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D. 92. Che cosa Dio rivelò all'uomo come prima sua regola di ubbidienza?

R. La regola d’ubbidienza rivelata ad Adamo in stato di innocenza, ed a tutta l’umanità in lui, oltre allo speciale comando di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, era la Legge morale.

Riferimenti biblici

  • L'umanità creata ad immagine di Dio con una natura morale. “Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina” (Genesi 1:26-27).
  • La legge di Dio è stata impressa nel cuore umano dalla rivelazione naturale di Dio. "Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a sé stessi; essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda" (Romani 2:14-15).
  • La legge morale di Dio è criterio di giustizia. "Infatti Mosè descrive così la giustizia che viene dalla legge: «L'uomo che farà quelle cose, vivrà per esse" (Romani 10:5).
  • Lo speciale comando di Dio rivolto ad Adamo di non nutrirsi del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male. "...dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai" (Genesi 2:17).

Commento

Ci si riferisce qui ai primordi della creazione dell'essere umano, alla condizione in cui esso era stato creato, vale a dire prima che la sua condizione fosse mutata a causa della sua caduta nel peccato. Chiamiamo quella condizione primordiale "lo stato di innocenza".

Tutto ciò che riguarda Adamo (i comandi che egli riceve e le conseguenze dei suoi atti) riguarda ogni creatura umana perché, in quanto nostro capostipite, noi tutti siamo da considerarci "in lui" non solo perché da lui discendiamo fisicamente, ma anche perché egli è stato designato nostro "rappresentante legale", la controparte del patto che Dio ha stabilito con l'umanità. L'essere tutti noi "in Adamo" è da considerarsi una categoria giuridica fondamentale dell'antropologia biblica. Possiamo così dire che tutte le creature umane susseguenti (noi tutti) eravamo presenti in lui e siamo da considerarci legalmente corresponsabili.

Nello stato di innocenza la creatura umana riceve uno speciale comando preliminare: la proibizione di "nutrirsi del frutto dell'albero del bene e del male". Il comando di non mangiare dall'albero della conoscenza del bene e del male rappresenta l'indisponibilità da parte della creatura umana di stabilire autonomamente ciò che è bene e ciò che è male, facoltà riservata solo a Dio, della quale solo Dio ha titolo. È questo il motivo per il quale l'accesso a questo "albero" ci era stato e ci rimane precluso. La tentazione alla quale Adamo ed Eva (e noi in loro) erano caduti, è proprio quella di pretendere di essere noi stessi a stabilire ciò che è morale, vale a dire di essere noi "come Dio", anzi, dio a noi stessi, cosa che, ovviamente, è sommamente presuntuosa e del tutto rovinosa (Vedi Genesi 3). Come, infatti, possiamo pretendere di poter sindacare, decidere e padroneggiare l'ordinamento cosmico? "Chi ne fissò le dimensioni, se lo sai, o chi tirò sopra di essa la corda da misurare? Su che furono poggiate le sue fondamenta, o chi ne pose la pietra angolare" (Giobbe 38:5-6; vedi tutto il capitolo). Questo speciale comando è stato dato all'umanità non per natura, ma attraverso una speciale rivelazione o messaggio da parte di Dio, che Adamo ed Eva riconoscono inequivocabilmente come dichiarazione della volontà di Dio. ["..del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: 'Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete'" (Genesi 3:3)].

Dopo questo comando preliminare Dio dispone che la regola di ubbidienza a cui l'umanità è sottoposta sia la legge morale. Essa è chiamata "legge morale" perché riguarda e regola il comportamento che ci si aspetta da noi verso Dio, noi stessi, i nostri simili e l'ambiente in cui siamo stati posti. La legge morale è stata data all'umanità nel suo stato di innocenza in quanto "rivelazione naturale", cioè, essa è stata impressa indelebilmente nel "cuore" umano, impressa nella sua stessa natura. La nostra coscienza, benché corrotta dal peccato, ne rende testimonianza. Per questo motivo non era necessario, prima della caduta nel peccato, che essa fosse esplicitamente proclamata come rivelazione speciale. A tutt'oggi ogni essere umano continua ad avere impressa in sé questa legge morale benché la consapevolezza che ha di essa sia distorta e soppressa dal peccato. È per questo motivo che la legge morale impressa nel cuore non è più adeguata come regola del comportamento umano. Dalla Caduta in poi la rivelazione speciale della legge di Dio è necessaria ed indispensabile. Senza la luce fornita dalle Sacre Scritture l'essere umano, infatti, inevitabilmente distorce e falsifica la legge di Dio ["...essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno" (Romani 1:25)].

Questioni supplementari

  • Perché Dio non ha rivelato i Dieci Comandamenti ad Adamo ed Eva? Non era necessario, prima dell'ingresso del peccato e delle sue conseguenze nell'umanità, di un elenco dettagliato di comandamenti. Era sufficiente quanto impresso nel cuore umano perché essa diceva ad Adamo ed Eva che il loro più alto dovere era quello di amare Dio e, sempre per amore di Dio, amare tutto ciò che Dio aveva creato. Solo quando il peccato entra nel mondo diventano necessari comandamenti dettagliati come il "non rubare", "non uccidere", "non rendere falsa testimonianza" ecc. Nello stato di innocenza tutto questo sarebbe stato superfluo e scontato.
  • Qual è la concezione "moderna" della legge morale? La concezione "moderna" di legge morale non è basata sulla Bibbia, ma sui ragionamenti umani, convenienza percepita e su teorie scientifiche. Essa, così non assume un valore assoluto, è considerata relativa e soggetta ad "evoluzione", trattabile e secondo le proprie convenienze. La legge morale, secondo l'opinione popolare prevalente, non è un rivelazione della volontà di Dio o della natura di Dio, ma fa parte della "natura delle cose". Secondo questa concezione, "se ci fosse un Dio", anch'Egli sarebbe soggetto a questa legge morale, che esisterebbe al di sopra ed oltre a Lui. Secondo la prevalente ideologia evoluzionista, la legge morale non sarebbe una rivelazione di Dio, ma un prodotto umano dettato da criteri di preservazione e protezione della specie e dei gruppi. Secondo pure questa teoria, non sarebbe mai esistito uno "stato di innocenza" e nemmeno una "caduta nel peccato" (che considera dei miti), ma l'umanità e la sua cultura non sarebbe che il risultato di uno sviluppo naturale della materia dalle forme più elementari a quelle più complesse. Le leggi umane, altresì, non sarebbero che un raffinato sviluppo della "legge della giungla" in progressivo adattamento e miglioramento.

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