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- | '''PERCEZIONE E IMMAGINAZIONE'''
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- | L’immagine non ha una sostanza sensibile che strappa dalla materia. La sua forma di esistenza è quella che hanno gli oggetti creati.
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- | La fenomenologia dell’immagine è profondamente diversa da quella della percezione. Mentre la percezione ha origine nel mondo esterno, l’immagine è creata dall’intenzionalità della coscienza che genera un fatto immaginario.
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- | La percezione comporta una presenza, rinvia all’oggettualità della cosa. L’immagine implica un’assenza di essere e rinvia alla coscienza immaginante che la sostiene.
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- | Mentre la percezione è una attività conoscitiva che procede attraverso rappresentazioni parziali e progressive nella descrizione del suo oggetto, quella immaginativa produce rappresentazioni sintetiche e globali. L’immagine, invece, “non è mai il risultato di un’associazione fortuita: si tratta sempre di un atteggiamento globale e sui generis avente un senso e una utilità” .
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- | L’immagine è certa perché è già un’interpretazione e si accontenta della sintesi prodotta al di là della veridicità dell’immagine. La percezione è complessa perché è recettiva di fronte al reale e richiede continuamente di essere perfezionata. Se voglio disegnare la sedia che ho di fronte dovrò fare a meno dell’immagine sintetica di sedia che so avere quattro piedi di un’identica lunghezza anche se forse ora ne vedo soltanto due. “C’è dunque nella percezione l’embrione di un’infinità d’immagini; ma queste non possono formarsi che a prezzo dell’annullamento delle coscienze percettive” .
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- | Dunque la coscienza percettiva è realizzante mentre quella immaginativa è derealizzante. La prima vuole far sorgere il reale, la seconda si propone come analogon di quel reale. Ma per apparire come analogon dovrà essere negato il suo essere reale, la sua materialità dovrà essere superata verso un’unità sintetica di senso.
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- | L’immaginazione, che nega l’essere reale dell’oggetto, lo decontestualizza e lo riproduce in modo arbitrario, dovrà sostenere ciò che ha creato. Il marmo sarà continuamente negato per poter mantenere in piedi la scultura come simbolo. (es. La Pietà di Michelangelo Buonarroti)
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- | Dire però che un certo fatto è immaginario non significa che esso rappresenta qualcosa che non c’è. L’immagine, prodotta da una libera attività della coscienza, non è reale ma esiste come immagine. Non si può giudicare l’immagine con le categorie del vero e del falso perché la funzione dell’immaginazione è quella d’immaginare e non di riconoscere il reale. “Percepire un uomo invece di un albero non è formare un’immagine di uomo, è del tutto semplicemente mal percepire un albero” . Verità e falsità si corrispondono nell’attività percettiva perché la cosa percepita proviene materialmente dal mondo esterno mentre l’immaginazione richiede una coscienza che voglia superare il reale, negare la sua realtà per affermarlo come oggetto irreale, come oggetto immaginario.
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- | Per Sartre la nozione di percezione indica l’accettazione passiva dell’oggetto, mentre l’immaginazione è l’attività che nega parte della realtà per elaborare su di essa l’immagine. Questa netta differenziazione tra percezione ed immaginazione sarà, nelle opere successive, meno categorica e tenderà a far prevalere la funzione immaginativa. La percezione passiva, in quanto attività, è una contraddizione in termini che può esistere solo se persiste il tentativo di annullare la funzione immaginante. Al di là delle critiche la percezione, in quanto accettazione di un oggetto con una rete d’interconnessioni proprie, implica un atteggiamento di sottomissione a quella logica, mentre l’immaginazione fa prevalere il soggetto immaginante. Non è facile percepire, così come non è facile accettare una logica che non sia quella propria, in pratica si tende a vedere ciò che si era pre-visto. Se l’essere umano è azione sarà possibile trovare la passività che richiede l’atteggiamento percettivo? Sarà possibile consegnarsi passivamente al reale senza pre-giudizi?
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- | Nella realtà umana l’occhio si fa sguardo attraverso il quale l’osservatore con la sua lente culturale, biografica e congiunturale dà forma e de-forma, integra e disgrega l’immagine dell’oggetto”.
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- | L’immagine non si costruisce su un foglio bianco, ma sulle percezioni precedenti. Il non pre-visto, il diverso, ciò che è fuori luogo o fuori tempo genera un plus d’immagine. Scatta un campanello d’allarme che ci mette sull’attenti. Lo schema di riferimento percettivo ci rimanda ad un mondo docile, dove il conoscere è un riconoscere. Ogni costruzione del campo di percezione è delimitata da un orizzonte sottodeterminato sullo sfondo del quale si delinea l’oggetto determinato. Sottodeterminazione e determinazione inquadrano e mettono a fuoco il campo visivo. Si potrebbe dire che il gioco delle lenti di una camera fotografica “tematizza” il suo soggetto.
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- | L’immagine non è una copia degradata dell’oggetto, è un’altra cosa. La facoltà immaginativa non è una funzione secondaria rispetto a quella razionale. L’errore consiste nel passare da una identità di essenza (l’immagine è l’oggetto) ad un’identità di esistenza (l’immagine è).
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- | L’immagine può corrispondere all’oggetto ma non ha l’essere. La rappresentazione si è costituita come cosa. L’immagine ha preso il posto della materia. Secondo Sartre “Occorre soprattutto sbarazzarsi della nostra abitudine, quasi invincibile, di costituire tutti i modi di esistenza sul tipo dell’esistenza fisica (…) Poiché l’immagine è l’oggetto, concludiamo che l’immagine esiste come l’oggetto. E in tal modo si costituisce ciò che chiameremo la metafisica ingenua dell’immagine. Tale metafisica consiste nel fare dell’immagine una copia della cosa, esistente essa stessa come cosa”.
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- | La difficoltà nello stabilire una differenziazione tra loro deriva dal fatto che l’albero in immagine e l’albero reale non sono altro che un solo e stesso albero su due diversi piani di esistenza. Da ciò nasce la confusione che assegna all’immagine un’esistenza fisica.
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