La Dottrina dell’Elezione - Sermone su 2 Timoteo 1:9-10
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La Dottrina dell’Elezione - Sermone su 2 Timoteo 1:9, 10
Giovanni Calvino (1509–1564)
Il quale ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima dell'inizio dei tempi, ed ora è stata manifestata con l'apparizione del Salvator nostro Gesù Cristo, che ha distrutto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo dell'evangelo. – 2 Timoteo 1:9, 10
Abbiamo mostrato questa mattina come, secondo il testo di S. Paolo, se vogliamo conoscere la libera misericordia del nostro Dio nel salvarci, dobbiamo venire al Suo eterno consiglio: con il quale Egli ci ha eletti prima del principio del mondo. Infatti in esso noi vediamo che Egli non ebbe riguardo per le nostre persone, né per le nostre qualità, ne per alcun merito che potessimo mai addurre. Prima che nascessimo, fummo iscritti nel Suo registro; Egli ci aveva già adottati come Suoi figli. Quindi, attribuiamo tutto alla Sua misericordia, sapendo che non possiamo vantarci di noi stessi se non privando Lui dell'onore che gli spetta.
Gli uomini hanno inventato cavilli per oscurare la grazia di Dio. Perché hanno detto che, sebbene Dio abbia scelto degli uomini prima della fondazione del mondo, tuttavia fu perché Egli previde che uno sarebbe stato diverso da un altro. La Scrittura mostra chiaramente che Dio non attese di vedere se gli uomini sarebbero stati degni o no quando li scelse; ma i sofisti hanno pensato di poter oscurare la grazia di Dio dicendo che, sebbene Egli non abbia avuto riguardi per i meriti passati, nondimeno Egli ebbe riguardo per quelli futuri. Perché, dicono, sebbene Giacobbe e suo fratello Esaù non avessero fatto alcunché di bene o male, e Dio scelse uno e rigettò l'altro, tuttavia Egli previde (poiché tutte le cose sono presenti per Lui) che Esaù sarebbe stato un uomo vizioso, e che Giacobbe sarebbe stato come in seguito si mostrò.
Ma queste sono stolte speculazioni, perché rendono chiaramente un bugiardo S. Paolo, il quale disse che Dio non rese alcun premio alle nostre opere quando ci elesse, perché lo fece prima che il mondo avesse principio. Ma anche se l'autorità di S. Paolo fosse abolita, nondimeno la questione sarebbe molto chiara e comprensibile, non solo nelle Sacre Scritture, ma anche nella ragione; tanto che quelli che vorrebbero sfuggirvi in tal modo dimostrano di essere uomini privi di ogni capacità. Infatti, se investighiamo nel profondo di noi stessi, quale bene possiamo trovare? Non è forse tutta l'umanità sotto la maledizione? Che cosa adduciamo dal ventre di nostra madre, se non il peccato?
Quindi noi non siamo differenti in nulla l'uno dall'altro; ma piacque a Dio di condurre a Sé chi volle. E per questo motivo, S. Paolo usa queste parole in un altro passo, quando dice, gli uomini non hanno nulla di cui gioire, perché nessuno trova sé stesso migliore dei suoi compagni, finché Dio non lo discerne. Così dunque, se confessiamo che Dio ci ha eletti prima della fondazione del mondo, ne segue necessariamente che Dio ci ha preparati a ricevere la Sua grazia; che Egli ci ha elargito quella bontà che non esisteva in noi prima; che Egli non solo ci ha eletti per essere eredi del regno del cielo, ma allo stesso modo ci giustifica, e ci governa con il Suo Santo Spirito. Il Cristiano dovrebbe essere tanto convinto di questa dottrina da esserne privo di ogni dubbio.
Ci sono alcuni uomini oggi che sarebbero grati se la verità di Dio fosse distrutta. Tali uomini combattono contro lo Spirito Santo, come bestie insensate, e cercano di abolire la Sacra Scrittura. C'è maggiore onestà nei papisti che in questi uomini: perché la dottrina dei papisti è di gran lunga migliore, più santa, e più concorde con la sacra Scrittura della dottrina di questi uomini vili e malvagi, che gettano via la santa elezione di Dio; questi cani che abbaiano, e maiali che la rivoltano.
Tuttavia, teniamoci saldi a ciò che è qui insegnato: poiché Dio ci ha scelti prima che il mondo avesse principio, dobbiamo attribuire la causa della nostra salvezza alla Sua libera benevolenza; dobbiamo confessare che Egli non ci prese per essere Suoi figli per un qualche merito da parte nostra; perché non avevamo nulla per raccomandarci al Suo favore. Quindi, dobbiamo riporre la cause e la sorgente della nostra salvezza in Lui soltanto, e fondarci su di essa; altrimenti, di qualunque cosa noi costruiamo, e in qualunque modo la costruiamo, non rimarrà nulla.
Dobbiamo qui notare ciò che S. Paolo congiunge, ovvero, la grazia di Gesù Cristo con l’eterno consiglio di Dio Padre, e poi ci conduce alla nostra chiamata, affinché possiamo essere rassicurati della bontà di Dio e della Sua volontà, che sarebbe rimasta nascosta a noi se non ne avessimo avuto la testimonianza. S. Paolo dice in primo luogo che la grazia che dipende dal proposito di Dio, ed è in essa compresa, viene data nel nostro Signore Gesù Cristo. Come se dicesse, visto che meritiamo di essere rigettati, e odiati come nemici mortali di Dio, era necessario che fossimo innestati, come dire, in Gesù Cristo; affinché Dio potesse riconoscerci e ammetterci come Suoi figli. Altrimenti, Dio non potrebbe guardarci se non per odiarci, perché non c’è altro che corruzione in noi, siamo pieni di peccato, e colmi, come dire, di ogni sorta d’iniquità.
Dio, il quale è la giustizia stessa, non può avere alcuna concordia con noi finché considera la nostra natura peccaminosa. Quindi, quando Egli volle adottarci prima del principio del mondo, fu necessario che Gesù Cristo si ponesse fra noi e Lui, affinché noi fossimo scelti nella Sua persona, perché Egli è il Figlio beneamato; quando Dio ci unisce a Sé, ci rende tali da piacergli. Impariamo a venire direttamente a Gesù Cristo se non vogliamo dubitare dell’elezione di Dio, perché Egli è il vero cristallo in cui dobbiamo contemplare la nostra adozione.
Se Gesù Cristo ci fosse negato, allora Dio sarebbe un giudice dei peccatori, tanto che non potremmo sperare in alcuna benevolenza o favore dalle Sue mani, ma dovremmo attenderci la punizione; perché senza Gesù Cristo la Sua maestà sarà sempre terribile e tremenda per noi. Se udiamo menzione del Suo proposito eterno, non possiamo che essere sgomenti, come se Egli fosse già pronto a sprofondarci nella miseria. Ma quando sappiamo che tutta la grazia si fonda su Gesù Cristo, allora possiamo essere sicuri che Dio ci ha amato, sebbene ne fossimo indegni.
In secondo luogo, dobbiamo notare che S. Paolo non parla semplicemente dell’elezione di Dio, perché ciò non ci pone al riparo dai dubbi, ma dovremmo piuttosto rimanere nella confusione e nella pena; ma aggiunge la vocazione, con cui Dio ha svelato il Suo consiglio che innanzi ci era sconosciuto e non potevamo raggiungere. Come sapremo dunque che Dio ci ha scelti, affinché possiamo gioire in Lui, e vantarci della benevolenza che Egli ha riversato su di noi? Quelli che parlano contro l’elezione di Dio, abbandonano il vangelo; abbandonano tutto ciò che Dio ha disposto innanzi a noi per condurci a Lui; tutti i mezzi che Egli ha ordinato per noi, e sa essere adeguati e appropriati al nostro uso. Non dobbiamo procedere in tal modo, ma secondo la regola di S. Paolo, dobbiamo congiungere la vocazione con l’elezione eterna di Dio.
Viene detto che siamo chiamati; e così abbiamo questa seconda parola, vocazione. Quindi Dio ci ha chiamati; e come? Sicuramente, quando piacque a Lui di assicurarci della nostra elezione, cosa che non avremmo potuto raggiungere per alcun altro mezzo. Perché chi può entrare nel consiglio di Dio? come dice il profeta Isaia e anche l’apostolo Paolo. Ma quando piace a Dio di comunicare Sé stesso a noi in modo intimo, allora riceviamo ciò che oltrepassa la conoscenza di tutti gli uomini: perché abbiamo una buona e fedele testimonianza, che è lo Spirito Santo, il quale ci innalza al di sopra del mondo e ci conduce fino ai meravigliosi segreti di Dio.
Non dobbiamo parlare frettolosamente dell’elezione di Dio, e dire che siamo predestinati; ma se vogliamo essere completamente rassicurati della nostra salvezza, non dobbiamo parlarne superficialmente, sia che Dio ci abbia tratto per essere Suoi figli che no. Cosa dunque? Guardiamo a ciò che è dichiarato nel vangelo. Là Dio ci mostra che Egli è nostro Padre, e che ci condurrà all’eredità della vita, avendoci segnati con il sigillo dello Spirito Santo nei nostri cuori, che è l’indubbia testimonianza della nostra salvezza, se lo riceviamo per fede.
Il vangelo viene predicato a grandi moltitudini, le quali, nonostante ciò, sono reprobi; anzi, Dio svela e mostra che Egli li aveva maledetti; che essi non hanno parte alcuna né diritto nel Suo regno, perché resistono al vangelo, e gettano via la grazia che è loro offerta. Ma quando noi riceviamo la dottrina di Dio con obbedienza e fede, ci affidiamo alle Sue promesse, e accettiamo questa offerta che Egli ci fa di prenderci come Suoi figli, questo, dico, è una certezza della nostra elezione. Ma dobbiamo qui ribadire che quando abbiamo consapevolezza della nostra salvezza, quando Dio ci ha chiamati e illuminati nella fede del Suo vangelo, non è per annullare l’eterna predestinazione che avvenne prima.
Vi sono molti in questi giorni che dicono, chi sono quelli che Dio ha scelto, se non i soli fedeli? Questo lo affermo; ma essi ne traggono una cattiva conseguenza, e dicono che la fede è la causa, anzi, la prima causa della nostra salvezza. Se essi la chiamassero una causa media, sarebbe effettivamente vero, perché la Scrittura dice, “voi siete salvati per la grazia, mediante la fede” (Efe. 2.8). Ma dobbiamo andare più in alto, perché se essi attribuiscono la fede al libero arbitrio dell’uomo, essi bestemmiano scelleratamente contro Dio e commettono sacrilegio. Dobbiamo giungere a ciò che la Scrittura ci mostra, ovvero, che quando Dio ci dà la fede, dobbiamo sapere che non siamo capaci di ricevere il vangelo, se non perché Egli ci ha formati mediante lo Spirito Santo.
Non ci è sufficiente udire la voce dell’uomo, se Dio non opera dall’interno e ci parla segretamente mediante lo Spirito Santo; e da là proviene la fede. Ma quale ne è la causa? Perché la fede viene data ad uno e non ad un altro? S. Luca ce lo mostra, dicendo, “tutti coloro ch’erano ordinati a vita eterna credettero” (Atti 13.48). Vi era un gran numero di ascoltatori, e tuttavia solo pochi di essi accolsero la promessa della salvezza. E chi erano quei pochi? Coloro che erano ordinati a salvezza. Di nuovo, S. Paolo parla così estesamente di questo argomento, nella sua epistola agli Efesini, che non possono essere altro che i nemici della predestinazione divina sono stupidi e ignoranti, il diavolo ha cavato loro gli occhi, e sono divenuti privi di ogni ragione, se non riescono a vedere una cosa così chiara ed evidente.
S. Paolo dice che Dio ci ha chiamati, e ci ha resi partecipi dei Suoi tesori e delle infinite ricchezze che ci furono date attraverso il nostro Signore Gesù Cristo, in quanto Egli ci aveva scelti prima dell’inizio dei tempi. Quando diciamo che siamo chiamati a salvezza perché Dio ci ha dato la fede, non è perché non esista una causa superiore e quindi chiunque non possa giungere all’eterna elezione di Dio Lo priva di qualcosa e sminuisce il Suo onore. Questo si trova quasi in ogni parte della Sacra Scrittura.
Per poter concludere brevemente l’argomento, osserviamo in quale maniera dovremmo comportarci. Quando investighiamo sulla nostra salvezza, non dobbiamo cominciare dicendo, Siamo eletti? No, non potremo mai salire così in alto; saremo confusi mille volte e avremo gli occhi abbagliati, prima che possiamo giungere al consiglio di Dio. Cosa faremo dunque? Ascoltiamo cosa viene detto nel vangelo: quando Dio è stato così misericordioso di fare in modo che noi ricevessimo la promessa offerta, non sappiamo che è come se Egli ci avesse aperto tutto il Suo cuore e avesse scritto la nostra elezione nella nostra coscienza?
Dobbiamo avere la certezza che Dio ci ha presi come Suoi figli e che il regno del cielo è nostro, perché siamo chiamati in Gesù Cristo. Come possiamo conoscere questo? Come potremo rimanere saldi sulla dottrina che Dio ci ha esposto innanzi? Dobbiamo magnificare la grazia di Dio, e sapere che non possiamo addurre nulla per raccomandarci al Suo favore; dobbiamo diventare nulla ai nostri occhi, affinché non ci sia possibile reclamare alcuna lode per noi; ma sappiamo che Dio ci ha chiamati al vangelo, avendoci eletti prima del principio del mondo. Questa elezione di Dio è, come dire, una lettera sigillata, perché consiste in sé stessa, e nella sua stessa natura: ma noi possiamo leggerla, perché Dio ce ne ha fornito una testimonianza quando ci ha chiamati a Sé mediante il vangelo e la fede.
Perché come l’originale o la prima copia non toglie nulla alla lettera o documento che viene letto, così noi non dobbiamo avere alcun dubbio della nostra salvezza. Quando Dio ci certifica mediante il vangelo che ci ha presi come Suoi figli, questa testimonianza reca con sé la pace, poiché siamo segnati con il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, e sigillati con lo Spirito Santo. Quando abbiamo questa testimonianza, non abbiamo forse abbastanza per appagare la nostra mente? Quindi, l’elezione di Dio è così lontana dall’essere contraria a ciò, che conferma la testimonianza che abbiamo nel vangelo. Non dobbiamo dubitare che Dio abbia registrato i nostri nomi fra i Suoi figli eletti prima che il mondo fosse creato, ma la conoscenza di ciò Egli l’ha riservata a Sé.
Dobbiamo sempre giungere a nostro Signore Gesù Cristo quando parliamo della nostra elezione; perché senza di Lui (come abbiamo già mostrato), non possiamo accostarci a Dio. Quando parliamo del Suo decreto, potremmo ben essere sgomenti, come uomini degni di morte. Ma se Gesù Cristo è la nostra guida, noi possiamo affidarci con letizia a Lui, sapendo che Egli è degno abbastanza da rendere tutti i Suoi membri amati da Dio Padre; è sufficiente infatti che noi siamo innestati nel Suo corpo, e resi una cosa sola con Lui. Dunque dobbiamo riflettere su questa dottrina, se vogliamo trarne profitto rettamente; come è illustrato da S. Paolo, quando dice, questa grazia della salvezza ci fu data prima dell’inizio dei tempi. Dobbiamo oltrepassare il confine della natura, se vogliamo sapere come siamo salvati, per quale causa, e da dove proviene la nostra salvezza.
Dio non ci lascerebbe nel dubbio, né ci nasconderebbe il Suo consiglio permettendo che noi ignorassimo come fu assicurata la nostra salvezza; ma ci ha chiamati a Sé mediante il Suo vangelo, e ha sigillato la testimonianza della Sua bontà e amore paterno nel nostro cuore. Così dunque, avendo una tale certezza, glorifichiamo Dio, perché ci ha chiamati per la Sua libera misericordia. Affidiamoci al nostro Signore Gesù Cristo, sapendo che Egli non ci ha ingannati quando fece sì che fosse predicato che Egli diede Sé stesso per noi, e lo testimoniò mediante lo Spirito Santo. Perché la fede è l’indubbio segno che Dio ci ha accolti come Suoi figli e in tal modo siamo condotti all’elezione eterna, secondo la Sua precedente elezione.
Egli non disse che Dio ci ha scelto perché abbiamo ascoltato il vangelo, ma d’altra parte attribuisce la fede che ci viene conferita alla causa altissima: ovvero, perché Dio ha preordinato che ci avrebbe salvati, poiché eravamo perduti e rigettati in Adamo. Vi sono certi stolti, i quali, per offuscare la vista dei semplici e dei loro simili, dicono che la grazia della salvezza ci fu data perché Dio ordinò che Suo Figlio dovesse redimere l’umanità, e quindi essa è comune a tutti.
Ma S. Paolo ha parlato in altro modo, e gli uomini non possono con tali sciocchi argomenti compromettere la dottrina del vangelo. Infatti viene detto chiaramente che Dio ci ha salvati. Questo si riferisce a tutti senza eccezione? No; egli parla solo dei fedeli. Ancora, S. Paolo include tutto il mondo? Alcuni furono chiamati mediante la predicazione, e nondimeno si resero indegni della salvezza che fu loro offerta: quindi erano reprobi. Dio lasciò altri, che non avevano mai udito il vangelo predicato, nella loro infedeltà.
Quindi S. Paolo si rivolse chiaramente e precisamente a coloro che Dio aveva eletto e riservato a Sé. La bontà di Dio non sarà mai vista nella sua vera natura, né onorata come merita, se non conosciamo che Egli non volle che noi rimanessimo nella generale distruzione dell’umanità, in cui Egli aveva lasciato quanti erano simili a noi; dai quali noi non ci distinguiamo, perché non siamo in alcun modo migliori di loro; ma così piacque a Dio. Dunque, ogni bocca taccia; gli uomini non devono avere la presunzione di intraprendere alcunché, eccetto che di lodare Dio, confessando di esserGli debitori per tutta la loro salvezza.
Faremo ora alcune osservazioni sulle altre parole usate da S. Paolo in questo passo. È vero che l’elezione di Dio non potrebbe mai esserci proficua, né potrebbe mai giungerci, se non la conoscessimo per mezzo del vangelo; perché piacque a Dio di rivelare questa causa che aveva tenuta segreta prima di tutti i tempi. Ma per affermare la Sua intenzione più chiaramente, aggiunge che questa grazia ci è ora rivelata. E come? “Con l’apparizione del Signore Nostro Gesù Cristo.” Quando ha detto che questa grazia ci è stata rivelata con l’apparizione di Gesù Cristo, ci ha mostrato che dovremmo essere troppo ingrati se non fossimo soddisfatti e non ci affidassimo alla grazia del Figlio di Dio. Che cosa possiamo cercare ancora? Se potessimo elevarci al di sopra delle nuvole, e investigare i segreti di Dio, quale ne sarebbe il risultato? Non sarebbe di stabilire che noi siamo Suoi figli ed eredi?
Ora noi conosciamo queste cose perché sono manifestate chiaramente in Gesù Cristo. Infatti viene detto che tutti coloro che credono in Lui godranno del privilegio di essere figli di Dio. Quindi, non dobbiamo allontanarci neanche un poco da queste cose, se vogliamo essere certi della nostra elezione. S. Paolo ce l’ha già mostrato, che Dio non ci amò mai, né ci elesse, se non nella persona del Suo amato Figlio. Quando Gesù Cristo apparve, rivelò la vita a noi, altrimenti non ne saremmo mai stati partecipi. Ci ha introdotti all’eterno consiglio di Dio. Ma è presunzione che gli uomini cerchino di conoscere più di quanto Dio vuole che essi conoscano.
Se camminiamo sobriamente e in riverente obbedienza a Dio, ascoltando e accogliendo ciò che Egli ha detto nella Sacra Scrittura, la via sarà spianata innanzi a noi. S. Paolo dice, quando il Figlio di Dio apparve nel mondo, aprì i nostri, occhi affinché conoscessimo che Egli aveva avuto grazia per noi prima della fondazione del mondo. Siamo stati accolti come suoi figli, e considerati giusti; tanto che non dobbiamo minimamente dubitare che il regno del cielo sia stato preparato per noi. Non che lo abbiamo per i nostri meriti, ma perché esso appartiene a Gesù Cristo, il quale ci rende partecipi con Sé.
Quando S. Paolo parla dell’apparizione di Gesù Cristo, dice, “ha prodotta in luce la vita, e l’immortalità, per l’evangelo”. Non dice solo che Gesù Cristo è il nostro Salvatore, ma che Egli è inviato come mediatore per riconciliarci mediante il sacrificio della Sua morte; Egli ci è mandato come un Agnello immacolato, per purificare e fare soddisfazione di tutti i nostri peccati; Egli è il nostro pegno, per liberarci dalla condanna della morte; Egli è la nostra rettitudine, il nostro avvocato, che fa intercessione presso Dio affinché ascolti le nostre preghiere.
Dobbiamo ammettere che tutte queste qualità appartengono a Gesù Cristo, se vogliamo sapere correttamente come è apparso. Dobbiamo guardare alla sostanza contenuta nel vangelo. Dobbiamo sapere che Gesù Cristo è apparso come nostro Salvatore, e che ha sofferto per la nostra salvezza; e che siamo stati riconciliati a Dio Padre per Suo tramite; che siamo stati mondati da tutte le colpe, e liberati dalla morte eterna. Se non sappiamo che Egli è il nostro avvocato, che Egli ci ascolta quando preghiamo a Dio, perché le nostre preghiere possano ricevere risposta, cosa ne sarà di noi, quale fiducia possiamo avere quando invochiamo il nome di Dio, il quale è la fonte della nostra salvezza? Ma S. Paolo dice, Gesù Cristo ha adempiuto ogni cosa che era richiesta per la redenzione dell’umanità.
Se il vangelo fosse rimosso, quale vantaggio sarebbe per noi che il Figlio di Dio abbia sofferto la morte e sia risorto il terzo giorno per la nostra giustificazione? Tutto questo sarebbe vano per noi. Così dunque, il vangelo ci ha dato in possesso dei benefici che Cristo ha acquistato per noi. E quindi, sebbene Egli sia assente da noi nel corpo e non sia presente con noi qui sulla terra, tuttavia non si è ritirato, come se non potessimo trovarlo; infatti, come il sole che splende illumina il mondo, così Gesù Cristo si mostra chiaramente a coloro che hanno gli occhi della fede per contemplarlo, quando viene predicato il vangelo. Quindi S. Paolo dice, Gesù Cristo ha prodotto in luce la vita, anzi, la vita eterna.
Ha detto, il Figlio di Dio ha abolito la morte. E come l’ha abolita? Se non avesse offerto un sacrificio eterno per placare l’ira di Dio, se non si fosse addentrato nelle profondità più cupe per trarcene fuori; se non avesse preso su di Sé la nostra maledizione, se non avesse rimosso il peso da cui eravamo oppressi, dove dovremmo essere? La morte sarebbe stata forse sconfitta? No, il peccato regnerebbe in noi, e così la morte. E infatti, che ognuno esamini sé stesso, e scopriremo che siamo schiavi di Satana, il principe della morte. Tanto che siamo rinchiusi in questa miserabile schiavitù finché Dio non distrugge il diavolo, il peccato e la morte. E questo è compiuto: ma come? Egli ha tolto i nostri peccati mediante il sangue del nostro Signore Gesù Cristo.
Quindi, sebbene siamo poveri peccatori e in pericolo del giudizio di Dio, tuttavia il peccato non può offenderci; la lama, velenosa, è così smussata che non può ferirci, perché Gesù Cristo ha ottenuto la vittoria sopra di esso. Egli non ha sofferto che il suo sangue fosse versato invano, ma fu un lavacro con cui noi fummo purificati per mezzo dello Spirito Santo, com’è mostrato da S. Pietro. E così vediamo chiaramente che quando S. Paolo parla del vangelo nel quale è apparso Gesù Cristo, e nel quale ci appare quotidianamente, non dimentica la Sua morte e passione, né le cose che riguardano la salvezza dell’umanità.
Noi possiamo essere certi che nella persona del nostro Signore Gesù Cristo abbiamo tutto ciò che desideriamo; abbiamo una piena e perfetta fiducia nella bontà di Dio e nell’amore che Egli ci comunica. Ma vediamo che i nostri peccati ci separano da Dio, e causano conflitti tra i nostri membri; tuttavia abbiamo una redenzione mediante il nostro Signore Gesù Cristo. E perché? Perché Egli ha versato il Suo sangue per lavare i nostri peccati; ha offerto un sacrificio con cui Dio si è riconciliato con noi; in breve, ha rimosso la maledizione affinché noi potessimo essere benedetti da Dio. Inoltre, Egli ha conquistato la morte e ha trionfato sopra di essa, affinché potesse liberarci dalla sua tirannia, che altrimenti ci avrebbe sopraffatto completamente.
Dunque vediamo che tutte le cose che riguardano la nostra salvezza sono realizzate nel nostro Signore Gesù Cristo. E per poter venire in pieno possesso di tutti questi benefici, dobbiamo sapere che Egli ci appare quotidianamente mediante il Suo vangelo. Sebbene Egli dimori nella Sua gloria celeste, se apriamo gli occhi della nostra fede Lo contempleremo. Dobbiamo imparare a non separare ciò che lo Spirito Santo ha unito insieme. Osserviamo, con un confronto, cosa intendeva S. Paolo con amplificare la grazia che Dio ha mostrato al mondo dopo la venuta di nostro Signore Gesù Cristo; come se avesse detto, gli antichi padri non avevano questo vantaggio, di avere Gesù Cristo manifestato a loro, come Egli è apparso a noi.
È vero che essi avevano la medesima fede, e che l’eredità del cielo è loro quanto nostra; infatti Dio ha rivelato la Sua grazia a loro come a noi, ma non in egual misura, perché essi videro Gesù Cristo da lontano, sotto le figure della legge, come disse S. Paolo ai Corinzi. Il velo del tempio era ancora disteso, perché i Giudei non potevano accostarsi al santuario, il santuario fisico. Ma ora, rimosso il velo del tempio, ci accostiamo alla maestà del nostro Dio, veniamo in maggiore intimità con Lui, nel quale dimora ogni perfezione e gloria. In breve, noi abbiamo il corpo, mentre essi avevano solo le ombre (Col. 2.17).
Gli antichi padri si sottomisero completamente a sopportare l’afflizione di Gesù Cristo, come è detto nell’undicesimo capitolo di Ebrei; perché non viene detto che Mosè portò il vituperio di Abrahamo, ma di Cristo. Quindi gli antichi padri, sebbene vivessero sotto la legge, offrirono loro stessi a Dio in sacrificio, per portare con somma pazienza le afflizioni di Cristo. E ora Gesù Cristo, risorto dai morti, ha portato la vita alla luce. Se siamo così delicati da non poter sopportare le afflizioni del vangelo, non siamo forse degni di essere cancellati dal libro di Dio e cacciati via? Quindi, dobbiamo essere costanti nella fede, e pronti a soffrire per il nome di Gesù Cristo qualunque cosa Dio voglia; perché la vita ci è apparsa innanzi, e ne abbiamo una conoscenza più intima di quanto ne avessero gli antichi padri.
Sappiamo come gli antichi padri furono tormentati dai tiranni e dai nemici della verità, e come soffrirono costantemente. La condizione della chiesa non è più travagliata in questi giorni di allora. Infatti ora Gesù Cristo ha portato la vita e l’immortalità alla luce mediante il vangelo. Ogni volta che ci viene predicata la grazia di Dio, è come se il regno del cielo ci fosse svelato, come se Dio allungasse la propria mano e ci assicurasse che la vita è vicina, e che ci renderà partecipi della Sua eredità celeste. Ma quando volgiamo lo sguardo a questa vita, che fu acquistata per noi da nostro Signore Gesù Cristo, non dovremmo esitare ad abbandonare tutto ciò che abbiamo in questo mondo, per giungere al tesoro di sopra, che si trova in cielo.
Quindi, non siamo volontariamente ciechi: poiché Gesù Cristo ogni giorno pone innanzi a noi la vita e l’immortalità di cui si è parlato qui. Quando S. Paolo parla della vita, e aggiunge l’immortalità, è proprio come se dicesse che noi entriamo già nel regno del cielo mediante la fede. Sebbene siamo stranieri qui sotto, la vita e la grazia di cui siamo resi partecipi attraverso il nostro Signore Gesù Cristo porteranno i loro frutti a tempo debito; ovvero, quando Egli sarà mandato da Dio Padre a mostrarci l’effetto delle cose che sono predicate ogni giorno, che furono adempiute nella Sua persona quando fu rivestito dell’umanità.