Il Calvinismo al centro della fede evangelica

From Diwygiad

IL CALVINISMO AL CENTRO DELLA FEDE EVANGELICA


Iil calvinismo o, se si preferisce, la fede riformata, risulta spesso eccessivamente semplificata ed a volte banalizzata anche nelle nostre discussioni.

Di solito gli ostacoli principali alla comprensione della natura e della profondità dell’approccio riformato alla fede cristiana sono raggruppabili in tre grandi gruppi:

  • a)      difficoltà di ordine linguistico – semantico;
  • b)      difficoltà di ordine propriamente teologico;
  • c)      difficoltà di tipo etico.

 a) le difficoltà di ordine linguistico e semantico, sono quelle che dipingono la fede riformata come innovazione, scelta avventurosa di qualche religioso problematico. Sono quelle che creano un avversione epidermica a tutto ciò che è calvinista perché rigido, spietato, inflessibile ….

Eppure credo fortemente che il calvinismo non sia una invenzione recente, né sia il frutto di una qualche evoluzione teologica. Credo che il calvinismo rappresenti la riconquista della Riforma dell’insegnamento della chiesa primitiva e – in ultima analisi – della stessa Bibbia. Muoversi da tale base, ignorarne la struttura significa mettere a rischio la stabilità stessa del mondo evangelico, come già B.B Warfield aveva affermato. Ma è quello che sta accadendo.  

b) difficoltà di ordine teologico; Comprendere la grazia è il primo passo. La grazia, nel pensiero biblico, è sempre l’intersezione dell’impotenza umana e della sovranità di Dio. Se vogliamo capire la grazia, dobbiamo realizzare quanto importanti siano questi due aspetti. Ma non è facile, soprattutto non è naturale.

Storicamente la dottrina della grazia fu sviluppata in risposta agli insegnamenti di Jacob Arminius, teologo olandese del XVI secolo. Arminius negava la concezione calvinista della predestinazione e, di contro, sottolineava la libertà dell’uomo. Il Sinodo di Dordt – come risposta – offri una forte riaffermazione della teologia riformata, sintetizzandola nei cosiddetti “cinque punti del calvinismo”.  

Vale la pena approfondirli un poco, o meglio, segnalarli. 

ARMINIANESIMO

 

  • L’elezione di Dio è da intendersi come previsione della fede o dell’incredulità;
  • Cristo è morto per tutti gli uomini, ma solo i credenti sono salvati;
  • La corruzione umana rende necessaria la grazia per credere o agire giustamente;
  • L’uomo può resistere alla grazia di Dio;
  • La perseveranza del cristiano non è sicura.

IMPLICAZIONI E CONSEGUENZE

 

  • La natura umana è solo parzialmente rovinata dalla corruzione ed è quindi ancora in grado di cooperare od opporsi alla grazia di Dio;
  • L’Elezione è condizionale, poiché l’elemento centrale è la scelta umana;
  • L’espiazione è indefinita, se l’opera di Cristo rende possibile la salvezza per chiunque, ma efficace solo per alcuni;
  • Lo Spirito parla a tutti, ma si può resistere alla grazia di Dio;
  • Una persona realmente salvata può perdere la salvezza, rinnegando la fede.

Malgrado le innumerevoli variazione dell’arminianesimo, i punti centrali sono questi. In qualche modo, la grazia di Dio è limitata dalla libertà umana, per cui è necessario che Dio e l’uomo cooperino per la salvezza. L’autonomia dell’uomo è di fatto salvaguardata, è questo rende l’arminianesimo naturalmente adatto al pensiero di ogni generazione.

 Il calvinismo, però, sottolinea come la salvezza sia opera di Dio, dall’inizio alla fine, in questo modo:

  • Corruzione totale
  • Elezione incondizionata
  • Espiazione limitata
  • Grazia irresistibile
  • Perseveranza finale.

La posta in gioco è la visione di Dio. E’ Dio totalmente sovrano? Oppure è limitato dalla liberta dell’uomo? Nel calvinismo autentico è presente una passione per la gloria di Dio che – ancora oggi – può aiutarci a riscoprire la grandezza e la maestà dell’IDDIO biblico.

 c)  difficoltà di ordine etico. Per molti gli effetti del calvinismo sono distruttivi, improponibili. L’etica che ne deriva è infatti banalizzata e ridicolizzata.

Eppure il Calvinismo ha avuto degli effetti straordinariamente positivi. Eccone alcuni, i riferimenti storici e bibliografici sono molteplici, permettetemi di evitarli in questa sede:  

  • Dal 1530 Giovanni Calvino inizia a Ginevra un programma di predicazione biblico-espositiva e sistematica. In breve tempo Ginevra diventa un modello per la moralità e per le opportunità sociali ed economiche.
  • Con John Knox fino ai puritani, l’esempio calvinista è esportato in Inghilterra e nelle Americhe. Si prova a creare una società in cui la visione della gloria di Dio è centrale. Famiglie sane, sistemi educativi ben pensati e strutturati e un notevole progresso economico fondato su una straordinaria etica del lavoro.
  • Jonathan Edwards, uno dei più grandi pensatori della storia americana, calvinista, raccoglie la migliore eredità del puritanesimo. Nel XVIII secolo inizia una serie di sermoni sulla grazia che darà origine – assieme alla predicazione di George Whitefield - al Grande Risveglio. In poco tempo nascono centinaia di nuove chiese e più di 50.000 persone diventano cristiane.
  • Abrahm Kuyper, olandese, è forse l’esponente calvinista più significativo dell’epoca moderna. Giornalista, editore, fonda la Libera Università di Amsterdam, una nuova denominazione riformata, un partito politico. Per cinque anni serve il suo paese come primo ministro. Kuyper è stato in grado di viluppare una visione del mondo autenticamente cristiana che onora la centralità di Dio.

        [ma ci sarebbe molto da aggiungere, a partire del recente risveglio coreano di tipo "presbiteriano"]  

Tutto questo significa che la grazia – come il vangelo – trasforma, risveglia e rinnova.  

È dal vuoto generato dall’arminianesimo che si forma il pietismo, una spiritualità soprattutto emotiva riguardo Dio, il cui locus fondamentale diventa lentamente l’esperienza umana piuttosto che Dio. Il passo al liberalismo e all’ateismo è breve: nessuna preferenza teologica può essere sostenuta se le sue basi teologiche sono deboli o confuse. La teologia ne risulta corrotta, influenzando mortalmente chiese, istituzioni missionarie ed accademiche. 

Alcuni però non ci stanno, e da una vigorosa reazione prenderà forma il movimento

evangelicale. 

Il calvinismo, inoltre, se rettamente inteso ha delle chiarissime connotazioni etiche.

  • La mente è innanzitutto centrata su Dio. Dio è al centro di tutti gli aspetti della vita. La passione delle gloria di Dio, la consapevolezza della nostra inadeguatezza, sono realmente il fondamento di ogni pensiero.
  • L’atteggiamento è, poi, caratterizzato dalla gratitudine. In quale altro modo possiamo rispondere a Dio che è straordinariamente provveduto malgrado la nostra totale inadeguatezza? Un vero calvinista dichiara – come Paolo – che siamo quello che siamo per la grazia di Dio.
  • La volontà del cristiano è quindi sottomessa alla sovranità di Dio. Così come una vita santa è il segno discriminante di un vero calvinismo. Siamo naturalmente corrotti, assolutamente distanti da Dio e dalla sua santità, ma l’elezione di Dio è sempre elezione alla santità. Qui la redenzione particolare di Cristo si sostituisce alla nostra peccaminosità, la grazia efficace di Dio ci chiama alla santità autentica, la perseveranza ci fa riposare nelle mani dell’Iddio vivente, che sicuramente realizzerà i suoi piani.
  • Un scopo glorioso, straordinario, ecco cosa dovrebbe caratterizzare la vita di un calvinista. Certo, tale scopo sarà spesso segnato sa sofferenza e dolore, ma in ogni circostanza – lo sappiamo, lo cantiamo e ci crediamo fortemente – Dio opera, controlla, è presente, esercita la sua autorità.

Nello stesso ambito ecclesiale, sociale sono molteplici e straordinarie le conseguenze della fede riformata rettamente intesa.

Poiché la fede non può essere privatizzata, il cristianesimo riformato ha da sempre sottolineato come l’influenza della fede si estende in tutti gli ambiti dell’esistente. Dalla vita privata a quella religiosa e civile.

Si potrebbe continuare ancora per molto … alla fine, però, potremmo dire che il futuro dell’evangelicalismo nel nostro paese (ma non solo) sarà in qualche modo collegato alla risposta che sapremo dare alla piena prospettiva della grazia che si trova nelle Scritture.

(Giuseppe Rizza, Trento)

Personal tools