GEMICS 10 12 2008
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- | Per | + | Per Sartre la caratteristica principale dell'essere umano è la sua libertà, l'essere umano è costituito come ontologicamente libero. Per “esistere” tale libertà deve realizzarsi in un tempo e in uno spazio, nel "per sé", altrimenti rimarrebbe una semplice parola astratta. Quando si dice "sono libero", la mia libertà esiste come in sé in quanto la mia condizione è determinata da essa. Ma la libertà deve esprimersi in situazione, nel "per sé", nella realtà umana, che come del resto ogni realtà umana, non è assoluta perché ha bisogno di essere configurata e delimitata. "Non esiste una vita interiore perché la vita è sempre fuori per le strade del mondo". La vita interiore, in quanto non manifesta, non esiste, non si manifesta. Il confine tra libertà individuale e libertà sociale è molto lieve: individuale e sociale si compenetrano, la scelta non può prescinde dalle circostanze. |
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- | Il confine tra libertà individuale e libertà sociale è molto lieve: individuale e sociale si compenetrano, la scelta non prescinde dalle circostanze. | + | La libertà per Sartre si realizza attraverso la "scelta": l'essere umano non può non scegliere, e anche se decide di non scegliere sta già effettuando una scelta. Spesso le persone sentono minacciata la loro libertà dalle regole che la società impone, e alle quali non possono sottrarsi. Apparentemente questo rende l'essere umano una vittima passiva, ma in realtà egli possiede la libertà di scelta: si sceglie di aderire o infrangere le regole. La situazione condiziona il comportamento umano ma non lo determina. Si sceglie sempre e comunque e perciò si è responsabili di tutto ciò che si fa, ma anche di tutto ciò che non si fa. Dire che si è responsabili anche di ciò che non si fa è un'affermazione molto forte e Sartre vuole con essa puntare il dito contro gli intellettuali che durante la seconda guerra mondiale non hanno preso posizioni contro i regimi, hanno scelto di non scegliere un impegno politico e sociale che avrebbe potuto fare la differenza, e scegliendo di non parlare, per Sartre, comunque hanno appoggiato la situazione di fatto. |
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- | Si sceglie sempre e comunque e perciò si è responsabili di tutto ciò che si fa | + | Nella filosofia di Sartre non esiste la distinzione tra potenza e atto. Per Sartre dire avrei o non avrei fatto questa cosa non è possibile. Le buone o cattive intenzioni non contano, a contare e ciò che faccio che è ciò che sono. Non ci sono scuse. La libertà, dunque è in situazione. Non esiste libertà assoluta ma relativa, a seconda della situazione. Ci sono le situazioni che rendono la mia libertà possibile di esprimersi di più, altre che in parte la limitano, ma nessuna la annulla. La passività per Sartre non esiste, quando si resta passivi si sceglie di essere passivi. Spesso la nostra passività è giustificata da costrizioni esterne. La costrizione esiste “se io la porto al mondo” se è personalizzata, nella misura in cui io la avverto, l’interiorizzo, l’interpreto e decido di accettarla. La costrizione non è data a prescindere, uguale per tutti, ma deve essere interiorizzata come condizionamento. Pertanto anche questo è il risultato di una scelta. |
- | La libertà, dunque è in situazione. Non esiste libertà assoluta ma relativa, a seconda della situazione. Ci sono le situazioni che rendono la mia libertà possibile di esprimersi di più, altre che in parte la limitano , ma nessuna la annulla. La passività per | + | |
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Current revision as of 19:23, 15 December 2008
Libertà/responsabilità
L'essere umano è libero?
Per Sartre la caratteristica principale dell'essere umano è la sua libertà, l'essere umano è costituito come ontologicamente libero. Per “esistere” tale libertà deve realizzarsi in un tempo e in uno spazio, nel "per sé", altrimenti rimarrebbe una semplice parola astratta. Quando si dice "sono libero", la mia libertà esiste come in sé in quanto la mia condizione è determinata da essa. Ma la libertà deve esprimersi in situazione, nel "per sé", nella realtà umana, che come del resto ogni realtà umana, non è assoluta perché ha bisogno di essere configurata e delimitata. "Non esiste una vita interiore perché la vita è sempre fuori per le strade del mondo". La vita interiore, in quanto non manifesta, non esiste, non si manifesta. Il confine tra libertà individuale e libertà sociale è molto lieve: individuale e sociale si compenetrano, la scelta non può prescinde dalle circostanze.
La libertà per Sartre si realizza attraverso la "scelta": l'essere umano non può non scegliere, e anche se decide di non scegliere sta già effettuando una scelta. Spesso le persone sentono minacciata la loro libertà dalle regole che la società impone, e alle quali non possono sottrarsi. Apparentemente questo rende l'essere umano una vittima passiva, ma in realtà egli possiede la libertà di scelta: si sceglie di aderire o infrangere le regole. La situazione condiziona il comportamento umano ma non lo determina. Si sceglie sempre e comunque e perciò si è responsabili di tutto ciò che si fa, ma anche di tutto ciò che non si fa. Dire che si è responsabili anche di ciò che non si fa è un'affermazione molto forte e Sartre vuole con essa puntare il dito contro gli intellettuali che durante la seconda guerra mondiale non hanno preso posizioni contro i regimi, hanno scelto di non scegliere un impegno politico e sociale che avrebbe potuto fare la differenza, e scegliendo di non parlare, per Sartre, comunque hanno appoggiato la situazione di fatto.
Nella filosofia di Sartre non esiste la distinzione tra potenza e atto. Per Sartre dire avrei o non avrei fatto questa cosa non è possibile. Le buone o cattive intenzioni non contano, a contare e ciò che faccio che è ciò che sono. Non ci sono scuse. La libertà, dunque è in situazione. Non esiste libertà assoluta ma relativa, a seconda della situazione. Ci sono le situazioni che rendono la mia libertà possibile di esprimersi di più, altre che in parte la limitano, ma nessuna la annulla. La passività per Sartre non esiste, quando si resta passivi si sceglie di essere passivi. Spesso la nostra passività è giustificata da costrizioni esterne. La costrizione esiste “se io la porto al mondo” se è personalizzata, nella misura in cui io la avverto, l’interiorizzo, l’interpreto e decido di accettarla. La costrizione non è data a prescindere, uguale per tutti, ma deve essere interiorizzata come condizionamento. Pertanto anche questo è il risultato di una scelta.
Per Sartre non esiste l'inconscio, l'essere umano non perde mai la sua coscienza. L'essere umano si muove continuamente tra l'"in sé" e il "per sé". Ma essere conscio non significa essere consapevole. La coscienza non presuppone sempre la consapevolezza. La consapevolezza risiede nella conoscenza, nel "per sé", nella riflessione della coscienza. "l'uomo è condannato ad esser libero". "non importa quello che gli altri hanno fatto di noi ma cosa noi facciamo con quello che hanno fatto di noi". E poi aggiunge: “quel piccolo movimento rende persona un essere totalmente condizionato”. Nell'opera di Sartre "San Genet commediante e martire" Sartre racconta la storia di un bambino orfano che, adottato da una famiglia contadina, viene sorpreso a frugare in un cassetto contenente soldi e accusato di furto. Genet affermerà che questo sguardo che lo ha condannato come ladro ha finito per costituire la sua propria natura. La risposta è paradossale: "Voi mi avete costituito come ladro e io farò e sarò il male assoluto" dice Genet. Genet dice di essere stato costituito dallo sguardo degli altri come ladro e di aver deciso di diventare il male assoluto. Non colpevolizza la società, non dice che è stato escluso, marginato ed etichettato. Genet assume la condanna come scelta. Genet ogni volta dovrà scegliere di essere ladro o male assoluto perché essere ladro o male in assoluto non è possibile, si è ladri in situazioni che vanno poi sempre riconfermate, non esistono assoluti per Sartre. Lo sguardo degli altri è importante per chiarire a noi stessi chi siamo, ma siamo sempre noi a scegliere chi vogliamo essere perché per quanto male possano averci fatto gli altri non è importante quello che hanno fatto di noi, ma cosa noi facciamo con quello che hanno fatto di noi. Genet in carcere scriverà i suoi primi romanzi, girerà le carceri di mezza Europa e scriverà opere teatrali ancora oggi rappresentate in tutto il mondo. Non siamo mai degli assoluti perché la realtà umana si manifesta sempre in un tempo e uno spazio. Ogni assoluto si rende relativo.