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Il simbolo della fede

Abbiamo detto finora ciò che noi otteniamo in Cristo mediante la fede.

Ora vediamo ciò che la nostra fede deve scorgere e considerare in Cristo per fortificarsi. Questo è esposto nel simbolo (così viene chiamato): cioè come Cristo ci è stato fatto dal Padre sapienza, redenzione, vita, giustizia e santificazione.

Non c’importa gran che il sapere da quale autore o da quali autori sia stato formulato questo sommario della fede, che non contiene alcuna dottrina umana, anzi, è una raccolta di certissime testimonianze della Scrittura. Ma affinché la nostra confessione di fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo non turbi alcuno, dobbiamo prima spiegarci un poco.

Quando nominiamo il Padre il Figlio e lo Spirito Santo, non immaginiamo affatto tre dei, ma la Scrittura e l’esperienza stessa della pietà ci mostrano nella semplicissima essenza di Dio, il Padre, il suo Figlio e il suo Spirito.

Tanto che la nostra intelligenza non può concepire il Padre senza comprendere ad un tempo il Figlio, in cui risplende la sua viva immagine e lo Spirito in cui appare la sua potenza e la sua virtù.

Dunque teniamoci fermi con tutta la mente e con tutto il cuore a un solo Dio, pure tuttavia contempliamo il Padre col Figlio e con lo Spirito.

Io credo in Dio, padre onnipotente, creatore del cielo e della terra.

Con queste parole non ci viene semplicemente insegnato a credere che Dio esiste, ma piuttosto a conoscere qual è il nostro Dio e a confidare d’essere nel numero di quelli a cui promette di essere il loro Dio e che accoglie come suo popolo. A Lui viene attribuita ogni potenza e con ciò si vuol dire ch’egli amministra tutte le cose mediante la sua provvidenza, le governa con la sua volontà e le guida con la sua forza e la sua potenza.

Quando viene chiamato creatore del cielo e della terra si deve intendere con ciò ch’egli di continuo mantiene e sostiene e vivifica tutto ciò che ha creato.

E in Gesù Cristo, suo Figliolo unigenito, Signor nostro.

Ciò che abbiamo precedentemente insegnato, cioè che Cristo è il vero oggetto della nostra fede, si comprende facilmente, perché tutta la nostra salvezza è rappresentata in Lui. Noi lo chiamiamo Gesù, e questo titolo onorifico gli è stato dato per rivelazione celeste, perché è stato mandato per salvare il popolo dai loro peccati. Perciò la Scrittura afferma (Atti 4:12), che non è stato dato altro nome agli uomini per il quale abbiano ad essere salvati. Il titolo di Cristo significa ch’egli, mediante l’unzione, ha ricevuto pienamente tutte le grazie dello Spirito Santo, che nella Scrittura vengono appunto designate col nome d’olio, perché senza di esse noi cadiamo come rami secchi e sterili.

Ora mediante tale unzione egli è stato costituito dal Padre per assoggettarsi ogni potenza nel cielo e sulla terra, affinché anche noi divenissimo re in Lui, con dominio sul diavolo, il peccato, la morte e l’inferno.

In secondo luogo egli è stato costituito sacerdote per placare il Padre e riconciliarlo con noi mediante il suo sacrificio, onde noi divenissimo in Lui sacerdoti, offrendo al Padre preghiere, azioni di grazia, noi stessi e tutte le cose nostre, avendo Lui per nostro intercessore e mediatore. Oltre a ciò viene chiamato Figliolo di Dio, non come i credenti soltanto per adozione e per grazia, ma veramente e per natura e perciò solo e unico Figliolo, affinché sia distinto dagli altri. Ed è nostro Signore non solo secondo la divinità, che possiede dall’eternità insieme col Padre, ma anche secondo la carne, in cui ci è stato rivelato. Perché, come dice S. Paolo (1 Corinzi 8:6): «Vi è un sol Dio, dal quale sono tutte le cose e un sol Signore Gesù Cristo mediante il quale sono tutte le cose».

Concepito di Spirito Santo, nato da Maria vergine.

Qui ci è detto come il Figliolo di Dio ci è stato fatto Gesù, cioè Salvatore, e Cristo, cioè nato per essere un re che ci governi e un sacerdote che ci riconcili col Padre. Infatti egli ha rivestito la nostra carne, affinché divenuto Figliolo d’uomo ci facesse insieme a sé figlioli di Dio.

Ha preso su di sé la nostra povertà per comunicarci le sue ricchezze, la nostra debolezza per renderci forti mediante la sua potenza, la nostra morte per darci la sua immortalità; ed è disceso sulla terra per elevarci al cielo.

Egli è nato da Maria vergine, affinché fosse riconosciuto il vero figliolo d’Abramo e di Davide, ch’era stato promesso nella legge e ai profeti; e come vero uomo in tutto simile a noi fuorché nel peccato; il quale essendo stato tentato come noi da tutte le nostre infermità imparò ad averne compassione.

Tuttavia egli stesso è stato concepito nel seno della Vergine per la virtù meravigliosa e inenarrabile dello Spirito Santo, affinché non nascesse macchiato da nessuna corruzione della carne, ma santificato da purezza sovrana.

Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto, discese nel soggiorno dei morti.

Con queste parole ci viene insegnato come egli ha compiuto la nostra redenzione, per la quale era nato uomo mortale. Infatti, avendo la disobbedienza dell’uomo provocato l’ira di Dio, egli l’ha placata con la sua obbedienza, essendo stato obbediente al Padre fino alla morte.

E con la sua morte s’è offerto al Padre in sacrificio, onde appagare la giustizia di Lui una volta per sempre, sì che i credenti fossero tutti santificati in eterno ed eterna soddisfazione fosse data per il nostro peccato. Ha sparso il suo sangue sacro, quale prezzo della nostra redenzione, onde spegnere il furore di Dio contro a noi e togliere la nostra iniquità.

Ma non v’è nulla in questa redenzione, che sia senza mistero. Patì sotto Ponzio Pilato, allora giudice della Giudea, e dalla sua sentenza fu condannato come criminale e malfattore, affinché per questa condanna noi fossimo liberati e assolti al tribunale del gran Giudice.

E stato crocifisso per portare sulla croce, maledetta nella legge di Dio, la nostra maledizione, che avevano meritata i nostri peccati. E’ morto per vincere con la sua morte la morte che ci era nemica, che ci avrebbe inghiottito e divorato, se Egli non l’avesse inghiottita. Fu sepolto affinché noi pure, avendo comunione con Lui per l’efficacia della sua morte, fossimo sepolti al peccato e liberati dal potere del diavolo e della morte.

Quanto alla espressione: «discese nel soggiorno dei morti», significa che è stato afflitto da Dio e che ha sopportato e sentito il rigore orribile del suo giudizio per opporsi per noi alla sua ira e soddisfare alla sua giustizia.

Così ha sofferto e portato le pene meritate dalla nostra iniquità e non già da Lui ch’era senza peccato e senza macchia. Non già che il Padre sia mai stato irritato contro di Lui, perché come si sarebbe indignato contro il Figliolo suo tanto amato, nel quale si è compiaciuto?

0 come il Padre sarebbe stato placato dalla sua intercessione se fosse stato indignato contro a Lui? Ma è detto ch’egli ha sopportato la gravezza dell’ira di Dio, in questo senso, che percosso e afflitto dalla mano di Dio ha sentito tutti i segni del corruccio e della vendetta di Dio fino a gridare nell’angoscia: «Dio mio, Dio mio, perché m’hai abbandonato?».

Il terzo dì risuscitò, salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre Onnipotente. Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti.

Per la sua risurrezione noi possiamo avere piena fiducia di rimanere vittoriosi sulla potenza della morte. Infatti, com’egli non ha potuto essere ritenuto dagli angosciosi legami di quella, ma ha vinto ogni suo potere, così anche ha spezzato tutti suoi dardi, onde non ci possa più trafiggere mortalmente.

La sua risurrezione è dunque la certissima verità, sostanza e fondamento in primo luogo della nostra risurrezione avvenire, poi anche della vivificazione presente, mediante la quale noi nasciamo a una vita nuova. Con la sua ascensione al cielo egli ci ha aperto la porta del regno dei cieli, che fu chiusa per noi tutti in Adamo. Infatti è entrato in cielo con la nostra carne e in nostro nome, di modo che in Lui noi già possediamo il cielo in speranza e siamo seduti nei luoghi celesti. Ed egli si trova là non senza un gran vantaggio per noi; ma essendo entrato come sacerdote nel santuario di Dio, non fatto da man d’uomo, si presenta come nostro eterno avvocato e mediatore.

Quanto all’essere seduto alla destra del Padre, significa in primo luogo ch’è costituito e dichiarato re, padrone e Signore di tutte le cose, affinché con la sua potenza ci conservi e mantenga, sì che il suo regno e la sua gloria divenga la nostra forza, la nostra virtù e la nostra gloria contro l’inferno.

In secondo luogo significa che ha ricevuto tutte le grazie dello Spirito Santo per dispensarle e arricchire i credenti con esse. Infatti, per quanto sia stato elevato al cielo e il suo corpo sia tolto alla nostra vista, tuttavia non cessa d’assistere i fedeli col suo valido aiuto o di mostrare loro la potenza della sua presenza, come anche ha promesso dicendo: «Ecco io sono con voi fino alla fine dell’età presente». E infine ne consegue ch’egli che Egli scenderà di lassù in modo visibile come anche lo si è visto salirvi.

Ciò avverrà all’ultimo giorno, quando apparirà a tutti nella maestà incomprensibile del suo regno per giudicare i vivi ed i morti (cioè coloro che quel giorno sorprenderà ancora in vita e quelli che saranno morti prima), rendendo a tutti secondo le loro opere, secondo che ognuno si sarà mostrato con le sue opere fedele o infedele. Vi è per noi una consolazione singolare in questo, che il giudizio è rimesso a colui la cui venuta non ci può essere che salutare.

Credo nello Spirito Santo

Quando ci viene insegnato di credere allo Spirito Santo ci è pure comandato di attendere da Lui quel che gli viene attribuito nella Scrittura.

Infatti Cristo opera per virtù del suo Spirito tutto ciò ch’è buono, in qualsiasi luogo ciò avvenga. Per mezzo suo fa, regge, mantiene e vivifica tutte le cose; per mezzo suo ci giustifica, santifica e purifica, ci chiama e attira a sé, affinché otteniamo la salvezza.

Pertanto, quando in questo modo lo Spirito Santo abita in noi, ci rischiara con la sua luce, affinché giungiamo alla piena conoscenza della grandezza delle ricchezze della bontà divina, che possediamo in Cristo; egli infiamma i nostri cuori del fuoco dell’ardente amore di Dio e dei prossimo e tutti i giorni vieppiù mortifica e consuma i vizi della nostra concupiscenza, di modo che se vi sono in noi alcune opere buone, sono il frutto e la manifestazione della potenza della sua grazia; e senza di Lui non v’è in noi che un intelletto ottenebrato e un cuore perverso.

Credo la santa chiesa universale, la comunione dei santi.

Abbiamo già visto donde nasce la chiesa, che qui ci viene proposta come oggetto di fede, affinché abbiamo fiducia che tutti gli eletti sono uniti dal vincolo della fede in una chiesa, in una società, in un popolo di Dio. Di esso Cristo nostro Signore è guida, principe e capo come d’un corpo, poiché in Lui sono stati eletti avanti la fondazione del mondo, affinché fossero tutti insieme nel regno di Dio.

Questa società è cattolica, cioè universale, perché non ve ne sono due o tre; ma gli eletti di Dio sono in sì fatto modo uniti e congiunti in Cristo che; com’essi dipendono da un capo, così crescono come in un corpo, aderendo gli uni agli altri, come sono composte le membra dì un medesimo corpo.

E sono veramente fatti uno in quanto che vivono del medesimo Spirito di Dio, nella stessa fede, speranza e carità e sono chiamati ad aver parte alla medesima eredità della vita eterna. Essa è ancora santa, poiché tutti quelli che sono stati eletti dall’eterna provvidenza di Dio per essere adottati quali membri della chiesa. sono tutti santificati dal Signore mediante una rigenerazione spirituale.

L’ultima parte della proposizione dice ancora più chiaramente com’è questa chiesa, cioè che la comunione dei credenti è tale, che qualunque dono di Dio un di loro abbia ricevuto, anche gli altri hanno parte ad esso per quanto la dispensazione divina di questo dono venga fatta a uno particolarmente e non agli altri.

Appunto come le membra d’un medesimo corpo per una certa comunione partecipano tutte tra loro di tutte le cose che hanno e tuttavia ciascuno ha le sue proprietà particolari e compiti diversi. Infatti, com’è stato detto, tutti gli eletti sono riuniti e composti in un corpo.

Or noi crediamo la santa chiesa e la sua comunione onde, assicurati da una ferma fede in Cristo, abbiamo fiducia dì essere sue membra.

Credo la remissione dei peccati.

Su questo fondamento poggia e sta la nostra salvezza, poiché la remissione dei peccati è la via per avvicinarsi a Dio e il mezzo con cui siamo trattenuti e custoditi nel suo regno. Infatti nella remissione dei peccati è compresa tutta la giustizia, che i credenti ottengono, non per loro merito, ma per la misericordia del Signore.

E ciò avviene quando oppressi, afflitti e confusi per la coscienza dei loro peccati, sono abbattuti dal sentimento del giudizio di Dio, hanno dispiacere di se stessi e gemono e sono oppressi come da un pesante fardello e per questo odio e confusione del peccato mortificano la loro carne e tutto ciò ch’è in essi .

Ma, affinché Cristo ottenesse per noi la remissione gratuita dei peccati, l’ha acquistata e pagata egli stesso coi proprio sangue, al quale noi siamo debitori di ogni purificazione e d’ogni soddisfazione dovuta per essi. Ci viene dunque insegnato a credere che a noi, chiamati a far parte del corpo della chiesa, e inseriti in esso, è fatta grazia ed è concessa la remissione dei peccati per la liberalità divina e per l’intercessione del merito di Cristo. E nessun’altra remissione dei peccati è concessa altrove o con altro mezzo o ad altri, poiché all’infuori di questa chiesa e di questa comunione dei santi non vi è salvezza.

Credo la risurrezione della carne e la vita eterna.

Qui ci viene detto in primo luogo dell’attesa della risurrezione avvenire; cioè che il Signore richiamerà dalla polvere e dalla corruzione a vita novella la carne di coloro che saranno stati distrutti dalla morte prima del giorno del grande giudizio. E farà ciò mediante quella medesima potenza per cui ha risuscitato dai morti il suo Figliolo.

Ma quelli che saranno trovati vivi passeranno a una nuova vita piuttosto mediante una subitanea trasformazione che per la forma naturale della morte. Ora siccome la risurrezione è comune ai buoni e ai malvagi, ma in condizioni diverse, l’ultima parte della proposizione è aggiunta per discernere il nostro stato dal loro. La nostra risurrezione sarà tale che, risuscitati dalla corruzione nell’incorruttibilità, dalla morte nell’immortalità e glorificati nel corpo e nell’anima, il Signore ci accoglierà in una beatitudine, ch’è di là d’ogni mutamento e d’ogni corruzione.

Ciò sarà la perfezione vera e completa nella vita, nella luce e nella giustizia, quando noi saremo inseparabilmente uniti al Signore, che ne possiede in sé ogni pienezza come sorgente che non può disseccarsi. In questa beatitudine il regno di Dio sarà pieno d’ogni splendore, gioia, potenza e felicità, cose che ora non possono essere conosciute dagli uomini e che noi non vediamo se non come in uno specchio e nell’oscurità, finché non sia giunto il giorno in cui il Signore ci concederà di vedere la sua gloria, faccia a faccia.

Per contro i riprovati e malvagi, che non avranno cercato e onorato Dio con una fede verace e viva, siccome non avranno parte in Dio e nel suo regno, verranno gettati con i diavoli in una morte immortale e in una corruzione incorruttibile; affinché, esclusi d’ogni gioia e potenza e da tutti gli altri beni del regno celeste e condannati alle tenebre eterne e agli eterni tormenti, siano rosi da un verme che mai non morrà e arsi da un fuoco che mai si estinguerà.

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