Sommario07

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La terza conferma e motivazione speciale a credere in Cristo è lo stretto e terribile comando di Dio, che impone a tutti coloro che odono l'Evangelo di accostarsi a Cristo secondo i Suoi termini e di credere in Lui, così come espresso in 1 Giovanni 3:23
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La terza conferma e motivazione speciale a credere in Cristo è lo stretto e terribile comando di Dio, che impone a tutti coloro che odono l'Evangelo di accostarsi a Cristo nei Suoi termini e di credere in Lui, così come espresso in 1 Giovanni 3:23
::''"Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato"''.
::''"Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato"''.
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*(1) Che se una qualsiasi persona non accoglie il dolce invito di Dio, né l'umile ed amorevole richiesta di Dio che gli è stata fatta di essere riconciliati, essa si troverà ben presto ad avere a che fare con la sovrana autorità della più alta Maestà, perché, Egli dice: "Questo è il suo comand[ament]o: che crediamo nel nome del Figlio suo".
*(1) Che se una qualsiasi persona non accoglie il dolce invito di Dio, né l'umile ed amorevole richiesta di Dio che gli è stata fatta di essere riconciliati, essa si troverà ben presto ad avere a che fare con la sovrana autorità della più alta Maestà, perché, Egli dice: "Questo è il suo comand[ament]o: che crediamo nel nome del Figlio suo".
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*(2) Che se una qualsiasi persona guarda a questo comandamento nello stesso modo in cui ha guardato ai comandamenti negletti della Legge, deve considerare che questo è un comando dell'Evangelo, posteriore alla Legge, dato affinché ci avvaliamo del rimedio per tutti i peccati. Se, infatti, si disubbidisce ad esso, non vi sarà più altro comando da ubbidire che questo: ''"Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!"'' (Matteo 25:41). Non c'è, infatti, nulla che sia più gradito ai Suoi occhi che l'ubbidienza a quel comandamento (v. 22), senza il quale è impossibile piacergli (Ebrei 11:6).
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*(2) Che se una qualsiasi persona guarda a questo comandamento nello stesso modo in cui ha guardato ai comandamenti negletti della Legge, deve considerare che questo è un comando dell'Evangelo, posteriore alla Legge, dato affinché ci avvaliamo del rimedio di tutti i peccati. Se, infatti, si disubbidisce ad esso, non vi sarà più altro comando da ubbidire che questo: ''"Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!"'' (Matteo 25:41). Non c'è, infatti, nulla che sia più gradito ai Suoi occhi che l'ubbidienza a quel comandamento (v. 22), senza il quale è impossibile piacergli (Ebrei 11:6).
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*(3) Che ciascuno che oda l'Evangelo deve sentire nella sua coscienza il dovere di una fede vivente in Cristo. Il credente debole non deve ritenere essere presunzione il fare ciò che è comandato. La persona incline a disperare deve ricomporsi e pensare ad ubbidire a questo dolce comando salvifico. Il credente forte deve approfondire ulteriormente il senso del bisogno che ha di Gesù Cristo, e crescere sempre di più nell'ubbidienza a questo comando. Sì, persino la persona più impenitente, profana e malvagia non deve ritenere d'esserne esclusa e dal non mirare ad ubbidire a questo comando per quanto disperata possa sembrare la sua condizione. Infatti, Colui che comanda a tutti di credere in Cristo, rivolge questo comando a credere proprio a coloro che sono dannati e perduti senza Cristo. Per questo Egli comanda a tutti di riconoscere i propri peccati ed il loro bisogno di Cristo. In effetti, Egli comanda a tutti di ravvedersi affinché possano credere in Lui. Chiunque, poi, rifiuta di ravvedersi dei suoi passati peccati è colpevole di disubbidienza a questo comando dato a tutti quelli che lo odono, ma specialmente a coloro che sono nell'ambito della chiesa visibile, perché, Egli dice: "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo".
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*(3) Che ciascuno che oda l'Evangelo deve sentire nella sua coscienza il dovere di una fede vivente in Cristo. Il credente debole non deve ritenere presunzione il fare ciò che è comandato. La persona incline a disperare deve ricomporsi e pensare ad ubbidire a questo dolce comando salvifico. Il credente forte deve approfondire ulteriormente il senso del bisogno che ha di Gesù Cristo, e crescere sempre di più nell'ubbidienza a questo comando. Sì, persino la persona più impenitente, profana e malvagia non deve ritenere d'esserne esclusa e dal non dover mirare ad ubbidire a questo comando per quanto disperata possa sembrare la sua condizione. Infatti, Colui che comanda a tutti di credere in Cristo, rivolge questo comando a credere proprio a coloro che sono dannati e perduti senza Cristo. Per questo Egli comanda a tutti di riconoscere i propri peccati ed il loro bisogno di Cristo. In effetti, Egli comanda a tutti di ravvedersi affinché possano credere in Lui.  
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*(4) Chiunque, poi, rifiuta di ravvedersi dei suoi passati peccati è colpevole di disubbidienza a questo comando dato a tutti quelli che lo odono, ma specialmente a coloro che sono nell'ambito della chiesa visibile, perché, Egli dice: "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo".
*Che colui che obbedisce a questo comandamento ha edificato la sua salvezza su terreno solido:
*Che colui che obbedisce a questo comandamento ha edificato la sua salvezza su terreno solido:
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** (a) perché Egli ha trovato il Messia promesso, completamente fornito di tutte le perfezioni a che esegua perfettamente la funzione di Profeta, Sacerdote e Re. Egli, infatti, è quel Cristo in cui dobbiamo tutti credere.
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** (a) Egli, infatti, ha trovato il Messia promesso, completamente fornito di tutte le perfezioni necessarie per esegua perfettamente la funzione di Profeta, Sacerdote e Re. Egli, infatti, è quel Cristo in cui dobbiamo tutti credere.
** (b) Egli ha abbracciato un Salvatore che è in grado di salvare perfettamente, anzi, Egli salva effettivamente ciascuno che venga a Dio mediante Lui. Egli, infatti, è Gesù, Colui che davvero salva il Suo popolo dai loro peccati.
** (b) Egli ha abbracciato un Salvatore che è in grado di salvare perfettamente, anzi, Egli salva effettivamente ciascuno che venga a Dio mediante Lui. Egli, infatti, è Gesù, Colui che davvero salva il Suo popolo dai loro peccati.
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** (c) Colui che ubbidisce a questo comando ha edificato la sua salvezza sulla Roccia, vale a dire su Colui che è il Figlio di Dio, che non considera rapina essere chiamato uguale al Padre, e che è degno d'essere l'oggetto della fede salvifica e del culto spirituale, perché Egli dice: "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo".
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** (c) Colui che ubbidisce a questo comando ha edificato la sua salvezza sulla Roccia, vale a dire su Colui che è il Figlio di Dio, che non considera qualcosa di illecito essere chiamato uguale al Padre, e che è degno d'essere l'oggetto della fede salvifica e del culto spirituale, perché Egli dice: "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo".
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*(4) Che colui che ha creduto in Gesù Cristo, sebbene sia libero dalla maledizione della legge, non è tuttavia libero dal comando e dall'ubbidienza alla legge, ma legato ad essa da un nuovo obbligo ed un nuovo comando di Cristo. Questo nuovo comando esige che vi si ubbidisca, "nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato", dice Giovanni. La prima parte di questo comando chiama a credere in Lui e necessariamente implica amore verso Dio e così ubbidienza alla prima tavola della Legge, perché credere in Dio ed amarlo sono inseparabili. La seconda parte del comando, poi, ci chiama ad amare il nostro prossimo, specialmente ai fratelli in fede. Questo equivale all'ubbidienza alla seconda tavola della Legge,
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*(5) Che colui che ha creduto in Gesù Cristo, sebbene sia libero dalla maledizione della legge, non è tuttavia libero dal comando e dall'ubbidienza alla legge, ma legato ad essa da un nuovo obbligo ed un nuovo comando di Cristo. Questo nuovo comando esige che vi si ubbidisca, "nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato", dice Giovanni. La prima parte di questo comando chiama a credere in Lui e necessariamente implica amore verso Dio e così ubbidienza alla prima tavola della Legge, perché credere in Dio ed amarlo sono inseparabili. La seconda parte del comando, poi, ci chiama ad amare il nostro prossimo, specialmente ai fratelli in fede. Questo equivale all'ubbidienza alla seconda tavola della Legge,
Per tutte queste ragioni, un credente debole deve rafforzarsi ragionando sulla base seguente:
Per tutte queste ragioni, un credente debole deve rafforzarsi ragionando sulla base seguente:
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"Cgiunque che sia consapevole della propria peccaminosità e tema l'ira di Dio, udendo questo comando di Dio, deve affrettarsi a rifugiarsi in Gesù Cristo, l'unico rimedio per il peccato e la miseria, e deve ingaggiare il suo cuore nell'ubbidienza della legge dell'amore. La sua fede non è né presuntuosa né morta. ma vera e salvifica.
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"Chiunque sia consapevole della propria peccaminosità e tema l'ira di Dio, udendo questo comando di Dio, deve affrettarsi a rifugiarsi in Gesù Cristo, l'unico rimedio per il suo peccato e la sua miseria, e deve ingaggiare il suo cuore nell'ubbidienza della legge dell'amore. La sua fede non è né presuntuosa né morta. ma vera e salvifica.
Allora io (potrebbe dire il credente debole) consapevole della mia peccaminosità e temendo l'ira di Dio, mi affretto a rifugiarmi in Gesù Cristo, l'unico rimedio del mio peccato e della mia miseria, ed ho impegnato il mio cuore ad ubbidire alla legge dell'amore. La mia fede, quindi, non è una presunzione o una fede morta, ma una fede vera e salvifica.
Allora io (potrebbe dire il credente debole) consapevole della mia peccaminosità e temendo l'ira di Dio, mi affretto a rifugiarmi in Gesù Cristo, l'unico rimedio del mio peccato e della mia miseria, ed ho impegnato il mio cuore ad ubbidire alla legge dell'amore. La mia fede, quindi, non è una presunzione o una fede morta, ma una fede vera e salvifica.

Current revision as of 21:24, 19 October 2012

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La terza conferma e motivazione speciale a credere in Cristo è lo stretto e terribile comando di Dio, che impone a tutti coloro che odono l'Evangelo di accostarsi a Cristo nei Suoi termini e di credere in Lui, così come espresso in 1 Giovanni 3:23

"Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato".

In questo testo l'Apostolo ci da da comprendere le seguenti cinque dottrine:

  • (1) Che se una qualsiasi persona non accoglie il dolce invito di Dio, né l'umile ed amorevole richiesta di Dio che gli è stata fatta di essere riconciliati, essa si troverà ben presto ad avere a che fare con la sovrana autorità della più alta Maestà, perché, Egli dice: "Questo è il suo comand[ament]o: che crediamo nel nome del Figlio suo".
  • (2) Che se una qualsiasi persona guarda a questo comandamento nello stesso modo in cui ha guardato ai comandamenti negletti della Legge, deve considerare che questo è un comando dell'Evangelo, posteriore alla Legge, dato affinché ci avvaliamo del rimedio di tutti i peccati. Se, infatti, si disubbidisce ad esso, non vi sarà più altro comando da ubbidire che questo: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!" (Matteo 25:41). Non c'è, infatti, nulla che sia più gradito ai Suoi occhi che l'ubbidienza a quel comandamento (v. 22), senza il quale è impossibile piacergli (Ebrei 11:6).
  • (3) Che ciascuno che oda l'Evangelo deve sentire nella sua coscienza il dovere di una fede vivente in Cristo. Il credente debole non deve ritenere presunzione il fare ciò che è comandato. La persona incline a disperare deve ricomporsi e pensare ad ubbidire a questo dolce comando salvifico. Il credente forte deve approfondire ulteriormente il senso del bisogno che ha di Gesù Cristo, e crescere sempre di più nell'ubbidienza a questo comando. Sì, persino la persona più impenitente, profana e malvagia non deve ritenere d'esserne esclusa e dal non dover mirare ad ubbidire a questo comando per quanto disperata possa sembrare la sua condizione. Infatti, Colui che comanda a tutti di credere in Cristo, rivolge questo comando a credere proprio a coloro che sono dannati e perduti senza Cristo. Per questo Egli comanda a tutti di riconoscere i propri peccati ed il loro bisogno di Cristo. In effetti, Egli comanda a tutti di ravvedersi affinché possano credere in Lui.
  • (4) Chiunque, poi, rifiuta di ravvedersi dei suoi passati peccati è colpevole di disubbidienza a questo comando dato a tutti quelli che lo odono, ma specialmente a coloro che sono nell'ambito della chiesa visibile, perché, Egli dice: "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo".
  • Che colui che obbedisce a questo comandamento ha edificato la sua salvezza su terreno solido:
    • (a) Egli, infatti, ha trovato il Messia promesso, completamente fornito di tutte le perfezioni necessarie per esegua perfettamente la funzione di Profeta, Sacerdote e Re. Egli, infatti, è quel Cristo in cui dobbiamo tutti credere.
    • (b) Egli ha abbracciato un Salvatore che è in grado di salvare perfettamente, anzi, Egli salva effettivamente ciascuno che venga a Dio mediante Lui. Egli, infatti, è Gesù, Colui che davvero salva il Suo popolo dai loro peccati.
    • (c) Colui che ubbidisce a questo comando ha edificato la sua salvezza sulla Roccia, vale a dire su Colui che è il Figlio di Dio, che non considera qualcosa di illecito essere chiamato uguale al Padre, e che è degno d'essere l'oggetto della fede salvifica e del culto spirituale, perché Egli dice: "Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo".
  • (5) Che colui che ha creduto in Gesù Cristo, sebbene sia libero dalla maledizione della legge, non è tuttavia libero dal comando e dall'ubbidienza alla legge, ma legato ad essa da un nuovo obbligo ed un nuovo comando di Cristo. Questo nuovo comando esige che vi si ubbidisca, "nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri secondo il comandamento che ci ha dato", dice Giovanni. La prima parte di questo comando chiama a credere in Lui e necessariamente implica amore verso Dio e così ubbidienza alla prima tavola della Legge, perché credere in Dio ed amarlo sono inseparabili. La seconda parte del comando, poi, ci chiama ad amare il nostro prossimo, specialmente ai fratelli in fede. Questo equivale all'ubbidienza alla seconda tavola della Legge,

Per tutte queste ragioni, un credente debole deve rafforzarsi ragionando sulla base seguente:

"Chiunque sia consapevole della propria peccaminosità e tema l'ira di Dio, udendo questo comando di Dio, deve affrettarsi a rifugiarsi in Gesù Cristo, l'unico rimedio per il suo peccato e la sua miseria, e deve ingaggiare il suo cuore nell'ubbidienza della legge dell'amore. La sua fede non è né presuntuosa né morta. ma vera e salvifica.

Allora io (potrebbe dire il credente debole) consapevole della mia peccaminosità e temendo l'ira di Dio, mi affretto a rifugiarmi in Gesù Cristo, l'unico rimedio del mio peccato e della mia miseria, ed ho impegnato il mio cuore ad ubbidire alla legge dell'amore. La mia fede, quindi, non è una presunzione o una fede morta, ma una fede vera e salvifica.

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