Talk:GEMICS 14 12 2009
From Epcs Roma Tre
Immaginazione e percezione sono in rapporto.
Immaginare --> creazione
Proviamo a pensare alla percezione senza l'immaginazione, ed all'immaginazione senza la percezione.
Cosa siamo noi? Quello che sono ora è una totalità di presente, passato e futuro. In realtà presente, passato e futuro non esistono. Esisto io in questo momento. Facciamo un esempio. Il centauro esiste? Esiste in quanto costruzione umana, ma non è. Però esiste nella percezione umana, ha tutte le caratteristiche di una esisenza derivata.
L'immagine
L'immagine è creata, viene da me, sono io che immagino, e dico che questo che immagino non è ma esiste. L'immagine è una creazione, non muta. L'immagine è astrazione, prende qualcosa dalle cose. Tutta la realtà umana è una creazione. L'immagine, inoltre, è legata alla costruzione dell'immagine. In precedenza abbiamo fatto delle considerazioni riguardanti la percezione e l'immaginazione. Percepire e immaginare sono sempre soggettive. Come si costruisce l'immagine? L'immagine si costruisce sempre a partire da una negazione parziale del reale. L'immagine non è una copia dell'oggetto. Essa ha bisogno di annullare parzialmente ciò che è.
E' molto difficile vedere le cose come sono. Esempio: noi pensiamo ad una statua, anche famosa, un'opera d'arte come La Pietà. Osservandola cosa può portarci a pensare? Quali sensazioni suscita, e che considerazioni possiamo fare? E' una bella opera, suscita sentimenti, è imponente nella sua bellezza.E' bella. Ma in realtà che cosa é? Molti di noi avranno difficoltà a pensare che in realtà essa è un pezzo di marmo. Perchè è questo; siamo noi che percepiamo dei sentimenti, non è la statua in sè che ci trasmette determinate sensazioni. Non potrebbe, perchè è una cosa, un pezzo di marmo. Esso è fermo lì davanti a noi, non trasmette niente, non comunica con noi, non gli importa del nostro giudizio. Il nome che "porta" è esso stesso una nostra costruzione, e ne costituisce un limite. E' una pietra, il resto è costruzione. Questo ci fa comprendere che noi non vediamo le cose cme sono. Il marmo è un centro permanente di irrealizzazione, si pone come qualcosa che è percepito come irreale. A questo punto comprendiamo che noi non possiamo immaginare senza percepire, e non possiamo percepire senza immaginare. L'essere umano sente continuamente la necessità di dare forma all'informe. L'essere umano ha continuamente bisogno di ordine. Ciò che riusciamo a percepire è nettamente carico della nostra soggettività. L'essere umano vede continuamente umanità. L'essere umano vuole continuamente unn senso. Molto spesso, l'intento di un autore è quello di suscitare in noi la creazione di una immagine ( basti pensare alle opere di Lucio Fontana, sembrerebbero semplici tagli effettuati nella tela).
Percepire
Esempio. Stiamo cercando di raffigurare un modello. Noi lo guardiamo e riproduciamo, con una serie di gesti, ciò che abbiamo davanti. Il nostro scopo è riportare fedelmente sulla carta ciò che il modello è realmente, senza interpretare. Ho bisogno di ritornare continuamente a ciò che è. Quindi prima guardo e poi eseguo. La percezione, quando è successiva, è sempre passiva. L'immagine è sintesi, è sintetica; la percezione è secondaria all'oggetto. In realtà io vedo altro, non posso dare senso a qualcosa. La percezione dipende anche dal contesto che gli si da. Una famoso fotografo andò in Brasile per effettuare un servizio fotografico nelle favelas; successivamente volle fare un esperimento, e diede una serie di macchine fotografiche a dei bambini che vivevano nelle favelas, chiedendogli di ritrarre ciò che volevano. L'intento del fotografo era quello di ritrarre la vita quotidiana all'interno del contesto preso in considerazione. Cosa successe? Le foto del fotografo, confrontate copn quelle fatte dai bambini, erano completamente dverse. Il fotografo volle fotografare ciò che mancava. Invece i bambini fotografarono scene di vita quotidiana. In questa situazione cambia il criterio di normalità. Quale è la vera favela? Quella del fotografo o quella dei bambini? Sono entrambe delle realtà. Può cambiare il contesto che diamo alla percezione, una situazione deve essere contestualizzata.
La percezione e l'immaginazione cambiano notevolmente se rapportate ad un essere umano, e non ad un oggetto. L'oggetto è infatti sempre passivo. Il soggetto, anche involontariamente, è comunque influenzato dal giudizio dell'altro. Esso potrà anche non manifestare reazioni, dispiacere/ contentezza ecc, ma non potrà esimersi dall'esserne condizionato. Il soggetto subisce le definizioni.
Cosa accade se prendiamo in considerazione oggetti come il cellulare o l'orologio? Essi in realtà non sono uguali ad altri oggetti; il cellulare se è scarico suona, mi segnala il fatto che la batteria debba essere caricata. L'orologio scandisce le ore, i minuti e i secondi. In questo caso, l'oggetto passivo diventa attivo. Il cellulare è un oggetto pratico-inerte, esso è una creazione dell'essere umano. Ho bisogno di capire la prassi che si è cristallizzata nell'oggetto.
L'immagine
L'immagine è azione. A partire da una stessa percezione ci possono essere differenti immagini. La nostra è una cultura d'immagine, è una cultura post-logo. La cultura delle parole è stata sostituita da una cultura di immagine. Perchè? L'immagine è più ricca, accattivante, attira maggiormente l'attenzione. Essa è oggetto di interpretazione, è atemporale e sintetica. Contrariamente alla percezione che è calcolata, ha ubiquità ed ha una collocazione spazio temporale.
La percezione si ha in un secondo momento. Quando noi vogliamo conoscere qualcosa, vogliamo approfondire. C'è un ritorno, una successione.
Quale è il limite dell'esistente? E' temporale. Gran parte delle attività dell'uomo sono incentrate sul desiderio di lasciare un segno.
Ogni cosa è collocata alla sua situazione, è errato sostenere che qualcosa sia relativa. Ogni evento è collocato in una spazio-temporalità.
Secondo l'esistenzialismo ogni cosa è in situazione. Un soggetto non è inerte. Per tutte queste considerazioni che abbiamo fatto si parla di sguardo costitutivo (che quindi mi costituisce). Esso mi impone come oggetto, ma in realtà non divento come oggetto. L'essere umano subisce lo sguardo, le cose no, esse non si modificano, seono indifferenti. Al contrario noi abbiamo la percezione del contrario, pensiamo che che le cose subiscano il nostro giudizio e che si modifichino con esso. Noi abbiamo la percezione che la parola agisca., e che anche i destini si possano modificare.
L'oggetto pratico-inerte
Il cellulare. Anche se è un oggetto ci da dei segnali. Il pratico inerte è un oggetto umano, mentre le cose sono inerti e non reagiscono. Alcune cose non c'erano e ora ci sono, sono state immaginate e creare dall'essere umano; esse hanno la caratteristica dell'inerzia ma sono pratiche, sono il risultato di una prassi.
Cosa umana / / / \ \ \ Cosa
C'è un limite? Ogni cosa umana ha una funzionalità. Il cellulare, quando è scarico, è una esistenza derivata; esso decade, resta una cosa ma decade la sua funzionalità. Anche il martello è un pratico inerte. Ogni creazione umana è un modo, un tentativo di dare una risposta, è qualcosa su cui ogni essere umano scopre di possedere una mancanza.
Il nostro problema è la libertà. Ogni oggetto umano è stato creato con una finalità che non è la mia, posso scegliere se aderirvi o meno. E' difficile capire che non sono le cose ad agire su di noi. Le cose che non hanno una inerzia, ma che sono costruzioni umane, sono un limite? Io perdo la mia libertà? Si e no. Le cose agiscono? Ad esempio: il libro è un pratico inerte, è stato creato dall'uomo. Possiamo dire che esso mi limita? Ha un senso? L'oggetto umano ha un senso, perchè è stato creato con una intenzionalità. Le cose hanno un senso, perchè se voglio che il cellulae funzioni lo devo necessariamente caricare. Posso rispettare oppure ignorare il senso. Gli oggetti hanno bisogno di essere attuati, di ricevere un senso (sia la pietra che gli oggetti umani). Possiamo anche ignorare il senso che è stato ttribuito ad un oggetto; potremmo benissimo bruciare una croce, anche se ciò potrebbe sembrarci sacrilego. Ci è difficile anche superare il senso che abbiamo attribuito a qualcosa. In effetti, se ci pensiamo bene, il libro o la croce stessa, se li bruciamo, non protesta. Ci può sembrare un peccato bruciare un libro, ma sono comunque delle considerazioni che facciamo noi, al libro o alla croce non interessa se vengono bruciati. Eppure, l'esercizio che consiste nel separare il senso comune dall'oggetto, è considerato poco serio. C'è una radicata costruzione primaria di senso delle cose. Se le cose non agiscono, come posso limitarci? Il telefono in realtà resta inerte, ha bisogno di essere usato. L'essere umano attribuisce all'oggetto la mancanza; il pratico inerte ci serve per comprendere che noi non siamo costrtti a nulla, senza la nostra complicità la realtà umana decade. Esempio: la penna.
Io posso anche sorridere all'uso improprio dell'oggetto, come utilizzare la penna per raccogliere i capelli. spirito di serietà: alienazione. Siamo noi che diamo una finalità alle cose, il libro, la penna e la croce non ci obbligano a nulla. E' un senso che io gli attribuisco. Esempio: il codice penale. Esso è una costruzione sociale; ha una esistenza derivata, il suo è un senzo umano e non è necessariamente sempre così. L cose umane hanno una intenzionalità. Posso costruire un altro ordine.