Salmodia - Conclusione
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Current revision as of 18:17, 24 September 2011
Conclusion
Abbiamo esaminato il fondamento del culto biblico (il principio regolatore del culto) e la testimonianza della Scrittura al riguardo del contenuto dei canti da usarsi nell'ambito del culto. Il principio regolatore del culto, chiaramente insegnato dalla Scrittura ed affermato in tutte le confessioni di fede riformate e presbiteriane, afferma che non basta dire, come fanno alcuni, che il canto di inni non ispirati non sia proibito: bisogna indicare in che modo la Scrittura lo giustifichi e lo approvi. Di fatto non lo fa.
Quando si esamina la testimonianza biblica al riguardo del canto nel culto, abbiamo notati come il canto dei Salmi divinamente ispirati sia comandato sia nell'Antico come nel Nuovo Testamento. In essi troviamo esempi storici di come i Salmi fossero usati nel culto. Vi sono, inoltre, abbondanti evidenze a dimostrare come la divina ispirazione fosse il requisito dei canti da ussarsi nel culto cristiano. Non troviamo, però alcun comando, esempio od autorizzazione a far uso nel culto di canti non ispirati. Coloro che vorrebbero trovare giustificazione per il canto di testi non ispirati in Efesini 5:19 e Colossesi 3:16, oppure dai pretesi "frammenti di inni" presenti nel Nuovo Testamento, non stanno facendo alcuna accurata esegesi, ma permettono che il loro attaccamento emotivo ad inni non ispirati influenzi il loro giudizio. In breve, è impossibile trovare nella Scrittura avallo alcuno per cantare, durante il culto, inni non ispirati.