Una Sintesi, Secondo le Sacre Scritture, del Sacramento della Cena del Signore

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Una Sintesi, Secondo le Sacre Scritture, del Sacramento della Cena del Signore


John Knox (1505–1572)



Viene qui presentato brevemente, in una sintesi secondo le Sacre Scritture, quale concetto abbiamo noi Cristiani della Cena del Signore, chiamata il sacramento del corpo e del sangue del nostro Salvatore Gesù Cristo.

Primo, noi confessiamo che essa è un santo gesto, ordinato da Dio, nel quale il Signore Gesù, mediante le cose terrene e visibili innanzi a noi, ci innalza alle cose celesti e invisibili. E che quando egli ebbe preparato il suo banchetto spirituale, testimoniò di essere egli stesso il pane della vita con il quale la nostra anima è nutrita per la vita eterna.

E quindi, nel mostrare il pane e il vino per mangiarne e berne, egli conferma e sigilla per noi le sue promesse e la sua comunione (ossia, che noi saremo partecipi con lui del suo regno); e rappresenta, e rende chiari ai nostri sensi, i suoi doni celesti; e dà a noi anche sé stesso, affinché lo accogliamo per fede, non con la bocca, e neppure per trasfusione di sostanza; ma in modo tale che noi, in virtù dello Spirito Santo, nutriti della sua carne e rinvigoriti con il suo sangue, possiamo essere rinnovati sia per la vera pietà che per l’immortalità.

E confessiamo anche che in essa il Signore Gesù ci ha radunati in un solo corpo visibile, così che siamo membri l’uno dell’altro, e componiamo nell’insieme un solo corpo, del quale Gesù Cristo è il solo Capo; e, infine, che con il medesimo sacramento, il Signore ci chiama alla memoria della sua morte e passione, per indurre il nostro cuore alla lode del suo santissimo nome.

Inoltre, riconosciamo che a questo sacramento ci si deve accostare con riverenza, considerando che [in esso] viene mostrata e testimoniata la meravigliosa comunione e unione del Signore Gesù e di chi lo riceve; e anche che in questo sacramento è inclusa e contenuta [la testimonianza] che egli preserverà la sua chiesa. Poiché in esso ci è comandato di mostrare la morte del Signore fino alla sua venuta (1 Cor. 11:26).

Inoltre, noi crediamo che essa sia una confessione, nella quale noi mostriamo quale genere di dottrina professiamo e a quale congregazione ci uniamo; e similmente, che essa è un vincolo di amore reciproco tra di noi. E, infine, noi crediamo che tutti coloro che vengono a questa santa Cena devono condurre con sé la loro conversione al Signore, mediante un genuino ravvedimento nella fede; e in questo sacramento ricevono i sigilli e la conferma della loro fede; e tuttavia non devono pensare in alcun modo che in virtù di questo gesto i loro peccati siano perdonati.

E riguardo a queste parole, Hoc est corpus meum, “Questo è il mio corpo” (1 Cor. 11:24; Mat. 26:26; Mc. 14:22; Lu. 22:19), dalle quali i Papisti dipendono così tanto, dicendo che noi dobbiamo credere che il pane e il vino sono transustanziati nel corpo e sangue di Cristo: noi dichiariamo che esso non è un articolo della nostra fede che possa salvarci, nè uno a cui siamo tenuti a credere dietro pena dell’eterna dannazione. Infatti anche se credessimo che il suo stesso corpo naturale, carne e sangue, fosse naturalmente nel pane e nel vino, ciò non ci salverebbe, visto che molti lo credono, e purtuttavia lo ricevono a loro dannazione. Perché non è la sua presenza nel pane che può salvarci, ma la sua presenza nel nostro cuore, mediante la fede nel suo sangue, che ha lavato via i nostri peccati, e ha quietato l’ira del Padre verso di noi. E ancora, se non crediamo alla sua presenza materiale nel pane e nel vino, non questo ci dannerà, ma la sua assenza nei nostri cuori a motivo della mancanza di fede.

[1] Ora, se qualcuno qui obiettasse che, anche se fosse vero che la sua assenza dal pane non può dannarci, tuttavia abbiamo il dovere di crederlo a motivo della parola di Dio, che dice, “Questo è il mio corpo” (1 Cor. 11:24); e che chi non crede a questo rende Dio un bugiardo; e, quindi, con mente ostinata nel non credere alla sua parola, questo possa essere la nostra dannazione. [2] A questo, noi rispondiamo che noi crediamo alla parola di Dio, e confessiamo che essa è vera, ma non deve essere intesa come i Papisti grossolanamente affermano. Perché nel sacramento noi riceviamo Gesù Cristo spiritualmente, come facevano i padri dell’Antico Testamento, secondo le parole di S. Paolo (1 Cor. 10:3-4). E se gli uomini ben ponderassero che Cristo, ordinando il suo santo sacramento del suo corpo e sangue, disse queste parole in modo sacramentale, senza dubbio essi non lo intenderebbero mai così grossolanamente e stoltamente, in modo contrario alle scritture, e all’esposizione di S. Agostino, S. Girolamo, Fulgenzio, Vigilio, Origene, e molti altri pii scrittori.


Note


1. Nota a margine: Obiezione 2. Nota a margine: Risposta


Questa breve dichiarazione, sebbene una composizione autonoma, fu allegata al trattato di Knox Una Difesa della Dottrina secondo cui il Sacrificio della Messa è Idolatria (1550).

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