Rimedi Contro lo Sconforto del Cristiano

From Diwygiad

Rimedi Contro lo Sconforto del Cristiano


Thomas Brooks (1608-1680)




Sebbene Satana non possa mai privare un credente della sua corona, tuttavia tale è la sua malizia e invidia, che non lascerà nessuna pietra non rivoltata, nessun mezzo non sperimentato, per privarlo del suo conforto e della sua pace, per rendere la sua vita un peso e un inferno, per fare in modo che trascorra i suoi giorni nell’afflizione e nel tormento, sospirando e lamentandosi nei dubbi e negli interrogativi. “Certamente,” dirà, “non abbiamo alcuna parte in Cristo; le nostre grazie non sono vere, le nostre speranze sono le speranze degli ipocriti; la nostra fiducia è presunzione, il nostro godimento è un’illusione.”

Il beato John Bradford (il martire) in una delle sue epistole, dice così, “O Signore, a volte mi sembra di sentirmi come se non vi fosse differenza tra il mio cuore e quello del malvagio. La mia mente è cieca come la loro, il mio cuore è aspro, ostinato, ribelle e duro come il loro,” e così continua.

Vi mostrerò questo in alcuni particolari:

INGANNO 1: Il primo inganno di Satana per mantenere le anime in una condizione triste, dubbiosa e piena di interrogativi, e così rendere la loro vita un inferno, è di Fare in modo che essi siano assorti e concentrati sui propri peccati, che si preoccupino più dei propri peccati che del proprio Salvatore; si, di pensare tanto ai propri peccati da dimenticare e trascurare il loro Salvatore; che, come dice il Salmista, “Il Signore non sia in tutti i loro pensieri” (Sal. 10.4). I loro occhi sono così fissi sulla loro malattia, che non possono vederne il rimedio, sebbene sia vicino; e meditano così tanto sui loro debiti, che non hanno né la mente né il cuore di pensare al loro Garante. Un Cristiano dovrebbe portare Cristo sul suo petto come un fiore di diletto, perché egli è un paradiso intero di delizie. Chi non dedica i suoi pensieri a Cristo più che ai propri peccati, non può mai essere grato e fruttuoso come dovrebbe.

Rimedio 1. Il primo rimedio per i credenti deboli, è di considerare che sebbene Gesù Cristo non li abbia liberati dalla presenza del peccato, tuttavia li ha liberati dal potere di dannazione del peccato. È ben vero che peccato e grazia non sono mai nati insieme, né peccato e grazia moriranno insieme; tuttavia, finché un credente respira in questo mondo, essi devono vivere insieme, devono coabitare. Cristo in questa vita non libererà alcun credente dalla presenza del peccato, ma libera ogni credente del potere di dannazione di ogni peccato. “Non vi è alcuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito” (Rom. 8.1). La legge non può condannare un credente, perché Cristo l’ha adempiuta per lui; la giustizia divina non può condannarlo, perché Cristo l’ha soddisfatta; i suoi peccati non possono condannarlo, perché sono perdonati nel sangue di Cristo; e la sua coscienza, su retti fondamenti, non può condannarlo, perché Cristo, che è maggiore della sua coscienza, lo ha assolto.

I miei peccati non mi feriscono, se io non piaccio a loro. Il peccato è come l’albero di fico selvatico, o l'edera sul muro; taglia la base, il tronco, il fusto e i rami, eppure alcune radici spunteranno nuovamente, finché il muro non sarà abbattuto.

Rimedio 2. Il secondo rimedio contro questo inganno di Satana, è di considerare che sebbene Gesù Cristo non ti abbia liberato dal potere molesto e vessatorio del peccato, tuttavia egli ti ha liberato dal regno e dal dominio del peccato. Tu dici che il peccato ti molesta e ti tormenta tanto, che non riesci a pensare a Dio, né ad andare a Dio, né a parlare con Dio. Oh, ma ricorda che una cosa è che il peccato ti molesti e ti perseguiti, ed un’altra che il peccato regni e abbia il dominio su te. “Il peccato non avrà più potere su di voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia.” (Rom. 6.14). Il peccato può ribellarsi–ma non potrà mai regnare in un santo. Accade con il peccato nei rigenerati come con quelle bestie di cui parla Daniele, “Quanto alle altre bestie, il dominio fu loro tolto, ma fu loro concesso un prolungamento di vita per un periodo stabilito di tempo” (Dan. 7.12). I Cristiani primitivi scelsero di essere gettati ai leoni esteriormente, piuttosto che essere lasciati alle concupiscenze interiormente.

Ora, il peccato regna nell’anima quando l’anima vi obbedisce volontariamente e prontamente, e si sottomette ai suoi comandi, come i sudditi obbediscono attivamente e accolgono i comandi del loro principe. I comandi di un re sono prontamente accolti e obbediti dai suoi sudditi–ma i comandi di un tiranno sono accolti e obbediti controvoglia. Tutto il servizio che si rende ad un tiranno è dovuto alla violenza, e non all’obbedienza amorevole. Una libera e spontanea sottomissione ai comandi del peccato dichiara che l’anima è sotto il regno e dominio del peccato; ma da questa piaga, da questo inferno, Cristo libera tutti i credenti. È un segno del fatto che il peccato non ha guadagnato il tuo assenso, ma che ha usato violenza alla tua anima, che tu invochi Dio. Sotto la legge, se la vergine abusata avesse chiamato aiuto, ella sarebbe stata innocente (Deu. 22.27); così quando il peccato agisce da tiranno sull’anima, e l’anima invoca aiuto, essa è senza colpa; quei peccati non saranno addebitati all’anima.

Il peccato non può dire di un credente come il centurione disse dei suoi servi, “se dico all'uno: ‘Va'’, egli va; e se dico all'altro: ‘Vieni’, egli viene; e se dico al mio servo: ‘Fa' questo’, egli lo fa” (Mat. 8.9). No! Il cuore di un santo insorge contro i comandi del peccato; e quando il peccato vorrebbe consegnare la sua anima al diavolo, egli odia il peccato, e invoca la giustizia. Signore! dice l’anima del credente, il peccato fa il tiranno, il diavolo in me; vorrebbe che facessi ciò che si scontra con la tua santità così come con la mia felicità; contro il tuo onore e la tua gloria, così come contro il mio conforto e la mia pace; rendimi dunque giustizia, O retto giudice del cielo e della terra, e fa’ che questo peccato tiranno ne muoia! “O miserabile uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte?”

Rimedio 3. Il terzo rimedio contro questo inganno di Satana è di tenere costantemente in vista le promesse della remissione dei peccati, così come le opere interiori del peccato. Questa è una verità certa, che Dio per grazia perdona quei peccati che, in questa vita, non placa completamente nel suo popolo. Paolo prega tre volte (ossia, spesso) di essere liberato dalle spine della carne. Tutto ciò che può ottenere è “La mia grazia ti basta” (2 Cor. 12.9); Io ti perdonerò nella grazia ciò che non sottometterò in te, dice Dio. “Li purificherò di ogni loro iniquità con la quale hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le loro iniquità con le quali hanno peccato e con le quali si sono ribellati contro di me; ... Io, proprio io, sono colui che per amore di me stesso cancello le tue trasgressioni e non ricorderò più i tuoi peccati.” (Ger. 33.8; Isa. 43.25).

Ah! Voi anime dolenti, che trascorrete i vostri giorni struggendovi e gemendo sotto la consapevolezza e il fardello dei vostri peccati, perché vi comportate in modo così ingrato con Dio, e così ingiuriosamente con le vostre anime, da non posare lo sguardo su quelle preziose promesse di remissione dei peccati che possono confortare e alleviare il vostro spirito nella notte più scura, e sotto il più gravoso fardello di peccati?

Isa. 44.2; Mic. 7.18,19; Col. 2.13, 14. Le promesse di Dio sono un libro prezioso; ogni pagina emana mirra e misericordia. Anche se il debole Cristiano non può aprirlo, leggerlo e metterlo in pratica, Cristo può e certamente la applicherà alla sua anima. “Io, io ho cancellato le tue trasgressioni” oggi e domani (il testo Ebraico denota un atto di Dio continuato).

Rimedio 4. Il quarto rimedio contro questo inganno di Satana, è di considerare tutti i tuoi peccati come addebitati sul conto di Cristo, come debiti che il Signore Gesù ha pienamente assolto; e veramente, se fosse rimasto non pagato anche un solo centesimo di quel debito che Cristo si era impegnato a soddisfare, sarebbe stato impossibile per l’immacolata giustizia di Dio che gli fosse consentito di andare in cielo e sedersi alla sua destra. Ma poiché tutti i nostri debiti, con la sua morte, sono stati rimessi, noi siamo liberi, ed egli è esaltato nel sedersi alla destra di suo Padre, che è il culmine della sua gloria, e il massimo pegno della nostra felicità: “Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.” (2 Cor. 5.21). Cristo fu il più grande dei peccatori per imputazione e reputazione.

Tutti i nostri peccati furono commessi per compiersi in Cristo, come dice il profeta evangelico: “Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.” (Isa. 53.3-6)

Nella legge, sappiamo che i debiti della moglie sono imputati al marito. Dice la moglie ad uno e all’altro, Se ti devo qualcosa, vai da mio marito. Allo stesso modo, un credente può dire così alla legge, e alla giustizia di Dio, Se ti devo qualcosa, vai dal mio Cristo, che garantisce per me. Non devo sedermi nello scoraggiamento, con la preoccupazione di quei debiti che Cristo, fino all’ultimo centesimo, ha pienamente soddisfatto. Non dimostrerebbe grande debolezza, e stavo per dire follia, se un debitore sedesse scoraggiato al pensiero di quei debiti che il suo garante ha prontamente, liberamente e pienamente assolto? La consapevolezza del suo amore dovrebbe indurre un uomo ad amare e onorare per sempre il suo garante, e a benedire quella mano che ha pagato il debito e cancellato i registri. Ma sedersi scoraggiati quando il debito è stato soddisfatto, è un peccato che richiede ravvedimento.

Cristo ha in sé il massimo valore e la più grande ricchezza. Come il valore di molti pezzi d’argento è in un solo pezzo d’oro, così tutte le eccellenze disperse nelle creature sono unite in Cristo. Tutto l’intero volume delle perfezioni che sono disperse tra cielo e terra sono condensate in lui.

Cristo ha cancellato tutti i conti tra Dio e noi. Ricorda il capro espiatorio. Sopra la sua testa, tutte le iniquità dei figli d’Israele, e tutte le loro trasgressioni in tutti i loro peccati, venivano confessati e deposti, e il capro portava su di sé tutte le loro iniquità (Lev. 16.21). Certo! Il Signore Gesù è quel capro benedetto, sul quale sono stati posti tutti i nostri peccati, e il quale da solo ha condotto “i nostri peccati nella terra dell’oblio, dove non saranno più ricordati.”

Cristo è il canale della grazia da Dio. Un credente, sotto la colpa del suo peccato, può guardare il Signore in volto, e invocarlo così: È vero, Signore, che ti devo molto, ma tuo Figlio fu il mio riscatto, la mia redenzione. Il suo sangue fu il prezzo; egli fu il mio garante e s’impegnò a rispondere dei miei peccati; io so che tu devi essere soddisfatto, e Cristo ti ha soddisfatto fino all’ultimo centesimo, non per sé stesso, perché quali peccati egli aveva di suo? Ma per me; essi sono il mio debito che egli ha assolto; puoi controllare il tuo libro, e troverai che è segnato dalla tua stessa mano proprio su questo conto, che Cristo ha sofferto e ha reso soddisfazione per essi.

I “sangui” di Abele, perché così si esprime il testo Ebraico, come se il sangue di un Abele avesse tanti rivoli quante gocce, grida vendetta contro il peccato; ma il sangue di Cristo grida ancora più alto per il perdono del peccato!

Rimedio 5. Il quinto rimedio contro questo inganno di Satana, di considerare solennemente i motivi per cui il Signore si compiace di fare in modo che il suo popolo sia provato, travagliato, e vessato con le opere della corruzione peccaminosa; e sono questi: in parte per conservarli umili e dimessi ai loro occhi; e in parte per volgere la loro attenzione all’uso di tutti gli ausili divini con i quali il peccato può essere sottomesso e mortificato; e in parte, affinché essi possano dipendere da Cristo per il perfezionamento dell’opera di santificazione; e in parte, per renderli meno legati alle cose inferiori, e più addolorati per la loro lontananza da Cristo, e per conservare in loro sentimenti di compassione verso coloro che sono soggetti alle loro stesse debolezze; e affinché essi possano distinguere tra uno stato di grazia ed uno stato di gloria, e affinché il cielo possa essere per loro più amabile quando infine vi giungono.

Ora, con questi seri motivi il Signore permette che il suo popolo sia provato e perseguitato con le opere delle corruzioni peccaminose? Oh, allora che nessun credente parli, scriva, o concluda amare cose contro la propria anima e le proprie consolazioni, perché il peccato travaglia e perseguita in tal modo la sua giusta anima. Ma dovrebbe portare la mano alla sua bocca e rimanere in silenzio, perché il Signore vuole così, con motivazioni così serie a cui l’anima non è capace di resistere.

Rimedio 6. Il sesto rimedio contro questo inganno di Satana, è di considerare solennemente che i credenti devono pentirsi di essere scoraggiati dai propri peccati. Il loro scoraggiamento per i propri peccati costerà loro molte preghiere, molte lacrime e molti gemiti; e questo perché tutto il loro scoraggiamento sotto il peccato proviene dall’ignoranza e dalla mancanza di fede. Proviene dalla loro ignoranza della ricchezza, della libertà, della pienezza e dell’eternità dell’amore di Dio; e dalla loro ignoranza della potenza, della gloria, della sufficienza e dell’efficacia della morte e delle sofferenze del Signore Gesù Cristo; e dalla loro ignoranza del merito, della gloria, della pienezza, dell’ampiezza, e della completezza della rettitudine di Gesù Cristo; e dalla loro ignoranza di quella vera, intima, spirituale, gloriosa e inseparabile unione che esiste tra Cristo e le loro preziose anime. Ah! Se le preziose anime conoscessero e credessero alla verità di queste cose come dovrebbero, essi non si sederebbero demoralizzati e sopraffatti dalla sensazione e dalle opere del peccato.

Dio non diede mai un cuore nuovo ad un credente perché fosse sempre ferito, e sempre spezzato e lacerato in pezzi per lo scoraggiamento.


Tratto da Thomas Brooks, ‘Preziosi Rimedi Contro gli Inganni di Satana’, cap. IV, ‘Gli ingani di Satana per tenere i santi in una triste e gravosa condizione, piena di dubbi e interrogativi’

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