Manuale/Presentazione

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== Presentazione ==
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= Presentazione dell'Interlingua =
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Il nucleo comune nelle lingue culturali del nostro tempo, molto più facile dell'Inglese, razionale e autenticamente internazionale, un'alternativa concettuale all'Esperanto.
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== 1.1 Accenni di storia ==
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Dopo un quarto di secolo di studi scientifici per giungere all'elaborazione di un'autentica lingua internazionale ausiliare, la I.A.L.A. (International Auxiliary Language Association), presentava nel 1951 il risultato: una lingua basata sugli  elementi comuni  dell'inglese, francese, spagnolo e italiano, le lingue più usate oggi nelle comunicazioni internazionali.  
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Non ci potrebbe essere per un linguista provetto sfida più che costruire un'intera lingua secondo le proprie teorie! Molti (forse troppi) "linguisti" ci hanno provato e fin ora sono stati pubblicati non meno che ottocento progetti di lingue prefabbricate con velleità internazionali. L'invenzione di "lingue universali", infatti, secoli è stato una delle maggiori ambizioni di idealisti pure bene intenzionati ed ammirevoli, ma fondamentalmente dilettanti quanto a competenza linguistica.
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Questa lingua veniva chiamata "Interlingua", cioè lingua internazionale, sovra-nazionale, lingua ponte.  
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Se si volesse scrivere una storia di queste lingue dapprima distinguere fra "il periodo degli inventori", un periodo che comprende le considerazioni teoriche di Leibniz e Cartesio, fino alle realizzazioni pienamente sviluppate come il Volapük (1880, del sacerdote tedesco Schleyer), l'Esperanto (1887, dell'oculista polacco Samenhof), una lunga serie di 'esperanto riformati' come l'Ido (1907), e i notevoli: Latino sine flexione del matematico piemontese Peano (1903), Occidental (1922), più tardi ribattezzato Interlingue, del professore estone de Wahl, Novial (1928,del danese Otto Jespersen), Interglossa (1942), Mondial (1943), etc. Si dovrebbe poi parlare del "periodo dei linguisti", inaugurato nel 1924 dall'Associazione Internazionale per la Lingua Ausiliaria (I.A.L.A.). Nel 1923 lo scienziato americano G. Cottrell (dell'International Research Council) propone la fondazione di questa associazione all'uomo d'affari Hennen Morris (più tardi ambasciatore U.S.A. a Bruxelles) e a sua moglie Alice Vanderbilt, entrambi di notevoli risorse. L'idea venne accolta e l'impresa fu subito sponsorizzata da diverse società filantropiche, come la Rockefeller Foundation, la Research Corporation etc.
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"Le progressos technic del vintesime seculo aperiva toto nove perspectivas pro le communication international, viste que cata uno de nos obtene semper plus grande contacto con quasi qualcunque parte del terra, sia personalmente o per le crescente fluxo de informationes con que nos cata die es bombardate. Proportionalmente con iste evolution, se augmenta intertanto le difficultates lingual e, pro isto, es urgente le necessitate de un commun lingua de contacto, practicabile e comprensibile sin multe annos de studio".  
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Lo scopo della I.A.L.A fu definito come segue in una delle carte programmatiche dell'ottobre 1942: ''"preparare una lingua sintetizzata, da insegnare nelle strutture educative di tutto il mondo come comune strumento per lo scambio di pensiero e di conoscenza fra persone di diversa lingua".''
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Già nel secolo passato l'idea della necessità di una lingua internazionale neutrale, facile e pratica, era nel cuore di molti. Molti, così, avevano intrapreso l'elaborazione di progetti linguistici, tanto che erano venute alla luce diverse "lingue artificiali".  
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Il lavoro di ricerca della I.A.L.A. fu condotto dal prof.Collinson di Liverpool nonché da E. Clark Stillman, e portato a compimento da Alexander Gode, della Columbia University. L'ultimo presidente della I.A.L.A. fu il dott. Duggan, direttore dell'istituto per l'Educazione internazionale degli U.S.A. - il suo predecessore era stato il dott. Finley, del New York Times. Furono finanziate ricerche sull'apprendimento linguistico condotte da Edward Thorndike e Helen S. Eaton, nonchè numerose ricerche di notevole costo con rinomati linguisti, come i professori Asakawa, Bally, Cohen, Debrunner, de Groot, Fouché‚ Guêrard, Jakobson, Jespersen, Karcewsky, Meillet, Sapir, Wüster e diversi altri ancora. I principi ed il procedere della I.A.L.A. furono messi all'ordine del giorno al Congresso Internazionale dei Linguisti di Ginevra nel 1930 ed a Parigi nel 1947. Il primo obbiettivo della I.A.L.A. era dapprima l'esame delle cinque lingue ­artificiali che avevano avuto una certa pratica applicazione (l'Esperanto, il Nov-Esperanto, l'Ido, l'Occidental e il Latino sine flexione), il loro confronto e la loro valutazione al fine di raggiungere un eventuale compromesso. Tutti questi progetti, infatti, asserivano di aver tratto la maggior parte del loro vocabolario dalla stessa fonte: le parole già più internazionali nelle lingue moderne.
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La prima a riscuotere un certo successo fu il [[Volapük]] (1880), lingua geniale, ma artificiosa e complessa che ben presto cadde in disgrazia per il successo di un altro progetto linguistico sorto qualche anno dopo: l'[[Esperanto]] (1887). Seguirono, anche se mai riuscirono a superare la popolarità dell'Esperanto: l'[[Ido]] (1908), il [[Novial]] (1918), l'[[Occidental-Interlingue]] (1925).  
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La I.A.L.A. poi, intraprese una ricerca approfondita per arrivare ad un ''"vocabolario scientificamente adeguato per la lingua internazionale, necessario in tutti i campi della comunicazione internazionale".'' I risultati delle considerazioni teoriche della I.A.L.A. possono essere riassunti in linea di massima in tre punti:
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Considerando però le caratteristiche di questi e di altri numerosi progetti, è possibile notare una ben definita evoluzione strutturale, una graduale progressione dalla pura artificiale arbitrarietà (Volapük), semi-artificialità (Esperanto), via via verso lingue dall'apparenza sempre più naturale, nella convinzione che una lingua internazionale debba rispecchiare, senza sfigurarli, quei termini che  già  si sono imposti nell'uso internazionale. Riteniamo che questo principio abbia trovato un'eccellente ed efficace espressione nel risultato degli studi della I.A.L.A.: l'Interlingua.
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Un compromesso fra le cinque maggiori lingue non è possibile, e nessuna di queste si è qualitativamente comprovata superiore alle altre. Questo fu una delusione per gli esperantisti che, basandosi sulla loro forza numerica, nutrivano grandi speranze.
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== La soluzione della I.A.L.A. ==
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Non è possibile realizzare alcuna "lingua universale" cioè una lingua mondiale che tenga pure in eguale considerazione le diverse lingue di origine extraeuropea.
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L'associazione di nome I.A.L.A. fu fondata nel 1924 con l'appoggio di istituzioni filantropiche e, avvelendosi di esperti del campo linguistico di fama internazionale, dopo molti anni di studio, arrivò ad identificare e a standardizzare il vocabolario internazionale.  
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Senza cedere a impraticabili soluzioni idealiste, il fondamento imprescindibile e naturale di tutto il lavoro dovevano essere le lingue che nel nostro tempo avevano già imposto la loro terminologia alla cultura scientifica e tecnica internazionale, le lingue che dal latino (lingua culturale del medioevo) avevano assunto il proprio retaggio linguistico "colto" e che per ragioni storiche avevano avuto maggiore diffusione, vale a dire: l'inglese, il francese, lo spagnolo, il portoghese, l'italiano. Si tratta, in altre parole, del gruppo di lingue di maggiore distribuzione e forza culturale, dalle comunanze linguistiche più vaste, che in pratica ha maggiormente influenzato tutte le altre lingue del mondo. È evidente perciò che se si vogliono trovare gli elementi comuni delle lingue del mondo, questi sono identificabili, che ci piaccia o meno, proprio nel retaggio terminologico greco-latino.  
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Creare una nuova lingua è superfluo. Una lingua esiste già, ed è allo stato latente nello strato delle lingue occidentali di fatto prevalenti in tutto il mondo. Tale lingua fu sempre infatti latente fin dal giorno in cui il latino si suddivise nei suoi "dialetti" o variazioni: le lingue romanze. Il fatto soprattutto che i paesi di lingua romanza si erano espansi geograficamente nelle Americhe, Australia, in Asia quanto a cultura e tecnologia, per non parlare poi della Chiesa Cattolica Romana che rese il suo latino pressoché universale, rende la terminologia latina di fatto un dato comune internazionale.
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Oltre alle menzionate lingue, la I.A.L.A. assumeva come lingua di controllo il latino classico ed i vocaboli stranieri presenti nel tedesco e nel russo. Così, il principio fondamentale per l'elezione di un termine era: un vocabolo viene accolto come internazionale se esso si trova in almeno tre delle lingue di base o di controllo.  
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Il compito della I.A.L.A., allora, fu finalmente precisato come segue: "Estrarre e standardizzare il vocabolario esistente di fatto da: 1. La terminologia della scienza. 2. Le parole ormai affermate in campo internazionale (ad es. ''radio, universitate, igloo, automobile''). 3. Parole comuni almeno a tre gruppi linguistici compresi fra l'italiano, lo spagnolo - portoghese, il francese, l'inglese e, in mancanza di consenso, anche al tedesco e al russo. Questo, naturalmente, significa che una parte considerevole del vocabolario della lingua internazionale può essere anche ritrovato in altri lessici come, ad es. nelle lingue scandinave, nel bulgaro, nell'ungherese, come pure in altre lingue europee non romanze.
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In realtà l'Interlingua non può essere propriamente definita una "lingua artificiale" (intesa nel senso di "nuova", arbitraria, con apparenza e criteri a sé stanti) perché essa è stata formata dal vocabolario internazionale in forma normalizzata naturale. Si può invece dire come essa sia il risultato della naturale evoluzione delle lingue di cultura internazionale verso l'omogeneità.  
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Nel 1951 fu pubblicato il dizionario Interlingua - Inglese, contenente 27.000 parole e la grammatica dell'Interlingua (in inglese) di A. Gode e H. E. Blair. Dopo lo scioglimento della I.A.L.A. nel 1953 e l'apparizione dello Science Service con la sua "Division of Interlingua", si ebbe il primo e vero lancio della nuova lingua. Nell'anno seguente fu indetto il 2. congresso mondiale di cardiologia, che pubblicò in Interlingua i sunti dei suoi atti ufficiali e le sue relazioni. Senza studio preliminare tutti furono in grado di leggere e comprendere questi testi. Negli anni seguenti 10 congressi medici ne seguirono l'esempio, e presto 30 riviste scientifiche proposero il sunto dei loro articoli in Interlingua. Nel 1955, in Europa, fu fondata la Union Mundial pro Interlingua che a malapena fu in grado di raccogliere l'eredità degli scomparsi Gode e Blair, il cui servizio come traduttori li aveva impegnati pressochè in modo totale. L'università di Goteborg, in Svezia, pubblicò interi libri scientifici in Interlingua e, recentemente, negli U.S.A., a cura del dipartimento dell'Agricoltura sono stati pubblicati in Interlingua due massicci libri di fitopatologia. La rivista ''Spectoscopia Molecular'' è uscita dal 1952 quasi regolarmente in Interlingua. Sono stati inoltre pubblicati libri di testo e dizionari. Anche le opere letterarie originali, anche se ancora limitate nel numero, vanno crescendo.
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Indipendentemente dal risultato dei lavori della I.A.L.A. la lingua internazionale è un "dato latente", un "tesoro nascosto" che è saggio utilizzare e che comunque non potrà responsabilmente e logicamente essere ignorato, comunque vadano le cose. L'Interlingua dà espressione a questo dato di fatto, lo normalizza e lo struttura con una grammatica minima, semplice ed essenziale, dall'apparenza del tutto naturale.  
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Uno sviluppo interessante si sta verificando con il lavoro dell'I.S.O., l'Organizzazione per la Standardizzazione Internazionale. Il suo famoso fondatore, già membro della I.A.L.A., il dott. Eugen Wüster, delineava nella sua "Internationale Sprachnormung in der Technik" (2. edizione,, 1966), una "Chiave della terminologia internazionale", che è pressoché identica all'Interlingua.
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== I vantaggi dell'apprendimento dell'Interlingua ==
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Un'interessante applicazione dell'Interlingua avveniva in Svezia tramite regolari corsi nei licei svedesi della nuova materia: "vocabolario internazionale", estratto dal tesoro linguistico dell'Interlingua. L'Interlingua è senza dubbio impareggiabile come introduzione alle lingue romanze per coloro che provengono da aree non direttamente influenzate dal latino, nonché come strumento per abituare coloro che parlano lingue latine a "purificare" la loro parlata da termini "regionali" per introdurre quei termini neolatini o di altra origine affermatisi internazionalmente. Un "beneficio accessorio" questo, molto prezioso.
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I vantaggi dell'apprendimento dell'Interlingua sono dunque evidenti:
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(1) '''La somiglianza''', per noi, con l'Italiano, rende l'Interlingua particolarmente accessibile. L'interlingua, però, non è "un calco" dell'Italiano, anche se lo potrebbe sembrare. L'Interlingua è facile per tutti da apprendere e comprensibile a prima vista alla persona colta di ogni nazionalità, perché i termini dell'Interlingua compaiono in un modo o in un altro, in tutte le lingue moderne. Pensiamo per esempio a FLAMMA, NATION, PARTE, PERSONA, AUTOMOBILE, ecc. Essa poi abitua gli italiani a usare quelle parole del loro vocabolario che hanno acquistato diffusione internazionale ed a vederle nella loro forma standard (di solito nel loro prototipo latino).  
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E ovvio che la partecipazione attiva di esperti linguisti è sempre più necessaria per l'ulteriore sviluppo dell'Interlingua.
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(2) '''Il suo rapporto con le lingue viventi e col Latino'''. Uno spagnolo, un francese, ma anche, ad esempio, un inglese o un tedesco colto, può comprendere l'Interlingua a prima vista. Provate per esempio a mandare un messaggio E-mail a qualche vostro conoscente all'estero per verificarne la comprensione! La conoscenza dell'Interlingua, inoltre, è un eccellente fondamento per l'apprendimento di altre lingue nazionali ed educa alla sensibilità linguistica, facendo prendere coscienza delle radici (etimologia) delle nostre lingue nonché delle varianti esistenti a livello locale. In questo senso l'Interlingua potrebbe prendere il posto del latino, conservandone i vantaggi educativi senza perdersi in inutili arcaismi e difficoltà grammaticali. Il latino, in quanto tale, evidentemente conserva il suo valore per chi desidera intraprendere studi nella letteratura antica.  
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Il prof. Vinay, già membro della I.A.L.A. ed ispettore del dipartimento "lingue viventi" di Parigi, dichiarava: ''"Con la lingua della I.A.L.A. siamo arrivati alla concezione di un sistema i cui termini sono stati scelti in modo adeguato per rispondere ai bisogni sempre più pressanti della cooperazione internazionale. Essa non è l'opera di una sola mente, ma la sapienza accumulata di un gruppo di scienziati di diverse nazionalità; non l'opera di un popolo o di una cultura, ma il risultato e quasi la quintessenza della civiltà occidentale, presentata in modo adeguato da essere accettata dagli altri popoli".''
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(3) '''La lingua ausiliare ideale per la scienza.''' Il tesoro dei vocaboli che è già di proprietà comune a coloro che operano nel campo scientifico, tecnico, e in altre dimensioni della cultura, è componente essenziale dell'Interlingua. In questi campi essa può essere molto efficacemente usata come lingua di congressi, simposi, conferenze, nonché in sommari di articoli scritti in lingue nazionali su periodici, dissertazioni, ecc. in sostituzione, anche parziali, del plurilinguismo.  
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Come le altre scoperte o invenzioni scientifiche, l'Interlingua è neutrale dal punto di vista politico e religioso. Se durante la sua lunga elaborazione essa ha goduto del sostegno di filantropi americani, lo stesso pure avviene oggi per molti altri ritrovati scientifici dei quali oggi tutto il mondo trae beneficio.
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La Comunità Europea potrebbe risparmiare milioni di Euro se scrivesse i suoi documenti in una lingua neutrale come l'Interlingua, e si eviterebbero lotte a causa della predominanza di una lingua sull'altra.  
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== 2. I princìpi dell'Interlingua ==
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Dato che l'Interlingua non è il primo tentativo di risolvere il problema della lingua internazionale sulla base del '''naturalismo''' semplificato, ci si può chiedere quali siano le sue peculiarità, i suoi tratti distintivi, i suoi principi. Si possono elencare almeno 12 punti di riferimento. Eccoli:
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(4) '''Come facile e pratico strumento di intercomprensione''', l'Interlingua è pienamente compatibile con gli sforzi, caratteristici della nostra epoca, e probabilmente ancor di più nel futuro, verso una sempre maggiore comprensione e una migliore comunicazione in campi di importanza mondiale. Il vantaggio poi, per le organizzazioni internazionali di avere testi ufficiali e traduzioni simultanee solo in Interlingua, consente di risparmiare enormi cifre di denaro, quelle che ora vengono usate per sempre più complessi sistemi di traduzione, tanto da aggirare (o facilitare) gli stessi sviluppi della tecnologia della traduzione elettronica.
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I vocaboli adottati per l'Interlingua sono stati scelti secondo il principio del massimo dell'internazionalità da un gruppo di linguisti, dopo dieci anni di lavoro.
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Gli affissi (prefissi e suffissi) sono stati scelti in modo da formare derivati internazionali regolari.
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La quasi totalità delle parole internazionali è di origine latina. Per ragioni di omogeneità l'Interlingua rinuncia ad usare parole germaniche o di altra origine che non si adattino allo "stile" della lingua, a meno che tali parole non si siano a livello internazionale, venendo così adottate senza modifica (ad es. budget, handicap, charme, chauffeur, nuance, röntgen, schizzo, guerrilla, rancho).
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Le parole possono essere adottate in Interlingua quando sono presenti in almeno tre delle grandi lingue più diffuse nel mondo (italiano, francese, spagnolo, portoghese, inglese, tedesco). Si prende poi pure in considerazione il latino classico, dato che è conosciuto in tutto il mondo o presente in molte lingue attraverso radicali o forme derivate.
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La forma delle parole internazionali adottata nell'Interlingua è adeguata più al suo '''prototipo''' e non a locali variazioni derivate o ad altri criteri. Ad esempio il termine "scrivere" è reso con scriber (scrib-, script-) e non "scrirò" o "scriver", che sono invece varianti a più limitata diffusione del prototipo.
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La duplice radice (infinitiva e supina) dei verbi, essendo diffusa nelle lingue nazionali moderne (in varie forme e derivati) è stata mantenuta. Finora ogni tentativo di eliminare questa duplicazione si è rilevato impraticabile. Questi radicali doppi, che si riducono ad un massimo di 80 forme di base, sono ben conosciuti, e sono più facilmente accettabili che non le cosiddette "forme semplificate".
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L'Interlingua rinuncia ad ogni invenzione od arbitrarietà che sfiguri la forma naturale o che la costringa in schemi, come, ad es. le finali grammaticali obbligatorie. L'Interlingua non fa che semplificare i dati naturali. Certi vezzi di razionalizzazione di singoli "inventori" di lingue, apparentemente logici, in realtà sono superflui e non semplificano affatto la lingua, anzi, si rivelano vere e proprie "camicie di forza" che attentano alla "sovrana libertà delle "forme naturali, meno "anarchiche" di quanto non si creda.
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L'eufonia (effetto od impressione gradevole che si produce in certi suoni si incontrano) è essenziale ad una lingua destinata a facilitare la mutua comprensione. Per questo l'Interlingua conserva le finali sonore tipiche dello spagnolo e dell'italiano, ed è meno monotona di lingue artificiali. La pratica dimostra che è possibile apprendere facilmente anche una lingua libera da costrizioni "logiche".
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Nella scelta dei radicali sono molto importanti l'unità e l'analogia. L'Interlingua rinuncia a scinderle per differenziare concetti differenti, nella convinzione che a distinguerli sia sufficiente il contesto. Certe lingue artificiali, per es. invece dell'unica parola ''ration'' per esprimere il concetto italiano di "ragione" e di "razione", adottano due radici: 'rason' per la ragione e 'ration' per "razione" credendo di evitare così ogni confusione. E però un timore superfluo. Il senso primitivo di "ration" si ritrova in derivati come "rationar" (ragionare) e "irrational", tanto che la diversità diventa allora illusoria.
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L'intolleranza è sempre deleteria, anche nelle scienze "antiche" (per es. l'astronomia e la geometria). Anzi, ove s'ha intolleranza non può esistere la scienza. Nell'interlinguistica molti autori hanno ecceduto nell'uso o il non uso di parole. Nell'Interlingua c'è spazio per le alternative. Quando due parole appaiono buone, l'Interlingua lascia che sia la pratica a decidere quale sia la migliore, ed essa ammette anche '''i sinonimi'''. Anche in questo caso la libertà non deve far paura: se ne avvantaggiano gli stili della poesia e della prosa, grazie alle alternative offerte dalle lingue.
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L'Interlingua evita di adottare accenti o segni obbligatori per cui può essere utilizzata su macchine da scrivere e computer con tastiera di qualunque nazionalità purché usi i caratteri latini.
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Se l'Interlingua è una lingua essenzialmente neolatina a del principio del massimo di internazionalità questo nonché essa conservi le flessioni, le desinenze o vezzi comuni a queste lingue. Si ricorre all'onorevole latino (e non a scelte arbitrarie) solo quando le lingue moderne non possono fornire modelli concordanti.
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Revision as of 21:38, 22 February 2019

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Presentazione dell'Interlingua

1.1 Accenni di storia

Non ci potrebbe essere per un linguista provetto sfida più che costruire un'intera lingua secondo le proprie teorie! Molti (forse troppi) "linguisti" ci hanno provato e fin ora sono stati pubblicati non meno che ottocento progetti di lingue prefabbricate con velleità internazionali. L'invenzione di "lingue universali", infatti, secoli è stato una delle maggiori ambizioni di idealisti pure bene intenzionati ed ammirevoli, ma fondamentalmente dilettanti quanto a competenza linguistica.

Se si volesse scrivere una storia di queste lingue dapprima distinguere fra "il periodo degli inventori", un periodo che comprende le considerazioni teoriche di Leibniz e Cartesio, fino alle realizzazioni pienamente sviluppate come il Volapük (1880, del sacerdote tedesco Schleyer), l'Esperanto (1887, dell'oculista polacco Samenhof), una lunga serie di 'esperanto riformati' come l'Ido (1907), e i notevoli: Latino sine flexione del matematico piemontese Peano (1903), Occidental (1922), più tardi ribattezzato Interlingue, del professore estone de Wahl, Novial (1928,del danese Otto Jespersen), Interglossa (1942), Mondial (1943), etc. Si dovrebbe poi parlare del "periodo dei linguisti", inaugurato nel 1924 dall'Associazione Internazionale per la Lingua Ausiliaria (I.A.L.A.). Nel 1923 lo scienziato americano G. Cottrell (dell'International Research Council) propone la fondazione di questa associazione all'uomo d'affari Hennen Morris (più tardi ambasciatore U.S.A. a Bruxelles) e a sua moglie Alice Vanderbilt, entrambi di notevoli risorse. L'idea venne accolta e l'impresa fu subito sponsorizzata da diverse società filantropiche, come la Rockefeller Foundation, la Research Corporation etc.

Lo scopo della I.A.L.A fu definito come segue in una delle carte programmatiche dell'ottobre 1942: "preparare una lingua sintetizzata, da insegnare nelle strutture educative di tutto il mondo come comune strumento per lo scambio di pensiero e di conoscenza fra persone di diversa lingua".

Il lavoro di ricerca della I.A.L.A. fu condotto dal prof.Collinson di Liverpool nonché da E. Clark Stillman, e portato a compimento da Alexander Gode, della Columbia University. L'ultimo presidente della I.A.L.A. fu il dott. Duggan, direttore dell'istituto per l'Educazione internazionale degli U.S.A. - il suo predecessore era stato il dott. Finley, del New York Times. Furono finanziate ricerche sull'apprendimento linguistico condotte da Edward Thorndike e Helen S. Eaton, nonchè numerose ricerche di notevole costo con rinomati linguisti, come i professori Asakawa, Bally, Cohen, Debrunner, de Groot, Fouché‚ Guêrard, Jakobson, Jespersen, Karcewsky, Meillet, Sapir, Wüster e diversi altri ancora. I principi ed il procedere della I.A.L.A. furono messi all'ordine del giorno al Congresso Internazionale dei Linguisti di Ginevra nel 1930 ed a Parigi nel 1947. Il primo obbiettivo della I.A.L.A. era dapprima l'esame delle cinque lingue ­artificiali che avevano avuto una certa pratica applicazione (l'Esperanto, il Nov-Esperanto, l'Ido, l'Occidental e il Latino sine flexione), il loro confronto e la loro valutazione al fine di raggiungere un eventuale compromesso. Tutti questi progetti, infatti, asserivano di aver tratto la maggior parte del loro vocabolario dalla stessa fonte: le parole già più internazionali nelle lingue moderne.

La I.A.L.A. poi, intraprese una ricerca approfondita per arrivare ad un "vocabolario scientificamente adeguato per la lingua internazionale, necessario in tutti i campi della comunicazione internazionale". I risultati delle considerazioni teoriche della I.A.L.A. possono essere riassunti in linea di massima in tre punti:

Un compromesso fra le cinque maggiori lingue non è possibile, e nessuna di queste si è qualitativamente comprovata superiore alle altre. Questo fu una delusione per gli esperantisti che, basandosi sulla loro forza numerica, nutrivano grandi speranze.

Non è possibile realizzare alcuna "lingua universale" cioè una lingua mondiale che tenga pure in eguale considerazione le diverse lingue di origine extraeuropea.

Creare una nuova lingua è superfluo. Una lingua esiste già, ed è allo stato latente nello strato delle lingue occidentali di fatto prevalenti in tutto il mondo. Tale lingua fu sempre infatti latente fin dal giorno in cui il latino si suddivise nei suoi "dialetti" o variazioni: le lingue romanze. Il fatto soprattutto che i paesi di lingua romanza si erano espansi geograficamente nelle Americhe, Australia, in Asia quanto a cultura e tecnologia, per non parlare poi della Chiesa Cattolica Romana che rese il suo latino pressoché universale, rende la terminologia latina di fatto un dato comune internazionale.

Il compito della I.A.L.A., allora, fu finalmente precisato come segue: "Estrarre e standardizzare il vocabolario esistente di fatto da: 1. La terminologia della scienza. 2. Le parole ormai affermate in campo internazionale (ad es. radio, universitate, igloo, automobile). 3. Parole comuni almeno a tre gruppi linguistici compresi fra l'italiano, lo spagnolo - portoghese, il francese, l'inglese e, in mancanza di consenso, anche al tedesco e al russo. Questo, naturalmente, significa che una parte considerevole del vocabolario della lingua internazionale può essere anche ritrovato in altri lessici come, ad es. nelle lingue scandinave, nel bulgaro, nell'ungherese, come pure in altre lingue europee non romanze.

Nel 1951 fu pubblicato il dizionario Interlingua - Inglese, contenente 27.000 parole e la grammatica dell'Interlingua (in inglese) di A. Gode e H. E. Blair. Dopo lo scioglimento della I.A.L.A. nel 1953 e l'apparizione dello Science Service con la sua "Division of Interlingua", si ebbe il primo e vero lancio della nuova lingua. Nell'anno seguente fu indetto il 2. congresso mondiale di cardiologia, che pubblicò in Interlingua i sunti dei suoi atti ufficiali e le sue relazioni. Senza studio preliminare tutti furono in grado di leggere e comprendere questi testi. Negli anni seguenti 10 congressi medici ne seguirono l'esempio, e presto 30 riviste scientifiche proposero il sunto dei loro articoli in Interlingua. Nel 1955, in Europa, fu fondata la Union Mundial pro Interlingua che a malapena fu in grado di raccogliere l'eredità degli scomparsi Gode e Blair, il cui servizio come traduttori li aveva impegnati pressochè in modo totale. L'università di Goteborg, in Svezia, pubblicò interi libri scientifici in Interlingua e, recentemente, negli U.S.A., a cura del dipartimento dell'Agricoltura sono stati pubblicati in Interlingua due massicci libri di fitopatologia. La rivista Spectoscopia Molecular è uscita dal 1952 quasi regolarmente in Interlingua. Sono stati inoltre pubblicati libri di testo e dizionari. Anche le opere letterarie originali, anche se ancora limitate nel numero, vanno crescendo.

Uno sviluppo interessante si sta verificando con il lavoro dell'I.S.O., l'Organizzazione per la Standardizzazione Internazionale. Il suo famoso fondatore, già membro della I.A.L.A., il dott. Eugen Wüster, delineava nella sua "Internationale Sprachnormung in der Technik" (2. edizione,, 1966), una "Chiave della terminologia internazionale", che è pressoché identica all'Interlingua.

Un'interessante applicazione dell'Interlingua avveniva in Svezia tramite regolari corsi nei licei svedesi della nuova materia: "vocabolario internazionale", estratto dal tesoro linguistico dell'Interlingua. L'Interlingua è senza dubbio impareggiabile come introduzione alle lingue romanze per coloro che provengono da aree non direttamente influenzate dal latino, nonché come strumento per abituare coloro che parlano lingue latine a "purificare" la loro parlata da termini "regionali" per introdurre quei termini neolatini o di altra origine affermatisi internazionalmente. Un "beneficio accessorio" questo, molto prezioso.

E ovvio che la partecipazione attiva di esperti linguisti è sempre più necessaria per l'ulteriore sviluppo dell'Interlingua.

Il prof. Vinay, già membro della I.A.L.A. ed ispettore del dipartimento "lingue viventi" di Parigi, dichiarava: "Con la lingua della I.A.L.A. siamo arrivati alla concezione di un sistema i cui termini sono stati scelti in modo adeguato per rispondere ai bisogni sempre più pressanti della cooperazione internazionale. Essa non è l'opera di una sola mente, ma la sapienza accumulata di un gruppo di scienziati di diverse nazionalità; non l'opera di un popolo o di una cultura, ma il risultato e quasi la quintessenza della civiltà occidentale, presentata in modo adeguato da essere accettata dagli altri popoli".

Come le altre scoperte o invenzioni scientifiche, l'Interlingua è neutrale dal punto di vista politico e religioso. Se durante la sua lunga elaborazione essa ha goduto del sostegno di filantropi americani, lo stesso pure avviene oggi per molti altri ritrovati scientifici dei quali oggi tutto il mondo trae beneficio.

2. I princìpi dell'Interlingua

Dato che l'Interlingua non è il primo tentativo di risolvere il problema della lingua internazionale sulla base del naturalismo semplificato, ci si può chiedere quali siano le sue peculiarità, i suoi tratti distintivi, i suoi principi. Si possono elencare almeno 12 punti di riferimento. Eccoli:

I vocaboli adottati per l'Interlingua sono stati scelti secondo il principio del massimo dell'internazionalità da un gruppo di linguisti, dopo dieci anni di lavoro.

Gli affissi (prefissi e suffissi) sono stati scelti in modo da formare derivati internazionali regolari.

La quasi totalità delle parole internazionali è di origine latina. Per ragioni di omogeneità l'Interlingua rinuncia ad usare parole germaniche o di altra origine che non si adattino allo "stile" della lingua, a meno che tali parole non si siano a livello internazionale, venendo così adottate senza modifica (ad es. budget, handicap, charme, chauffeur, nuance, röntgen, schizzo, guerrilla, rancho).

Le parole possono essere adottate in Interlingua quando sono presenti in almeno tre delle grandi lingue più diffuse nel mondo (italiano, francese, spagnolo, portoghese, inglese, tedesco). Si prende poi pure in considerazione il latino classico, dato che è conosciuto in tutto il mondo o presente in molte lingue attraverso radicali o forme derivate.

La forma delle parole internazionali adottata nell'Interlingua è adeguata più al suo prototipo e non a locali variazioni derivate o ad altri criteri. Ad esempio il termine "scrivere" è reso con scriber (scrib-, script-) e non "scrirò" o "scriver", che sono invece varianti a più limitata diffusione del prototipo.

La duplice radice (infinitiva e supina) dei verbi, essendo diffusa nelle lingue nazionali moderne (in varie forme e derivati) è stata mantenuta. Finora ogni tentativo di eliminare questa duplicazione si è rilevato impraticabile. Questi radicali doppi, che si riducono ad un massimo di 80 forme di base, sono ben conosciuti, e sono più facilmente accettabili che non le cosiddette "forme semplificate".

L'Interlingua rinuncia ad ogni invenzione od arbitrarietà che sfiguri la forma naturale o che la costringa in schemi, come, ad es. le finali grammaticali obbligatorie. L'Interlingua non fa che semplificare i dati naturali. Certi vezzi di razionalizzazione di singoli "inventori" di lingue, apparentemente logici, in realtà sono superflui e non semplificano affatto la lingua, anzi, si rivelano vere e proprie "camicie di forza" che attentano alla "sovrana libertà delle "forme naturali, meno "anarchiche" di quanto non si creda.

L'eufonia (effetto od impressione gradevole che si produce in certi suoni si incontrano) è essenziale ad una lingua destinata a facilitare la mutua comprensione. Per questo l'Interlingua conserva le finali sonore tipiche dello spagnolo e dell'italiano, ed è meno monotona di lingue artificiali. La pratica dimostra che è possibile apprendere facilmente anche una lingua libera da costrizioni "logiche".

Nella scelta dei radicali sono molto importanti l'unità e l'analogia. L'Interlingua rinuncia a scinderle per differenziare concetti differenti, nella convinzione che a distinguerli sia sufficiente il contesto. Certe lingue artificiali, per es. invece dell'unica parola ration per esprimere il concetto italiano di "ragione" e di "razione", adottano due radici: 'rason' per la ragione e 'ration' per "razione" credendo di evitare così ogni confusione. E però un timore superfluo. Il senso primitivo di "ration" si ritrova in derivati come "rationar" (ragionare) e "irrational", tanto che la diversità diventa allora illusoria.

L'intolleranza è sempre deleteria, anche nelle scienze "antiche" (per es. l'astronomia e la geometria). Anzi, ove s'ha intolleranza non può esistere la scienza. Nell'interlinguistica molti autori hanno ecceduto nell'uso o il non uso di parole. Nell'Interlingua c'è spazio per le alternative. Quando due parole appaiono buone, l'Interlingua lascia che sia la pratica a decidere quale sia la migliore, ed essa ammette anche i sinonimi. Anche in questo caso la libertà non deve far paura: se ne avvantaggiano gli stili della poesia e della prosa, grazie alle alternative offerte dalle lingue.

L'Interlingua evita di adottare accenti o segni obbligatori per cui può essere utilizzata su macchine da scrivere e computer con tastiera di qualunque nazionalità purché usi i caratteri latini.


Se l'Interlingua è una lingua essenzialmente neolatina a del principio del massimo di internazionalità questo nonché essa conservi le flessioni, le desinenze o vezzi comuni a queste lingue. Si ricorre all'onorevole latino (e non a scelte arbitrarie) solo quando le lingue moderne non possono fornire modelli concordanti.

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