GEMICS 11 12 2008
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Qual'è questa mancanza che muove l'agire? L' agire è mosso dal desiderio di essere sè, di raggiungere la totalità, di essere la totalità, di colmare quel vuoto tra in sè e per sè. | Qual'è questa mancanza che muove l'agire? L' agire è mosso dal desiderio di essere sè, di raggiungere la totalità, di essere la totalità, di colmare quel vuoto tra in sè e per sè. | ||
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Non è la costituzione che si oppone a noi, siamo noi che scegliamo ogni volta e, quando con le nostre scelte scaviamo un solco troppo profondo, poi finiamo per non riuscire ad uscire più dal buco che abbiamo scavato e limitiamo la nostra libertà. La nostra libertà resterà sempre più limitata, condizionata alienata. | Non è la costituzione che si oppone a noi, siamo noi che scegliamo ogni volta e, quando con le nostre scelte scaviamo un solco troppo profondo, poi finiamo per non riuscire ad uscire più dal buco che abbiamo scavato e limitiamo la nostra libertà. La nostra libertà resterà sempre più limitata, condizionata alienata. |
Current revision as of 18:50, 16 December 2008
Perchè si fa quel che si fa?
L'eterna domanda delle scienze umane e di ognuno di noi. Secondo la tradizione freudiana l'agire dell'essere umano è mosso dal desiderio; per Lacan, che si rifà più alla visione esistenzialista sartriana, non è il desiderio a muovere il mio agire, ma prima ancora del desiderio c'è un vuoto. Davanti a noi abbiamo un essere da fare, da inventare, un domani dove tutto può ancora accadere. Ma il vuoto “non è” proprio perché gli manca l’essere deve essere concepito come mancanza. Il desiderio è mosso dalla mancanza di qualcosa. Qual'è questa mancanza che muove l'agire? L' agire è mosso dal desiderio di essere sè, di raggiungere la totalità, di essere la totalità, di colmare quel vuoto tra in sè e per sè.
reale/ realtà
costituzione/personalizzazione
Questi due schemi si sovrappongono a quello dell'in sé per sé, nel secondo schema (costituzione/personalizzazione)la mia costituzione, anche se mi costituisce, non mi determina. Io sono il mio passato "nella misura di non esserlo più". Il passato non mi determina, è parte di me, ma non mi salva né mi condanna. Il per sé, come la realtà, come la personalizzazione, sono sempre vuoti, sempre "da fare". Il passato non mi fa buono o cattivo, non c'è una essenza che mi fa buono, ma dovrò ogni volta dare esistenza, attuare, scegliere quale esistenza dare al mio essere. Non è possibile giustificare il proprio agire dicendo sono fatto così, questa è la mia costituzione; per Sartre l'essere umano sceglie sempre di agire in un modo o in un altro, sceglie sempre chi essere. "E' condannato ad essere libero". Jean Genet diceva io sono il Male, ma non diceva di esserlo perché era stato costituito come "il ladro", ma perché lui affermava di aver “scelto” la condanna, l'etichetta che la società gli aveva imposto. Sartre riprende il “paradosso” di Genet (Commediante e martire) la passività non è possibile perché io non sono il mio passato, non è possibile possederlo, il passato si trova nell'in sé e per esistere deve essere riportato al presente; io posso scegliere di farmi condizionare dalle mie scelte passate, ma il passato non mi determina. Noi viviamo il presente e scegliamo molte volte per analogia a seconda di come abbiamo scelto nel passato in situazioni simili, il passato non si può modificare, lo si può riprendere, lo si può “alterare” nel ricordo, lo si può “rendere altro”, ma il passato per Sartre non esiste se non quando è richiamato nel presente. Ma riportandolo al presente, il passato deve essere ricordato e quindi percepito con la lente del presente. Quindi il passato diventa altro, diventa presente. Esistente. Si potrebbe dire che mentre per Freud l'essere umano è una proiezione del passato, per Sartre tiene conto del passato nella misura in cui lo progetta verso il futuro. Nel presente io colgo dal passato gli elementi utili per progettare il futuro. Riprendo il passato in vista di un progetto di realizzazione di sé. Per spiegare meglio in che modo le scelte passate condizionano le scelte di oggi il professore ha fatto questo esempio: Un filo d'acqua passa su un terreno, sceglie un percorso e con il passare dell’acqua si comincia a formare un solco nella terra; ogni volta che l'acqua passa in quel solco lo scava sempre di più e lo rende più profondo. Alla fine l'acqua non riesce più ad attraversare quel terreno se non passando nel solco che ha scavato. Non è la costituzione che si oppone a noi, siamo noi che scegliamo ogni volta e, quando con le nostre scelte scaviamo un solco troppo profondo, poi finiamo per non riuscire ad uscire più dal buco che abbiamo scavato e limitiamo la nostra libertà. La nostra libertà resterà sempre più limitata, condizionata alienata.