opera, dopo la Sua morte, nell'oltretomba. Essi mettono in evidenza come non solo queste speculazioni non trovino sufficiente base nelle Scritture, ma di fatto contraddicono dottrine fondamentali del Nuovo Testamento in diversi punti. La Riforma calvinista, quindi, le spazza via come disutili e pericolose. Essa considera il "discese agli inferi" semplicemente come la dichiarazione che Gesù Cristo sia veramente morto ed abbia partecipato pienamente alla sorte dei trapassati. Questo articolo, dunque, fa parte dell'umiliazione o abbassamento del Cristo. L'annuncio della Risurrezione rimane perciò pienamente sufficiente per affermare la vittoria del Cristo sulla morte, sul peccato e su Satana.

Il Catechismo di Heidelberg afferma: D. 44. Perché si aggiunge “è disceso agli inferi”? R. Perché nei miei momenti di maggior tentazione io sia certo che il mio Signore, attraverso la Sua indicibile angoscia, i dolori ed i terrori che ha patito anche nella Sua anima sulla croce, e già prima, mi ha liberato dalle paure e dalle sofferenze infernali.

Il mortalismo cristiano

Le concezioni tradizionali sulla discesa di Cristo agli inferi presuppongono tutte l'idea dell'immortalità dell'anima o comunque della sua permanenza cosciente separata dal corpo nell'aldilà (comunque lo si definisca e lo si caratterizzi). La concezione "mortalista" offre un'interpretazione alternativa di Atti 2:27 e 2:31, presupponendo che l'uso che il Nuovo Testamento fa del termine Inferno sia equivalente a quello di Ades nella septuaginta e quindi allo Sheol dell'Antico Testamento. William Tyndale e Martin Bucer sostenevano che l'Ades in Atti 2 era semplicemente una metafora della tomba. Christopher Carlisle e Walter Deloenus sostenevano che l'articolo del credo sulla discesa agli inferi dovesse essere fatto cadere. John Milton sosteneva posizioni mortaliste ed evita di trattare questa dottrina. Le interpretazioni mortaliste sulle affermazioni di Atti 2 si trovano pure fra autori anglicani posteriori, come E. W. Bullinger.

Queste concezioni sostengono come non vi fossero alcuni regni dell'oltretomba che Cristo dovesse visitare. La questione se pure Cristo stesso fosse stato pure morto, inconsapevole, porta a risposte differenti. A molti sostenitori protestanti del "sonno dell'anima" come Martin Lutero, Cristo stesso non era nella stessa condizione dei morti e, mentre il suo corpo era nell'Ades, Cristo, in quanto seconda Persona della Trinità, era consapevole in cielo. Per i mortalisti christiani che pure sono anti-trinitari, la massima "i morti non sanno nulla" include pure Cristo durante quei tre giorni. Di quei tre giorni Cristo dice: "Io ero morto" (Apocalisse 1:18).

Documentazione

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