GEMICS 30 11 2009a

From Epcs Roma Tre

Prima di iniziare la lezione, è stato fatto un breve riepilogo riguardo le argomentazioni della precedente lezione.

Abbiamo parlato del passato; è una tematica importante a cui pensiamo, in questo contesto, in modo non astratto ma concreto.

Il passato ha l'essere dell'essere stato, non lo possiamo modificare, anche se esso ci condiziona. Il passato è.

Il passato è alterabile.

L'operazione del ricordare avviene in un certo momento, preciso, non astratto.

Il passato è reso altro.

Alterato = (reso altro).

Ogni volta che il passato arriva al presente, acquista una alterità.

Il dare esistenza al passato, implica un ricordo, un ricordo vissuto nel presente e questo presente modifica il ricordo stesso.

             è 
           /
          /

Il Passato

          \
           \
             esiste

Il passato è qualcosa che ci condiziona, ma non ci determina.

Proviamo a porci una domanda: il passato agisce?

Il passato non può agire; siamo noi che scegliamo quale passato.

In realtà questo processo è più complesso, infatti l'essere umano desidera di ESSERE sempre, è per questo che ritorna continuamente al passato.

Coazione a ripetere: meccanismo freudiano in cui spesso cadiamo, in cui l'essere umano tende a ritornare ad una situazione di stress, tende a rivivere il trauma per cercare di riviverlo ed in tal modo di superarlo.

Perchè si ritorna ad una situazione di stress?

Perchè si ritorna al trauma?

Spesso tendiamo a scegliere dal passato condotte non risolte, si ritorna ad una situazione di disagio, perchè non siamo riusciti ad assimilare una certa situazione.

Si ritorna ad una data situazione con una finalità terapeutica, ma non solo per un tentativ di risoluzione.

Perchè facciamo tutto questo, perchè entriamo in questo meccanismo? Perchè siamo alla continua ricerca di noi stessi.

L’argomento della lezione del 30/11 è stato:

L’ Apparire richiama alla mente le seguenti famiglie di parole : esteriorità, manifestazione ( di ciò che è ), scelta, maschera, nascondere, inganno, mostrare, visibile, identità, comparire, è, diversità, testimone narrarsi, comunicare, esprimere incompleto mancante, narrarsi.

L’impostazione teorica esistenzialista afferma che l’ apparire 'E' ( in quanto si pone dalla parte del concreto ), il fenomeno si presenta così com’è, si rivela in modo assoluto e il suo rivelarsi è indicativo di se stesso.

Possiamo anche dubitare, ma esso si presenta in un momento secondario all'apparire.

Appare ciò che è.

Tra l’apparire e l’essere che rapporto c’è ?

Non c'è un divario tra ciò che è e ciò che appare.

Noi siamo incompleti? E' il nostro apparire ad essere mancante?

L’ ESSERE non appare perchè non agisce, ha bisogno di qualcuno che lo rischiami, di un TESTIMONE.

Come il passato, esso non agisce.

La mancanza non è nella cosa, ma è del soggetto.

L'oggetto in sè non agisce. Per esempio l’oggetto non si occulta, ma nemmeno si rivela. Non muta, resta com’è, indifferente dopo che è stato percepito da noi, imperturbabile e indifferenziato e la nostra percezione non modifica il suo essere.

L'apparire da una parte é (si manifesta), da una parte non è (si nasconde).

Perchè ci sia l'apparire, è necessario che ci sia qualcuno a cui appare.

Noi effettivamente non sappiamo se questo apparire è o non è. Come risolviamo il problema? ( si nasconde, manca, ecc?).

Se pensiamo al tavolo senza una gamba, in base alla nostra configurazione mentale di “tavolo con 4 gambe”, affermiamo che c’è qualcosa che manca.

Ci può servire il circuito dell'ipseità

L'oggetto è nell'in-sé, e quindi è pieno, assoluto. L'oggetto è mancante nel per-sé.

In realtà , facendo riferimento al circuito dell’ipseità, l’oggetto non appare ma E’ nell’in-sè (quindi pieno, assoluto e totale) mentre la mancanza non è altro che una creazione umana in quanto siamo noi che riteniamo l’oggetto incompleto.

O ancora , se una cane ha 3 zampe, siamo noi che in base agli schemi mentali, diciamo che manca qualcosa, ma nella realtà il cane E’ .

Nessuna cosa si nasconde, o si maschera.

Se una persona un giorno decide di essere buona, sarà buona, anche se si è comportata sempre in un altro modo.

L'essere umano non ha un passato che lo condanna ad essere ciò che è.

Non sarà falso quell'apparire.

Quindi, ciò che è, è ciò che appare.

Per me ciò che è importante è che in quel momento lui è ciò che manifesta.

Allora come posso parlare di mancanza?

La MANCANZA appare perché ciò che vediamo è il riconoscimento di una nostra idea , è inserita nella realtà umana e non nelle cose perché le cose SONO.

La mancanza è una creazione umana, a noi non manca niente.

La mancanza NON E', proprio perchè essa non è mancanza.

Le cose sono come sono, o vogliono ingannarci?

Esempio: una persona non è normale in-sé. E' la frequenza ripetuta delle scelte che costruisce una realtà condivisa.

La realtà si muove sul piano dell’astrattezza ( Verità è qui e ora, hic et nuc, è ciò che esiste, che si manifesta in questo momento).

Gli oggetti che sono muti, in realtà ci danno delle indicazioni (ad esempio, il tavolo è fatto per appoggiare le cose, ecc.)

La cosa è, ed è li, muta e ferma, non si manifesta, non parla, non ha un atteggiamento ingannatore.

Tutto ciò che noi depositiamo nella cosa sono limiti di chi osserva.

L'essere umano è l'essere attraverso cui la mancanza appare; noi abbiamo una pre-idea che ci porta a ri-conoscere qualcosa, non a conoscerla.

Noi abbiamo già una idea di ciò che è. la mancanza, il vuoto, è nella realtà umana, non è nelle cose, perchè le cose SONO.

L’essere umano si occupa di cose reali e queste sono oggetto di costruzione di significato.

Ancora una volta lo si può spiegare attraverso il circuito dell’ipseità( inteso come movimento unitario che coniuga nel suo percorso le strutture dell’essere.)

L’esistente compie un intero giro per dire soltanto SONO. Percorrendo l’intero circuito si realizza una scelta che viene effettuata dall’individuo partendo dall’in sé ( reale ) per arrivare al per sé ( realtà ), la costruzione della realtà comprende ciò che l’uomo percepisce ma questo non significa che contenga tutto il reale, perché molte cose che non si manifestano non si percepiscono e allora:

Senza un testimone che succede?

Un altro quesito che ha suscitato altre considerazioni, prendendo come spunto l’albero.

Un albero che perde le foglie.

Se non ci fosse un testimone, cambierebbe qualcosa? L'albero smetterebbe di perdere le foglie?

L’albero c’è, ma senza testimone non appare.

Dal reale si temporalizza l’oggetto nella realtà umana che ha un senso, un nome .

L’albero non ha un passato, non ha coscienza di sé e affermare che questo è cresciuto implica che l’essere umano decide così di stabilire un rapporto di identità, temporalità e differenza dandone senso e significato.

Ma in realtà l’albero non è lo stesso, è l’essere umano che dà un passato.

La temporalizzazione fra la piantina e l’albero è umana perché le cose sono una diversità, una pluralità atemporale .

Quindi cosa possiamo dire dell'albero all'interno del circuito dell'ipseità?

L'albero è un in-sé, senza l'osservatore.

L'albero è realtà, quando l'essere umano vede l'albero lo riconosce e diviene realtà.

Come è l'albero nel reale?

E' indifferenziato, atemporale e amorfo.

Il reale, qualcosa come un albero non è un albero, separato dal contesto.

Nella realtà umana, nell'albero, nasce la mancanza. Non ha un passato, perchè non ha una coscienza di sé.

Se dico che l'albero è cresciuto, sto costruendo una identità nell'alterità.

Siamo noi che diamo unità alla diversità, possiamo anche avere una posizione opposta.

Noi vogliamo superare il dramma di essere quello che siamo ora, il fatto che non siamo nè il nostro passato né il nostro futuro.

Le cose sono una pluralità atemporale.

C'è un reale che per noi esseri umani deve avere un senso, noi vogliamo che il reale abbia un senso.

Ma il reale è indifferenziato, atemporale e amorfo. Il reale --> è.

La realtà --> esiste.

Tutto ciò che è esiste?

No, perchè siamo noi che dobbiamo riconoscerlo, e solo allora esisterà, gli verrà attribuita una collocazione spazio-temporale. Gli si dà un presente.

Non tutto ciò che è reale si manifesta.

Una realtà che non è reale, che peso ha?

Per costruire la realtà, abbiamo bisogno del reale.

La realtà è l'in-sé. La realtà E', non ammette nessun predicato.

C'è una forma di esistenza, che è quella della società, che può non avere un reale dietro?

La risposta è NO. Deve avere sempre qualcosa dietro.

E’ PERCHE’ APPARE -> l’apparire è per sé perché se non c’è soggetto che guarda e percepisce allora tutto decade ( una casa -> rapporto primario )

APPARE PERCHE’ E ‘ : parte dalla realtà per diventare reale ( la società -> esistenza derivata da noi )

-I fatti sociali sono sia reale che realtà : spesso però nella realtà sono ma non si vedono.

-Un pianeta mai scoperto : E’ , c’è , ma per noi non esiste perché non è stato visto, percepito o studiato quindi non è realtà perché non lo conosciamo.

Tutto ciò che non esiste, non è? ( concetto ripreso nella lezione del 7.12.09)

Non possiamo dire che tutto ciò che non esiste non è, perché si parlerebbe di fantasia.

Conta l’APPARIRE.

Posso affermare che l’isola non è stata scoperta, solo dopo averla scoperta. Posso inoltre dire che ciò che è si manifesta è quindi esiste ( fa parte della realtà umana )

Proviamo a pensare al nulla.

Non possiamo pensare al nulla, perchè ogni volta che ci proviamo pensiamo a qualcosa (ad esempio una stanza vuoto, tutto nero, ecc.)

L'essere umano ha bisogno del reale, di qualcosa per costruire la realtà.

Non potrei mai parlare delle foglie di un albero, se non le avessi mai viste.

La realtà è una costruzione umana, noi dobbiamo riconoscere ciò che è.

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