Il Movimento Carismatico: Una Critica Biblica

From Diwygiad

di Brian Schwertley

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Introduzione

Il movimento carismatico è una delle forze più popolari e in maggiore crescita nella Cristianità contemporanea. I maggiori tratti distintivi della dottrina del movimento Carismatico–il battesimo nello Spirito Santo, parlare in lingue, la profezia, il dono delle guarigioni e l’enfasi sull’esperienza personale–sono le ragioni principali della crescita e della popolarità di questo movimento. Anche se la crescita e la popolarità sono certamente desiderabili, tuttavia non possono essere usate come dimostrazione di verità, perché anche diversi culti (e.g. Testimoni di Geova, Mormoni) e false religioni (e.g. Islam, misticismo Orientale) godono di grande popolarità e crescita. Il movimento Carismatico è un fenomeno del ventesimo secolo. Poiché gli insegnamenti e le pratiche del movimento carismatico sono diverse da ciò che i Cristiani ortodossi hanno insegnato per 19 secoli, noi crediamo che sia saggio esaminare questi insegnamenti alla luce della Scrittura. Non stiamo dicendo che i Carismatici non siano Cristiani. E non stiamo esaminando i loro tratti distintivi perché abbiamo antipatia personale per i Carismatici (l’autore è stato un Carismatico per oltre tre anni, e molti dei suoi amici sono ancora Carismatici). Dio ci comanda di “provare ogni cosa, ritenere il bene.” (1 Tes. 5:21 [1]). Ci viene comandato di “ritenere fermamente l'insegnamento secondo la fedele parola” e di “convincere quelli che contraddicono” (Tt. 1:9). Dunque, offriamo questo libretto nello spirito dell’amore Cristiano: amore per i nostri fratelli, e sopra ogni cosa, amore per la verità di Dio. Nell’esaminare ogni questione, la domanda più importante è, “Ma che dice la Scrittura?” (Gal. 4:30).

Il Battesimo nello Spirito Santo

Uno dei marchi distintivi del movimento Carismatico è ciò che viene chiamato battesimo dello Spirito o “battesimo nello Spirito Santo.” Il battesimo nello Spirito Santo è considerato come un’esperienza che generalmente avviene dopo la conversione. Molti Carismatici direbbero che alla conversione un Cristiano riceve lo Spirito Santo. Ma solo ad un successivo battesimo nello Spirito Santo il Cristiano riceve la pienezza dello Spirito Santo, la piena investitura di potere per il servizio Cristiano. Molti ma non tutti i Carismatici credono che quel battesimo dello Spirito sia sempre accompagnato dal dono del parlare in lingue come evidenza del battesimo. Il battesimo dello Spirito è considerato una seconda opera della grazia; ossia, uno può essere un Cristiano genuino e tuttavia non essere battezzato nello Spirito Santo. Il battesimo dello Spirito Santo come una seconda opera della grazia dopo la conversione è un caposaldo della teologia Pentecostale. Se questa dottrina non è biblica, dovremmo considerare non biblico il movimento Carismatico.

La Bibbia è la sola infallibile regola di fede e di pratica. Dunque, le nostre esperienze, impressioni e sentimenti devono essere subordinati a ciò che la Bibbia insegna. La Bibbia insegna che ogni Cristiano dovrebbe cercare il battesimo nello Spirito? Oppure la Bibbia insegna che l’effusione dello Spirito fu un evento storico unico relativo all’insediamento di Cristo alla destra di Dio Padre? Se l’effusione fu un aspetto cruciale della storia della salvezza (come la risurrezione e l’ascensione), allora dobbiamo considerarlo un evento non ripetibile, avvenuto una volta per tutte. La Pentecoste segnò “la transizione finale dalla vecchia epoca delle ombre e dei tipi alla nuova epoca del compimento. La Pentecoste fu la nascita della chiesa Cristiana, il principio dell’età dello Spirito. In questo senso, quindi, la Pentecoste non può mai essere ripetuta, e non necessita di essere ripetuta.” [2]

La prima ragione per cui la Pentecoste dovrebbe essere considerata un evento storico unico nella storia della salvezza è il fatto che l’effusione dello Spirito fu un evento profetizzato. Pietro dice esplicitamente che la Pentecoste è il diretto compimento di Gioele 2:28-32: “Ma questo è ciò che fu detto dal profeta Gioele.” Giovanni Battista disse di Cristo, “È quello che battezza con lo Spirito Santo” (Gv. 1:33; cfr. Mc. 1:7-8, Lu. 3:16). Gesù stesso disse che lo Spirito sarebbe stato versato dopo la Sua ascensione: “È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò.” (Gv. 16:7; cfr. At. 1:5).

La seconda ragione per cui la Pentecoste dovrebbe essere considerata un evento storico unico è il modo in cui la Scrittura collega la Pentecoste alla glorificazione o insediamento sul trono di Cristo alla destra di Dio. Gesù Cristo, in quanto mediatore divino-umano, umiliò sé stesso, obbedì alla legge in ogni dettaglio, e soffrì e morì come espiazione vicaria dei peccati del Suo popolo. Dopo la Sua risurrezione, Dio esaltò Cristo e lo glorificò come il mediatore divino-umano (nella Sua natura divina, Cristo non poteva ricevere altra gloria o esaltazione, perché Egli era Dio). Un aspetto della glorificazione di Cristo fu il suo battesimo della Sua chiesa con lo Spirito Santo. “Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui; lo Spirito Santo infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato.” (Gv. 7.39). Nel suo sermone nel giorno della Pentecoste, Pietro spiega ciò che è avvenuto: “Egli [Cristo] dunque, essendo stato innalzato alla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha sparso quello che ora voi vedete e udite.” (At. 2:33). I participi “essendo stato esaltato” e “avendo ricevuto” sono entrambi aoristo [3]; il verbo “ha sparso” è pure aoristo. Quindi è evidente che Pietro stava parlando di un fatto storico, non di un processo in corso. La morte, risurrezione, ascensione di Cristo e la sua effusione dello Spirito Santo sulla chiesa sono tutti trattati nella Scrittura come eventi storici nella storia della salvezza, che non si sarebbero mai più ripetuti.

La terza ragione per cui la Pentecoste deve essere considerata un evento storico unico è il fatto che dopo la Pentecoste (con l’eccezione di Atti 8:14-17, che sarà discussa in seguito) credere in Cristo e ricevere lo Spirito Santo sono simultanei. Il resoconto della predicazione del vangelo di Pietro ai Gentili in Atti 10:34-48 rivela che i Gentili ricevettero lo Spirito Santo nel momento in cui credettero. All’apice del sermone di Pietro, i Gentili ricevettero lo Spirito Santo. Che Pietro eguagliasse il loro battesimo nello Spirito Santo con la loro salvezza è chiaro dal fatto che Pietro immediatamente “comandò che fossero battezzati nel nome del Signore Gesù” (At. 10:48). “La norma è salvezza e Spirito nello stesso momento. L’Apostolo Pietro era presente e quindi poté riferire al concilio della chiesa (composto da Giudei) che i Gentili erano veri credenti. Allo stesso tempo, i Gentili avrebbero riconosciuto l’autorità apostolica perché Pietro era stato con loro ed era stato lui a condurli a Cristo. Ed entrambi i gruppi seppero di avere il medesimo Spirito Santo.” [4] Notate che l’enfasi in Atti 10 e 11 non è su come ricevere lo Spirito Santo o su come ricevere una seconda benedizione, perché i Gentili non domandarono nè ricercarono il battesimo dello Spirito. Il punto dei due capitoli è di mostrare che “Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche ai gentili per ottenere la vita!” (At. 11:18).

Un passo che è stato spesso utilizzato come testo prova del ricevere il battesimo dello Spirito in seguito al credere è Atti 19:1-7. L’uso di questo passo da parte dei Pentecostali è basato su una traduzione errata nella versione King James [riscontrabile anche nella Diodati, N.d.T.]: “Avete voi ricevuto lo Spirito Santo, dopo che avete creduto?” La New King James [e la Nuova Diodati, N.d.T.] traduce correttamente il verso: “Avete ricevuto lo Spirito Santo, quando avete creduto?” Questo verso, in realtà, è un eccellente testo prova contro la dottrina Carismatica del ricevere lo Spirito Santo come una seconda opera della grazia dopo la salvezza. Perché? Perché la domanda di Paolo presume che nel normale corso degli eventi, la salvezza e il battesimo dello Spirito avvengano nello stesso momento. Il fatto che i discepoli di Giovanni il Battista non avessero neppure udito dello Spirito Santo indicava che essi non avevano ricevuto il battesimo Cristiano ed erano ancora credenti del Vecchio Patto, non ancora Cristiani. Il problema di questi seguaci di Giovanni Battista non era che essi necessitassero una seconda opera della grazia, ma che necessitavano di credere in Gesù Cristo. Dopo aver creduto ed essere stati battezzati, essi furono battezzati con lo Spirito Santo. Perché fu necessario che l’Apostolo Paolo imponesse le mani su questi uomini? L’imposizione delle mani in Atti 19:6 (come in Atti 8:17) è relativa all’autorità unica degli apostoli. Altrimenti non vi sarebbe stato alcun bisogno che i Samaritani attendessero gli apostoli (At. 8). “Sembra che egli fece ciò per mostrare loro come Giudei che non dovevano più seguire l’insegnamento di Giovanni Battista, ma l’insegnamento degli Apostoli.” [5]

Che dire di Atti 8:14-17? Questo passo non documenta forse che i Samaritani ricevettero lo Spirito Santo dopo aver creduto in Cristo? Si, lo fa. Tuttavia questo passo non sostiene la dottrina Carismatica che la susseguenza sia il normale stato delle cose. Questo passo è un eccellente testo prova contro il movimento Carismatico. Perché se ciò che insegnano i Carismatici è vero, allora l’evangelista Filippo avrebbe dovuto incoraggiare questi nuovi credenti a pregare e cercare la seconda benedizione. Filippo, il quale era un grande operatore di miracoli (diversamente dai Carismatici moderni), non insegnò a nessuno a cercare, o ad implorare, o a darsi libero sfogo allo scopo di ricevere il battesimo dello Spirito. Il fatto che Dio non battezzò i Samaritani con lo Spirito Santo fino all’imposizione delle mani da parte degli apostoli è chiaramente dovuto alla particolare situazione storica di quel momento. A cause dall’odio razziale tra i Samaritani e i Giudei, era necessario sia per gli apostoli Giudei che per i Samaritani che avesse luogo l’imposizione delle mani. Gli apostoli approvarono i Samaritani in quanto accettati da Dio in Cristo e pienamente partecipi nel regno. I Samaritani riconobbero che gli apostoli Giudei erano le guide autorevoli della chiesa. Se questo passo fosse normativo per la chiesa moderna, allora dovremmo insegnare che tutti i credenti devono aspettare l’imposizione delle mani da parte di un apostolo prima di poter ricevere il battesimo dello Spirito. Quindi, l’unico passo che potrebbe essere usato per sostenere una dottrina del battesimo dello Spirito come una seconda opera della grazia dopo la salvezza dimostra troppo. Se i Carismatici fossero coerenti, non dovrebbero cercare il battesimo dello Spirito Santo, ma semplicemente aspettare che un apostolo si fermi da loro. L’ultimo apostolo autentico è morto quasi 1900 anni fa.

Non solo il libro degli Atti non sostiene la dottrina Carismatica della susseguenza, le epistole negano esplicitamente una tale dottrina. “Ora noi tutti siamo stati battezzati in uno Spirito nel medesimo corpo, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, e siamo stati tutti abbeverati in un medesimo Spirito.” (1 Cor. 12:13). Paolo dice che tutti i Cristiani sono stati battezzati nello Spirito. “Non avete bisogno di cercare un battesimo dello Spirito come esperienza post-conversione, dice Paolo ai Corinzi e a noi; se siete in Cristo, voi siete stati già battezzati nello Spirito!” [6] Alcuni autori Carismatici hanno tentato di aggirare il chiaro insegnamento di questo verso appellandosi alla parola “da” nella versione KJV (“by”, N.d.T.). Essi sostengono che “da uno Spirito” sia differente da “in uno Spirito.” L’unico problema con questo argomento è che la parola Greca en (tradotta con “da” nel verso 13) può essere tradotta anche “in” o “con.” Quindi il battesimo nello Spirito in 1 Corinzi 12:13 è identico ad ogni altro riferimento nel libro degli Atti. [7] Altri autori Carismatici sostengono che la prima parte del verso si riferisca alla conversione e la seconda al battesimo dello Spirito. Questa interpretazione è resa impossibile dall’uso di Paolo della parola “tutti.” Paolo dice che tutti i membri appartengono ad un unico corpo. Se Paolo si riferisse a due gruppi separati, non avrebbe potuto usare la parola “tutti.” “Il verso 13, quindi, insegna chiaramente (1) che tutti i credenti condividono il dono dello Spirito e (2) che ciò avviene dal momento della loro prima unione al corpo di Cristo. Questo verso è la dura pietra che scuote tutte le costruzioni del battesimo dello Spirito Santo come un’esperienza aggiuntiva, successiva alla conversione, seconda benedizione.” [8]

L’insegnamento che tutti i Cristiani sono battezzati nello Spirito Santo alla conversione è supportato da altri passaggi. Paolo spende gran parte di Romani capitolo 8 per discutere dello Spirito Santo. Paolo forse suggerisce mai l’idea che ricevere lo Spirito Santo sia un processo in due fasi? No. Paolo dice chiaramente che se tu sei Cristiano, hai lo Spirito Santo. Se tu non sei un Cristiano, non lo hai. “Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a lui.” (Rom. 8:9). “Suggerire, come fanno i nostri amici neo-Pentecostali, che lo Spirito entra nella vita di qualcuno solo in una piccola quantità quando si converte e non viene nella sua totalità fino a qualche tempo più tardi, contraddice il chiaro insegnamento di questo verso. Se sei Cristiano, dice Paolo a tutti noi, lo Spirito abita in te. Che cose può fare di più se non abitare? Può forse abitare due volte o tre volte? [9] Paolo dice, “il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi” (1 Cor. 6:19). Noi dobbiamo fondare la nostra dottrina del battesimo dello Spirito sul chiaro insegnamento delle epistole. La dottrina deve essere fondata sui passaggi chiari e didattici piuttosto che su un particolare evento storico.

Mentre la Bibbia insegna che chiunque divenga Cristiano è battezzato nello Spirito Santo, essa insegna anche che i Cristiani hanno bisogno d’essere continuamente colmati dello Spirito. Non dobbiamo confondere questi due concetti. Il battesimo dello Spirito si riferisce a ciò che avviene quando diveniamo parte del corpo di Cristo (lo Spirito Santo abita in noi). Il colmarsi o la pienezza dello Spirito si riferisce alla costante attività dello Spirito nel credente dopo la conversione. I credenti dipendono dal potere rinnovante dello Spirito Santo per la crescita nella pietà e nella santificazione. L’unico passo nel Nuovo Testamento dove ai Cristiani viene comandato di essere ripieni di Spirito Santo è in Efesini 5:18: “Siate ripieni di Spirito.” Il verbo “siate ripieni,” nella lingua originale, è un comando (imperativo) al presente. Questo significa che ai Cristiani viene comandato di essere ripieni dello Spirito Santo in continuazione, giorno dopo giorno. In che modo dobbiamo essere ripieni dello Spirito Santo? Si tratta forse di una qualche esperienza mistica solo per credenti “super-spirituali”? La Bibbia insegna che dobbiamo essere ripieni dello Spirito Santo credendo ed obbedendo alla Parola di Dio.

“Che non camminiate più come camminano ancora gli altri gentili, nella vanità della loro mente…. Voi però non è così che avete conosciuto Cristo, se pure gli avete dato ascolto e siete stati ammaestrati in lui secondo la verità che è in Gesù, per spogliarvi, per quanto riguarda la condotta di prima, dell'uomo vecchio che si corrompe per mezzo delle concupiscenze della seduzione, per essere rinnovati nello spirito della vostra mente, e per essere rivestiti dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e santità della verità.” (Efe. 4:17, 20-24)

Non è un caso che il passo parallelo ad Efesini 5:18, che dice “Siate ripieni di Spirito,” sia Colossesi 3:16, che dice, “La parola di Cristo abiti in voi copiosamente.”

“Osservando il parallelismo implicato, siamo obbligati a concludere che l’essere ripieni di Spirito e il dimorare copiosamente della Parola di Cristo siano funzionalmente equivalenti. Quella Parola che dimora non è una qualche verità specializzata o ristretta concessa solo ad alcuni nella congregazione, ma “tutte le cose che io vi ho comandato” (Mat. 28:20), fedelmente credute ed obbedite…. La realtà dell’opera di riempimento dello Spirito è la realtà, in tutta la sua ampiezza e ricchezza, della costante opera di Cristo, lo Spirito che vivifica, con la Sua Parola. Cercare altre parole oltre alla Sua Parola, ora inscritturata per la chiesa, significa cercare uno spirito diverso dallo Spirito Santo.” [10]

Gesù sottolinea l’importanza delle Scritture: “Santificali nella tua verità, la tua parola è verità” (Gv. 17:17).

I Carismatici insegnano che credere in Gesù Cristo non sia abbastanza per una vita Cristiana completa. Essi credono che una seconda opera della grazia (il battesimo nello Spirito Santo) sia necessaria per la completezza spirituale. Questo insegnamento è una sottile negazione della sufficienza che abbiamo in Cristo; sottrae gloria dovuta a Gesù Cristo e contraddice chiaramente l’insegnamento di Paolo riguardo alla pienezza che abbiamo in Cristo. “Poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità. E voi avete ricevuto la pienezza in lui…” (Col. 2:9-10). “L’opera dello Spirito non è una qualche aggiunta all’opera di Cristo…. L’opera dello Spirito non è un ‘bonus’ aggiunto alla salvezza di base assicurata da Cristo. Piuttosto, la venuta dello Spirito porta alla luce non solo che Cristo è vissuto e ha compiuto certe cose, ma che egli, come sorgente della vita escatologica, ora vive ed è all’opera nella chiesa. Per mezzo e nello Spirito, Cristo rivela sé stesso come presente.” [11] L’insegnamento di Paolo è supportato da quello di Pietro: “Poiché la sua divina potenza ci ha donato tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà, per mezzo della conoscenza di colui che ci ha chiamati…” (2 Pie. 1:3). Entrambi gli apostoli presumono che noi riceviamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno quando crediamo in Cristo. Se fosse necessaria una seconda opera della grazia oltre a Cristo, questi passi semplicemente non potrebbero essere veri. Quindi, dovete decidere se seguire l’insegnamento della Parola di Dio o l’insegnamento del Pentecostalismo.

Perché Gesù Cristo è sufficiente? Perché, nelle epistole, ricevere il battesimo nello Spirito Santo non è mai separato dal credere in Cristo? Perché è sbagliato pensare al battesimo dello Spirito come a qualcosa aggiunto all’opera di Cristo? Perché i Cristiani sono giustificati in Gesù Cristo. La piena colpa del peccato in cui incorre ogni credente è imputata o posta su Gesù Cristo sulla croce. E la perfetta rettitudine di Cristo è imputata al credente. Il credente è rivestito della perfetta vita senza peccato di Cristo. Dunque, noi chiediamo: Il divino verdetto di rettitudine sopra il peccatore caduto lo qualifica a ricevere il battesimo nello Spirito Santo? Si, assolutamente! La persona che crede in Gesù Cristo riceve la perfetta rettitudine di Cristo come un dono di Dio. Agli occhi di Dio egli è retto tanto quanto Gesù Cristo. Gesù Cristo è abbastanza retto da ricevere il battesimo nello Spirito Santo? Se l’opera di Cristo che rende il Cristiano perfetto, privo di peccato, e assolutamente giusto (giuridicamente innanzi a Dio Padre nella corte celeste) non è abbastanza per ricevere il battesimo dello Spirito, che cos’altro è necessario? Paolo dice, “Avendo creduto, siete stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa” (Efe. 1:13). Egli chiede, “Avete ricevuto lo Spirito mediante le opere della legge o attraverso la predicazione della fede?” (Gal. 3:2).

La dottrina del battesimo dello Spirito come una seconda opera della grazia susseguente alla salvezza non ha supporto biblico. L’unica effusione dello Spirito Santo dal cielo da parte di Gesù Cristo fu un aspetto della glorificazione di Cristo e, come la risurrezione e l’ascensione, non sarà mai ripetuta. Le epistole del Nuovo Testamento insegnano che credere in Cristo, divenire parte del Suo corpo, la Chiesa, e ricevere il battesimo dello Spirito avvengono tutti nel medesimo momento. Vi sono molte discussioni del ministero dello Spirito nelle epistole, eppure in ogni discussione, il battesimo dello Spirito non è mai menzionato. In nessuna parte delle epistole si dice ai credenti di cercare il battesimo dello Spirito. La Bibbia insegna che ricevere Gesù Cristo e sottomettersi alla Sua Parola sono tutto ciò di cui un Cristiano necessita per essere completo. La dottrina Carismatica della seconda benedizione (i.e. il battesimo dello Spirito) è una deviazione dall’ortodossia Protestante. Non fu insegnata dai Riformatori Protestanti ripieni di Spirito (e.g. Lutero, Zwingli, Bucero, Calvino, Knox, ecc.) Non fu insegnata da alcuno dei grandi teologi del sedicesimo, diciassettesimo o diciottesimo secolo (e.g. Gillespie, Rutherford, Owen, Edwards, Turretini, Hodge, Dabney, Warfield).

La dottrina del battesimo dello Spirito come una seconda opera della grazia crebbe direttamente dal terreno eretico del movimento Holiness seconda-benedizione del diciannovesimo secolo. Molti insegnanti holiness nel diciottesimo secolo rigettarono la dottrina ortodossa della santificazione come un processo di crescita spirituale lungo tutta la vita, nel quale il peccato non è mai completamente sradicato nel credente. Gli insegnanti holiness Metodisti insegnavano che i Cristiani potevano ricevere una “seconda benedizione” che in un istante conferiva al Cristiano “la completa santificazione.” La natura peccaminosa era completamente eliminata nel credente. E, quindi, il credente era perfetto e privo di peccato. La dottrina della seconda benedizione della completa santificazione, della perfezione priva di peccato, è condannata dall’Apostolo Giovanni: “Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.” (1 Gv. 1:8). I Pentecostali originali condussero la dottrina della seconda benedizione un passo avanti ed insegnarono il “battesimo dello Spirito” come una terza benedizione. Sebbene la gran parte dei Pentecostali alla fine rigettarono l’idea della completa santificazione, nondimeno i padri del Pentecostalismo moderno erano eretici.

“Nel 1901 Charles F. Parham condusse l’insistenza prevalentemente “Pentecostale” sul “battesimo dello Spirito Santo” (come descritto in Atti 2) alla conclusione che le lingue dovessero essere ancora il segno dell’esperienza Pentecostale. Uno studente di Parham, W. J. Seymour, rese popolare questo nuovo Pentecostalismo a partire dal 1906 nel risveglio di Azusa Street a Los Angeles, dopo il quale questo movimento crebbe in molte varianti…. Gli insegnanti Pentecostali originali, Parham e Seymour, insegnavano una concezione Metodista Holiness di una “seconda benedizione” di completa santificazione nella quale veniva sradicata la natura peccaminosa. Questa, essi dicevano, era seguita da una terza benedizione, il “battesimo dello Spirito,” acompagnato dalle lingue.” [12]

In vent’anni dalla fondazione del moderno Pentecostalismo di Charles Parham, divennero Pentecostali molte persone che avevano un retroterra Battista piuttosto che Metodista Holiness. Questi nuovi Pentecostali rifiutavano l’idea della seconda benedizione della completa santificazione. Quindi, la terza benedizione, “il battesimo dello Spirito” [13] divenne la “seconda benedizione.” La teologia Pentecostale ha mantenuto l’idea della seconda benedizione fino ad oggi. Il Pentecostalismo e il moderno movimento Carismatico non sorse dall’attenta esegesi della Parola di Dio, ma piuttosto dalle eretiche correnti del risveglio holiness.

È ironico che i Carismatici, che si considerano esperti dello Spirito Santo, fraintendano completamente lo scopo del ministero dello Spirito Santo. La Bibbia insegna che lo Spirito Santo venne affinché noi potessimo avere una meravigliosa esperienza soggettiva? Affinché potessimo avere meravigliose sensazioni religiose? Affinché potessimo sentire la corrente elettrica nel nostro corpo? Affinché potessimo avere un’esperienza eccitante e sconvolgente? Affinché i nostri servizi di culto facciano dire alla gente, “Wow, com’è eccitante!” La Bibbia insegna che lo Spirito Santo venne affinché la gente si focalizzasse sullo Spirito Santo? Affinché la gente appendesse nelle loro chiese stendardi con rappresentazioni di colombe e tenessero seminari sul battesimo dello Spirito? No, nient’affatto. Ascoltate attentamente cosa dice Gesù Cristo del ministero dello Spirito: “Ma quando verrà lui, lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutte le cose che ha udito e vi annunzierà le cose a venire. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà.” (Gv. 16:13-14) Lo Spirito Santo venne per indirizzare gli uomini a Cristo e per glorificare Cristo. Dopo che Pietro fu battezzato nello Spirito, si alzò e raccontò alla folla della sua meravigliosa esperienza? Disse forse, “Uomini e fratelli, ho appena ricevuto il battesimo dello Spirito Santo, e voglio raccontarvi quanto sia meraviglioso. Quando venne su di me, fu come essere scosso da una corrente elettrica vivificatrice. Ho avvertito un tale amore e una tale pace scorrere in tutto il mio corpo, giù fino alle dita dei miei piedi”? Al contrario, Pietro non fece alcun cenno a sé stesso o alle sue sensazioni. Il suo messaggio fu Gesù Cristo e Lui crocifisso: “Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù il Nazareno, uomo accreditato da Dio…” (At. 2:22) [14].

Le Lingue

Una pratica che accomuna tutti i Pentecostali e i Carismatici è la pratica del parlare in lingue. Poiché vi sono differenze d’opinione riguardo a cosa siano le lingue e come debbano essere usate nelle devozioni pubbliche e private, noi affronteremo solo le interpretazioni che sono comuni nel movimento Carismatico.

I Carismatici generalmente sostengono tre differenti usi delle lingue. Primo, la gran parte dei Carismatici sostiene che parlare in lingue sia la dimostrazione iniziale di aver ricevuto il battesimo nello Spirito Santo. [15] Considerano gli eventi storici del libro degli Atti (cap. 2, 10, 19) come normativi per la chiesa di ogni epoca. Secondo, le lingue devono essere usate nel culto pubblico per l’edificazione dell’assemblea. Queste lingue pubbliche devono essere interpretate o tradotte, così che il messaggio edificante sia compreso da tutti. (In molte chiese Carismatiche, le persone prorompono “in lingue” che non sono mai interpretate). I Carismatici differiscono sul considerare o meno le lingue nell’assemblea una forma di rivelazione diretta da Dio. Il terzo uso delle lingue è parlare in lingue per l’edificazione privata. Questo si basa su una falsa interpretazione di 1 Corinzi 14:1-4. Questa forma di lingue è considerata un linguaggio di preghiera privata a Dio.

Vi è un numero di domande riguardanti le lingue a cui vogliamo rispondere. Che cosa sono le lingue bibliche? Le lingue sono veri linguaggi umani, oppure balbettii estatici e inintelligibili? Esistono due tipi di lingue nella Bibbia, uno per la chiesa e uno per la preghiera privata? Le lingue sono per natura rivelatorie, come la profezia, oppure è solo un altro metodo di esortazione non inspirata?

L’unico modo per definire biblicamente le lingue è di studiare l’uso del termine da parte degli scrittori biblici. La parola Greca glossa, tradotta con “lingua” (pl. glossais), quando non si riferisce all’organo fisico chiamato “lingua”, si riferisce o ad un gruppo etnico (ossia, un gruppo definito dal linguaggio), o a veri linguaggi umani. “La parola glossa è usata circa trenta volte nell’Antico Testamento Greco (la Septuaginta) e il suo significato è sempre un normale linguaggio umano.” [16] Il nostro interesse principale riguarda cosa si intende con il termine quando si parla del dono spirituale delle lingue nel Nuovo Testamento. La Bibbia insegna chiaramente che il dono spirituale del parlare in lingue si riferisce sempre a veri, conosciuti linguaggi umani.

Nel giorno di Pentecoste, i discepoli “cominciarono a parlare in altre lingue” (At. 2:4). Stavano balbettando cose senza senso e inintelligibili, oppure parlavano veri linguaggi umani? Poiché questo primo caso serve come paradigma o esempio di tutti i successivi casi in cui si parla in lingue, lo Spirito Santo ha definito attentamente la natura delle lingue. È chiaro che i discepoli parlassero veri linguaggi conosciuti. Parlarono perfino in diversi dialetti della stessa lingua (es. i Frigiani e i Pamfiliani parlavano dialetti differenti del Greco).

Or a Gerusalemme dimoravano dei Giudei, uomini pii, da ogni nazione sotto il cielo. Quando si fece quel suono, la folla si radunò e fu confusa, perché ciascuno di loro li udiva parlare nella sua propria lingua [dialektos]. E tutti stupivano e si meravigliavano, e si dicevano l'un l'altro: «Ecco, non sono Galilei tutti questi che parlano? Come mai ciascuno di noi li ode parlare nella propria lingua [dialektos] natìa? (Atti 2:5-8)

Come per enfatizzare che i discepoli parlassero veri linguaggi e non balbettii incomprensibili, Luca elenca perfino le persone che avevano sentito le loro lingue natie: “Noi Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia che è di fronte a Cirene e noi residenti di passaggio da Roma, Giudei e proseliti, Cretesi ed Arabi, li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue! [glossais]” (At. 2:9-11). In Atti 2, glossais è usato da Luca in modo intercambiabile con dialektos (“la lingua o linguaggio peculiare di un qualunque popolo,” J. H. Thayer). Il racconto biblico registra che in tre occasioni la moltitudine disse di sentir parlata la propria lingua. Luca riferisce perfino i differenti linguaggi nazionali e i dialetti regionali che erano parlati dai discepoli.

In Atti, le lingue erano sempre veri linguaggi umani. Questo fatto viene confermato quando esaminiamo l’effusione dello Spirito Santo sui Gentili in Atti 10:44-48. Pietro dice che i Gentili “hanno ricevuto lo Spirito Santo proprio come noi” (v. 47). Egli racconta alla chiesa di Gerusalemme che “lo Spirito Santo discese su di loro [i Gentili], come era sceso al principio su di noi” (At. 11:15). Pietro dice che Dio ha dato ai Gentili “lo stesso dono che abbiamo ricevuto noi” (v. 17). Pietro sta dicendo che i Gentili hanno sperimentato la stessa cosa che sperimentarono i discepoli Giudei a Pentecoste, “La somiglianza dell’esperienza si estende non solo al fatto di ricevere lo Spirito, ma alla natura del parlare in lingue come linguaggi stranieri” [17] Dunque, non c’è uno straccio di prova nel libro degli Atti che il parlare in lingue sia qualcosa di diverso dal parlare in linguaggi stranieri. Ma che dire di 1 Corinzi?

Anche in 1 Corinzi le lingue sono veri linguaggi stranieri. Esaminiamo dapprima i chiari versi che si riferiscono alle lingue e poi esaminiamo i passi che sono citati dai Carismatici come giustificazione del linguaggio di preghiera a Dio non straniero ed estatico.

Paolo indica il dono delle lingue come gene glwsswn, tradotto come “diversità di lingue” (1 Cor. 12:10; 1 Cor. 12:28). Questo termine genos si riferisce ad una famiglia, genere, razza, nazione, varietà, sorta e classe nell’uso del Nuovo Testamento. Descrive sempre elementi in relazione fra di loro. Vi sono molti “generi” di pesce (Mat. 13:47), ma sono tutti pesci. Vi sono diversi “generi” di demoni nel mondo (Mat. 17:21), ma sono sempre demoni. Vi sono diversi “generi” di voci (1 Cor. 14:10), ma sono sempre voci. Da questo si può concludere che vi sono molti “generi” di lingue, ma sono sempre lingue. Esistono diverse famiglie di linguaggi nel mondo–Semitico, Slavo, Latino, ecc. Questi sono tutti in relazione perché hanno un vocabolario definito e una costruzione grammaticale. Paolo non avrebbe mai potuto unire nella stessa classificazione linguaggi stranieri noti con sconosciuti balbettii estatici. Semplicemente non hanno alcuna relazione tra di loro. [18]

Dunque, se esistessero due tipi di lingua completamente differenti–linguaggi conosciuti da una parte, e linguaggi da preghiera privata come balbettii estatici dall’altra, come affermano molti Carismatici–allora lo Spirito Santo, che non può mentire, non avrebbe usato la parola genos per descrivere le lingue nel capitolo 12 di 1 Corinzi.

Un altro passo che confuta la posizione Carismatica è 1 Corinzi 14:21-22: “Sta scritto nella legge: «Io parlerò a questo popolo in lingue straniere e con labbra straniere, ma neppure così mi ascolteranno», dice il Signore. Pertanto le lingue sono un segno non per i credenti, ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti, ma per i credenti.” Qui, le lingue sono confrontate con un vero linguaggio umano (l’Assiro [19]), dimostrando che l’Apostolo Paolo considerava le lingue come veri linguaggi.

Questo è ulteriormente confermato dall’uso dell’articolo del riferimento precedente (hai) e dalla funzione della congiunzione inferenziale “quindi” (hoste). Se Paolo considerasse il parlare in lingue come pronunciare parole sconosciute, non avrebbe usato la stessa parola due volte in questi due versi, specialmente perché il significato di glossa era chiaramente stabilito nel primo uso. [20]

La nostra argomentazione a favore del riferimento di lingue a veri linguaggi stranieri è supportata dalla parola Greca usata da Paolo quando dice che le parole devono essere interpretate (cfr. 1 Cor. 12:10; 14:26, 28). Quando la parola hermeneuw non è usata per descrivere l’esposizione della Scrittura, essa semplicemente significa “tradurre ciò che è stato detto o scritto da una lingua straniera al vernacolare.” [21] Quando la parola è usata per l’esposizione della Scrittura (cfr. Lu. 24:27), essa è tradotta con “esporre.” Quando la parola hermenenuw è usata in riferimento alle lingue viene tradotta con “interpretare.” Un interprete è qualcuno che traduce una lingua straniera nella lingua comprensibile dagli ascoltatori presenti.

A volte viene affermato che il dono dell’interpretazione sia una sorta di capacità intuitiva, empatica, con la quale un membro della congregazione dà significato intelligibile alle parole istintive di un altro, un dono attraverso il quale alla dimensione preconcettuale nell’uomo espressa da un membro viene data una forma razionale, concettuale, da un altro. Ma una tale concezione non solo è estranea all’uso Biblico di “interpretare” (hermeneuw e i suoi composti), ma presuppone pure una concezione delle lingue che abbiamo già discusso e respinto come non biblica. L’unica ragione per cui il parlare in lingue non è comprensibile agli ascoltatori è che essi non conoscono la lingua che viene parlata. [22]

Ma non vi sono forse versi che insegnano che esiste un uso delle lingue per la preghiera privata–che le lingue devono essere usate per la preghiera privata a Dio e per l’edificazione privata? I tre passi utilizzati comunemente per sostenere questi due tipi di lingue sono: Romani 8:26, 1 Corinzi 13:1; 14:2-4. Il primo passo in realtà non ha nulla a che vedere con le lingue: “Lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri ineffabili.” Sospiri ineffabili o che non si possono pronunciare ovviamente non può riferirsi alle lingue.

Ma che dire di 1 Corinzi 13:1? Non insegna questo verso che possiamo pregare con le lingue degli angeli? “Quand'anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli” (1 Cor. 14:1). È chiaro dalla grammatica Greca (ean con il congiuntivo) e dal contesto che Paolo sta parlando ipoteticamente. “Lo innalza ipoteticamente alla sua più magnifica espressione possibile” [23]–ossia, per dimostrare un punto. Paolo non sta dicendo alla chiesa di pregare nelle lingue degli angeli. Sta dicendo che, per quanto grande possa essere il tuo dono, tu ha bisogno dell’amore. E anche se fosse possibile parlare nelle lingue degli angeli, esso sarebbe comunque un vero linguaggio traducibile, non un mucchio di borbottii. I linguisti hanno la capacità di osservare la struttura del linguaggio e di determinare nomi, verbi, avverbi, e così via. Quindi, se delle persone parlassero veramente nelle lingue degli angeli, si potrebbe determinare se ciò che si parla è un vero linguaggio, anche se celeste.

Il migliore verso prova della preghiera privata in lingue è 1 Corinzi 14:1-5:

“Desiderate l'amore e cercate ardentemente i doni spirituali, ma soprattutto che possiate profetizzare, 2 perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo comprende, ma egli in spirito proferisce misteri. 3 Chi profetizza, invece, parla agli uomini per edificazione, esortazione e consolazione. 4 Chi parla in altra lingua edifica se stesso, ma chi profetizza edifica la chiesa. 5 Io vorrei che tutti parlaste in lingue, ma molto più che profetizzaste, perché chi profetizza è superiore a chi parla in lingue a meno che egli interpreti, affinché la chiesa ne riceva edificazione.”

La prima cosa da notare riguardo a questo passo è che, indipendentemente da come uno interpreti “edifica se stesso” (v. 4), le lingue di cui si parla in tutto il capitolo 14 sono veri, definiti linguaggi stranieri. Non vi è nulla nel passo o nel contesto più ampio che insegni che le lingue di cui si parla dal verso due al verso quattro siano particolari (ad esempio, borbottio estatico), uniche o differenti. Le lingue di cui si parla nel verso 4 sono veri linguaggi stranieri, proprio come le lingue dei versi 21 e 22 sono veri linguaggi stranieri.

Questo fatto è importante; se uno crede che 1 Corinzi 14:2-4 giustifichi l’uso privato delle lingue nelle devozioni, allora esiste un test oggettivo per determinare se l’oratore sta pronunciando borbottii (ovvero, nonsenso sillabico) oppure un vero linguaggio straniero: l’orazione privata in lingue potrebbe essere registrata ed inviata ad un qualunque linguista competente per la verifica.

Questo passo insegna l’uso privato delle lingue? No. Paolo sta discutendo l’edificazione nell’assemblea durante il culto pubblico. Egli sostiene di preferire la profezia alle lingue a motivo della sua superiore capacità di edificare la chiesa. [24] Quando dice “Chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno lo comprende,” non sta dicendo ai Corinzi che dovrebbero pregare in lingue a Dio in privato; sta enfatizzando che senza un interprete, nessuno nell’assemblea comprende eccetto Dio. [25] Similmente, quando Paolo discute la preghiera e il canto nello Spirito, egli rende chiaro il fatto che questi devono essere interpretati, perché avvengono nel culto pubblico: “Tuttavia, se tu lodi Dio con lo spirito, colui che occupa il posto del profano, come dirà "amen" al tuo ringraziamento, poiché egli non comprende ciò che tu dici?” (1 Cor. 14:16). Semplicemente, non esiste uno straccio di prova biblica per l’idea di lingue per le devozioni private.

Ma, poi, che cosa intende Paolo quando dice, “Chi parla in altra lingua edifica se stesso”? Il contesto indica che Paolo sta descrivendo qualcuno che parla in lingue in chiesa senza un interprete. Paolo non sta dicendo che i Cristiani dovrebbero pregare in lingue in privato per essere edificati. Per tutto questo capitolo, Paolo sostiene in continuazione la necessità che le lingue siano interpretate; altrimenti, la chiesa non è edificata. “Così anche voi, poiché siete desiderosi di avere doni spirituali, cercate di abbondarne per l'edificazione della chiesa. Perciò chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare” (1 Cor. 14:12-13). Poiché tutto lo scopo del capitolo 14 è l’edificazione dell’assemblea, è probabile che “edifica se stesso” sia da interpretarsi in senso negativo. Parlare in lingue senza un interprete semplicemente richiama l’attenzione su di sé e non produce benefici per l’assemblea. Parlare in lingue nell’assemblea senza un interprete è una forma di auto-glorificazione.

Perché è significativo che il parlare in lingue si riferisca a linguaggi stranieri e non a balbettii (ad esempio, “Yabba-dabba-doo”)? È significativo perché ci fornisce un metodo oggettivo per determinare se le moderne orazioni in lingue siano genuine, oppure un nonsenso prodotto dall’uomo. Se il movimento Carismatico è veramente opera di Dio, allora chiunque dovrebbe essere capace di verificarlo semplicemente registrando le persone che parlano in lingue e facendo analizzare la registrazione da linguisti, per vedere quale linguaggio veniva parlato. Se le lingue fossero semplicemente il balbettio che si incontra nelle chiese Carismatiche e non veri linguaggi, allora le lingue non sarebbero un segno per i non credenti, come Paolo afferma chiaramente. Un segno è un miracolo verificabile pubblicamente. “Parlare in lingue straniere che non erano state apprese costituirebbe certamente un miracolo divino; tuttavia, parlare con balbettii senza senso o con suoni sconosciuti potrebbe essere fatto facilmente tanto da un Cristiano quanto da una persona non salvata.” [26] Ogni esempio nel ventesimo secolo in cui le orazioni carismatiche in lingue sono state registrate e analizzate da linguisti ha rivelato che le moderne “lingue” non sono veri linguaggi, ma balbettii senza senso. Le moderne orazioni in lingue non somigliano neppure ad alcun linguaggio, strutturalmente. “Le conclusioni dei linguisti indicano che la moderna glossolalia è composta da suoni sconosciuti privi di un vocabolario distintivo e di elementi grammaticali, elementi stranieri simulati, ed una totale assenza di caratteristiche linguistiche. Il carattere essenziale di questo nuovo movimento è quindi in contrasto con il fenomeno biblico del parlare in lingue conosciute.” [27] Dunque, concludiamo che il moderno parlare in lingue contraddice la chiara testimonianza della Scrittura, così come i risultati empirici oggettivi. Ecco una sfida per qualunque Pentecostale o Carismatici: registrate il vostro culto in chiesa e fate analizzare oggettivamente le “lingue” che vengono pronunciate.

Vi è un numero di altri indicatori che rivelano che le lingue moderne sono un inganno. Ai Carismatici viene insegnato come parlare in “lingue.” Vengono loro dette cose come, “Ora prega a voce alta, ma non parlare in Italiano.” [Inglese nell’originale, N.d.T.] Oppure, “Inizia a parlare con sillabe–lascia che scorrano.” Molti Carismatici imparano a parlare in “lingue” (balbettio senza senso) imitando gli altri nella loro chiesa o ad una conferenza. Incontriamo forse qualcuno nel Nuovo Testamento a cui viene insegnato come pregare in lingue? No, avviene l’esatto opposto. Coloro che nel libro degli Atti parlano in lingue, non chiedono mai di farlo, e non viene mai detto loro di farlo o di dire alcunché.

Nei resoconti biblici, le persone parlano spontaneamente in lingue. In Atti 2:4, 10:46 e 19:6, coloro che parlarono in lingue lo fecero senza alcun incoraggiamento o preparazione. In realtà, in ogni caso, coloro che parlarono in lingue, prima del momento in cui cominciarono a parlare, non sapevano neppure che una tale cosa esistesse! Quindi, non solo le lingue moderne sono un balbettio senza senso se confrontate ai veri linguaggi stranieri parlati nel Nuovo Testamento, ma anche il modo in cui i Carismatici ricevono le lingue è completamente differente da quello del resoconto biblico. [28]

Se le moderne “lingue” (ovvero, il balbettio senza senso) sono completamente differenti dalle lingue nella Scrittura (che erano veri linguaggi stranieri), che cosa è avvenuto delle vere lingue bibliche? La Bibbia insegna che le lingue e gli altri segni soprannaturali sono cessati.

“L'amore non viene mai meno, ma le profezie saranno abolite, le lingue cesseranno e la conoscenza sarà abolita, perché conosciamo in parte e profetizziamo in parte. Ma quando sarà venuta la perfezione, allora quello che è solo parziale sarà abolito. Quand'ero bambino, parlavo come un bambino, avevo il senno di un bambino, ragionavo come un bambino; quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò proprio come sono stato conosciuto.” (1 Cor. 13:8-12)

Paolo contrappone i doni rivelatori della profezia, della conoscenza speciale e delle lingue, che per natura sono parziali e incompleti, con il canone completato della Scrittura (che fu completato con i 27 libri del N.T.).

Ciò che doveva sostituire e abolire il parziale era qualcosa designato come “perfezione.” Ma quando sarà venuta la perfezione, allora quello che è solo parziale sarà abolito. È difficile non notare il parallelo antitetico tra la cosa “parziale” e quella “perfetta” (“completa, matura, piena”). Poiché il “parziale” parla della profezia e degli altri modi di conoscenza rivelatoria (v. 8), sembrerebbe che la “perfezione,” che li avrebbe rimpiazzati, rappresenti la Scrittura finale e perfetta del Nuovo Testamento (Gm. 1:21). Questo è dovuto al fatto che si stanno contrapponendo di proposito dei modi di rivelazione. Così, essa rende l’uomo di Dio adeguatamente fornito per tutti i suoi compiti (2 Tim. 3:16-17). In altre parole, vi è un tempo a venire quando si verificherà la completezza del processo rivelatorio di Dio. [29]

L’obiezione principale usata dai Carismatici contro questo passo riguarda la frase “faccia a faccia.” Essi sostengono che questa espressione si riferisca a vedere Cristo “faccia a faccia” al tempo della seconda venuta; così, i doni soprannaturali devono continuare fino alla seconda venuta. Il problema di questa interpretazione è duplice. Primo, “faccia a faccia” è una frase avverbiale, non ha un oggetto. [30] Secondo, “faccia a faccia” è contrapposto ad uno “specchio oscuro.” Poiché “faccia a faccia” è avverbiale senza oggetto, l’idea che si riferisca a Cristo deve essere presunta o dedotta. E poiché Paolo ha contrapposto forme di rivelazione dal verso 8 al 12, è molto più sensato interpretare “faccia a faccia” nel senso della chiarezza (o perspicuità), in contrapposizione allo specchio oscuro (l’incompleto o parziale).

Esistono altri problemi associati alla pratica dei Carismatici di parlare in “lingue.” Invece di desiderare i doni migliori (1 Cor. 12:31), essi cercano il dono che è ultimo nell’elenco dell’Apostolo (12:28). Vi è spesso un parlare in “lingue” senza un’appropriata interpretazione (contrariamente a 14:28); a meno che non sia soddisfatto questo requisito, esso non fa assolutamente nulla per l’edificazione della chiesa (14:4-5). Il requisito biblico del parlare a turno frequentemente non viene osservato (14:27, 30); invece, un numero di persone parla nello stesso momento (questa mancanza di ordine nella chiesa è inescusabile, perché “Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti,” 14:32). Inoltre, la pratica comune nelle chiese Carismatiche è di permettere alle donne di parlare nell’assemblea (non poche chiese Carismatiche hanno anche donne pastore). Alle donne è assolutamente proibito parlare o insegnare nella chiesa, ma viene loro comandate di rimanere in silenzio (14:33-34).

“Tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia, affinché l'uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera.” (2 Tim. 3:16-17). Poiché noi abbiamo il canone completato, e poiché la Bibbia è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per la salvezza, la vita e le pietà, a quale scopo servono le moderne lingue e profezie? Parlare in lingue era uno dei segni degli apostoli (2 Cor. 12:12); una volta che gli apostoli hanno lasciato la scena, non vi fu più necessità dei loro segni distintivi. Il fatto storico che le vere lingue e profezie cessarono con il completamento della Scrittura, e il fatto che le moderne lingue e profezie non hanno alcuna somiglianza con ciò che avveniva ai giorni degli apostoli, prova che i tratti distintivi centrali del movimento Carismatico non sono biblici.

La Profezia

Dio sta ancora parlando alla Sua chiesa per diretta rivelazione? L’ufficio di profeta è ancora operativo nel corpo di Cristo oggi? I Carismatici insegnano che stiamo ancora ricevendo rivelazioni dirette da Dio. Molti Carismatici sono a disagio con l’idea che la moderna profezia sia equivalente alla Scrittura. Quindi, hanno sviluppato la nozione che la profezia del Nuovo Testamento sia in qualche modo una rivelazione minore. Per rispondere adeguatamente a queste domande, dobbiamo prima rispondere alla domanda, Che cos’è la profezia?

Per confutare la popolare concezione Carismatica secondo la quale i profeti del Nuovo Testamento esprimono una rivelazione che è in qualche misura inferiore alla Scrittura, dobbiamo esaminare la continuità tra il profeta dell’Antico Testamento e il profeta del Nuovo Testamento. Il passo che espone la legislazione divina che definiva l’ufficio di profeta è Deuteronomio 18. Notate che il vero profeta pronuncia le parole stesse di Dio: qualunque cosa il Signore gli ha comandato di dire.

“Ma il profeta che ha la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire o che parla in nome di altri dèi, quel profeta sarà messo a morte". E se tu dici in cuor tuo: "Come faremo a riconoscere la parola che l'Eterno non ha proferito?". Quando il profeta parla in nome dell'Eterno e la cosa non succede e non si avvera, quella è una cosa che l'Eterno non ha proferito; l'ha detta il profeta per presunzione; non aver paura di lui».” (Deu. 18:22).

Esistono dei metodi per determinare un vero profeta. Primo, il profeta deve parlare in nome del vero Dio–ovvero, il profeta deve avere una corretta teologia. Secondo, qualunque cosa il profeta profetizzi deve adempiersi con un’accuratezza del 100%–qualunque cosa inferiore esigeva la morte per lapidazione. Se qualcuno afferma di avere il dono di profezia, ma non fornisce mai una profezia specifica con la quale il profeta possa essere oggettivamente messo alla prova, non abbiamo assolutamente alcuna ragione di credere o di temere quel cosiddetto “profeta.” Ciò che dava ai profeti dell’Antico Testamento un’autorità unica e una conferma oggettiva, anche per i non credenti, era il fatto che ciò che dicevano si avverava davvero. Senza lo specifico elemento della predizione, i profeti non sarebbero stati più che maestri della legge.

La prova di un vero profeta si applica anche ai profeti del Nuovo Testamento, perché esiste una precisa continuità tra il profeta dell’Antico Testamento e il profeta del Nuovo Testamento. Dopo l’effusione dello Spirito Santo sulla chiesa, Pietro citò il profeta Gioele: “E avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. In quei giorni spanderò del mio Spirito sopra i miei servi e sopra le mie serve, e profetizzeranno.” (At. 2:17-18). Notate che il profeta del Nuovo Testamento era coinvolto negli stessi identici fenomeni associati ai profeti dell’Antico Testamento: sogni, visioni e profezie (cfr. Num. 12:6). “Così noi abbiamo una profezia del tipo dell’Antico Testamento (i normali modi profetici dell’Antico Testamento) che entra nell’era del Nuovo Testamento, e in adempimento della specifica parola di un profeta dell’Antico Testamento. E questo è secondo l’interpretazione divinamente ispirata di Gioele da parte di Pietro.” [31] Questa continuazione della profezia dell’Antico Testamento nel Nuovo è confermata dal profeta del Nuovo Testamento Agabo. Agabo disse le parole stesse dello Spirito Santo. Pronunciando le parole di Dio, Agabo, come i profeti dell’Antico Testamento, rivelò il futuro.

“Un certo profeta di nome Agabo, scese dalla Giudea. 11 Venuto da noi, egli prese la cintura di Paolo, si legò mani e piedi, e disse: «Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l'uomo a cui appartiene questa cintura e lo consegneranno nelle mani dei gentili».” (At. 21:10-11).

Che il profeta del Nuovo Testamento pronunci effettivamente parole provenienti direttamente da Dio, e non sia semplicemente un maestro o un predicatore, è sostenuto da Paolo: “E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri...” (1 Cor. 13:2). La parola “mistero” nel Nuovo Testamento non significa la stessa cosa della nostra parola Italiana. Edwards scrive,

“Nel NT la parola ricorre 27 o… 28 [volte]; principalmente in Paolo…. Ha il suo antico significato di un segreto rivelato, non il suo senso moderno di qualcosa che non può essere immaginato o compreso…. (2) Il significato di gran lunga più comune nel NT è quello così caratteristico di Paolo, ovvero, una verità Divina in passato nascosta, ma ora rivelata nel vangelo…. (a) Si dovrebbe notare come intimamente “mistero” sia associato a “rivelazione” ...così come a parole di significato simile…. “Mistero” e “rivelazione” sono in realtà termini correlati e quasi sinonimi….” [32]

Il profeta rivela alla chiesa un mistero o i misteri di Dio. Egli rivela qualcosa in precedenza sconosciuta, una cosa nuova rivelata per la prima volta.

Paolo dice specificamente in 1 Corinzi 14 che i profeti ricevono “rivelazione”: “Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino. Ma se è rivelata qualcosa ad uno che è seduto, si taccia il precedente.” (1 Cor. 14:29-30; cfr. v. 26, “ha una rivelazione”).

Una rivelazione (apokalupsis) è la divulgazione di qualcosa che prima era sconosciuto; e la rivelazione divina è la diretta comunicazione di verità prima sconosciute da Dio agli uomini. L’esposizione può essere fatta di sogni, visioni, comunicazione orale o in altro modo (Dan. 2:19; 1 Cor. 14:26; 2 Cor. 12:1; Gal. 1:12; Ap. 1:1). [33]

Il fatto che l’ufficio profetico del Nuovo Testamento fosse rivelatorio come l’ufficio dell’Antico Testamento è chiaramente insegnato dall’uso di Paolo dei [termini] “mistero” e “rivelazione.” Notate come egli utilizzi entrambi i termini in Efesini 3:3-5: “per rivelazione egli mi ha fatto conoscere il mistero, di cui prima ne scrissi in breve. Nel leggere questo, voi potete capire quale sia la mia intelligenza del mistero di Cristo, che non fu fatto conoscere nelle altre età ai figli degli uomini, come ora è stato rivelato ai santi apostoli e ai suoi profeti per mezzo dello Spirito.” [34]

Quindi, i profeti di Dio nel vecchio quanto nel nuovo patto parlavano direttamente dietro ispirazione divina. Essi potevano fare dichiarazioni pienamente autorevoli, come quando lo Spirito Santo ordinò alla chiesa di inviare Paolo e Barnaba come missionari. Per ispirazione essi potevano predire il futuro (ad es. Agabo). Potevano proferire misteri. I profeti potevano letteralmente dare alla chiesa nuova dottrina autorevole. Gli apostoli e i profeti, per divina ispirazione, illustrarono alla chiesa il significato della morte di Cristo. Lo Spirito Santo rivelò alla chiesa che le leggi cerimoniali del vecchio patto erano abolite, e che il muro di separazione era stato demolito; così, Dio ha un solo popolo: coloro che sono in Cristo. Tutte le varie implicazioni della croce richiedevano una spiegazione rivelata (ispirata dallo Spirito). La ragione per cui è importante definire la natura della profezia nel Nuovo Testamento è che la gran parte dei Carismatici, sia esplicitamente che implicitamente, considerano la profezia meno rivelatoria e autorevole della Scrittura. Il fatto che non tutte le affermazioni profetiche furono inscritturate o poste nel canone (i 66 libri) non è importante in questa discussione, perché neppure tutte le affermazioni ispirate o gli scritti degli apostoli entrarono nel canone (ad es. la lettera perduta di Paolo ai Corinzi). Quando un Carismatico dice che un profeta neotestamentario per la maggior parte non predice il futuro, ma dà esortazione, può avere ragione. Ma l’esortazione profetica non è un semplice consiglio santificato; non è la semplice esposizione della Scrittura. È un’esortazione rivelatoria ispirata dallo Spirito. Essa ha la medesima autorità della Scrittura; è un’esortazione del tipo “Così dice il Signore.”

L’autore ha frequentato chiese Carismatiche per oltre tre anni e ha ascoltato centinaia di “profezie.” Eppure non ha mai ascoltato una nuova dottrina. In realtà, quando un “profeta” esponeva una nuova dottrina, il pastore e gli anziani dicevano a quel “profeta” di fare silenzio. Nei molti casi in cui i “profeti” ordinavano alle persone di fare delle cose (ad es. “Maria, Dio mi ha detto che dovresti sposare Giovanni”), le persone scoprivano molto rapidamente che tali esortazioni dovevano essere essere prese con molta cautela! Perché? Perché i moderni profeti Carismatici semplicemente non sono affidabili. Sono attendibili più o meno come un lancio di dadi. Quindi, anche la gran parte dei Carismatici non prende seriamente le loro esortazioni e profezie.

Perché i Carismatici si danno tanto da fare per ridefinire la profezia come qualcosa di inferiore a ciò che effettivamente era nel Nuovo Testamento? [35] La ragione principale è che molti Carismatici comprendono che la moderna profezia Pentecostale non è veramente uguale alla profezia dell’Antico e del Nuovo Testamento. Se i Carismatici non ridefinissero la profezia essenzialmente come nulla di più di “vaghe” esortazioni spirituali, allora i loro profeti sarebbero soggetti ad una verifica oggettiva. Confrontate una tipica profezia biblica con una tipica moderna profezia Carismatica. Elia il Tishbita venne e profetizzò al malvagio Re Achab e alla sua malvagia moglie, Jezebel. Notate la specificità: la famiglia di Achab sarà sterminata (ovvero, assassinata; 1 Re 21:21). La discendenza di Achab sarà spazzata via dopo la morte di Achab (v. 29). La moglie di Achab sarà divorata dai cani presso il muro di Jezreel (v. 23). Nel medesimo luogo dove i cani leccarono il sangue di Naboth (che Achab aveva assassinato), i cani leccheranno il sangue di Achab. Queste profezie furono adempiute perfettamente (cfr. 1 Re 22:34-39; 2 Re 9:32-37, 10:7-11). Dopo che l’ultima di queste profezie fu adempiuta, Dio disse: “Riconoscete dunque, che non è caduta a terra neppure una delle parole dell'Eterno che l'Eterno ha pronunciato contro la casa di Achab, l'Eterno infatti ha compiuto ciò che aveva detto per mezzo del suo servo Elia” (2 Re 10:10).

Ora confrontate la profezia di Elia con la tipica “profezia” Carismatica: “Oh, torna da Me, popolo mio. Se tu ritorni da me, io ti benedirò. Se ti accosti a me, io ti amerò e ti benedirò,” ecc. Questo genere di vaga, non specifica sorta di “profezia” non può mai essere confermata come reale, perché non contiene nulla di specifico riguardo al futuro. Inoltre, quando i Carismatici escono dal seminato e si fanno specifici, che succede? Si dimostrano costantemente in errore, volta dopo volta.

Con le - letteralmente - migliaia di profeti Carismatici in giro per gli Stati Uniti, ci aspetteremmo di trovarne almeno alcuni che possano superare il test per un vero profeta fornito in Deuteronomio 18. La verità è che non esistono veri profeti oggi, perché le profezie, come le lingue, sono cessate quando le Scritture del Nuovo Testamento furono completate. Ricordate che Dio istituì i doni e i segni come le lingue, la profezia, le guarigioni sensazionali, ecc. in un modo tale che potessero dimostrare la verità della Parola di Dio. Questo è il motivo per cui le profezie del Nuovo Testamento, le lingue e le guarigioni erano viste e conosciute come reali sia dai Cristiani che dai non credenti. I nemici di Cristo non potevano negare che Gesù operasse miracoli pubblici straordinari; erano costretti ad attribuirli a Satana (Mat. 12:24). Paolo guarì pubblicamente un ragazzo storpio; i pagani che osservarono il miracolo non poterono negarlo; essi attribuirono il miracolo ai loro falsi dei (At. 14:11).

Il fatto che un’analisi oggettiva, empirica della moderna profezia Carismatica dimostri che ciò che oggi è chiamato profezia non è la stessa cosa della profezia neotestamentaria non significa necessariamente che la profezia sia cessata; significa soltanto che le affermazioni Carismatiche secondo le quali essa sarebbe la continuazione di quanto avveniva ai giorni degli apostoli sono false. Per dimostrare che la profezia è cessata dopo la morte degli apostoli e la chiusura del canone (del Nuovo Testamento), si deve andare alla Scrittura. Un passo che insegna che le lingue e la profezia sono cessate è 1 Corinzi 13:8-13. Quel passo è stato discusso nella nostra considerazione delle lingue. Esiste un altro passo che prova che l’ufficio di profeta era fondante e temporaneo; quel passo è Efesini 2:19-22.

“Voi dunque non siete più forestieri né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare, su cui tutto l'edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito.”

Prima di discutere la natura fondante degli uffici neotestamentari di apostolo e profeta, dobbiamo disfarci della nozione che Paolo nel verso 20 stia parlando dei profeti dell’Antico Testamento. Vi sono diverse ragioni per cui “profeti” si riferisce decisamente ai profeti del Nuovo Testamento. Primo, notate che Paolo menziona gli apostoli per primi e i profeti per secondi. Quando discute dei doni dello Spirito nella chiesa del Nuovo Testamento, Paolo segue un ordine analogo. Gli apostoli del Nuovo Testamento sono sempre elencati per primi, prima dei profeti del Nuovo Testamento. “E Dio ne ha costituiti alcuni nella chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti… Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti dottori?” (1 Cor. 12:28-29). Se Paolo stesse discutendo dei profeti dell’Antico Testamento, li avrebbe logicamente posti prima degli apostoli e non dopo. Secondo, il contesto nel libro degli Efesini mostra che Paolo sta parlando di profeti del Nuovo Testamento. “Il mistero di Cristo… ora è stato rivelato ai santi apostoli e ai suoi profeti per mezzo dello Spirito” (Efe. 3:4-5). Sebbene Efesini 3:5 si trovi sette versi dopo Efesini 2:20, in Greco si tratta della medesima frase. Inoltre, la parola Greca nun (“ora”) non può riferirsi ai profeti dell’Antico Testamento, perché la parola si riferisce alla realtà presente (ovvero, al tempo in cui Paolo scrisse l’epistola). Terzo, in Efesini 4 Paolo dice molto esplicitamente cosa intende quando dice apostoli e profeti. Egli dice che dopo che Cristo ascese al Padre, Egli diede dei doni alla Sua chiesa (vv. 7-8). Al verso 12, egli dice che questi doni sono per “l’edificazione del corpo di Cristo” (ovvero, la chiesa del Nuovo Testamento). Al verso 11 Paolo individua quali sono questi doni del Nuovo Testamento: “Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti.” “Poiché i profeti sono dei doni, insieme agli Apostoli, come una conseguenza della vittoriosa ascensione di Cristo, devono essere profeti del Nuovo Testamento.” [36] Paolo menziona apostoli e profeti tre volte in questa breve epistola, e ogni volta egli intende ovviamente la stessa cosa: apostoli e profeti del Nuovo Testamento.

Paolo dice che gli uffici neotestamentari di apostolo e profeta erano fondanti per la chiesa Cristiana.

“Un fondamento, per la sua stessa natura, non è posto che una sola volta, mentre le sovrastrutture possono essere erette nel corso di un lungo periodo di tempo. Infatti, Paolo intende chiaramente che il fondamento è già posto. Egli dice: “edificati sopra il fondamento” (epoikodomethentes). Ma egli continua a parlare dell’edificio che è attualmente “in crescita” (auxei) e che “viene costruito insieme” (sunoikodomeisthe) su quel fondamento.” [37]

L’immagine che Paolo ci presenta davanti è quella di un fondamento completato sul quale poggia la chiesa di Gesù Cristo. Ma la chiesa, diversamente dal fondamento, continua a crescere. Il verbo “crescere” al verso 21 è al tempo presente e indica che la chiesa di Cristo continua a crescere anche ora.

Gli uffici di apostolo e profeta erano unici nella situazione della chiesa prima del completamento del canone. La rivelazione era necessaria per produrre il Nuovo Testamento. E prima che il Nuovo Testamento fosse completato, la rivelazione diretta era necessaria per spiegare l’opera di Cristo e per soddisfare le necessità contemporanee. Immaginate semplicemente cosa avrebbe significato provare a spiegare il significato di ciò che Cristo aveva compiuto senza il Nuovo Testamento! Dopo che il canone del Nuovo Testamento fu completato e che l’ultimo profeta e l’ultimo apostolo morirono, i doni rivelatori cessarono. Questo non è solo l’insegnamento di 1 Corinzi 13:8-13 e di Efesini 2:20; è anche un fatto storico.

Dai tempi degli apostoli fino al presente, la vera chiesa ha creduto che la Bibbia fosse completa, efficace, sufficiente, inerrante, infallibile e autorevole. Qualsiasi tentativo di aggiungere [qualcosa] alla Bibbia, di affermare ulteriori rivelazioni da Dio, hanno sempre prodotto sette, eresie, o l’indebolimento del corpo di Cristo. Sebbene i Carismatici negheranno di voler provare ad aggiungere qualcosa alla Scrittura, le loro convinzioni sulla parola profetica, sui doni di profezia, e sulla rivelazione in realtà fanno proprio quello. Mentre aggiungono –sebbene inconsapevolmente– alla rivelazione finale di Dio, essi minano l’unicità e l’autorità della Bibbia. le nuove rivelazioni, i sogni e le visioni finiscono per essere vincolanti per la coscienza del credente come il Libro dei Romani o il Vangelo di Giovanni. [38]

Fin qui abbiamo visto come la gran parte dei Carismatici abbia ridefinito la profezia come qualcosa di meno rivelatorio e autorevole rispetto a quanto avveniva nei giorni degli apostoli. Questa ridefinizione non biblica della profezia consente ai Carismatici di fare due cose. Primo, essi evitano la verifica oggettiva a cui erano soggetti i profeti biblici fornendo delle vaghe esortazioni o profezie non specifiche (che potrebbero essere facilmente prodotte su due piedi da qualunque Cristiano; le loro profezie non specifiche non possono essere provate nè vere nè false). Secondo, affermando che la profezia è meno rivelatoria e autorevole della Scrittura, essi affermano di non aggiungere nulla alla Scrittura. Abbiamo notato come l’ufficio di profeta del Nuovo Testamento sia in continuazione con l’ufficio dell’Antico Testamento. Le esortazioni e le profezie del profeta del Nuovo Testamento sono ispirate dallo Spirito e uguali per autorità alla Scrittura. Inoltre, la Bibbia insegna che la profezia serve una distinta funzione fondante nella chiesa a causa delle circostanze storiche uniche (ovvero, un canone aperto). Quando il canone del Nuovo Testamento fu completato, la profezia cessò perché non era più necessaria.

La descrizione fin qui fornita delle convinzioni dei Carismatici riguardo alla profezia non rende appieno la verità di quanto siano messe male le cose all’interno del movimento Carismatico. Sarebbe una cosa se i Carismatici avessero alcuni “profeti” in ogni chiesa che snocciolano vaghe esortazioni e profezie non specifiche. Ma in realtà, la maggior parte dei Carismatici crede che Dio parli direttamente ad ogni Cristiani ripieno di Spirito; che Egli guidi le persone a fare delle cose al di fuori delle Sacre Scritture. Frasi comuni nei circoli Carismatici sono “Dio mi ha detto di farlo,” “Lo Spirito mi ha guidato ha fare quella cosa,” “Gesù mi ha parlato e mi ha detto questo e questo.” Un simile modo di pensare conduce al soggettivismo e al misticismo; esso contraddice chiaramente la Parola di Dio. Nei giorni degli apostoli, quando erano praticati tutti i doni soprannaturali, la rivelazione diretta avveniva solo per mezzo degli apostoli e dei profeti (anche le lingue e la loro interpretazione sono una forma di rivelazione). L’apostolo Paolo dice espressamente che non tutti avevano il dono delle lingue e che solo alcuni erano profeti (cfr. 1 Cor. 12:30; Efe. 4:11). L’idea, comune ai giorni nostri, che Dio guidi direttamente le persone o che comunichi direttamente con le persone non è biblica ed è pericolosa. Mentre la maggioranza dei Carismatici crede nell’inerranza biblica e afferma di amare la Bibbia, molti sono trasportati da sensazioni soggettive, impressioni ed esperienze piuttosto che dal chiaro insegnamento della Parola di Dio.

La nostra responsabilità come credenti è di non seguire le nostre sensazioni o impressioni, ma di studiare la Parola di Dio e di applicarla alla nostra vita. Ogni cosa di cui abbiamo bisogno nella vita per tutte le nostre decisioni può essere appresa dai principi scritturali. I Cristiani non devono più credere alle impressioni mistiche e devono iniziare ad imparare come dedurre le verità dalla Scrittura e ad applicarle a noi stessi, alla nostra famiglia, al lavoro, alla scuola, al governo civile, e così via. Il movimento Carismatico e il suo soggettivismo implicito hanno causato un danno indicibile a migliaia di Cristiani. L’autore conosce personalmente storie orrende in cui credenti immaturi sono “guidati” a fare cose non bibliche e stupide (ad es. “Dio mi ha guidato a lasciare il mio lavoro e vivere in una tenda,” “Dio mi ha condotto a lasciare mia moglie,” “Dio mi ha detto di sposare Maria,” “Dio mi ha detto di investire in questo e questo,” ecc.) Se qualcuno vi dice che Dio gli ha parlato, dite, “Mostramelo nella Bibbia.” Quando un Cristiano vi dice che Dio lo ha guidato a fare qualcosa, ditegli di dimostrarlo dalla Parola di Dio. La nostra libertà da pastori dittatoriali, da governi oppressivi e dal nonsenso soggettivo è l’oggettiva, infallibile, sufficiente Parola di Dio, la Bibbia.

Segni e miracoli

I Carismatici credono che i doni-segno miracolosi, inclusa la “guarigione della fede”, siano normativi oggi. Di conseguenza, essi credono che miracoli sensazionali accadano ancora oggi nella chiesa. Il Protestantesimo Storico insegna che i doni-segno servivano uno scopo distinto nella chiesa apostolica: quello di autenticare gli insegnamenti degli apostoli. Quando gli insegnamenti ispirati dallo Spirito riguardanti la persona e l’opera di Cristo furono inscritturati, i doni-segno cessarono, perché non erano più necessari. Per determinare se i doni-segno siano ancora normativi, noi dobbiamo rispondere a queste tre domande: Qual è lo scopo dei doni-segno? Questi doni cessarono dopo il completamento del canone del Nuovo Testamento? I miracoli che si suppone stiano avvenendo oggi sono gli stessi di quelli che avvenivano ai giorni di Cristo e degli apostoli?

La Bibbia insegna che i segni sono eventi pubblici, visibili e miracolosi. Il loro scopo non era di dare ai credenti dei servizi di culto eccitanti [39] o una meravigliosa esperienza, ma di autenticare un messaggio divino o il messaggero, per dimostrare pubblicamente che la persona che realizzava miracoli era mandata da Dio. “In Esodo 4:5, Dio disse a Mosè di compiere miracoli affinché ‘credano che l'Eterno, il DIO dei loro padri, il DIO di Abrahamo, il DIO di Isacco e il DIO di Giacobbe ti è apparso.’ In questo modo i miracoli attestavano la missione divina di Mosè.” [40]

Elia fu inviato ad abitare con una vedova a Sarepta (1 Re 17). Dopo che il figlio della vedova morì, Elia pregò Dio, e Dio risuscitò suo figlio. Quale fu la risposta della vedova? “Ora riconosco che tu, sei un uomo di DIO e che la parola dell'Eterno sulla tua bocca è verità” (v. 24). Quando a Gesù fu chiesto alla Festa della Dedicazione se Egli fosse il Cristo, Egli disse, “Io ve l'ho detto, ma voi non credete; le opere che faccio nel nome del Padre mio, sono quelle che testimoniano di me.” (Gv. 10:25). Nicodemo disse a Cristo, “Rabbi, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui” (Gv. 3:2). L’uomo nato cieco criticava i Farisei perché non sapevano che Gesù era mandato da Dio: “Quell'uomo rispose e disse loro: «Ebbene, è molto strano che voi non sappiate da dove venga; eppure egli mi ha aperto gli occhi.... Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto fare nulla” (Gv. 9:30, 33; cfr. Mat. 9:6; 14:33; At. 2:22). I segni che Gesù compì autenticarono sia Lui che il Suo messaggio. Il suo segno più grande, ovviamente, fu la Sua risurrezione dai morti. (Mat. 12:38-40).

L’Apostolo Paolo dice ai Corinzi che i miracoli che lui aveva operato provavano la sua autorità apostolica. “Ora i segni dell'apostolo sono stati messi in opera fra voi con grande pazienza, con segni e prodigi e con potenti operazioni” (2 Cor. 12:12). Se i segni miracolosi fossero stati comuni ai giorni di Paolo, una simile affermazione non avrebbe dimostrato nulla. I miracoli non furono mai un fine di per sè, ma autenticarono il messaggio apostolico nella chiesa del primo secolo. Quando Paolo e Barnaba predicavano, il Signore “rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che segni e prodigi si operassero per mano loro” (At- 14:3; Barnaba è chiamato apostolo al v. 14).

L’autore di Ebrei chiede, “come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata inizialmente annunziata dal Signore, è stata confermata a noi da coloro che l'avevano udita, mentre Dio ne rendeva testimonianza con segni e prodigi, con diverse potenti operazioni e con doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà.” (Ebr. 2:3-4). I versi si riferiscono a coloro che udirono Cristo–gli apostoli. Un prerequisito per essere un apostolo era di aver visto Cristo risorto (At. 1:21-22; cfr. 1 Cor. 9:1). Paolo dice di essere l’ultima persona vivente ad aver visto il Signore risorto (1 Cor. 15:7-8). Se lo scopo dei doni-segno fosse era di autenticare gli apostoli come veri messaggeri di Dio, e gli apostoli sono tutti morti, allora i doni-segno non sono più necessari; hanno servito il loro scopo. Se un moderno guaritore di fede sostiene di aver visto Cristo risorto, è un bugiardo. [41]

B. B. Warfield fece un accurato studio storico dei miracoli, e concluse che i miracoli, in realtà, cessarono dopo la morte degli apostoli. [42] Egli notò che insieme all’eresia e alla superstizione nella chiesa papale, crescevano anche i resoconti di “miracoli”. Questi “miracoli” erano ovviamente fraudolenti, perché erano associati a grossolana eresia, idolatria e superstizione (ad es., essere aspersi con il latte di Maria, o toccare un pezzo della croce, o porre l’eucarestia sulla fronte di una persona). La Riforma, con la sua solida teologia biblica, eliminò tutto questo nonsenso e indirizzò le persone indietro alla pura, infallibile, sufficiente Parola di Dio. Tristemente, il movimento Carismatico si sta allontanando dalla purezza della dottrina della Riforma per tornare al soggettivismo, al misticismo e alla superstizione di Roma.

“Il fatto che... la glossolalia fosse virtualmente assente per diciotto secoli e il fatto che i doni di guarigione che gli apostoli possedevano non erano più visibili dopo che gli apostoli erano morti, dovrebbe certamente farci esitare. La testimonianza della storia della chiesa sembrerebbe essere che lo Spirito non ha continuato a conferire questi doni sul popolo di Dio, anche se Egli ha continuato ad essere la guida della [vera] chiesa in tutta la verità. Se questi doni miracolosi fossero intesi per rimanere nella chiesa, perché scomparvero? Se questi doni sono essenziali nella vita della chiesa, perché Dio li ritrasse dal Suo popolo? La conclusione sembra essere inevitabile: questi doni non furono mai intesi per rimanere nella chiesa.” [43]

Se i veri, sensazionali miracoli si verificassero ancora oggi, essi dovrebbero essere facilmente verificabili oggettivamente. Un rapido confronto tra il dono di guarigione del Nuovo Testamento e quello praticato dai Carismatici dimostrerà che i guaritori di fede Carismatici sono dei simulatori. Gesù e gli apostoli guarirono molte persone con una parola o un tocco (ad es. Mat. 8:6-7; At. 9:32-35). Guarivano istantaneamente (Mat. 8:13; Mc. 5:29; At. 3:2-8). Guarivano totalmente e non parzialmente (Gv. 9:7; At. 9:34). Erano capaci di curare chiunque credesse (Lu. 4:40; At. 5:12-16; 28:9). Erano in grado di guarire serie malattie organiche, corpi storpi e difetti di nascita (Lu. 6:6, 17; Gv. 9:7; At. 3:6-8; 5:16; 8:7). Scacciavano demoni (Lu. 13:32; 10:17; At. 10:38) e risuscitavano i morti (Lu. 7:11-16; Mc. 5:22-24, 35-43; Gv. 11:43-44; At. 9:26-42; 20:9-12).

Vi è un gran numero di serie discrepanze tra i miracoli di guarigione della Bibbia e ciò che si presume stia avvenendo oggi. La maggior parte delle guarigioni operate da Cristo e dagli apostoli avvenivano in luoghi pubblici, di fronte ai non credenti. Non tenevano servizi di guarigione; essi guarivano le persone direttamente all’aperto, anche di fronte ai loro nemici (ad es. Lu. 5:22-26; At. 3:4-10). Avete mai visto un moderno guaritore andare in un grande ospedale e curare i malati? Ne avete mai visto uno guarire qualcuno sui gradini del municipio, o in un centro commerciale, o al parco pubblico? Se questi guaritori hanno le stesse capacità degli apostoli, perché compiono le loro “guarigioni” dentro le chiese, davanti a persone che sono già credenti? I segni sono dati per i non credenti; i Cristiani non hanno bisogno di essere convinti che Gesù è il Cristo–sono già credenti.

Cristo e gli apostoli guarirono persone che erano comunemente note per la loro sofferenza di una malattia. Pietro guarì un uomo “zoppo fin dalla nascita” che chiedeva l’elemosina presso il tempio. Dopo, le persone “lo riconobbero per quel tale che sedeva alla porta Bella del tempio chiedere l'elemosina, e furono ripieni di sbigottimento e di stupore per ciò che gli era accaduto” (At. 3:10). Cristo guarì un uomo che non poteva camminare da trentotto anni, che sedeva ogni giorno presso la piscina di Betesda (Gv. 5:2-15). Se andate alle tipiche crociate di guarigione di fede, che cosa vedete? Una stanza piena di estranei. Virtualmente chiunque potrebbe gettare via un paio di stampelle, e nessuno saprebbe veramente se ha avuto luogo o meno una guarigione. Perché i moderni guaritori di fede non fanno quello che facevano Cristo e gli apostoli e operano una guarigione pubblica su qualcuno che tutti conoscono come storpio? La risposta è semplice: non possono.

“Le persone che sostengono di avere il dono della guarigione non sembrano uscire mai dai loro tendoni, dai loro tabernacoli, o dai loro studi TV. Sembra sempre che esercitino il loro dono in un ambiente controllato, impostato alla loro maniera, operato secondo il loro programma. Perché non sentiamo parlare del dono di guarigione usato nelle corsie degli ospedali? Perché i guaritori non usano il loro dono in posti come l’India o il Bangladesh? Perché non stanno lì fuori nelle strade dove masse di persone sono tormentate dalle malattie? Non succede. Perchè? Perché quelli che sostengono [di avere] il dono di guarigione in realtà non lo hanno.” [44]

Se le guarigioni miracolose avvenissero ancora oggi, sarebbe molto facile dimostrarlo. Chiunque potrebbe portare un telecamera ad una crociata di guarigione e filmare il miracolo, così che tutti possano vederlo. Ma perché questo non avviene? Perché le presunte guarigioni che avvengono oggi non dimostrano nulla. La tipica guarigione Carismatica affronta mal di schiena, emorroidi, allungamento della gamba (non di 60cm, ma di 1 cm), mal di testa, ecc. Cristo sanò la mano di un uomo che era senza vita e imbiancata; “la sua mano fu resa sana come l’altra” proprio di fronte ai nemici di Cristo (Lu. 6:10). Essi non potevano negare il miracolo. In un’altra occasione, Gesù restituì ad un uomo un orecchio che era stato tagliato, proprio davanti ai suoi nemici (Lu. 22:51-52). I moderni guaritori di fede restituiscono arti tagliati? Ovviamente no. Potete andare ad una crociata di guarigione e osservare una mano imbiancata sanata proprio davanti ai vostri occhi? No, non avviene. Se i Carismatici curassero gambe storpie, mani imbiancate, orecchi tagliati, occhi ciechi, orecchie sorde, paralisi, emorragie, ecc. come Cristo e gli apostoli, essi sarebbero su tutti i maggiori notiziarii della sera. Tristemente, i soli guaritori di fede Carismatici che fanno notizia sono citati per frode, adulterio, furto, prostituzione, e simili.

Cristo e gli apostoli risuscitarono i morti. Gesù risuscitò il figlio della vedova che era morto e già nella bara; in seguito, il racconto di ciò che Cristo aveva fatto “si sparse per tutta la Giudea e per tutta la regione all'intorno” (Lu. 7:11-17). Egli riportò in vita la figlia di un capo di sinagoga (Mc. 5:35-43). Lazzaro era rimasto morto per quattro giorni davanti a molti Giudei (Gv. 11:43-45). Paolo risuscitò il giovane Eutico che era caduto dalla finestra ed era morto (At. 20:9-12). Probabilmente aveva una frattura cranica, ossa fratturate e seri danni interni, eppure fu completamente guarito in un istante! L’Apostolo Pietro risuscitò la pia Tabitha dai morti (At. 9:36-42).

I moderni guaritori di fede riportano in vita i morti? Si sono mai fermati sul luogo di un fatale incidente d’auto e hanno riportato in vita i corpi devastati, come Paolo fece con Eutico? Si sono mai avvicinati ad un feretro ad un funerale e pronunciate le parole di vita al defunto? “È interessante notare che coloro che sostengono di avere il dono di guarigione oggi non trascorrono molto tempo nelle sale da funerale, con le processioni funebri, o nei cimiteri. La ragione è ovvia” (MacArthur, p. 145). Anche se si sentono storie nelle televisioni Cristiane su alcuni che si suppone siano morti e poi tornati in vita, queste storie non possono essere verificate. Se i guaritori Carismatici potessero risuscitare i morti, come Cristo e gli apostoli, potrebbero dimostraro compiendolo di fronte ad un numeroso gruppo di testimoni.

Conclusione

La Bibbia insegna che i doni-segno miracolosi servivano uno scopo preciso; una volta che lo scopo fu realizzato, essi cessarono. Le moderne lingue, profezia e guarigione di fede non somigliano neppure remotamente a ciò che avvenne durante i giorni di Cristo e degli apostoli. La testimonianza oggettiva della storia è che questi doni miracolosi cessarono dopo il completamento del canone del Nuovo Testamento. Cristo e gli apostoli operavano i loro miracoli apertamente, anche davanti ai loro nemici. Sfidiamo i nostri fratelli Carismatici a fare lo stesso e dimostrare al mondo e ai Cristiani non-Carismatici che questi doni sono reali. Finché non ci sarà prova biblica e empirica a sostegno delle affermazioni Carismatiche, noi dobbiamo considerare i tratti distintivi del movimento Carismatico come falsi e ingannevoli (2 Cor. 13:1). Anche se crediamo che i moderni guaritori di fede vivono nell’auto-inganno e (consapevolmente o inconsapevolmente) commettono un falso, noi crediamo pure che Dio guarisca il Suo popolo con la preghiera. Se state attualmente frequentando una chiesa Carismatica, siete esortati ad abbandonarla e a frequentare una chiesa che si focalizza sulla verità rivelata nella Scrittura. Dio non è impressionato dai grandi numeri, dagli sciocchi divertimenti e dai falsi miracoli dei moderni predicatori Carismatici. Egli vuole che voi frequentiate una chiesa che insegna la verità e che Gli rende il culto così come Egli ha stabilito nella Sua Parola.

Note

[1] I riferimenti scritturali sono dalla versione Nuova Diodati [New King James Version nell’originale inglese, N.d.T] tranne dove indicato diversamente.

[2] Anthony A. Hoekema, Tongues and Spirit Baptism: A Biblical and Theological Evaluation (Grand Rapids: Baker, 1981), p. 19

[3] “Il significato fondamentale dell’aoristo è di indicare semplicemente che un’azione è avvenuta, senza riferimento al suo progresso…. Esso presenta l’azione o l’evento come un ‘punto’, e quindi è chiamato ‘puntilliare’” (H. E. Dana and Julius R. Mantey, A Manual Grammar of the Greek New Testament (Macmillan, 1969 [1927]), p. 193

[4] John F. MacArthur, Jr., The Charismatics: A Doctrinal Perspective (Grand Rapids: Zondervan, 1978), p. 99.

[5] MacArthur, p. 101.

[6] Hoekema, p. 21.

[7] Ogni occorrenza usa la medesima parola Greca, en.

[8] Richard B. Gaffin, Jr., Perspectives on Pentecost: New Testament Teaching on the Gifts of the Holy Spirit (Philipsburg, N.J.: Presbyterian and Reformed, 1979), p. 31.

[9] Hoekema, p. 26 (cfr. Ephesians 1:13).

[10] Gaffin, p. 33-34. Cfr. “...Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla, avendola purificata col lavacro dell'acqua per mezzo della parola,” (Eph. 5:25-26).

[11] Gaffin, pp. 19-20.

[12] George M. Marsden, Fundamentalism and American Culture: The Shaping of Twentieth Century Evangelicalism, 1870-1925 (New York: Oxford, 1980), p. 93.

[13] La frase “battesimo dello Spirito Santo,” comunemente utilizzata dai Carismatici, non è biblica. La Bibbia usa sempre la frase battesimo nello o con (in Greco: en) lo Spirito Santo. Questo perché non è lo Spirito Santo che battezza. È Cristo che battezza con lo Spirito Santo. Egli riceve questo privilegio come il mediatore divino-umano, come parte della sua glorificazione da parte del Padre.

[14] Robert D. Brinsmead, “Justification by Faith and the Charismatic Movement,” Present Truth (special issue, 1972), p. 7.

[15] Questa è la posizione ufficiale delle Assemblies of God, per esempio: “Il battesimo dei credenti nello Spirito Santo è testimoniato dall’iniziale segno fisico del parlare con altre lingue secondo che lo Spirito di Dio dà loro facoltà” (Costituzione del Consiglio Generale delle Assemblies of God [Springfield, Mo.: Gospel Publishing House, 1983], V:8). La convinzione che chiunque riceva il battesimo nello Spirito debba dimostrarlo parlando in lingue contraddice chiaramente la Bibbia. Paolo chiede, “Parlano forse tutti in lingue?” (1 Cor. 12:30); la costruzione di questa domanda retorica non richiede una risposta. Inoltre, egli dice, “Io vorrei che tutti parlaste in lingue” (1 Cor. 14:5). Chiaramente, non tutti nella chiesa Corinzia parlavano in lingue. Secondo le comuni presupposizioni Carismatiche, uno avrebbe dovuto attendersi che Paolo insegnasse ai Corinzi come ricevere il battesimo dello spirito, così che tutti potessero parlare in lingue. La verità è che le lingue, come la profezia, erano un dono che era conferito solo ad alcuni.

[16] MacArthur, p. 159.

[17] Gromacki, p. 61.

[18] Ibid., p. 62.

[19] Questo è evidente dal contesto della citazione dal Vecchio Testamento (Isa. 28:11). “È probabilmente corretto vedere qui un riferimento alla venuta degli Assiri, il cui linguaggio, naturalmente, era incomprensibile ai Giudei” (Edward J. Young, The Book of Isaiah [Grand Rapids: Eerdmans, 1969], 2:277).

[20] Ibid., p. 64.

[21] J. H. Thayer, Greek-English Lexicon, p. 250.

[22] Gaffin, pp. 78-79.

[23] Fredric Louis Godet, Commentary on First Corinthians (Edinburgh, T. & T. Clark, 1889), p. 663.

[24] Cosa intende, dunque, Paolo quando dice, “Io ringrazio il mio Dio, perché parlo in lingue più di voi tutti.” (1 Cor. 14:18)? Significa che Paolo pregava in lingue in privato più di chiunque altro? No. Paolo parlava in lingue più di chiunque altro perché predicava continuamente il vangelo in nuove aree con differenti lingue e dialetti. Quindi, Paolo, come gli apostoli in Atti 2, aveva bisogno del dono delle lingue come un segno per i non credenti (cfr. 1 Cor. 14:22). Se Paolo avesse dovuto imparare una nuova lingua e/o un dialetto ogni volta che andava in una diversa provincia o paese, l’avanzamento del vangelo sarebbe stato grandemente ritardato.

[25] “È altrettanto chiaro che oudeis akouse non significa che le lingue non erano udibili, o che nessuno le ascoltava, ma che nessuno le trovava comprensibili. Sarebbe stato uguale a non udire nulla.” (Archibald Robertson e Alfred Plummer, A Critical and Exegetical Commentary on the First Epistle of St. Paul to the Corinthians, p. 306).

[26] Gromacki, p. 65.

[27] Ibid., p. 67.

[28] I Carismatici sono noti per la loro teologia debole, trascurata, e anche non biblica. Non è indicativo che tutte le grandi opere teologiche mai scritte dal principio della Riforma (incluse le opere dello Spirito Santo) furono scritte da non carismatici: Martin Lutero, Giovanni Calvino, Zwingli, John Knox, Bucero, George Gillespie, Samuel Rutherford, Jonathan Edwards, John Owen, Charles Hodge, John Murray, etc? Lo Spirito Santo è lo Spirito della verità. Se i teologi Carismatici hanno una benedizione dello Spirito maggiore degli altri teologi, allora perché le loro opere sono deboli, inferiori e anche non bibliche (ad esempio, “ name it and claim it”)?

[29] Kenneth L. Gentry, Jr., The Charismatic Gift of Prophecy: A Reformed Response to Wayne Gruden (Memphis: Footstool, 1989), p. 54.

[30] Vedi Gentry, pp. 56-58. Gentry dice, “Inoltre, proprio come 1 Corinzi 13:9 e 10 costituiscono un’unità di pensiero mutuamente complementare, così fanno le due metà del verso 12. La parte a e la parte b del verso 12 formano chiaramente un parallelismo: Ora - noi vediamo - in uno specchio; allora - faccia a faccia; Ora - noi conosciamo - in parte; allora - conosceremo pienamente. Il contesto di 1 Corinzi 12-14 spiega diversi modi di rivelazione, alcuni dei quali sono parziali, come abbiamo osservato. Anche il verso cha abbiamo davanti sembra trattare i diversi modi di rivelazione. Sembrerebbe come mettere una costruzione troppo letterale sulla frase avverbiale ‘faccia a faccia’ per equipararla alle teofanie del Vecchio Testamento” (p. 57).

[31] Gentry, p. 8.

[32] D. Miall Edwards, “Mystery,” in James Orr, ed., International Standard Bible Encyclopedia, (Grand Rapids: Eerdmans, 1956), 3:2104-2105, citato by Gentry, p. 24.

[33] John McClintock e James Strong, Cyclopaedia of Biblical, Theological, and Exegetical Literature (New York: Harper, 1879), 8:1061.

[34] “Or, nella chiesa di Antiochia, vi erano profeti... Or, mentre celebravano il servizio al Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati»” (Atti 13:1-2). Non solo i profeti pronunciano le parole stesse di Dio, ma le loro parole ispirate recano la piena autorità della Sacra Scrittura. Lo Spirito Santo, parlando per mezzo dei profeti, dà un imperativo (comando) divino. I discepoli non hanno altra scelta che obbedire.

[35] Il passo in Atti 21:10-11 riguardante l’imprigionamento di Paolo è usato come un principale testo prova da coloro che la profezia del N.T. sia diversa dalla profezia dell’A.T.; che sia una forma minore di rivelazione nella quale le inaccuratezze (cioè gli errori) sono permesse e addirittura la norma. Essi sostengono che le predizioni di Agabo fossero inaccurate: che Paolo non fu “legato” dai Giudei e che i Giudei non “consegnarono” Paolo nelle mani dei Gentili. Una simile concezione, tuttavia, è oltremodo semplicistica e ovviamente non scritturle per un numero di ragioni. Primo, un attento esame della profezia dell’A.T. rivela che molte profezie dell’A.T. potrebbero essere trascurate se trattate nella stessa maniera in cui è trattata la profezia di Agabo. Giovanni Battista non è letteralmente Elia (cfr. Mal. 4:5; Mat. 17:11-12). Secondo, l’inerranza biblica sarebbe distrutta se il metodo con cui viene trattata la profezia di Agabo da parte di certi studiosi Carismatici fosse applicato alla Scrittura. Pietro disse che Giuda acquistò un campo con l’argento ricevuto per il tradimento di Cristo (At. 1:18), eppure Mat. 27:3-10 nota che il campo fu acquistato dopo la sua morte dai capi dei sacerdoti con il suo denaro. In Atti si dice ripetutamente che i Giudei crocifissero Gesù, eppure i vangeli dicono chiaramente che furono in realtà i Romani a crocifiggerlo. Terzo, il passo dice specificamente, “Così dice lo Spirito Santo” (21:11); questo è equivalente al “Così dice l’ETERNO” dell’A.T. L’idea che lo Spirito Santo possa mentire o commettere errori è blasfema, perché “è impossibile che Dio abbia mentito” (Ebr. 6:18). Si potrebbe sostenere che Agabo mentì quando disse, “Così dice lo Spirito Santo.” Ma se Agabo fosse stato un bugiardo, allora Paolo lo avrebbe rimproverato. È ovvio che Paolo e la chiesa Giudea non considerassero inaccurate le profezie di Agabo, o che Agabo fosse un bugiardo. Quarto, non c’è dubbio che la sostanza della profezia (che Paolo sarebbe stato consegnato nelle mani dei Gentili) si verificò perfettamente. “La profezia di Agabo in Atti 21 fu veramente adempiuta riguardo al suo punto fondamentale. Paolo fu legato a causa della resistenza che i Giudei gli opposero (cfr. Atti 21:27-31, 35). I Romani non l’avrebbero legato fisicamente se i Giudei non avessero istigato il tumulto che condusse alla sua cattura” (Kenneth L. Gentry, Jr., The Charismatic Gift of Prophecy, p. 43). La comune interpretazione Carismatica di questo passo è un arrampicarsi sugli specchi.

[36] Gentry, p. 28.

[37] Ibid.

[38] MacArthur, p. 25.

[39] I miracoli operati da Cristo e dagli apostoli non erano compiuti in incontri di risveglio o nei servizi di culto. La maggior parte dei miracoli annotati nel Nuovo Testamento erano compiuti all'aperto–in pubblico. I pochi miracoli che avvenivano in circostanze in qualche modo private non erano in chiesa, ma nelle case delle persone. L’unico esempio registrato di una guarigione miracolosa avvenuta durante un servizio in chiesa è in At. 20:7-12. Eutico si addormentò durante il sermone di Paolo e cadde da tre piani morendo. Paolo lo guarì in strada dove giaceva morto, e poi lo riportò al servizio. Non vi è alcun precedente biblico dei moderni servizi di guarigione Carismatici condotti oggi. Il modello biblico è esposto in Gm. 5:14: “Qualcuno di voi è infermo? Chiami gli anziani della chiesa, ed essi preghino su di lui, ungendolo di olio nel nome del Signore.” Gli anziani devono andare a casa della persona malata e pregare per lui.

[40] Gordon Clark, “Miracles,” in Merrill C. Tenney, ed., Zondervan Pictorial Encyclopedia of the Bible (Grand Rapids: Zondervan, 1975), 4:244.

[41] I miracoli non compaiono nella Scrittura arbitrariamente. Sono raggruppati in prossimità degli eventi maggiori nella storia della salvezza d’Israele. Vi sono tre periodi principali di segni nella Bibbia. Il primo si verifica durante l’esodo dall’Egitto e la conquista di Canaan. I segni autenticarono Mosè e Giosuè davanti al mondo pagano e al popolo di Dio. Questo fu un periodo di grande attività rivelatoria (ad es., i cinque libri di Mosè). Il secondo periodo attraversò i ministeri di Elia e di Eliseo. Il ministero di Elia è il principio del grande periodo profetico. I profeti spiegarono la legge e rivelarono la venuta del Messia. Il terzo grande periodo di miracoli e attività rivelatoria è il ministero di Cristo e degli apostoli. Gli apostoli spiegarono la persona e l’opera di Cristo per mezzo dello Spirito Santo. Cristo è il fine e il centro di tutta la rivelazione. “Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di suo Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, per mezzo del quale ha anche fatto l'universo...” (Ebr. 1:1-2).

[42] Benjamin B. Warfield, Counterfeit Miracles (New York: Scribners, 1918).

[43] Hoekema, p. 65. Un’altra domanda si deve porre: perché nessuno dei grandi Riformatori Protestanti, come Lutero, Calvino o Knox, mostrarono tali doni? Questi uomini furono usati da Dio per restaurare il vero vangelo in un mondo oscurato dall’eresia Papale. Essi rischiarono le loro vite, e per mezzo dei loro sforzi metà dell’Europa fu convertita a Cristo. Ha senso che Dio ignorasse i Riformatori Protestanti e invece conferisse doni miracolosi a persone dalla dottrina eretica come Charles F. Parham, Agnes Ozman e W. J. Seymour? Lo Spirito di verità autentica gli eretici?

[44] MacArthur, p. 134. L’autore ha frequentato personalmente oltre cento “servizi di guarigione” e crociate. È significativo che quasi tutti i moderni guaritori di fede operino sulla base di ciò che viene chiamata “la parola di conoscenza”. Il “guaritore di fede” sta sul palco e dice, “C’è qualcuno in galleria che soffre di dolori lombari. Chiunque tu sia, Dio ti sta guarendo proprio ora.” Oppure “Vieni giù; Dio ti guarirà proprio adesso.” Se il guaritore usa la seconda opzione, imporrà le mani sulla persona “malata”, dicendole di essere stata guarita e rimandandola al suo posto. I “guaritori di fede” in TV usano la “parola di conoscenza” per guarire persone a migliaia di chilometri di distanza. Possono addirittura guarire persone che guardano il programma in differita o in una replica. Quanto è sorprendente! C’è un problema nell’uso della tecnica della “parola di conoscenza” da parte dei moderni guaritori: non c’è uno straccio di evidenza biblica che Cristo e gli apostoli abbiano mai usato un tale metodo per guarire. La tecnica della “parola di conoscenza” è un fenomeno del ventesimo secolo. In una grande chiesa o in un auditorium chiunque può dire, “Qualcuno in galleria ha dolori alla schiena” e avere ragione. Perché Perché i dolori alla schiena, le emorroidi, i problemi intestinali, ecc. sono comuni. La tecnica della “parola di conoscenza” non è biblica ed un inganno completo. Perché il guaritore non dice “Mario Rossi, tu hai dolori lombari; vieni giù e sii guarito”? L’informazione è vaga perché non viene da Dio. Due famosi guaritori di fede che diedero veramente i nomi, gli indirizzi e gli esatti problemi medici furono entrambi smascherati come truffatori (le loro mogli stavano dietro il palco fornendo loro le informazioni via radio). Se Dio può dare ad un profeta un’informazione esatta 500 anni prima che la cosa accada, non poteva dire a Pat Robertson il nome della persona le cui emorroidi venivano guarite a Dallas, Texas?


Copyright © Brian Schwertley, Lansing, Michigan, 1996 da Reformed Online, http://www.reformedonline.com

Brian Schwertley è pastore della Westminster Presbyterian Church di Waupaca County. Laureatosi nel 1984 al Reformed Episcopal Seminary, Philadelphia, PA, ha servito come pastore nella Reformed Presbyterian Church in North America fino al 2006. Il past. Schwertley è autore di numerosi libri e saggi su temi dottrinali e pastorali.

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